From my honeymoon in Fenghuang, Hunan |
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Ma il mio cinese è troppo limitato e poi studio il mandarino, mentre loro parlano rigorosamente in dialetto hunanese. Il mandarino lo capiscono, e mio suocero lo parla pure, ma mia suocera nulla. Ho imparato a dire qualche parola in dialetto, così tanto per fare, tipo quanto mi piace questo piatto cucinato da te, o come fa caldo oggi.
Il problema è che, anche se mi hanno accettato in famiglia dal 2015, quando Lifang mi ha presentato a loro, in realtà sono sempre un po' un corpo estraneo, soprattutto agli occhi dei parenti, cugini, zii, e poi degli altri clan del villaggio (il cognome Yan è condiviso da tutto il villaggio di Yan Jia, che vuol dire "la casa degli Yan", in pratica un grande clan anche se non sono tutti imparentati tra di loro a rigor di termine) la cui opinione conta più qualunque regolamento promulgato dal partito. Un po’ perché straniero, un po’ per la differenza di età.
Anche questo non mi dovrebbe sorprendere, era la stessa cosa con la mia famiglia quando avevamo contatti più frequenti con i parenti del sud dell'Italia. La decisione di fare qualcosa dipendeva da considerazioni come "ma che figura ci facciamo", oppure " ma che diranno i parenti?", o ancora "che penserà la gente?"
Però per me di tempo ne è passato, ed ora, come si dice a Roma, non me ne potrebbe fregare di meno di quello che pensano o dicono i parenti ed i vicini delle mie scelte di vita. Del resto i parenti ed i vicini neanche sanno molto di quelle scelte, quindi non hanno modo di farsi un'opinione di qualunque genere.
Ma nel villaggio tutti sanno ancora tutto di tutti gli altri. E anche di quelli che non ci sono ma che sono in qualche modo imparentati. Quindi un italiano "maturo" che sposa la stella ascendente del villaggio (mia moglie Lifang) fa scalpore. E quindi io ne devo restar fuori: non andare al villaggio ed avere contatti solo con alcuni sceltissimi parenti, quelli che comunque storceranno il naso ma forse meno di altri.
Invece va molto meglio, almeno mi pare, con i vicini di casa di Guiyang, gente più moderna, ricca, forse anche un pochino più istruita. Non che siano particolarmente aperti o cosmopoliti. Nessuno di loro ha mai viaggiato fuori del paese, la maggior parte non ha mai lasciato l'Hunan, non parlano una parola di lingue straniere e fanno di tutto per tenere i figli vicino casa per gli studi e anche quando si sposano.
Però hanno un'idea che c'è un altro mondo, da qualche parte, là fuori. Intanto hanno la televisione e i giovani sono su internet dalla mattina alla sera. Veramente la televisione e internet ce l'hanno anche al villaggio di Yan Jia adesso, ma forse li usano meno, non sono sicuro.
Fatto sta che con i vicini di casa di Guiyang andiamo d'accordissimo, parliamo in mandarino (sempre con traduzione oppure con mie frasi molto semplici), scherziamo, ci scambiamo regali e ci portiamo cibo a vicenda attraversando il piccolo pianerottolo.
L'altro giorno ho cucinato i bucatini alla carbonara e ho suonato al campanello, ha risposto Aiyi e gliene ho offerto un piatto fumanti, davanti all'ascensore, raccomandandole di mangiarli caldi! Era visibilmente contenta, non so se più per la novità gastronomica o la sorpresa.
Chissà forse un giorno passerà tutto. Forse andrò a Yan Jia. Forse quando avremo dei figli, se li avremo. O forse quando saremo tutti troppo vecchi e nessuno ci farà caso. Spero presto potrò vedere i luoghi dove è nata e cresciuta mia moglie. Potrò vedere la grande porta del villaggio con l'architrave su cui sono dipinti i ritratti di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. Ho il sentore che non saranno lì per sempre. Forse ci dipingeranno sopra quello di Xi.
Comunque mio suocero è molto simpatico, soprattutto quando condividiamo una bottiglia di grappa italiana portata qui da amici in visita dal Trentino. Anche mia suocera è (quasi sempre) simpatica, mi piacerebbe sapere quanto sono simpatico io a lei.
Andrew resting |
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