29 January 2021

Book review: The Gate, by François Bizot (2004), *****


Synopsys

In 1971, on a routine outing through the Cambodian countryside, the young French scholar Francois Bizot was captured by the Khmer Rouge. Accused of being an agent of American imperialism, he was chained and imprisoned. His captor, Duch, later responsible for tens of thousands of deaths at the Tuol Sleng prison, interviewed him at length; after three months of torturous deliberation, during which his every word was weighed and his life hung in the balance, he was released. No other Western prisoner survived. Four years later, the Khmer Rouge entered Phnom Penh. Francois Bizot became the official intermediary between the ruthless conqueror and the terrified refugees behind the gate of the French embassy: a ringside seat to one of history's most appalling genocides.


Review

Bizot was incredibly lucky to see what he saw and come out alive, then move on to survive in Phnom Penh for several more years and write a harrowing and unique account of the Khmer Rouge rule. The gate of the French embassy, where many notables of the old regime had found refuge, and through which they will have to walk to their fate in the hands of the communists. A unique first-hand experience that very few western writers have been able to share so much in detail. He talks to many revolutionary soldiers and discusses politics as well as the details of day-to-day existence, the next harvest, education. Reading him is almost as good as having been there, without the dangers and the discomfort!

Read about my trip to Cambodia here.

See my reviews of other books on Cambodia here in this blog.



27 January 2021

Recensione: Mekong Story. Lungo il cuore d'acqua del Sud-Est asiatico (2006) di Massimo Morello,

Sinossi

Giornalista e viaggiatore, Massimo Morello presenta questo diario di viaggio nel Sud-Est asiatico lungo il Mekong: dal delta, sul Mar della Cina, sin quasi alle sorgenti, in un monastero buddhista nell'altopiano himalayano della remota regione del Qinghai. 

L'autore narra un percorso sul fiume e dintorni attraverso Vietnam, Cambogia, Thailandia, Birmania, Los, Cina e Tibet, tra foreste, montagne, paludi e valli incantate, piste polverose, sentieri di fango e superstrade, villaggi e metropoli, hotel di superlusso e locande malfamate. Un viaggio che l'autore ha compiuto da solo, in battello, bus, auto, a piedi, in un susseguirsi di avventure e disavventure che gli hanno permesso di osservare più da vicino quella che viene definita la nuova Asia.

Recensione

Un viaggio di sei mesi lungo un fiume lunghissimo. Anzi un meta-viaggio, dato che il percorso Morello lo ha fatto a varie riprese. Osservatore informato, ci racconta le sue esperienze rendendole rilevanti ed interessanti perché ci aiutano a capire i paesi che visita. Un libro di viaggio ma anche di storia e di politica, di costume e di gastronomia. Un ottimo compagno per chi vuol viaggiare in quelle terre, o lungo quel fiume.

Leggi qui altre mie recensioni di libri sull'Indocina.

22 January 2021

L'esposto

Avevamo deciso di passare a Fregene, in provincia di Roma, il periodo autunnale del 2020. Viaggio in Cina a trovare la famiglia annullato per forza, altri viaggi impossibili per il Coronavirus, teatri a Londra chiusi, meglio passare il tempo nella mia casa con giardino, lavorare in remoto, scrivere, leggere, fare qualche lavoretto di manutenzione.

In teoria un programma accettabile, date le drammatiche circostanze della pandemia. Clima mite, spiaggia a poche centinaia di metri senza la folla estiva, "tellinari" che ci vendevano, o regalavano, telline fresche quasi tutti i giorni, alberi da frutta in giardino: cachi a settembre e ottobre, pomelo a novembre, limoni a dicembre e gennaio.

In teoria.

In pratica, appena arrivati, ci rendemmo subito conto che avremmo dovuto superare un ostacolo imponente per arrivare alla nostra vetta di tranquillità: i vicini di casa avevano comprato due grandi cani bianchi, credo pastori maremmani. Li tenevano di giorno in giardino e di notte in un piccolo recinto affianco alla siepe che ci divide da loro.

I cani abbaiavano a intermittenza, giorno e notte, tenendoci svegli nel primo caso e impedendoci una normale giornata di lavoro e svago nel secondo.

In realtà di cani ce n'erano molti di più, almeno la metà dei vicini ne possedeva uno, e quindi i latrati si moltiplicavano, ma i due pastori maremmani erano i più scatenati, ed anche i più vicini, e quindi i più insopportabili.

Dopo molteplici quanto inutili tentativi di far ragionare i vicini, mi sono visto costretto a ricorrere alle autorità. Sono andato alla stazione dei Carabinieri di Fregene per sporgere un esposto sulla situazione. Un esposto, in Italia, è una segnalazione all'autorità di pubblica sicurezza di un dissidio tra privati, con il quale si richiede a tale autorità di intervenire per comporre il contrasto.

Suono il campanello dell'imponente edificio dei Carabinieri e mi risponde una voce femminile alla quale comunico di voler sporgere un esposto. Mi risponde che non è possibile. Insisto e mi risponde che c'è gente nella sede, l'accesso è limitato a causa del COVID e devo aspettare. Aspetto. Dopo un po’ vedo una persona uscire e interpreto il fatto come segnale che c'è una persona in meno dentro, e quindi posso entrare io. Suono nuovamente al campanello  e la stessa voce mi dice che posso entrare ma dovrò aspettare. Eccomi dentro.

Bel giardino, curato, con una panchina al sole. Nonostante il fastidio della mascherina è una piacevole attesa. Dopo un po’ mi chiama un carabiniere al quale, in piedi in giardino, espongo i fatti. Mi risponde che non possono ricevere esposti. Denunce, querele, quelle sì, ma non esposti.

Chiedo, sorpreso, da quando hanno smesso di ricevere esposti, dato che ho sempre saputo sia un compito dei carabinieri. Mi risponde che da due anni non più. Scacco matto!

Sto per andarmene rassegnato quando il Carabiniere mi ferma e mi chiede un documento personale. Perché? Chiedo ingenuamente. La devo generalizzare, è la laconica risposta... Dopo essere stato generalizzato, ed aver perso un'ora buona, me ne vado.

Il giorno dopo monto in auto e vado al commissariato di polizia di Fiumicino, prima visita. All'ingresso c'è scritto che è obbligatorio indossare la mascherina facciale (siamo in piena epidemia Covid-19) e guanti. Tutti hanno la mascherina, anche io. Nessuno ha i guanti, e neanche io. Entro.

Un poliziotto mi dice che l'esposto lo devo stilare io a casa, non posso scriverlo qui (come invece mi avevano detto i carabinieri). E quindi tornare con 3 copie firmate di tutto, e inoltre le fotocopie dei documenti di tutti quelli che intendono fare esposto.

Torno il giorno dopo (seconda visita) e un altro poliziotto mi dice che oggi (sabato) non si può fare un esposto perché la persona incaricata dei sistemi informatici (sic!) non c'è. Devo tornare il 2 gennaio e chiedere dell'Ispettore Superiore.

Torno il 2 gennaio per la mia terza visita al commissariato e due poliziotte alla porta d'ingresso mi dicono che oggi non si può presentare esposto, perché c'è un'emergenza in corso. Insisto dicendo che mi è stato detto di venire appunto oggi perché c'è la persona incaricata dei sistemi informatici, e a quel punto fanno una telefonata. Poi mi dicono di aspettare in una sala d'aspetto completamente vuota. Passo il tempo a leggere i cartelli degli avvisi di misure preventive per la situazione COVID19. Dopo circa venti minuti mi fanno accomodare al piano di sopra, dove incontro l'ispettore superiore. Molto gentile, mi fa accomodare. Siamo tutti mascherati per l'epidemia quindi posso solo scorgere una bella barba sale e pepe.

Gli passo l'esposto e lui si mette a leggerlo. Una pagina A4, passano circa 5 minuti, e poi mi chiede se ho già fatto un tentativo di pacificazione e naturalmente gli dico la verità: ci ho provato ripetutamente ma senza successo. Continua a leggere. Mi dice che li convocherà, come da legge, per comunicargli l'esposto. Gli lascio anche una chiavetta USB con video dei cani rabbiosi e ringhianti che ho filmato nelle scorse settimane. Mi assicura che non li guarda adesso ma li guarderà e mi restituirà la chiavetta.

Mi lascia assicurandomi che presto chiamerà gli interessati. Non ora perché siamo sotto le feste e, aggiunge, non è una cosa urgente. (Per me è molto urgente.) E poi c'è difficoltà a spostarsi con i divieti anti-COVID-19. In realtà per andare dalla Polizia ci si può spostare liberamente, come ho fatto io oggi. Mi chiamerà quando avrà fatto per informarmi e restituirmi la chiavetta USB.

Dopo pochi giorni sono a casa, in giardino, stiamo raccogliendo i limoni dall'albero: quest'anno è stato generoso, ce ne sono a centinaia. Ad un certo punto, con terrore, vedo i due cani che si infilano in un buco della recinzione e entrano nel mio giardino, e cominciano a scorrazzare a destra e a manca. Non so che fare, strillo ai padroni che però non ci sono, hanno abbandonato i cani e chissà dove sono andati. Per fortuna oggi le bestie sono tranquille, si avvicinano ma non abbaiano e non ringhiano. Dopo cinque minuti se ne vanno. Poi tornano, poi se ne vanno ancora. Fanno come vogliono loro, a casa mia.

Ormai il soggiorno volge al termine, sono passati mesi e né Polizia di Stato né Carabinieri hanno fatto nulla. La prepotenza ha vinto. I cani continuano ad abbaiare tutti i giorni e tutte le notti, quasi a tutte le ore. A fine gennaio ma ne vado via da Fregene.

Amen.

PS: Dopo che i Carabinieri avevano rifiutato il mio esposto, ho scritto al comando generale dell'Arma nei secoli fedele, chiedendo spiegazioni. Dopo qualche settimana mi è arrivato questo messaggio dalla sede di Fregene: In relazione alla vostra richiesta, qui pervenuta per scesa gerarchica, si rappresenta che questo Comando rimane a disposizione  per la presentazione dell’esposto. Nello scusarci di eventuali equivoci connessi la invitiamo a prendere contatti con questo Comando.

19 January 2021

Recensione libro: Italiani a Shanghai (2010) by Achille Rastelli, *****

Sinossi

Alla fine del XIX secolo il grande impero cinese era oggetto di un vero e proprio assalto coloniale da parte di Francia, Gran Bretagna, Germania e Giappone. Anche l'Italia decise di partecipare alla corsa per accaparrarsi zone d'influenza in quel lontano mondo, cercando di ottenere concessioni e trattati commerciali a lei favorevoli. 

 Adempimento che i marinai pagarono a duro prezzo, perché furono poi abbandonati dal sistema politico e militare italiano, in totale disfacimento. Un libro che cerca di tracciare la storia dell'evanescente penetrazione italiana in Cina, ma anche una narrazione mossa dal desiderio di restituire la dignità a centinaia di ragazzi italiani che furono lasciati soli, in balia di una storia più grande di loro.


Recensione

Come sempre, Rastelli è meticoloso nella sua ricerca e spesso avvincente nella sua narrazione. Racconta della marina militare italiana in estremo oriente, dalle prime avventure, poco dopo l'unità d'Italia, alla tragedia della seconda guerra mondiale.

Leggiamo dei primi timidi contatti diplomatici e militari in Cina e Giappone - una volta le due ambasciate erano unificate, con sede a Tokyo! Poi delle presuntuose aggressioni degli italiani, assieme a molti paesi occidentali, Russia e Giappone, contro la Cina in disfacimento del tardo impero Qing. Ma erano tempi diversi, l'aggressione imperialista era in auge.

Infine passiamo gli anni della guerra con i nostri marinai, lontani dalla patria e, con l’8 settembre, lasciati alla loro sorte dal nuovo governo di Roma e spesso dai loro stessi ufficiali.

Una storia triste, sarebbe bello se Rastelli ci raccontasse il seguito, più incoraggiante, con le missioni amichevoli delle navi italiane in oriente presso gli stessi porti cinesi e giapponesi. E magari dell'intervento delle nostre navi per salvare i "boat people" scappati dal Vietnam dopo la riunificazione violenta del paese.