From my honeymoon in Fenghuang, Hunan |
From my honeymoon in Fenghuang, Hunan |
Synopsys
Brigadier-General Bonner Fellers (Matthew Fox) is sent to Japan as a part of the occupation force. He is tasked with arresting Japanese war criminals, including former Prime Minister Hideki Tojo.
Before he departs, he privately orders his Japanese interpreter, Takahashi, to locate his Japanese girlfriend, Aya Shimada.
After arresting Tojo, the Supreme Commander for the Allied Powers, General of the Army Douglas MacArthur asks Fellers, whom he recognizes as a Japan expert, for advice about whether Emperor Hirohito can't be tried as a war criminal. Doing so could lead to a revolt, but the American people want the Emperor to stand trial for Japan's actions. MacArthur gives Fellers ten days to investigate the Emperor. When Takahashi informs Fellers that Aya's Tokyo apartment was bombed, he orders him to investigate her hometown, Shizuoka.
MacArthur and Hirohito |
Review
A well constructed historical drama, very close to actual events, interwoven with a love story that probably is not so realistic but serves the purpose of this film. The film does not answer the million-dollar question, was the Emperor responsible for the war? But it does help to understand he deserves some credit for Japan's decision to surrender and therefore end the war.
Synopsis
The #1 New York Times bestseller by Kathryn Stockett comes to vivid life through the powerful performances of a phenomenal ensemble cast. Led by Emma Stone, Viola Davis, Octavia Spencer and Bryce Dallas Howard, The Help is an inspirational, courageous and empowering story about very different, extraordinary women in the 1960s South who build an unlikely friendship around a secret writing project — one that breaks society’s rules and puts them all at risk.
Filled with poignancy, humor and hope — and complete with compelling, never-before-seen bonus features — The Help is a timeless, universal and triumphant story about the ability to create change.
We are taken by our hand into the southern USA in the 1960s, when the civil rights movement was reaching its peak. Black helpers at home are treated little better than their slaves grandparents, but in their small way these ladies begin to change things.
Unfortunately the problem just won't go away, and there is still much racism in the southern US fifty years after Martin Luther King, even after a black American has been elected president.
You an also buy the book.
2020
ENGLISH TEXT BELOW
Siccome di messaggi con insulti al povero anno 2020 ne abbiamo sentiti troppi (ma non si chiama COVID-19?) ho pensato di raccogliere qualche pensiero in positivo sull'anno che si sta per concludere. Non per minimizzare, ma per guardare avanti con realismo, ottimismo e determinazione.
1. Chi mi sta leggendo è ancora vivo. Un buon primo risultato. Tanti ci hanno lasciato nel 2020, forse anche qualcuno che conosciamo, qualche persona cara. Io ho perso una cugina ed il padre di un amico per il Covid-19. Molti altri se ne sono andati per una serie infinita di altri motivi: incidenti, età, altre malattie, guerre, ecc. Noi invece siamo qui.
2. Abbiamo viaggiato di meno, e questo pesa particolarmente per quelli come me che vivono in vari paesi e del viaggio hanno fatto uno stile di vita. Però la prossima volta che partiremo il viaggio avrà un gusto speciale. Ce lo godremo di più, magari lo prepareremo meglio, lo ricorderemo più a lungo. Forse faremo più viaggi, che ci cambiano dentro, e meno vacanze, che nel migliore dei casi ci fanno solo riposare.
3. Siamo andati meno al ristorante, ma quando torneremo a farlo con tranquillità sceglieremo meglio il ristorante, la cucina, ed ogni boccone, ogni sorso di vino ci sembreranno più buoni.
4. Non siamo potuti andare a cinema, teatro, concerti. Ancora una volta, torneremo a farlo perché la cultura non si ferma. La prossima volta saremo più attenti ad ogni scena del film, ad ogni movimento della sinfonia, ad ogni aria dell'opera, ad ogni particolare della scena.
5. Siamo stati costretti a stare di più a casa, ma abbiamo passato più tempo con i nostri cari, fianco a fianco, giorno dopo giorno, ora dopo ora, come forse non facevamo da tanto tempo. Se siamo stati attenti, abbiamo imparato a conoscerci meglio, a rispettarci. Abbiamo capito che stare insieme non vuol dire solo avere interessi in comune o divertirsi, ma parlarsi (e ascoltarsi!), guardarsi, accarezzarsi.
6. Abbiamo riscoperto il significato della solidarietà, o almeno avremmo dovuto farlo, le occasioni non sono mancate. E dell'apprezzamento per il lavoro di chi si è impegnato per superare l'emergenza. Non ce lo dimentichiamo quando la pandemia non sarà più in prima pagina, loro saranno ancora in prima linea.
7. Abbiamo recuperato un po' della nostra identità, anzi delle identità, al plurale. Ci siamo sentiti un po’ più italiani, come forse non capita spesso tranne quando c'è la coppa del mondo di calcio. E, almeno per me, anche più europei. L'Europa si è mossa con ritardo, ma si è mossa, insieme, e visto come sono andate le cose negli altri principali paesi del mondo forse non ci possiamo lamentare. E questo nonostante la pandemia abbia messo da una parte a nudo le meschinità di tanti politici polemici, e dall'altra in risalto la mancanza di grossi calibri tra i leader della politica mondiale.
8. Abbiamo riscoperto il valore della scienza, anche di quella inesatta come la medicina. I chiacchieroni e i millantatori, i negazionisti, gli alternativi, i naturopati, gli anti-vaccinisti, quelli del "sono morti con il COVID e non di COVID" sono, mi pare, o forse lo spero soltanto, meno ascoltati di un anno fa. Abbiamo anche imparato qualche regola di igiene, di buon senso, che avremmo dovuto applicare comunque, da sempre.
9. Abbiamo capito un po' meglio il significato della disciplina. Non abbastanza e non tutti, ma ci farà bene interiorizzare perché ci sarà utile in tante altre occasioni. Prendiamo esempio da quelle società orientali che in questa circostanza hanno dato dimostrazione di grande disciplina ed hanno ottenuto risultati di conseguenza. Ho notato con dispiacere che i giovani, che hanno più da perdere, sono spesso meno consapevoli di questo degli anziani.
10. Abbiamo avuto tempo di riflettere su noi stessi, sugli errori commessi e sui traguardi raggiunti. Soprattutto su cosa vogliamo fare con il tempo che ci resta da vivere. Sapendo, mai come oggi, che potrebbe essere molto meno lungo di quanto speriamo. Riflessioni che dovremmo fare sempre, ovvio, ma quest'anno ci siamo stati quasi obbligati. Confucio scrisse che abbiamo due vite: la seconda comincia quando ci rendiamo conto di averne solo una. Mi auguro che molti abbiano cominciato la propria seconda vita nel corso del 2020.
11. Abbiamo scoperto tanta tecnologia che ci ha permesso di attutire l'urto della pandemia e che continueremo ad usare dopo di essa. Abbiamo inquinato di meno lavorando da casa e comprando online. Ci si può spostare di meno: meno traffico, meno inquinamento, meno energia sprecata. Molti continueranno a farlo anche dopo la pandemia. Viaggeremo ancora, certo, per lavoro, per piacere e per incontrare i nostri cari, ma auspicabilmente non per comprare una cipolla oppure per andare a timbrare un cartellino in ufficio e poi stare davanti ad uno schermo uguale a quello che abbiamo a casa.
12. Per molti è stato un anno drammatico sul lavoro, ed è stato importante l'intervento dei governi e delle banche centrali. Ma guardiamo avanti facendo tesoro dell'esperienza del 2020. Guardiamo al lavoro non come una punizione biblica che ci è cascata addosso perché abbiamo mangiato la mela dell'albero proibito, ma come realizzazione delle nostre aspirazioni. Tanti giovani in occidente hanno tutto ma non più aspirazioni, sogni. Sognando un po', lavoreremo serenamente, a prescindere dal guadagno, e invecchieremo meglio.
ENGLISH TEXT
Since we have all heard too many messages with insults to the poor year 2020 (but isn't it called COVID-19?) I thought I'd collect some positive thoughts on the year that is about to end. Not to minimize the troubles we went through, but to look forward with realism, optimism and determination.
1. Whoever is reading me is still alive. A good first result. Many have left us in 2020, perhaps even someone we know, some loved ones. I lost a cousin and a friend's father to Covid-19. Many others have left for an infinite number of other reasons: accidents, age, other diseases, wars, etc. We are still here.
2. We have traveled less, and this weighs heavily on those like me who live in various countries and have made travel our lifestyle. But next time we leave home our trip will have a special taste. We will enjoy it more, hopefully we will prepare it better, maybe we will remember it for longer. Perhaps we will undertake more real "travels", which change us inside, and fewer "vacations", which in the best of circumstances only provide rest.
3. We went out to eat much less frequently, but when we return to do it we will take more care to choose the restaurant, ouru dishes, and every bite, every sip of wine will taste better.
4. We could not go to the cinema, theater, or concerts. Once again, we'll go back to doing it because culture doesn't die of any virus. Next time we will be more attentive to every scene of the film, to every movement of the symphony, to every aria of the opera, to every detail of the scene.
5. We have been forced to stay at home more, but we have spent more time with our loved ones, side by side, day after day, hour after hour, as perhaps we hadn't done in a long time. If we have been careful, we will have learned to know each other better, to respect each other. We understood that being together does not just mean having common interests or having fun, but talking (and listening) to each other, looking at each other, caressing each other.
6. We have rediscovered the meaning of solidarity, or at least we should have, we had plenty of opportunities. And we should appreciate the work of those who are fighting hard to overcome the emergency. Let's not forget that when the pandemic is no longer on the front page, they will still be at the front lines.
7. We have recovered a bit of our identity, indeed our identities. I felt a little more Italian, as perhaps does not often happen to me except every four years for the world cup. And even more European. Europe has moved with some delay, but it has moved, and given how things have gone in some of the other main countries of the world such as the US and the UK, perhaps we cannot complain. And this despite the fact that the pandemic has exposed, on the one hand, the pettiness of so many polemical politicians, and on the other the lack of heavy caliber guns among the leaders of world politics.
8. We have rediscovered the value of science, even of inexact science such as medicine. The deniers, the anti-vaccine activists, those who said someone "died with COVID and not because of COVID" are, it seems to me, or perhaps I only hope, less listened to than a year ago. We also learned some rules of hygiene, common sense, which we should have always applied anyway.
9. We have understood the meaning of discipline a little better. It will do us good to keep it in mind for future reference. Let us take an example from those countries in East Asia that in this circumstance have shown great discipline and got results accordingly. I have noted with regret that our youngsters, who have got more to lose for the future, are often less aware of this than the elderly.
10. We had time to reflect on ourselves, on the mistakes we made and on the goals we achieved. Above all we have had a chance to think about what we want to do with the time we have left to live. It could be much shorter than we hope. Reflections like this we should always do, of course, but this year we were almost forced to. Confucius wrote that we have two lives: the second begins when we realize we only have one. I think I did a long while ago. I hope that many more have started their second lives in the course of 2020.
11. We have discovered so much technology that has allowed us to soften the brunt of the pandemic and that we will continue to use after it is over. We polluted less by working from home and shopping online. You can and should move less: less traffic, less pollution, less wasted energy. Many will continue to do so even after the pandemic. We will still travel, of course, for work, for pleasure and to meet our loved ones, but hopefully not to buy an onion or to go and badge in the office and then spend our day in front of a screen identical to the one we have at home.
12. For many it was a dramatic year at work, and monetary and fiscal intervention of governments and central banks was important. But let's look ahead, drawing on the experience of 2020. We should look at work not as a biblical punishment that fell upon us for eating the apple of the forbidden tree, but as the fulfillment of our aspirations. Many young people in the West have everything but aspirations, dreams. Let us dream a little more, and we will work peacefully, regardless of how much money we make, and we will grow old better.
Spesso queste non sono professionisti, ma persone che conoscono la propria città e desiderano presentarla ai visitatori nel migliore dei modi. Non sono professionisti, a volte sono pensionati.
Con Chen abbiamo parlato un po' di tutto nel corso della giornata. Ci racconta come i taiwanesi si autodefiniscono "locali", per distinguersi non solo dai cinesi della repubblica popolare (la "terra madre") ma anche da quelli che da lì sono venuti qui con Chiang Kai-shek e nei decenni a seguire.
In effetti, dopo la morte del dittatore, con il consolidarsi della democrazia a Taiwan, i "locali", precedentemente sottoposti ai cinesi, hanno cominciato a far valere le loro ragioni culturali, politiche ed economiche.
I "cinesi" vengono in gran parte, per il 70 percento dice Chen, dalla provincia del Fujian. Invece ci sono 16 tribu aborigene di Taiwan.
Adesso il partito DPP (Partito Popolare Democratico) ha rallentato molto i contatti con la Repubblica Popolare, e di conseguenza il turismo dei cinesi a Taiwan, che negli anni precedenti era costantemente cresciuto, è crollato. Lui è un ex militare, in pensione da qualche anno e gli piace portare in giro i turisti. Parla un ottimo inglese.
Dice che fa fatica a far capire ai suoi figli che le loro due generazioni sono state fortunate a godere di 70 anni di pace. I figli lo danno per scontato, e sbagliano. Naturalmente è preoccupato dalla possibilità di un conflitto con la Cina, l'unica possibile minaccia per Taiwan nel contesto geopolitico attuale.
A Taiwan esiste un problema demografico, si fanno pochi figli, ben al di sotto della soglia minima, necessaria a mantenere il livello della popolazione, di 2.1 bambini per ogni donna. Di conseguenza la popolazione si riduce di numero e invecchia.
Arrivano fortunatamente immigrati dal sud-est asiatico, dall'Indonesia e dalle Filippine. Molti sono preparati, studiano anche il cinese prima di venire, per non trovarsi spiazzati.
Visitiamo il ponte sospeso di Jiufen, dove ci fanno salire al massimo in 100 persone alla volta.
Mangiamo un curioso frutto, un misto tra una mela e una banana!
Poi un frutto Sakyamuni, molto dolce (metti foto)
A seguire una "giada dell'amore", della quale si mangiano solo i semi, e con cui si fa una gelatina quasi liquida, da bere. Gusto di limone un po’ acido per bilanciare il quale si aggiunge, a piacere, zucchero di canna integrale.
Il piatto principale oggi sono 5 polpette assortite, di maiale, pesce, calamaro, manzo e bamboo, grigliate sulla carbonella in un bugigattolo tra i tanti che ci capitano davanti. Chen lo conosce e ce lo consiglia, quindi noi ovviamente ci accomodiamo. Lui è molto gentile, ci consiglia e ci serve.
It is an old-fashioned cinema, it reminds me of the theatre of Nuovo Cinema Paradiso the Oscar-winning film by Tornatore.
There is no toilet paper in bathroom, I asked lady guardian and she said they took paper rolls out because there are too many Koreans! I looked at her slightly perplexed... She said they use too much and throw it all over the place and also steal rolls! To be honest I find it hard to believe her, but then who knows.
La prossima tappa della giornata è al museo dell'oro. Furono i giapponesi a iniziare l'estrazione in grande scala dell'oro, anche se i locali avevano sfruttato le mine per secoli. Ci fanno anche visitare la casa del direttore dei tempi dell'occupazione giapponese, mezzo secolo giusto dal 1895 alla fine della guerra mondiale, nel 1945.
In bella vista c'è un lingotto che ci dicono essere il più grande del mondo, e non faccio fatica a crederci dato che pesa 220 kg. La regola è che si può toccare, accarezzare e fotografare attraverso due grandi buchi sulla bacheca. E chi riesce a sollevarlo può portarselo a casa!
Chiang, oltre ai tanti reperti del National Palace Museum, portò via da Pechino anche tanto oro, che ora fa parte delle riserve della banca centrale di Taiwan.
Non lontano dal museo aureo il nostro Chen ci vuol far sostare alle cosiddetta "Cascate d'oro". No, non sono d'oro, solo la roccia è giallognola per sedimenti minerali che fuoriescono dalle falde, ma comunque spettacolare!
La giornata finisce nella zona di Beitou, famosa per le terme. Prima però facciamo una passeggiata nel bel giardino antistante le terme. Flora lussureggiante, bacino d’acqua con pesci, insomma un vero giardino tradizionale cinese. Ci voleva, rilassante dopo il trambusto di oggi.
Il punto di forza è la prima biblioteca "verde" di Taiwan, aperta nel 2006, opera speciale perché usa pannelli solari per l'elettricità e acqua piovana per i bagni. Legno sostenibile e molta luce naturale durante il giorno, cosa non sempre riscontrabile nelle biblioteche tradizionali, che spesso sono buie e pesanti.
Finiamo la giornata in una delle terme di Beitou, anche se il nostro obiettivo di visitare la più vecchia salta perché è chiusa il mercoledì. Così ci accontentiamo della "Gold bathhouse", dove ci danno una stanza con vasca, aromi e idromassaggi per 90 minuti al prezzo di 1198 NTD, circa 35 euro.
Notare sempre il finale 8 nei prezzi cinesi, di buon auspicio. In questo caso di buon auspicio soprattutto per loro, è piuttosto caro rispetto alla media locale, e sono molto severi in viso quando ci dicono che se staremo oltre i 90 minuti ci sarà addebitato il tempo extra.
Comunque la saletta è accogliente, una bella vasca con capiente e luci soffuse. C’è anche una teiera con due tazze per un'infusione di erbe che nel contesto ...ci sta! Dalla finestra, stando a mollo nella vasca di acque sulfuree, si vede il giardino della biblioteca. Piove.
Quando usciamo abbiamo fame! Per fortuna ha smesso di piovere e possiamo fare due passi in direzione della stazione della metropolitana, decideremo poi se prendere un Uber, ma intanto buttiamo un occhio nei mille ristorantini che ci si propongono davanti. Alla fine decidiamo per una zuppa di noodles e maiale!
Mrs Wan, who runs some restaurants and hotels in Palau, came over from Guangzhou some fifteen years ago with her husband. She speaks Cantonese and Mandarin but only basic English. Their kids grew up here in Palau and speak good English.
She takes a liking to us since we keep coming back every day for dinner and comes over to chat. We come back because the food is excellent, the price is fairly low and they come and pick us up from our hotel for free. And take us back after our meal. Oh, and because my wife is Chinese and there are no Italian restaurants in Koror. None that could be called that really. And not many good restaurants, period. Lots of hamburgers and junk food I am sorry to say.
Mrs Wang also gave us free food a couple of times: a delicious crab one day and fresh yellow fin tuna just caught by her cousin another evening.
She says business is slow these days because the numbers of Chinese tourists are down. In fact during a whole week we've only seen very few patrons in the restaurant, all of them Chinese, which is surprising since there are quite a few western tourists around. I guess they prefer hot dogs and hamburgers. Oh well.
The biggest table in the restaurant, a big one with a lazy Susan in the middle, is always that of Mrs Wan's family and their visiting friends!
She came to talk to us a few times. She says fewer Chinese come to Palau these days despite the allure of a not too far sunny tropical destination accessible visa-free, an unusual combination of attractive factors for the rising middle class of China. The reason, she explained, is that Palau recognizes the government of Taipei as the legitimate government of China, and not that in Beijing.
So Beijing has forbidden Chinese travel agencies to sell group tours to the country. Since most Chinese still prefer group organized travels this has had a major impact.
Tom, an American dive guide who has lived here for decades, would later explain to us that another reason for fewer Chinese is that Palau's government has withdrawn the license it had given to Chinese charter flights. The reason is that too many Chinese were flying over but not spending much money. They would stick to their tour operator's activities, eat at Chinese restaurants, even bring their own food from China. Tom said the Palau government would rather do without them and try to attract bigger spenders like Americans, Japanese, and Koreans as well as the relatively few European divers who make it all the way down here.
These days they are opening a new Chinese resort, Palau Royal Garden. Some fear Chinese intrusion into Palau, some politicians think they will use investment as a political tool. That is not inconceivable I suppose though people like Mrs. Wang are just hard-working entrepreneurs who go and find opportunity where they can find it in the world, just like the Chinese have always done.
Typical Maldivan boat |
Islamic Center in Malé |
Wei Minzhi |
Fallaci in Vietnam |
Singapore, 2012 |
Pollution in the Maldives |