26 December 2002
9° g - 26 DIC: Varanasi e dintorni: Sarnath e Jaunpur
Oggi andiamo a Sarnath, dove Buddha inizio a predicare, uno dei pochi centri buddhisti ancora attivi in India, e con un ricco museo archeologico, da non perdere. Poi Jauntar, importante centro islamico a 80km da Varanasi (2+2 ore in bus! ma ne vale la pena).
A Sarnath il fulcro dell'attenzione è un grande stupa. Ci sono moltissimi monaci che ci girano intorno, prostrandosi fino a terra e allungando le mani protette da speciali tavolette di legno in avanti.
Un monaco mi chiede in inglese se sono buddista. Gli dico che sono interessato ma non sono veramente un buddista. Mi risponde: "Forse un giorno, lentamente, lentamente."
Vari monaci conducono sessioni di preghiera e meditazione tutto intorno allo stupa, ci sono anche molti occidentali che partecipano.
Al lato dello stupa c'è anche un museo, abbastanza sgarrupato. (vedi libretto)
A seguire ci dirigiamo verso Ramnagar ma la strada è bloccata e dobbiamo rinunciare. Vedo molti bambini che lavorano raccogliendo stracci in una montagna di immondizia ai margini della città.
Il bus ci porta per le campagne per due ore e mezzo sulla via di Jaunpur. Molti piccoli villaggi di capanne fatte con mattoni di fango. Medaglioni di sterco secco sono metodicamente accumulati ai lati della strada. Hanno un diametro di circa 20 centimetri e sono il combustibile più utilizzato per cucinare e riscaldare le capanne.
Lo standard delle costruzioni contrasta con le divise colorate ed impeccabili dei bambini che vanno a scuola, ovviamente a piedi, percorrendo chilometri lungo le strade assieme a camion e vacche.
Arrivati a Jaunpur visitiamo due moschee, che una volta devono essere state molto imponenti ma oggi sono alquanto trascurate, quasi in rovina. Nugoli di bambini ci circondano, vogliono essere fotografati anche se non chiedono soldi.
La sera, tornati a Varanasi, prepariamo il grosso dei bagagli e li consegnamo al bus che si mette in marcia per Bhopal dove lo troveremo fra un paio di giorni. Noi prenderemo il treno.
Ristorante per la cena: Kamesh Hut garden restaurant, dietro il Pradeep tel 202689, lento come tutti ma buono e simpatico, stanno rimodernando il giardino.
Cerco trasporti per visitare Varanasi in serata e poi domani. Tramite il proprietario dell’albergo ho incontrato uno strano figuro, tale Prins, che di primo acchito non ispirava nulla di buono ma poi si è rivelato utile ed affidabile. Con lui quale ho concordato il seguente pacchetto: lui ci ha organizzato un giro in barca a remi sul Gange di 3 ore + servizio di barca a motore di 30 min fino al forte di Ramnagar per tutti a 400 Rp; inoltre 7 rickshaw a pedali a disposizione per tutto il giorno per girare tutta la città per 200 Rp.
Il prezzo totale (600 Rp per tutti i trasporti) è molto buono, anche troppo buono… il trucco sta nel …… indovinate un po? Esatto!! Il negozio!!! Dove ci siamo impegnati ad andare alla fine di tutto il tour. Trattasi del Indian Art Exposition di un certo Ramesh al 28-142 del Samarpan market. Lì alcuni di noi hanno comprato qualche seta (prezzi né meglio né peggio che altrove) e siamo stati tutti contenti. I barcaioli altrimenti chiedono prezzi spropositati (noi abbiamo ospitato sulla nostra barca due ragazze giapponesi cui stavano per spillare 800 Rp) e con un gruppo numeroso il negoziato ripetuto con i rickshaw ad ogni tragitto diventerebbe tedioso.
25 December 2002
8° g - 25 DIC: Khajuraho - Allahabad - Varanasi
24 December 2002
7° g - 24 DIC: Khajurao
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Bassorilievi con scene erotiche di corte |
Io guidavo un gruppo di 12 persone quindi li ho divisi in gruppetti di 2-3 persone per poter meglio interagire con la gente del posto.
Consiglio di iniziare la visita proprio dal gruppo di templi ad Est, e lasciare il gruppo Ovest per la fine della giornata, al tramonto il sole cala dietro i templi ed il tutto è molto più suggestivo; inoltre, alle 6 di sera, c’è la puja (preghiera) nell’unico tempio ancora attivo, proprio accanto ai templi occidentali–andate ad assistere… Carino anche il piccolo museo vicino a gruppo Ovest.
NOTA 2013: Khajurao oggi è diventata un centro turistico di enorme importanza in India, forse secondo solo al Taj Mahal, con oltre un milione di visitatori all'anno.
A Khajurao siamo stati avvicinati da un certo Pappu. Costui, complici i gestori dell'albergo dove avevamo prenotato le stanze, gli autisti, (che ci hanno portato nelle sue braccia cercando di farci saltare altre parti di visita, mi sono dovuto irrigidire e chiarire che l’itinerario lo facevamo noi, non loro) qualcuno in agenzia a Roma o non so chi altri, sapeva esattamente quando e dove arrivano i gruppi di italiani e ci aspettava al varco!
Pappu è un ciarlatano, ha cercato di spillarci soldi facendoci da guida (100 Rp a testa, un furto!!, lui non sapeva neanche gli orari delle preghiere nel tempio); offrendoci delle jeep per “trasporti locali” (inutili, basta il bus o qualche rick-shaw); portandoci dal padre per sottoporvi a strani riti astrologici (forse interessanti per i superstiziosi) dove non si paga, per carita!!, sono Brahmini, ma si fa un’offerta; ed infine… indovinato!! vendendoci oggetti vari al suo negozio proprio di fronte ai templi occidentali, naturalmente a prezzi super-speciali solo per i gruppi di Avventure nel Mondo, solo perché siamo italiani, solo perché è il compleanno della moglie ecc ecc.
Noi lo abbiamo ringraziato dell’offerta ma abbiamo fatto, e benissimo, da soli, lui ha insistito a lungo, non mollava... a fine giornata mi ha avvicinato ancora una volta all’interno del gruppo di templi occidentale e giocando il tutto per tutto mi ha detto, papale papale, che se gli avessi portato il gruppo al negozio mi avrebbe dato il 30% sulle vendite. Gli ho risposto che anche se era la la prima volta che facevo il capogruppo non credevo che prendere le sue mazzette da vendita di ciarpame fosse compatibile con la mia interpretazione del ruolo…
Poi però mi sono pentito… tanto qualcuno qualche spesa l’ha comunque fatta, ed un negozio vale l’altro, e avrei potuto accettare il 30% e magari restituirlo ai compratori quale ulteriore sconto. Comunque a me questo losco figuro non piace.
Ristorante: Gaylord sulla strada tra i tempi occidentali e l’Usha Bundela, buono, meglio prenotare prima per accorciare i tempi di attesa.
23 December 2002
6° g - 23 DIC: da Orchha a Khajurao
La mattina presto siamo andati a vedere le abluzioni e le lavandaie sulle gradinate del fiume, proprio davanti al nostro hotel Betwa.
Quindi siamo passati al vivacissimo e coloratissimo mercato sulla piazza principale.
Come sempre, evitare le sedicenti “guide” appostate all’entrata dei vari siti, salvo quando non ne siate costretti perché hanno le chiavi di alcuni palazzi di Orchha altrimenti inaccessibili, come è capitato a noi questa volta.
Dormiamo all’hotel Usha Bundela, vicino al gruppo occidentale dei templi, ottimo. C'è anche un ristorante che si chiama Mediterraneo. Ci siamo andati per accontentare quelli che già dopo tre giorni di viaggio erano nostalgici dei sapori italici. Piatti tristi, pasta scotta, pizza smosciata, pietanze che solo lontanamente richiamavano i gloriosi nomi (boscaiola, quattro formaggi) elencati sul menu. Sconsiglio. La prossima volta chi vuole mangiare italiano in India ci va senza di me!
22 December 2002
5° g - 22 DIC: da Agra a Orchha
Sosta a Gwalior, con molteplici spunti di interesse architettonico. Anche qui difficile vedere tutto, noi abbiamo girato con calma il palazzo e i templi in cime alla collina e non siamo andati in città.
Avendo qualche giorno in più a disposizione consiglio certamente di passare tutto il giorno qui, restare a dormire e ripartire per Orchha l’indomani.
Breve deviazione dalla strada statale ed ulteriore sosta al complesso di templi di Sonagiri, the golden mountain in Hindi, dove non incontriamo i monaci Jain “vestiti d’aria”, cioè nudi, che pare si ritrovino qui solo a Marzo. Il complesso di templi è comunque interessantissimo.
Qui, eccezione che conferma la regola, Lakhan Rajak (tel 262523) è un ragazzo “guida” che ci ha raccontato un po’ di frottole ma per 100 Rupie per tutto il gruppo almeno ci ha fatto risparmiare tempo indicandoci la strada tra i meandri dell’ashram delle vedove e su e giù per i templi. Si può comunque fare da soli. Qui abbiamo incontrato monache Jain. Alcune si fanno avvicinare e anche fotografare sorridendo, altre molto più schive si fanno da parte. Una è molto contenta di posare!
Scelta limitatissima di alloggi ad Orchha, noi siamo stati al Betwa Cottages, statale, solo sufficiente nonostante gli sforzi del giovane gestore. Avvertendolo per tempo e non arrivando tardi organizza un fuoco in giardino dove passare qualche bella ora dopo cena. Abbiamo cenato bene, ma senza alcolici, in albergo. Attenzione, non accetta dollari o carte di credito.
Volendo spendere qualcosa in più si potrebbe dormire nel palazzo di Jahangir nell’Hotel Sheesh Mahal, camere a partire da 590 Rp (13 dollari), circa il doppio di dove stavamo noi, ma secondo me ne vale la pena, dormire nel palazzo storico del Grand Moghul!! Io non ne ero informato o lo avrei proposto.
21 December 2002
4° g - 21 DIC: Fatehpur Sikri e Agra
Accettare i servizi delle guide e poi non pagarle perché si scoprono essere degli imbroglioni è sempre sgradevole e può essere pericoloso se si arrabbiano e chiamano i loro compari. A me a Fatehpur Sikri uno “studente” si è offerto di farmi da guida alla moschea specificando chiaramente di non voler soldi. Dopo poco il "giro guidato", in cui mi ha propinato due fesserie banali e noiose, si è avviato verso l’immancabile bancarella del suo compare io me ne sono andato, ma quando ho messo in guardia due inglesi che stavano per essere accalappiati dallo stesso “studente” questi ha tirato fuori un coltello! Morale: lasciare perdere!!!! Studiatevi e rileggetevi le guide cartacee e il web.
Fatepur Sikri oggi era quasi deserta, forse la stagione non ancora cominciata, forse le tensioni con il Pakistan. Meglio per fotografare. Non sono autorizzati i treppiedi, per evitare fotografi commerciali che lavorino senza licenza. Ho dovuto discutere un po' ma alla fine mi hanno fatto entrare con un monopiede.
Nel pomeriggio visita al Taj Mahal (pron. Tag, come in “mon-tag-gio” e Mahal con H aspirata, qualcuno continuava a far ridere gli indiani chiedendo del “Taimàal”). Perquisizioni accuratissime della polizia.
Momento migliore al tramonto, ottima luce sugli intarsi nel marmo del lato occidentale fantastico per i fotografi. È la mia seconda visita al Taj, un posto magico, un'atmosfera indescrivibile.
Cena al ristorante vegetariano “Lakshmi Vilas”, nel Sadar bazar, ottimo cibo (ma niente alcolici), ambiente squalliduccio ma interessante stare con clientela esclusivamente indiana.
Anche stavolta siamo stati avvicinati da un gruppetto di ciclisti di rickshaw a pedali che, come ieri, si sono offerti di portarci ad un ristorante amico gratis. Però stavolta ci hanno provato: invece che al ristorante ci hanno scaricati davanti ad un negozio di paccotiglia per turisti. Perdita di tempo... poi quando ce ne siamo andati hanno cominciato a litigare fra di loro, con il "capetto" della situazione che si è arrabbiato con la truppa, penso perché non sono riusciti a far soldi con noi. Avrebbero potuto essere meno brutali: magari portarci prima al ristorante e dopo, a pancia piena, saremmo andati più volentieri anche a far qualche spesa presso il negozietti!
20 December 2002
3° g - 20 DIC: da Delhi a Vrindavan, Mathura e Agra
A parte il breve percorso iniziale da Delhi ad Agra, le “autostrade” di questa parte dell’India sono intasatissime (anche di animali!), il fondo stradale è sempre pessimo, e la velocità media raramente raggiunge i 40km/h. Quasi sempre si fanno i 25-30 km/h.
Sii capisce oggi che questo sarà un viaggio mentalmente e fisicamente impegnativo. Fortunatamente ho previsto un paio di trasferimenti in treno, senza i quali il viaggio sarebbe diventato estenuante e sicuramente meno istruttivo.
Il nostro bus ha le sospensioni scassate (anzi non le aveva proprio, ha invece le balestre come i camion, ben sfondate beninteso!), i sedili pure loro sfondati ed i vetri dei finestrini sbullonati. Sui lunghi percorsi su e giù per le buche delle strade soffriremo, a volte più del necessario. Inoltre il radiatore perdeva e vari giunti dovevano essere regolarmente oliati. E questo nonostante avessimo un ottimo autista che ha fatto quanto possibile per alleviare gli impatti.
Partenza dunque per Agra, con fermata a Mathura (museo arte Mathura, misto di influenza classica greca e indiana, interessantissimo, ma purtroppo molte sale sono in restauro e quindi chiuse.
Visitiamo comunque una moschea e il tempio induista che si trova sul luogo della nascita di Krishna. Sicurezza ossessiva la presenza di questi due importanti luoghi di culto uno affianco all'altro rischia di creare attriti ogni momento. Ci sono moltissimo poliziotti e anche soldati. Dobbiamo lasciar fuori borse, telefoni zaini. Veniamo anche meticolosamente perquisiti (uomini e donne separati) prima di accedere finalmente al tempio.
A seguire visitiamo Vrindavan, con i suoi templi e l'ashram delle vedove. Questo è un luogo particolare, dove vengono accolte vedove indiane che non possono o non vogliono trovare un secondo marito. In India ci sono ancora molti pregiudizi contro le vedove e molte di loro, soprattutto le più povere, meno istruite e quindi più deboli, non hanno una seconda chance se perdono il primo marito. Non si può fotografare!
Attenzione al “tempio delle scimmie”, famigerate cleptomani: nonostante avessi avvertito i miei compagni di viaggio di stare attenti, un quadrumane ha rubato gli occhiali ad Alessandro, e li ha restituiti (facendoli cadere dall’alto del tempio, per fortuna che Aurangzeb aveva distrutto i piani superiori dello stesso altrimenti sarebbero caduti da molto più in alto) solo dopo che gli abbiamo tirato un sacchetto di noccioline in riscatto!
Passeggiando mi si sono rotte le suole delle mie scarpe: vecchi scarper che avevo scelto per questo viaggio un po' fuori dal sentiero battuto (letteralmente!) per finirle e poi buttarle via. Solo che siamo all'inizio del viaggio e mi servono. Ho pensato di comprarne un paio nuovo, ma a parte la perdita ti tempo e la difficoltà nel trovare la mia taglia 39, sempre difficile, ho deciso di ripararle! Infatti camminando no notato diversi calzolai ambulanti per strada. Pensavo fossero lì come lustrascarpe, ed infatti alcuni spazzolavano di buona lena le tomaie di alcuni clienti. Ma altri erano attrezzati di tutto punto per cucire e incollare. Hanno anche suole nuove di ricambio. In poco più di 10 minuti le mie vecchie Timberland sono tornate come nuove! Be' almeno le suole... comunque sono sicuro che serviranno allo scopo fino alla fine di questo viaggio!-
Percorso facile ma non rapido. Visitiamo anche il tempio degli Hare Krishna, gentili ed ospitali. Attenzione agli orari di chiusura del tempio degli (dalle 1:30 alle 4 del pomeriggio circa).
Come hotel l'agenzia a cui mi sono appoggiato mi ha prenotato le stanze al Plaza su Fatenabad Road, eccellente, forse il migliore del viaggio, abbiamo ottenuto una tariffa incredibilmente bassa (24 USD a camera invece di 80) causa penuria di turisti stranieri – effetto terrorismo internazionale, paura di guerra col Pakistan dopo i recenti scontri alla frontiera, chissà? Infatti l'hotel è semivuoto.
A cena all’improbabilmente nominato ristorante “Only”, buono anche se un po’ occidentalizzato, ambiente carino, musica indiana.
Ci siamo arrivati con un paio di rickshaw a pedali che si erano offerti di caricarci gratis: i ciclisti hanno detto che ricevono una provvigione dal ristorante, ed anche un pasto gratis.
19 December 2002
2° g - 19 DIC: Delhi
Arrivo puntuale a Delhi alle 5.15 di mattina, ci ripetono che è vietato fotografare in aeroporto. Tutto liscio ai controlli ma manca uno zaino (z minuscola, non è caduto dal bagagliaio aperto a Fiumicino ma chissà perché è finito a Bombay). La compagnia indennizza il proprietario dello stesso con 60 $ per spese di prima necessità, ma bisogna ricordarsi di chiederglielo! Sanjeev, il nostro bravissimo agente di viaggio locale, si preoccuperà di recuperarlo l’indomani ma i suoi tentativi di recapitarlo non sono fortunati e lo rivedremo solo a Varanasi, una settimana dopo!
Appena usciti dal terminal dell'aeroporto intitolato a Indira Gandhi mi avvolge subito quello che Pasolini chiamava "l'odore dell'India". In realtà più che un odore è una puzza. Non so bene dovuta a cosa, se la sporcizia, inquinamento, scarichi di fogna a cielo aperto. Ma è molto tipica di molta India e ci avvolge appena usciti in strada ad affrontare la moltitudine di tassisti, ufficiali o abusivi, che ci propongono il loro servizio.
Io però ho prenotato un bus per tutto il gruppo che ci porterà a spasso per le prossime settimane. Mezzo economico ma, speriamo, affidabile. Senza sospensioni, solo due balestre come i vecchi camion. Rumoroso, i cristalli dei finestrini vibrano senza speranza quando siamo in marcia mentre noi sobbalziamo sui sedili che sono per la maggior parte svitati dal pavimento. Economico però!
Lasciati i bagagli in albergo (il Good Times a Karol Bagh, abbastanza scrauso ma economico a 10 USD pp con ottima colazione indiana) andiamo in città.
Visitiamo il forte rosso, anche se parte è in restauro. La guida che prendo sul posto è un imbroglione, cerca di truffarci in vari modi, spocchioso.
Più interessante il Tempio del Loto dei Baha'i, un edificio di architettura ardita, caratterizzata da 27 enormi petali ricoperti di marmo che si stagliano verso il cielo. Religione aperta quella dei Baha'i, invitano fedeli di tutte le religioni a visitare i loro templi e pregare insieme. Forse per questo sono perseguitati in Iran, da dove originalmente provengono.
A cena da al ristorante Sandoz, gestito da un Sikh, a pochi minuti a piedi dall’albergo, ottimo, uno dei migliori del viaggio, gestito da un simpatico Sikh, tutto fatto al momento, roba fresca, soprattutto il pane naan, uno dei tanti tipi di pane indiano, super-fragrante, su un griglione appena fuori dal locale. Ambiente molto locale, non ci sono stranieri, igiene forse non proprio al massimo ma sufficiente. Mangiamo ovviamente con le mani in compagnia di avventori locali, non girano molto turisti qui.
18 December 2002
1° g - 18 DICEMBRE 2002 – inizio del viaggio in India centrale
Sarà un gruppo simpaticissimo, forse il migliore, nel suo insieme, di tutti i viaggi che guiderò nei prossimi anni....
Si va in India. Ci sono già stato due volte, la prima in Rajasthan e la seconda al sud, nel Tamil Nadu e nel Kerala. Ma è un continente, più che un paese, che richiede molte, infinite visite per apprezzarlo. C'è chi lo ama e chi lo detesta, non conosco nessuno che sia indifferente all'India. Io ne sono innamorato!
Partenza incerta da Fiumicino. A metà rullaggio, con i motori al 100% e l’Airbus che si sta per staccare da terra, il pilota della Royal Jordanian abortisce il decollo perché, ci dice con serenità, una spia sul cruscotto gli indica che uno dei bagagliai è aperto!! Sarà un segnale di un cattivo Karma, tanto più che è pure il mio compleanno ufficiale-anche se in realtà sono nato il 17?
Ma io non sono superstizioso… Chiuso il bagagliaio si riparte e rendez-vous ad Amman con lo Zaino – Z maiuscola, non è un bagaglio ma un partecipante – che, causa overbooking del volo da Roma, arriva via Vienna.
Aeroporto di Amman piacevole. Quasi tutte le donne che vediamo non indossano il velo islamico, tranne le poliziotte, che invece ce l'hanno tutte.
Coincidenza per Delhi in orario. Il volo è piacevole, aereo nuovo, la Royal Jordanian Airlines, che uso per la prima volta, sembra essere una buona compagnia. (Nessuna delle bravissime assistenti di volo ha il velo in testa.)
17 December 2002
Itinerario viaggio in India centrale
Viaggio in India centrale, 18 Dicembre 2002 - 12 Gennaio 2003 clicca su un itinerario o una data per andare al relativo post | |||||
Data | ITINERARIO | NOTTE | KM BUS | ORE | |
1 | aereo | 0 | 0 | ||
2 | Delhi | 50 | 2 | ||
3 | Agra | 200 | 5 | ||
4 | Agra | 80 | 3 | ||
5 | Orchha | 240 | 8 | ||
6 | Khajuraho | 176 | 6 | ||
7 | Khajuraho | 0 | 0 | ||
8 | Varanasi | 400 | 13 | ||
9 | Varanasi | 150 | 4 | ||
10 | Varanasi | 0 | 0 | ||
11 | treno 15:50 | ||||
12 | Sanchi | 50 | 2 | ||
13 | Mandu | 350 | 10 | ||
14 | Mandu | 0 | 0 | ||
15 | Jalgaon | 350 | 10 | ||
16 | Aurangabad | ||||
17 | treno 23:30 | 100 | 3 | ||
18 | Mumbai | 0 | 0 | ||
19 | 20 | 2 | |||
20 | 20 | 2 | |||
21 | Goa | 0 | 0 | ||
22 | Goa | 50 | 2 | ||
23 | Goa | 20 | 1 | ||
24 | Pune | 0 | 0 | ||
25 | in volo | 150 | 3 | ||
26 | 12-gen, dom | arrivo in Italia | 0 | 0 | |
TOTALE | 2.406 | 76 |
06 December 2002
Book Review: The Heart of India, by Mark Tully, ***
Imbued with his love for India, and informed by his experience of India (where he worked for the BBC for over 20 years), Mark Tully has woven together a series of stories set in Uttar Pradesh, which tell of very different lives.
Review
Half a dozen stories from the heartland of India. People's stories, everyday men and women who make the bulk of India's billion+ nation. The stories are uneven in interest and excitement, and are not really integrated into one coherent whole. However, they do provide some insight into changing India in the 1980s.
30 November 2002
Recensione: Andare a quel paese: vademecum del turismo responsabile, di Duccio Canestrini, ****
Ormai tutti sono stati dappertutto: dall'India ai Caraibi, dal Kenya all'Egitto. Ma come ci sono andati? L'ottanta per cento degli spostamenti internazionali riguarda i residenti di soli venti paesi, ovviamente i più ricchi, che poco si curano dei danni ambientali e sociali arrecati dall'industria delle vacanze alle destinazioni "paradisiache" di turno. Duccio Canestrini riflette sul "come viaggiare", dando conto di un movimento - quello del turismo responsabile - che sta rapidamente crescendo anche nel nostro paese e ci offre, con questo volume, una serie di esempi concreti e di suggerimenti da mettere in pratica.
Recensione
Un'ottimo vademecum per riflettere sul nostro modo di viaggiare. Per il nostro bene e per il bene dei paesi che visitiamo. Nella misura in cui questo è possibile. Se un rullino di fotografie costa quanto serve a mantenere una famiglia nel Mali (come Canestrini sostiene a p.9), non si può pensare di rinunciare a fotografare per risolvere i problemi della fame del mondo.
Interessante la citazione dell'abate Toaldo (p.8): " Viaggiare è divenuto un capo di moda: una certa smania, o vogliamola dir mania. ... Le persone di ogni condizione, i ragazzi stessi, colti da una spezie di sonnanbolismo vanno corrento di qua e di là i paesi gli uni dietro gli altri, e dove gli uni vanno, gli altri vanno, e lo perché non lo sanno". Figuriamoci che direbbe Toaldo nel XXI secolo!
L'autore è spesso giustamente ironico con i "turisti": essi sono coloro che vogliono visitare luoghi incontaminati, cioè ...senza turisti! In questo vengono sostenuti da una parte dell'industria turistica, che promette "luoghi incontaminati" (dal turismo) e che quindi implicitamente si autoaccusa di contaminarli!
Il libro è costellato di considerazioni di questo tipo, che obbligano quantomeno ad una riflessione, e poi ognuno tragga le conclusione che crede.
Infine trovo esagerata l'avversione di Canestrini alle grandi catene alberghiere. Vero, spesso non offrono un'esperienza sufficientemente radicata nella realtà dove operano, ma questo non è sempre vero, soprattutto alla luce della tendenza delle suddette catene di acquisire alberghi locali, mantenendone le caratteristiche originarie.
Per approfondire c'è il sito dell'autore.
Ecco qui la ristampa del 2008.
01 November 2002
Book review: Mother's Beloved (1999) by Outhine Bounyavong, *****
22 October 2002
Book review: Voices of S-21 (1999) by David Chandler, ****
Synopsys
The horrific torture and execution of hundreds of thousands of Cambodians by Pol Pot's Khmer Rouge during the 1970s is one of the century's major human disasters. David Chandler, a world-renowned historian of Cambodia, examines the Khmer Rouge phenomenon by focusing on one of its key institutions, the secret prison outside Phnom Penh known by the code name "S-21." The facility was an interrogation center where more than 14,000 "enemies" were questioned, tortured, and made to confess to counterrevolutionary crimes. Fewer than a dozen prisoners left S-21 alive.
During the Democratic Kampuchea (DK) era, the existence of S-21 was known only to those inside it and a few high-ranking Khmer Rouge officials. When invading Vietnamese troops discovered the prison in 1979, murdered bodies lay strewn about and instruments of torture were still in place. An extensive archive containing photographs of victims, cadre notebooks, and DK publications was also found. Chandler utilizes evidence from the S-21 archive as well as materials that have surfaced elsewhere in Phnom Penh. He also interviews survivors of S-21 and former workers from the prison.
Documenting the violence and terror that took place within S-21 is only part of Chandler's story. Equally important is his attempt to understand what happened there in terms that might be useful to survivors, historians, and the rest of us. Chandler discusses the "culture of obedience" and its attendant dehumanization, citing parallels between the Khmer Rouge executions and the Moscow Show Trails of the 1930s, Nazi genocide, Indonesian massacres in 1965-66, the Argentine military's use of torture in the 1970s, and the recent mass killings in Bosnia and Rwanda. In each of these instances, Chandler shows how turning victims into "others" in a manner that was systematically devaluing and racialist made it easier to mistreat and kill them. More than a chronicle of Khmer Rouge barbarism, Voices from S-21 is also a judicious examination of the psychological dimensions of state-sponsored terrorism that conditions human beings to commit acts of unspeakable brutality.
Review
This book is a useful reference for raw data from some of the protagonists. It is not easy or pleasant reading, but it does constitute a useful addition to the library of anyone researching the Khmer Rouge.