01 January 2003

15° g - 1 GEN 2003: da Mandu a Jalgaon, 320 km, 6 ore

Partenza presto dopo aver dovuto chiedere in prestito Rupie agli autisti! Non riusciamo a cambiare da vari giorni e l’hotel non accetta dollari e tantomeno Euro - credo non sappiano ancora cosa sia la moneta unica europea.

Hanno chiuso il cancello e non ci lasciano partire se non paghiamo tutto in rupie fruscianti, sull'unghia. Una macchinetta lettrice di carte di credito in bella vista sul bancone, con tanto di collegamento telefonico automatico attivato, ci dicono che non funzioni, mah!

L’autista si inventa un’ennesima “scorciatoia” che ci porta per strade sterrate (dobbiamo scendere e spostare macigni dalla strada per poter passare). In alcuni punti la mulattiera che scende dall’altopiano di Mandu verso la pianura si fa stretta a causa di frane, e ci troviamo sul ciglio di precipizi niente affatto divertenti. In futuro cercherò di assicurarmi che gli autisti seguano le strade normali anche se si fa qualche km in più, si guadagna tempo e non si rischia di restare con un semiasse rotto in valli sperdute o, peggio, di finire in un burrone.

Tappa a Maheshwar, dove visitiamo un tempio Jain meno riccamente adornato di quanto mi aspettassi dopo averne visti altri in Rajasthan e altrove. Più interessanti alcuni laboratori di tessitura della seta che sfornano sari a ritmo febbrile. Il tessile è da sempre una colonna portante dell'economia indiana, che gli inglesi avevano invano cercato di reprimere per favorire i telai britannici.

Passo per una banca locale, che però non è autorizzata a cambiare valuta straniera! L'impiegato mi consiglia di andare a Indore, una città a circa 95 km di distanza, dove certamente una filiale potrà cambiare dollari e forse anche euro.

Passeggiata lungo il fiume, con spuntino al volo di banane, noccioline... Un venditore di pannocchie di mais arrosto le condisce con un bel po' di peperoncino prima di passarmene una bella calda per uno spuntino. Vita di lungofiume indiano, chi si lava, qualche ragazza fa il bucato bastonando la biancheria inzuppata sul molo.

C’è un bel sole, colori sgargianti. Purtroppo non abbiamo tempo per un giro in barca sul fiume, meriterebbe!

Visitiamo anche l'imponente tempio di Shiva, dove i fedeli toccano le zampe di una statua di elefante, pare porti fortuna.

Partenza per Jalgaon. Attraversiamo molti piccoli villaggi. Le "autostrade" sono un susseguirsi di buche, cunette e sorpassi da brivido tra camion e autobus. Lungo la strada incontriamo mercatini poverelli, dove ci fermiamo per un tè speziato o qualche piccolo acquisto  alimentare e qualche foto. Campi irrigati a destra e sinistra del percorso si alternano a radure arse dal sole tropicale.

Ci passano accanto i resti di qualche auto e camion vittime di raccapriccianti incidenti, scommetterei che più di qualcuno ci ha lasciato la pelle in queste scarpate.

Al confine tra Madhya Pradesh e Maharashtra, due regioni componenti l'Unione Indiana, ci sono controlli di documenti e merci come se fosse un confine internazionale. Mi viene da pensare a come siamo fortunati ad essere riusciti ad eliminarli in buona parte dell'Unione Europea, grazie al trattato di Schengen!

Arrivo in serata a Jalgaon, stiamo all’hotel Royal Palace, molte pretese da grande albergo ma è solo discreto. Non accettano carte di credito per il ristorante, ambiente freddino, un po’ pretenziosetto e finto, solo menu vegetariano. Devo andare a cercare contante in piena notte ma per fortuna c’è un bancomat che funziona perfettamente con carte di credito straniere e mi sborsa tutte le rupie che ci servono!

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