Showing posts with label Poland. Show all posts
Showing posts with label Poland. Show all posts

27 December 2018

Beyond the Wall, my book on a Polish and Soviet adventure available on all Amazon sites.


My latest book:

Beyond the Wall:

Adventures of a Volkswagen Beetle

Beyond the Iron Curtain



has just been published and is available on all Amazon sites.





Description:

1980: the Cold War between capitalist West and socialist East is in full swing. Tensions are high but, at the academic level, some channels of useful exchange remain open. The author and two classmates would join one such program linking a leading American university and its counterpart in Poland. They drive to Warsaw in a bright yellow VW Beetle and, in addition to attending classes, travel far and wide within the country as well as to several of the neighbors in the socialist bloc where the Soviet Union called all the shots. They drive across the USSR and visit the Berlin Wall, the symbol of the division of Europe. Throughout, Marco takes detailed notes of what they see and hear.

Almost four decades later, the East-West division of Europe is gone. Marco recently found his diary and decided to publish an expanded version of it. His written notes from 1980 have been enriched with descriptions and analyses of historical events that will help the reader see his personal experience in a more significant cultural, social, political and economic context.

The author hopes this real life story will help younger generations, who did not live through the Cold War, better appreciate the blessing of living in a European continent that is immensely more open, rich and free than it was then.

26 May 2010

Film Review: Katyn, by Andzrej Wajda, *****

Synopsis

KATYN is the story of Polish army officers murdered by the Soviet secret police in the Katyn forest during the Second World War and the families who, unaware of the crime, were still waiting for their husbands, fathers, sons, and brothers to return. It is a film about the continuing struggle over History and memory, and an uncompromising exploration of the Russian cover up of the massacre that prevented the Polish people from commemorating those that had been killed.


30 November 2009

Film Review: Leçon Siberienne (Siberian Lesson) by Wojciech Staron, ****

Synopsis
Malgorzata et Wojciech décident de quitter Varsovie pour aller vivre à 7000 kilomètres, en Sibérie, à côté du lac Baïkal. Magorzata va enseigner le polonais aux descendants de ses compatriotes exilés. Une fois arrivés sur place, ils découvrent une Sibérie irréelle peuplée de personnages extraordinaires. Pendant l'hiver, par -40°, le lac Baïkal gelé est ouvert à la circulation automobile. Les voitures sautent par dessus de grandes brèches dans la glace. Un jour, une fête est organisée par les populations qui vivent sur le lac gelé... C'est une Russie parfois terrible, souvent drôle et toujours surprenante que nous font découvrir ces deux jeunes Polonais dans ce film émouvant qui se transforme peu à peu en journal intime de leur histoire d'amour sibérienne.

FILM IS IN POLISH WITH FRENCH SUBTITLES

Review
A moving story of a Polish couple who spend a year in Siberia amongst Russians of Polish origins who want to rebuild their ties to their ancient homeland. She teaches Polish and he shoots this movie! The couple receives a very warm welcome in the icy tundra and are moved to tears when the time comes to leave Siberia and return to Poland. A great story of the ties that bind these two nations. This is half autobiographic love story and half documentary on the problems of post-Soviet Russia.

That they travel by train adds to the drama of the enormous distance that separates the Poles of Siberia from their ancestral land.

11 December 1990

Situazione in Polonia

Questa relazione si propone di fornire un quadro politico generale della situazione politica in Polonia alla luce della caduta del regime comunista nel 1989. Dopo una breve introduzione storica, darò una schematica descrizione del contesto interno ed estero del regime comunista all'interno del quale maturava la dinamica dei conflitti che avrebbe portato alla rivoluzione pacifica del 1989. Per una discussione più dettagliata delle politiche economiche si rimanda alla relazione sull'argomento presentata in questa stessa sessione. Concluderò con una trattazione delle possibili alternative per il futuro e delle implicazioni per l'Occidente. Questa relazione è stata presentata a Getecna oggi 11 novembre 1990.

Lo sfondo storico e culturale

L'elemento più importante nel retaggio storico polacco è probabilmente l'influenza pluri-secolare della Chiesa cattolica, che dall'undicesimo secolo occupa una posizione politica, oltre che culturale, senza rivali. Neanche il partito comunista, nei quarant'anni di dominio politico del paese, ha potuto ottenere una penetrazione nella società di livello paragonabile. Accanto al cattolicesimo, altro fattore storico della Polonia moderna è una certa tradizione di democrazia, anche se solo a livello embrionale, che si è sviluppata a partire dal tredicesimo secolo. In quel tempo, si formava il primo parlamento polacco, che peraltro, a differenza di quanto accadeva in Inghilterra, vedeva prevalere l'aristocrazia sulla borghesia. Il potere aristocratico impedisce la formazione di un regime parlamentare costituzionale ma anche il sorgere di una monarchia assoluta, ed infatti il re polacco veniva eletto dal parlamento in quella che per questo motivo, curiosamente, era chiamata la Repubblica di Polonia. Questa esperienza è oggi spesso richiamata alla memoria come la radice politica nazionale alla quale si vuole rifare la Polonia post-comunista.

L'impero polacco cresceva con vicissitudini alterne da quel periodo fino alla metà del seicento, ma diveniva poi sempre più inefficiente e si avviava al declino politico. In quei secoli, si sviluppava un'ostilità più o meno permanente contro la Russia, l'Ucraina e la Lituania a Est, ma anche con la Prussia e l'Austria ad Ovest ed a Sud. Il progressivo declino culminava, alla fine del settecento, con la scomparsa della Polonia come entità statale a seguito di tre successive partizioni a spese di Austria, Russia e Prussia.

In tutto questo periodo si sviluppava, forse più che in tutti gli altri paesi dell'Europa orientale, un forte legame culturale con l'Occidente del rinascimento e dell'umanesimo, particolarmente con la Francia ma anche con l'Italia. Anche grazie a ciò, l'integrità culturale del paese sopravvive al tentativo di russificazione nella parte orientale e di germanizzazione in quella orientale; il modus vivendi migliore i polacchi lo trovano con gli Austriaci, più tolleranti delle realtà indigene della loro fetta di Polonia.

La Polonia riesce a riguadagnare l'indipendenza approfittando della contemporanea sconfitta delle sue tre potenze occupanti nella Prima Guerra Mondiale. Il neonato stato polacco tenta addirittura una improbabile rivincita contro la neonata Unione Sovietica, approfittando della debolezza del nuovo regime di Mosca subito dopo la fine della Guerra, mentre imperversava ancora la guerra civile contro i Bianchi zaristi. Le forze armate polacche erano però sconfitte ed il paese rischiava quasi di essere riannesso all'URSS quando le armate sovietiche arrivavano fino a Varsavia.

Nel periodo tra le due guerre, la Polonia si trovava schiacciata ed impotente tra Unione Sovietica e Germania nazista, cercando invano garanzie di sicurezza dalle democrazie occidentali. Decidendo, al contrario della Cecoslovacchia, di combattere l'aggressione hitleriana, il governo di Varsavia porta Francia ed Inghilterra a dichiarare guerra alla Germania e fa così del paese la miccia della Seconda Guerra Mondiale.

Il paese nel "blocco sovietico"

La condizione politica della Polonia del dopoguerra è stata influenzata in modo determinante, così come quella degli altri paesi dell'Europa orientale, dal rapporto con l'Unione Sovietica. In quell'ambito, ha rivestito un'importanza politica cruciale il modo perverso in cui quei rapporti si erano sviluppati subito prima e durante la guerra. Perverso perché l'URSS staliniana non aveva mai voluto considerare la Polonia come un alleato, e persino i comunisti polacchi esiliati a Mosca, come del resto quelli di tanti altri paesi, cadevano sotto la scure delle purghe fratricide. 

Nel 1939 si stringeva quella che i polacchi hanno sempre considerato la vergogna del Patto Molotov-Ribbentrop, nonostante tutto, le armate polacche sopravvissute alla disfatta contro la Germania cercavano di riorganizzare le forze in URSS per poter proseguire la guerra, ma Stalin, convinto della non affidabilità di un corpo ufficiali nazionalista e certamente non comunista, procedeva alla loro sistematica eliminazione nelle foreste di Katyn, cercando poi di accollarne la responsabilità ai tedeschi. 

Altro episodio, non meno grave dal punto di vista polacco, fu il freddo cinismo con il quale l'Armata Rossa assistette all' annientamento della resistenza (non-comunista) di Varsavia da parte dei tedeschi alla fine del 1944. Per finire, i polacchi si sono anche visti imporre l'installazione forzata del governo provvisorio (comunista) di Lublino dopo la liberazione. Stalin approfittava dell'ambiguità contenuta nel testo dei Patti di Jalta per non indire libere elezioni ma porre il mondo davanti al fatto compiuto del regime comunista che si insediava al seguito dell'Armata Rossa. Non sorprende che il risultato di tutto ciò sia stato il rafforzamento dell'odio storico dei Polacchi contro i Russi, che sarà solo formalmente malcelato durante il regime comunista.

Dopo la presa del potere, il regime comunista procedeva alla statalizzazione dell'economia ed all'industrializzazione pesante forzata sul modello sovietico. Questo processo non è peraltro mai diventato completo. La collettivizzazione è stata particolarmente ridotta in agricoltura: mai più del 10% del terreno agricolo è stato di proprietà dello stato.

Questa tendenza subiva un brusco arresto nel 1956, quando nel corso del processo di destalinizzazione si diffondeva una rivolta popolare un po' in tutto il paese, e specialmente a Poznan. Questa veniva repressa dal regime, a differenza dell'Ungheria senza l'intervento sovietico, probabilmente perché considerata da Khrushchev una questione interna dei polacchi: nessuno aveva infatti messo in discussione il collocamento geopolitico del paese all'interno del Patto di Varsavia, come aveva invece fatto Nagy in Ungheria. Come in Ungheria, dopo i moti del 1956 saliva al potere un'élite comunista, guidata da Stanislaw Gomulka, che acquisiva una qualche rispettabilità in quanto poteva vantare un passato anti-staliniano.

Negli anni che seguivano, Gomulka poneva fine allo stalinismo ma non proponeva rimedi efficaci alle strozzature dell'economia pianificata, che deteriorava progressivamente. La crisi arrivava quando un aumento dei prezzi scatenava una protesta dei lavoratori dei cantieri navali di Danzica nel 1970, brutalmente repressa dalla polizia con ingente spargimento di sangue. La dimostrazione di Danzica, anche se schiacciata, comunque costringeva Gomulka alle dimissioni. Gli subentrava Gierek, che negli anni settanta cercava la chiave della economica nell'apertura verso l'Occidente. Qui i comunisti polacchi ricercavano i capitali per ovviare alle manchevolezze del sistema pianificato senza doverlo cambiare. L'Occidente ricco di un forte eccesso di valuta si dimostrava incautamente prodigo, e forniva crediti senza porre condizioni.

Il risultato era un crescente indebitamento cui non corrispondeva un aumento della produttività, e quindi della capacità di esportazione. Gli investimenti si dimostravano inevitabilmente sterili perché non abbinati a riforme efficaci, mentre si lasciavano aumentare i consumi interni (che servivano a mantenere un minimo di supporto per il regime) anche quando si trattava di beni importati dall'Occidente a fronte di una bilancia commerciale sempre più passiva.

Il conseguente bisogno crescente di valuta portava ad una allentamento dei controlli, pionieristica nei paesi del socialismo reale, anche in materia valutaria. Ai Polacchi il regime concedeva di detenere liberamente valuta convertibile; di accedere ai negozi speciali di "esportazione interna" (PEWEX) dove si acquistavano beni di lusso, generalmente importati, solo per valuta; e persino di aprire conti correnti in valuta nelle banche dello stato, senza che a nessuno venga chiesto dove e come tale valuta fosse stata procurata. 

A parte le importanti rimesse ai parenti degli emigrati polacchi, specialmente dagli Stati Uniti, era conoscenza comune che questa valuta proveniva dall'enorme quantità di contrabbando che si era sviluppata in Polonia, frutto dell'esportazione clandestina di beni acquistati a prezzo politico per Zloty, e venduti poi a clienti occidentali per valuta. Spesso, questi beni non erano neanche di produzione polacca, ma venivano procacciati, quasi sempre illegalmente, in altri paesi dove potevano essere acquistati senza esborso di valuta pregiata. Era per esempio facile trovare nel mercato nero polacco caviale, pellicce, e persino oro di produzione sovietica.

Non a caso ho parlato di allentamento dei controlli, e non di liberalizzazione: si era infatti sviluppato non tanto un mercato valutario, quanto un'incontrollata anarchia, di cui era anche difficile stabilire le proporzioni. Inoltre, l'anarchia valutaria favoriva una fiorentissima economia sommersa, in cui aveva un ruolo importante il mercato nero dei beni sottratti dai dipendenti alle aziende collettive e di stato, o dai militari all'esercito. Ma l'indebitamento estero dello stato continuava a crescere, e diventava il più alto in Europa orientale. 

Alla fine del decennio Varsavia incontra difficoltà nel servizio di questo debito, per non parlare del ripagamento, anche perché nel frattempo si erano chiusi i rubinetti dell'Occidente, dove salivano i tassi di interesse. La situazione economica diventava sempre più politicamente insostenibile per il governo di Gierek.

La miccia per le trasformazioni degli anni ottanta era innescata ancora una volta dagli operai dei cantieri di Danzica. I loro scioperi nell'estate del 1980 erano ancora una volta causati dal progressivo deteriorarsi dello standard di vita, dopo le illusioni di benessere degli anni settanta. Il regime questa volta non reprime la manifestazione con la stessa brutalità di dieci anni prima, i sindacati ufficiali compromessi col partito non riuscivano a guadagnarsi un ruolo, e nei cantieri poteva nascere il sindacato libero di Solidarnosc. Dopo la sigla di precari accordi nell'Agosto, seguivano nuovi scioperi, e Gierek cadeva esattamente come Gomulka prima di lui. Seguiva un breve periodo di sbandamento del partito di cui approfitta Solidarnosc per consolidare la propria posizione non più solo sindacale ma anche sempre più chiaramente politica, con oltre dieci milioni di membri che aderivano in pochi mesi, più di quanti non ne avesse mai avuti il partito in trentacinque anni al potere. 

Questo successo portava ad una rapida politicizzazione di Solidarnosc, che da sindacato si trasformava in movimento politico e minacciava letteralmente di travolgere l'ordine socialista. Dopo che vari segnali facevano pensare ad un imminente intervento militare sovietico, nel Dicembre del 1981 il nuovo segretario generale del partito, generale Woiciech Jaruzelski, dichiarava lo Stato di Guerra, sospendeva Solidarnosc e fermava brutalmente il processo di democratizzazione in corso.

In questo periodo, cresceva esponenzialmente il ruolo della Chiesa nella politica della Polonia, anche grazie al fatto che a Roma sedeva dal 1978 un papa polacco. La Chiesa cattolica era sempre stata l'unico polo politico d'opposizione tollerato dal regime, e per questo suo ruolo paradossalmente privilegiato attirava molti più consensi di quanti non fossero i veri credenti. D'altra parte, il clero era stato in passato costretto a moderare il proprio intervento politico per sopravvivere allo stalinismo. 

Quando fu imposto lo Stato di Guerra, il Primate Glemp invitava i Polacchi ad ottemperare alle disposizioni governative, allo scopo di evitare la guerra civile. Negli anni che seguivano, la Chiesa diveniva sempre più attiva come punto di riferimento dell'opposizione, e forniva un indubbio sostegno a Solidarnosc, anche se la cooperazione tra le due strutture era a volte molto difficile, perché Solidarnosc funzionava in base a principi democratici mentre la Chiesa rimaneva una struttura rigidamente gerarchica ed autoritaria.

In un'intervista con La Repubblica nel 1990 egli indica la sua graduale conversione al liberalismo nel corso degli anni ottanta, parallelamente al graduale fallimento di tutte le misure di compromesso sistemico. Al momento della salita al potere di Gorbaciov, alla metà degli anni ottanta, la Polonia è già, con l'Ungheria, il paese del blocco più avanzato sul terreno delle riforme economiche e delle libertà interne, compresa una libertà di viaggiare e di emigrazione limitata solamente dalla mancanza di valuta e dai limiti imposti dai paesi occidentali alla concessione di visti d'ingresso.

Ma crisi terminale del sistema è solo rimandata: comincia nella primavera del 1988, quando una nuova ondata di scioperi viene indetta per reclamare aumenti salariali di fronte all'inflazione galoppante. Negoziati prolungati portano all'accettazione da parte del governo di una "Tavola Rotonda" con Solidarnosc nel Gennaio 1989. 

Le discussioni cominciavano in Febbraio e duravano circa un mese, e culminavano con l'accordo ad indire elezioni che, anche se solo parzialmente libere, avrebbero portato alla creazione del primo governo a guida non comunista nell'Europa orientale del dopoguerra.

Recenti sviluppi politici

Politica Interna

Il problema di Jaruzelski, all'inizio del 1989, era come assicurare la transizione verso un'inevitabile maggiore rappresentatività nel sistema politico, senza provocare una guerra civile o un intervento sovietico, che a quel tempo non poteva ancora essere categoricamente escluso. A Mosca si cominciava a parlare di abbandono della "Dottrina Brezhnev" della sovranità limitata, ma delle decisioni definitive, se erano già state prese, non si era ancora presa piena coscienza all'estero.

A seguito degli accordi della "Tavola Rotonda", si aveva la piena ri-legalizzazione di Solidarnosc, cui si accompagnava un'amnistia politica incondizionata. Le prime elezioni semi-libere seguivano nella tarda primavera del 1989. In queste, il Partito Operaio Unificato Polacco (POUP) si era preventivamente assicurato il controllo del 65% della camera bassa (con più poteri legislativi) del Sejm (Parlamento). In una schiacciante dimostrazione di forza politica, i candidati appoggiati da Solidarnosc ottenevano il rimanente 35% e 99 dei 100 seggi disponibili nella camera alta (Senato) che non prevedeva quote pre-assegnate al POUP, ed il restante seggio andava ad un candidato indipendente (vedi tabella). Persino tra i candidati del POUP che erano in corsa senza opposizione la sconfitta era palese: solo il 2% otteneva il necessario 50% dei voti al primo scrutinio. 

Tutto ciò produceva un'umiliazione che equivaleva ad un colpo di grazia per il partito. Piuttosto bassa l'affluenza alle urne, forse testimonianza di un'apatia politica, o di timori reconditi, che neanche l'evidenza della fine del comunismo riuscivano ad eradicare: 62% dell'elettorato votava nel primo turno e poco più del 25% nel secondo, mentre il 42% prendeva parte alle elezioni amministrative del maggio 1990 che più o meno hanno confermato i risultati del 1989, compreso il fiasco per i due partiti "socialdemocratici". Alla prossima prova Solidarnosc probabilmente non sarà più più unita e gli ex-comunisti potrebbero anche scomparire completamente dalla scena parlamentare.

Dopo le elezioni parlamentari, ed a seguito di una febbrile trattativa, Jaruzelski veniva eletto presidente nel Luglio 1989 per sei anni (vedremo però che si dimetterà nel 1990) dopo essersi dimesso da segretario del POUP per diventare il presidente di tutti i polacchi. Jaruzelski si presenta oggi, al momento della sua definitiva uscita dalla scena politica, come un patriota che ha salvato la Polonia dalla guerra civile e dall'invasione straniera. Indubbiamente, il Cremlino di Brezhnev non avrebbe tollerato il pluralismo che di fatto Solidarnosc rappresentava nel 1981, e non lo avrebbero tollerato neanche Andropov o Chernenko. Ma è anche indubbio che tale pluralismo non era neanche in cima alla lista delle priorità di Jaruzelski.

Nell'estate si assisteva all'ultimo goffo tentativo del Partito di proporre un Primo Ministro nella persona del Generale Kiszczak, figura impopolare che aveva avuto un ruolo visibile nella repressione del post-1981. Solidarnosc rifiutava di entrare in un governo di coalizione a guida comunista, evidentemente per evitare di divenire corresponsabile degli inevitabili sacrifici e degli eventuali fallimenti senza essere realmente in grado di decidere la politica estera ed economica da adottare. Ma senza Solidarnosc, pur con la maggioranza assoluta artificiosamente assicurata, il POUP non poteva formare un governo che avesse un minimo di probabilità di affrontare i problemi del paese.

Sul finire dell'estate, quindi, il Presidente Jaruzelski è costretto a dare l'incarico per formare il nuovo governo a Tadeusz Mazowiecki, un intellettuale cattolico appoggiato da Solidarnosc. Figura molto vicina alla gerarchia della Chiesa, Mazowiecki era stato internato nel Dicembre 1981. In breve si poteva avere cosí un governo rappresentativo, il primo a guida non-comunista dell'Europa orientale post-bellica, nel quale venivano offerto al POUP il dicastero della difesa, forse più che altro per non dover mandare esponenti dichiaratamente anti-comunisti alle riunioni del Patto di Varsavia. Significativamente, il primo viaggio all'estero di Mazowiecki non era a Mosca, come da rito formale precedente, ma a Roma, per consultazioni tutt'altro che formali con il Papa polacco.

Nel Gennaio 1990 il POUP si trasforma nel Partito Social Democratico nel disperato tentativo di riacquistare un po' di credibilità e di presentabilità politica dissociandosi dal proprio passato. Ma anche questo gesto disperato ed un po' patetico fallisce miseramente e probabilmente senza appello, cosí come accaduto agli ex-comunisti ungheresi, tedeschi orientali e, pochi mesi dopo cecoslovacchi.

Alla departitizzazione del governo corrispondeva l'inizio di una capillare opera di depoliticizzazione dell'esercito e della polizia. Prima tutti gli ufficiali erano membri del partito; adesso, al contrario, non solo tale appartenenza è equivalente ad un marchio d'infamia, ma vi sono forti pressioni per vietare l'appartenenza degli ufficiali a qualunque partito. Lo stesso vale per la polizia di stato. La polizia politica, i famigerati Zomo che in Occidente siamo stati abituati a vedere per anni con il manganello in mano nei filmati sulle dimostrazioni anticomuniste, è stata sciolta; tuttavia, la struttura dei vecchi servizi segreti (Sluzba Bezpieczenstwa, o SB), o almeno frammenti di essa, rimane potente e capace di azioni intimidatorie al di là del controllo del capo del governo (ma forse con la connivenza del Ministro degli Interni comunista).1

La liberalizzazione politica interna in Polonia è oggi pressoché totale, cosí come non si registrano più violazioni dei diritti umani. Logica conseguenza di tutto ciò l'ammissione come osservatore al Consiglio d'Europa nel novembre 1990, a Roma. É certa l'ammissione a pieno titolo nel prossimo futuro, probabilmente non appena si saranno celebrate le prossime elezioni, completamente libere, per il Sejm.

Politica Estera

Si è detto come il rapporto con l'URSS avesse costituito il fulcro delle relazioni esterne della Polonia del dopoguerra. Come per tutti gli altri paesi della regione, con Gorbaciov si è avuta una graduale svolta in questi rapporti, che si sono indirizzati verso un canale sempre più paritetico e pragmatico. Naturalmente, questa svolta è stata condizione necessaria, se pur non sufficiente, alla svolta interna descritta sopra.

Un primo aspetto fondamentale del cambiamento nelle relazioni polacco-sovietiche, che lo ha contraddistinto da quello avvenuto in altri paesi ex-satelliti, è stato costituito dal succedersi di chiarimenti degli "spazi vuoti" della storia delle relazioni tra i due paesi. Come sempre nei paesi socialisti, la revisione storiografica è stata carica di significati politici. Si è trattato più che altro di una serie di successive ammissioni da parte sovietica di fatti già da tempo ben noti in occidente, ed anche in Polonia, ma non ancora disseppelliti dagli archivi staliniani a Mosca. In primo luogo si è parlato dell'uccisione dei capi del partito comunista polacco a Mosca negli anni trenta perché giudicati troppo nazionalisti da Stalin. Ha fatto seguito l'ammissione dell'acquiescenza sovietica nell'aggressione hitleriana del 1939 tramite il Patto Ribbentrop-Molotov. Quindi c'è stato, ma solo nel 1989, il sospiratissimo chiarimento della responsabilità sovietica nel massacro di Katyn del 1941.

Nonostante l'inevitabile astio provocato da queste rivelazioni, e forse in parte proprio grazie ad esse, continuano però in Polonia, più di quanto non avvenga in altri paesi dell'ex-blocco, gli interessi in comune con Mosca. In primo luogo, sia Mosca che Varsavia hanno condiviso un rapporto contraddittorio verso la Germania federale. Al timore del revanscismo tedesco per quanto concerneva i territori persi dalla Germania a favore di Polonia ed Unione Sovietica dopo la guerra si contrapponeva il desiderio di attingere ai proficui scambi economici (ed aiuti tecnologici e finanziari) che solo Bonn poteva offrire. Anche dopo la firma dell'Atto Finale di Helsinki nel 1975, nel quale l'allora Germania Occidentale si impegnava a non cercare di modificare i confini del momento con la forza, la questione rimaneva aperta. La Polonia perciò ha insistito nel 1990 per partecipare ai negoziati "Due più Quattro", tra le due Germanie e le quattro potenze vincitrici, che hanno stabilito i modi ed i tempi della riunificazione, per quello che concerneva la questione dei confini.

Solo nel novembre del 1990 il problema è stato risolto in modo prevedibilmente definitivo con l'unificazione tedesca e la conseguente firma di trattati con Polonia ed Unione Sovietica a questo riguardo che sanciscono la definitività dei confini tra i paesi interessati, e primo fra tutti quello dell'Oder-Neisse tra Polonia e Germania. É stato questo il motivo per cui, a differenza di Ungheria e Cecoslovacchia, i Polacchi non hanno richiesto la partenza delle truppe sovietiche dal proprio territorio e l'uscita dal Patto di Varsavia, anche se è probabile che ciò avverrà presto alla luce della definitiva risoluzione della questione dei confini.

Nei prossimi anni, la stabilizzazione delle relazioni con la Germania sarà di importanza cruciale per lo sviluppo economico del paese e per il suo aggancio politico all'Europa occidentale ed economico agli Stati Uniti, che anche in virtù della grande colonia polacca sono stati indicati dal governo come una priorità per il futuro prossimo; essa dovrà procedere parallelamente allo sviluppo di nuove relazioni anche con l'URSS. Il generale consenso che esiste tra tutte le principali forze politiche a questo riguardo fa pensare che questa difficile opera di bilanciamento sia alla portata di Mazowiecki e dei suoi successori.

Altra questione è quella della minoranza polacca in Lituania, che è oggetto di discriminazioni cosí come quella russa. Lamentele a questo riguardo sono state fatte proprie dal nuovo governo, che non è inibito, come lo poteva essere il precedente, dal considerare la politica di Vilnius come un affare interno sovietico. Si deve ricordare che la capitale lituana Vilnius (Wilno in polacco) è lituana solo dal 1939, a seguito della spartizione della Polonia conseguente agli accordi Molotov-Ribbentrop. L'università della città era stata fondata dai polacchi, e nonostante ciò non c'è oggi una cattedra di lingua polacca; Varsavia non è stata autorizzata (nonostante l'assenso di Mosca) ad aprire un consolato nella città ed è persino vietato celebrare la Messa in polacco nella cattedrale di San Stanislao.2 Esiste quindi una comunanza di interessi tra Russi e Polacchi che potrebbe essere rinvigorita da una eventuale indipendenza lituana, che potrebbe indebolire la posizione delle minoranze russa e polacca, che peraltro sono numericamente le più piccole dei paesi baltici (oltre l'80% degli abitanti della Lituania è lituano).

Nell'immediato periodo dopo la liberalizzazione, nella politica estera polacca sussiste un forte pericolo di rigurgiti nazionalistici, principalmente anti-russo e anti-tedesco, ma anche diretto contro le minoranze bielorusse ucraine e lituane. A queste si aggiungono preoccupanti risvolti anti-semitici anche a causa dell'olocausto e dell'emigrazione dopo l'ondata anti-semitica fomentata in seno al POUP nel 1968 ci sono pochissimi ebrei in Polonia (la recente polemica con la Chiesa cattolica sul convento delle Carmelitane ad Auschwitz era sostenuta da ebrei stranieri). La recente campagna presidenziale ha messo in evidenza con graffiti e slogan diretti contro ebrei e minoranze etniche.

Tutti questi aspetti del nazionalismo polacco, a lungo repressi, si sono, alla fine del 1990, almeno temporaneamente assopiti. Ma, seppure in forma diversa, potrebbero risorgere; per esempio, c'è astio in Polonia per il trattamento non sempre signorile riservato agli emigranti polacchi in Germania, ricambiato dall'astio tedesco per un'ondata di stranieri, spesso entrati illegalmente, in un momento in cui la nuova Germania deve pensare a sistemare civilmente 17 milioni di stranieri in patria. Parimenti, la questione dei polacchi in Lituania è stata convenientemente messa da parte nel momento in cui Varsavia era concentrata ad ottenere il definitivo riconoscimento dell'Oder-Neisse, ma potrebbe cambiare se Vilnius dovesse far ricorso alla mobilitazione di energie nazionalistiche per ottenere l'indipendenza.

Nonostante il nazionalismo, si riscontra in Polonia una maggiore sensibilità per il potenziale di una continuata collaborazione con gli altri paesi neo-democratici della regione e particolarmente con la Cecoslovacchia e l'Ungheria. Finora questo atteggiamento non è stato però corrisposto, in quanto tutti gli altri paesi dell'ex-comunità socialista sono preoccupati quasi esclusivamente di rescindere i legami con Mosca ed allacciarli con l'Occidente.

Politica economica

Per una trattazione più dettagliata delle riforme economiche in Polonia si rimanda alla relazione a questo preposta in questo stesso convegno. Ci si limita qui ad alcune considerazioni di particolare valenza anche politica. La situazione economica al momento del cambio di governo nel 1989 poteva essere senza esagerazione definita come disperata. L'inflazione nel 1989 era di oltre il 700%, il PIL era in crescita negativa, il debito estero, di cui non si poteva più neanche pagare gli interessi, era salito ad oltre 43 miliardi di dollari, di gran lunga il più grande in Europa orientale (anche se, pro capite, inferiore a quello dell'Ungheria). Non c'era praticamente stata alcuna forma di competizione tra i produttori nazionali, quindi nessun incentivo ad innovare e la cosa era degenerata ancora da quando la crisi economica aveva quasi obbligato ad eliminare le importazioni dall'Occidente.

Riforme economiche

Più decisamente che in tutti gli altri paesi est-europei in via di democratizzazione, in Polonia è stata adottata all'inizio del 1990 una terapia d'urto, concordata con alcuni autorevoli economisti stranieri, che ha cominciato ad essere messa in pratica nonostante l'impopolarità di alcuni suoi aspetti essenziali. Un ulteriore problema per Mazowiecki è stato che non ci sono stati precedenti storici su cui basarsi, per cui si può asserire che il suo governo sta coraggiosamente affrontando acque pericolose senza carta nautica. Alla drastica svalutazione della moneta è corrisposta la liberalizzazione dei cambi (passo importante verso la convertibilità) che ha spinto lo Zloty in basso fino a fargli raggiungere il valore reale d'acquisto, per cui è scomparso quasi di colpo il fiorente mercato nero della valuta, soppiantato da uffici di cambio autorizzati in tutte le città; oggi c'è praticamente in Polonia una convertibilità piena.

Tutto ciò ha prodotto un notevole salto di "inflazione correttiva" all'inizio del 1990, ma questo è stato un fenomeno una tantum, poi il livello dei prezzi si è assestato, anche grazie a un'indicizzazione dei salari molto ridotta (generalmente dal 20 al 30% dell'inflazione, con penalità fiscali per le aziende che li aumentassero di più). L'aumento prezzi è stato peraltro compensato dalla maggiore disponibilità di beni di consumo e da file più corte; per questo tipo di vantaggi è difficile avere una misurazione esatta della caduta del potere d'acquisto cosí come è tradizionalmente definito, ma a chi conosce quanto pesasse sulla vita dei Polacchi non il costo dei beni quanto la fatica di trovarli il salto qualitativo appare notevole.

Contemporaneamente, si è avuta sia l'eliminazione di quasi tutte le sovvenzioni statali alle aziende in perdita, sia l'apertura al commercio estero, entrambe le misure allo scopo di stimolare la concorrenza e quindi premiare la produttività delle imprese migliori. Infine, si è avuta l'apertura della Borsa di Varsavia nel novembre 1990, la seconda in Europa orientale dopo quella di Budapest che si era aperta in Agosto, ancora con strutture rozze, solo qualche PC per organizzare il lavoro di un piccolo, ma il seme è stato gettato su terreno fertile.

Più del 90% dell'industria polacca era stata statalizzata dai comunisti, e Mazowiecki, nel privatizzare, deve ora cercare la classica quadratura del cerchio. Il governo si oppone alla proprietà dei lavoratori per motivi di efficienza, anche alla luce del cattivo esempio della Jugoslavia. Si è offerto invece un compromesso in alcune industrie dove è stata offerta agli operai una partecipazione minoritaria. 

Per le stesse industrie i passi da compiere sono di portata enorme: l'efficienza degli input era pessima, particolarmente per quanto concerne l'energia, causa questa non solo di bolletta energetica gravosissima (soprattutto dopo la cessazione delle vendite a prezzo agevolato da parte dell'URSS) ma anche di inquinamento. Il settore servizi era sottosviluppato, occupando solo il 35% della forza lavoro e solo ora si cerca di renderlo adeguato ad una moderna economia post-industriale quale la Polonia aspira a diventare.

La filosofia che sottende tutto ciò è che non si può superare un precipizio in due salti, bisogna farlo in un salto solo. Si sapeva che i disagi immediati sarebbero stati notevoli, nella forma di inflazione e di disoccupazione, ma all'inizio sono stati accettati dalla popolazione in quanto proposti da un Primo Ministro appoggiato da Solidarnosc, poi è cominciato il malcontento. Il governo Mazowiecki è stato finora in grado di far sopportare sacrifici facendosi forte dell'entusiasmo politico suscitato dalla rivoluzione, senza il quale difficilmente i Polacchi sarebbero stati cosí accondiscendenti. Ma presto il carattere populista dell'organizzazione è emerso, e si è concretizzato nella sfida vincente di Walesa per la presidenza.

Rapporti economici con l'estero

Si è detto della liberalizzazione dei commerci; grazie ad essa, beni di consumo esteri sono oggi largamente disponibili sul mercato, sebbene a prezzi molto elevati. Questo sta creando le condizioni per un maggiore intervento delle imprese occidentali sulla piazza polacca, oggi finalmente diventato potenziale mercato pagante in valuta.

Alla liberalizzazione commerciale si è accompagnata quella degli investimenti, con l'apertura a capitali stranieri, cui sono state vendute persino colossali imprese statali di importanza strategica, quali i cantieri navali di Danzica. Politicamente, questo tipo di iniziative

Grazie alla buona volontà dimostrata dalla Polonia, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno attestato l'incapacità della Polonia di pagare, e tutti i prestiti commerciali in scadenza fino alla primavera del 1991 sono stati rifinanziati.

Politica Militare

Per quarant'anni la Polonia era stata sostanzialmente una via di transito per il mantenimento della roccaforte sovietica sui confini della NATO in Germania Est. Ci sono sempre state poche truppe sovietiche stazionate permanentemente in Polonia, circa due divisioni negli anni ottanta, nulla se paragonate alle venti nella piccola RDT. Ma questa cifra nasconde l'importanza strategica della Polonia per le comunicazioni con il potenziale fronte. Dopo il 1980, quando l'affidabilità di Varsavia vacillava sotto l'incalzare di Solidarnosc, i sovietici avevano anche predisposto comunicazioni militari dirette via mare tra l'URSS e la Germania.

Oggi il Patto di Varsavia è in fase di scioglimento, almeno nella forma che siamo stati abituati a riconoscere per quarant'anni. Nella regione c'è indubbio sostegno per l'idea che il Patto e la NATO debbano essere sostituiti da una nuova organizzazione di sicurezza pan-europea, che dovrebbe scaturire presumibilmente dal processo di Helsinki II avviato dal Summit di Parigi del novembre 1990. 

In ogni caso, la Polonia, insieme all'Ungheria, già dalla fine del 1989 aveva iniziato a stabilire contatti diretti con la NATO in materia di controllo degli armamenti, non nascondendo l'interesse ad una più stretta collaborazione bilaterale con questa organizzazione quando le condizioni politiche generali del continente lo renderanno opportuno. Nel breve termine, la Polonia ha proposto di riformare il Patto a cominciare dalla struttura di comando, assegnando più poteri ai comandanti dell'alleanza in quanto tali, eliminando l'attuale subordinazione alla gerarchia militare sovietica.

Sul piano interno, l'ultimo governo comunista aveva già iniziato alcune riduzioni e riorganizzazioni nel 1989, che continuano oggi. Non è stato ridotto il livello nominale delle divisioni, ma è stato ulteriormente ridotto il loro già relativamente basso livello di mobilitazione in tempo di pace. Infine, autorevoli esponenti militari hanno scritto sulla desiderabilità di una ristrutturazione che prescinda dalle unità pesanti predisposte per lo scenario passato di conflitto con la NATO a favore di unità più agili, armate più leggermente e logisticamente autosufficienti.3 

Tutto questo si è tradotto in una riduzione di circa 100.000 unità negli effettivi delle forze armate. Riduzioni consistenti anche nei mezzi corazzati e nell'artiglieria, con centinaia di pezzi obsoleti distrutti, e nell'aviazione. Modernizzazioni invece in marina, con l'acquisizione di nuovi mezzi da sbarco, e nelle forze aeree, con l'entrata in servizio dei primi MiG-29.

La spesa militare è stata tagliata di circa la metà, in termini reali, nel 1989 rispetto all'anno precedente. É poi rimasta stabile nel 1990, anche se è difficile fare paragoni con il passato in quanto l'elevato livello e l'aleatorietà dell'inflazione non consentono di valutare con precisione il variare effettivo dell'onere della spesa militare sull'economia.

Prospettive

La democratizzazione politica in Polonia, anche se ancora da perfezionare, è ormai un fatto acquisito e non reversibile a meno di sconvolgimenti cataclismatici non solo nel paese, ma nel continente europeo nel suo insieme. L'unica minaccia residua è quella di una ricaduta autoritaria in caso di prolungata crisi economica e tentazioni di escamotage nazionalistico. Anche se improbabile, questa eventualità non è impossibile.

La riforma economica procede coerentemente ed a ritmo forzato, più che altrove nella regione e invero come da manuale di economia. Walesa sarà però probabilmente costretto ad abbandonare l'attuale populismo, diventare più pragmatico ed usare tutto il suo carisma per far accettare i necessari sacrifici ai polacchi. Nonostante ciò, c'è da temere che, alla luce dei problemi ancora all'orizzonte, forse il carisma di Walesa non basterà. C'è da augurarsi che egli continui a seguire la strada imboccata da Mazowiecki. 

Se lo farà, due sono le alternative più probabili: o i Polacchi lo seguiranno, o ci potrebbe essere una nuova crisi politica ed istituzionale, in quanto non ci sono altri che possano riuscire più di lui a spendere capitale politico per il successo della transizione all'economia di mercato. D'altro canto, ci sarà un serio pericolo per il processo di riforma nel suo insieme se egli cercherà di correggere l'attuale recessione artificialmente per attenuarne l'impatto sociale, creando cosí pressioni inflazionistiche e minando il successo dell'operazione di riconversione nel suo insieme.

La credibilità del governo, e quindi la sua capacità di fare accettare sacrifici, potrebbe essere messa in dubbio se non ci saranno miglioramenti tangibili nel corso del 1991. La sconfitta di Mazowiecki alle elezioni presidenziali dimostra come i Polacchi abbiano una scorta di pazienza molto ridotta, nonostante il Primo Ministro stesse operando una rapida ed esemplare transizione all'economia di mercato, che tutti vogliono e per fare la quale era stato eletto. Il comportamento elettorale non è stato forse molto razionale, ma ciò non sorprende dopo quattro decenni di promesse non mantenute, e questo atteggiamento non cambierà solo perché è cambiato il regime.

Conclusioni ed implicazioni per l'Occidente

La riforma politica in Polonia è praticamente ultimata, e le prossime elezioni libere saranno l'ultimo tassello per completare il quadro democratico del paese. Il paese è avviato sulla strada di una rapida e coerente riforma economica verso il mercato. Ma i tempi necessari a ciò non sono ben determinati ed il successo non è assicurato.

Gli aiuti finanziari occidentali di cui la Polonia fa pressante richiesta possono fare molto in quanto, più che negli altri paesi della regione, le condizioni per un loro utilizzo efficace sono state in buona parte create. Gli aiuti economici dall'Occidente sono però ancora pochi. Le banche private non sono disposte a rischiare a causa della precarietà del corso economico e della situazione finanziaria del paese, e qui può essere utile l'intervento politico dei governi.

É inoltre nell'interesse dell'Occidente incoraggiare la cooperazione intra-regionale in Europa orientale per meglio utilizzare le potenziali complementarità della regione est europea con l'Occidente. In questo campo, la Polonia si è dimostrata più sensibile di altri paesi limitrofi, ma è comunque opportuno continuare a far pressione in questo senso. In particolare, bisogna far capire che il risorgere del nazionalismo, a cui potrebbero essere tentati di far ricorso futuri governi polacchi in difficoltà economiche, non gioverebbe né alla causa della democrazia, né a quella della pace in Europa, cui noi Occidentali teniamo aprioristicamente.

L'accettazione nel Consiglio d'Europa sarà un riconoscimento importante del successo del movimento democratico polacco nello scorso decennio, ma proprio per questo non deve essere formalizzata fino a che non saranno indette elezioni veramente libere; d'altro canto non deve neanche essere ritardata oltre tale scadenza. Più avanti nel tempo, e comunque dopo il 1993, l'associazione alla Comunità sarà un passo obbligato, se le attuali tendenze dovessero confermarsi, verso l'adesione piena, probabilmente verso la fine del decennio.

BIBLIOGRAFIA

Argentieri, Federigo: "L'Europa Centro-Orientale", relazione preparata per il convegno Europa '90, Istituto Affari Internazionali, Roma, Novembre 1990.

Cespi: La Polonia dalla Tavola Rotonda al Governo Mazowiecki, Note & Ricerche, Roma, febbraio 1990.

Gati, Charles: "East-Central Europe: The Morning After", in Foreign Affairs, Vol. 69, No.5, Winter 1990/1991.

Geremek, Bronislaw: "Post-Communism and Democracy in Poland", in The Washington Quarterly, Vol. 13, No.3, Summer 1990.

International Institute for Strategic Studies: The Military Balance, 1990-1991, annuario di analisi militare.

International Institute for Strategic Studies: Strategic Survey, 1989-1990, annuario sulla situazione strategica internazionale.

Labedz, Leopold: Poland under Jaruzelski (New York: Charles Scribner's Sons, 1983).

Sachs, Jeffrey and David Lipton: "Poland's Economic Reform", in Foreign Affairs, Vol. 69, No. 3, Summer 1990.

Szayna, Thomas S.: Polish Foreign Policy under a Non-Communist Government: Prospects and Problems (Santa Monica, CA: Rand Corporation, 1990).

The Economist: Foreign Report, settimanale.


NOTE

1Jachowicz, Jerzy: "Short Report on the Ministry of Internal Affairs", in Gazeta Wyborcza, 23 Marzo 1990, tradotto dal polacco dal Soviet Studies Research Center, Royal Military Academy, Sandhurst.

2Kowan, Tadeusz: "Wilno, c'est-a-dire Nulle Part?", in Le Monde, 23 Aprile 1990.

3Koziej, Stanislaw: In the New Conditions: Strategic Defence, settembre 1990, tradotto dal polacco dal Soviet Studies Research Center della Royal Military Academy, Sandhurst, Regno Unito.

27 March 1981

Article by Dan Lubin in "The Hoya", newspaper of G.U. on Polish Seminar

At the end of the month, Georgetown University will be the forum for a unique and unprecedented program. The United States International Communication Agency (USICA) has agreed to sponsor a seminar between the Warsaw School of Planning and Statistics (Polish acronym: SGPiS) and Georgetown University. The seminar, conceived and organized by Georgetown juniors Andrew Menard and Marco Carnovale, is designed to promote extensive exchanges of knowledge on different political and economic issues.

24 June 1980

End of the semester abroad in Poland

We spend the morning in Venice, just showing Cathy the highlights. I have some rubles left and manage to change them, at a very unfavorable rate, at a money changer in Piazza San Marco.

After lunch we get back into Giallina one last time for the home stretch to Rome. Mum, dad and my brother Fabio are waiting at our apartment in Via dei Mille, and a genuine Italian home-made dinner prepared by our family chef Anna concludes our trip.

It is over.

But I know it is not really over. I know I will return to Poland in the future, for personal and professional reasons. Borzena is scheduled to come and visit this Summer. Marian and Ewa surely will be in touch and we'll try to make some money together trading goods between Italy and Poland.

It's been the most instructive period of my life. I went to Poland because I was interested in the "real" socialism. Never a socialist myself, as a political scientist in the making I wanted to understand the thinking beyond the wall. I thought better knowledge could foster mutual understanding, and peace.

The problem is, no one in Poland seemed to care about socialism. Those who did speak about it hardly ever said anything positive. It was different in the USSR, where some of those we met did seem to believe in their official ideology.

We'll see, for now it's time to take in a good night sleep in my own bed!

22 June 1980

Driving south, policemen and lake Balaton

We wake up at 8 after a good night's sleep and head out to visit the house where Cathy's father lived before emigrating to the United States. It's a modest house but in fairly good shape. Who knows what it looked like when he was here?

For dinner Cathy's family serves us some hearty boszcz, lots of proteins and vitamins to take us through the day. After lunch we bid farewell and head south, toward the border. No problem with Polish customs, all our stuff gets through no questions asked.

We are back in Czechoslovakia and this time we manage to get through without getting lost or running into Soviet military bases. Can't help but notice the innumerable monuments to Soviet military equipment that dot the road. Kind of eerie, anyway better than the other military we met when we transited the country northbound.






We reach Budapest in the late afternoon and start looking for a hotel, but prices are way too high for our budget, so we decide to drive on.

As we progress along the main highway we stop occasionally to look for a place to sleep. Some camping grounds are cheap enough but fully booked. We decide to drive on, maybe all the way to Italy! At this point two policemen stop us and start looking for trouble. They check our passports, Giallina's papers, our tires, everything is fine. Or almost fine: they find that the light of Giallina's rear plate is broken. They say we must pay a fine of 200 forints (about 10 official US dollars, there is almost no black market for currency here, the black rate is abut 30, only fifty percent higher). We could pay but their attitude is irritating and we decide to dispute the fine. What follows is an endless discussion, they are clearly trying to take advantage of us foreigners to pocket some cash. But we finally manage to tire them out and drive on.

It's pretty late when we reach lake Balaton and find a nice little hotel for 5 dollars per room! We are not sure exactly where we are, but the area is pleasant and well maintained. Balaton is the main resort region of Hungary and a destination for many tourists from the socialist brother countries. Our fleeting impression of Hungary is that the standard of living is higher than Poland.

21 June 1980

Drive to Przemisl

We are ready to leave Warsaw at 9:30am. Last pictures together with our Polish classmates and friends. All of them came to say goodbye: Stefan, Romek, Borzena, Ella, Bonga, Elzbieta, Alina, Leszek, Tadek. This is it, our last departure from Warsaw, not for a drive around the country or the USSR, but to go home.

Romek and Stefan

Borzena Romek Ann Stefan Andrew and Marco

Alina Bonga Marco Ann Elzbieta Cathy
Leszek

Elzbieta Alina Bonga

Elzbieta Andrew Alina Tadek Bonga
Cathy Wadim Ann

Andrew and Romek


It's been an immensely interesting and fun to spend these four months in Poland. I know I will be back, though I don't know when. Borzena will come visit me in Italy soon.

Just before leaving the capital, we fill our tank with our last black market gasoline from Jan's station. The drive to Przemisl is smooth and easy. Funny I should think of it this way. A few months ago I would have described Polish roads in less positive terms, but I guess we are used to it by now.

Once there, we meet Cathy's auntie, her father's sister. She's been waiting for us. She can only offer one room to us in her small apartment, but it will do. We'll squeeze in, Andrew and I in one bed and the girls in the other. There is no hot water and no sewage in the building, a strange smell whiffs out of the toilet, but we don't mind the small hardship.

This family is clearly not rich, but very hospitable nonetheless. Dinner is based on kanapki. After  which, three ladies and one man, in their thirties, not sure who they are, friends we guess, arrive and offer to take us for a tour of the town. Nothing much, but it gives us a good idea of a different Poland than that we have seen so far in Warsaw and other major cities.

20 June 1980

Last day in Warsaw, for now

Andrew and I go to the girls' dorm after breakfast, but they are not there. They were supposed to return yesterday from their tour of Finland and northern Poland. We are slightly worried, not that anything serious is likely to have happened (though you never know) but we had planned to start our trip back to Italy tomorrow...

Then Marek, Borzena's brother, calls to say everything is fine: Ann and Cathy are in Warsaw, they arrived in Gdansk with the night ferry from Helsinki at 9 o'clock, and managed to hop on a plane on to Warsaw. They just did not have a chance to call. We are relieved!

The afternoon is spent looking after our luggage and especially the last paperwork. We need a Polish exit visa, a transit visa to get us through Czechoslovakia and an entry visa into Hungary. By 5:30 in the afternoon our passports are decorated with a new collection of colorful stamps and we can relax. The most difficult was the Polish exit visa: after several months here we need to prove our course is over, our stipend is properly accounted for, our onward visa are in order. A friendly lady at the office somehow likes us a lot and puts our papers on top of the pile, just to be nice. She does not ask for money, just smiles.

We then go and say good bye to Marian and Ewa. I decide to buy a silver and marble clock they wan to sell, will present it to my parents. Because there are no official receipts, I am, strictly speaking, not allowed to export it. Silver is one of those precious metals that, if you can find it on the black market, is very cheap here, so the authorities want to prevent its contraband.

We also have various items that are not backed up by official sale receipts, like our monster 2kg Soviet caviar can, next to the pocket-size half-kilo can of Soviet caviar.


Final dinner at Borzena's home. The final intake of hearty home made Polish food. The kind that is often impossible to find in the shops but that her family, can manage to squeeze out of the black market. Or "free market" as, more appropriately, it is called here. She, always a melancholy type, weeps a bit, her mother more. In fact we all do a little bit, though the guys try to hide it.


19 June 1980

Getting ready to leave Poland

In the morning we go to meet the Rector of our university. We have a plan: organize a two-pronged student seminar meeting between Georgetown U. and SGPiS, one event each in Washington, DC and Warsaw. It should do much to improve understanding and it surely will be lots of fun. He agrees but, as expected, has little money to contribute except hospitality expenses in Warsaw. We'll have to take care of that from the US side. We'll try.

This highly intellectual endeavor is followed by a more mundane one: buying Russian caviar in the market of "Praga" a neighborhood of Warsaw that is famous for a farmers'smarket. Or fishermen's market. Or Soviet traders' market. Here you can find Russians who have the right connections to buy caviar (or gold, diamonds, furs...) at subsidized prices in the USSR and then sell it at enormous profit in Poland. Sometimes to Poles, in the best case to Westerners who pay convertible cash.

We buy half a kilo of premium Beluga caviar to eat ourselves and a huge can of 2 kg which we plan to resell once we reach Italy. We'll see.

Romek presents me with a beautiful fur hat. It's not the season to wear it now but it will come in handy in Washington next Winter.

One last currency exchange. I buy some Czechoslovak Koruna from Marian. Keep some and sell some to Pat for Hungarian Forint. We'll be driving through both countries and need a bit of each. Our professionalism in currency black market deals has reached enviable levels of sophistication.

In the evening we start packing crystals, caviar and the rest of our belongings. It will be a challenge to fit everything in Giallina's trunk. Also, there where three of us on the way from Italy, now we have Cathy. But somehow we do it. We stuff even the back seat of the car with tightly wrapped merchandise.

If they stop us at the Czechoslovak border and ask about all the crystal, we'll say we bought it with our student stipend. We are entitled to spend up to half of it on domestic goods and export them duty-free. Hardly believable but it's the law. We are going to be safe.

18 June 1980

Crystal and corals

Easy day of rest, laundry, catching up with our classmates at the dorm.

In the evening I go and meet Marian and Ewa at their place. News of our shipment to Italy is not good: my crystal vase broke. The big atlas and my old Tsarist rubles made it OK through customs and the rough handling of LOT Polish Airlines. There was no choice, Alitalia is not flying to Warsaw. Even Alitalia is usually better that flag carriers from Comecon countries. I long for a time when flag carriers won't exist any more. Why should governments have anything to do with flying people and cargo?

Marian and Ewa are very kind, they got me a new crystal vase! And one for Andrew. He also has a gift of corals for mom and another set of corals which he kindly asks me to smuggle out of the country. I am not sure why corals are such a good deal in Poland. But they are.

17 June 1980

Back to Warsaw

Our ferry docks at Gdansk harbor in the early afternoon. It's been quiet sailing, quite different from that of a few days ago from Finland to Sweden. Lots of Poles on the ship: Sweden is one of the few Western countries that grants visa-free access to Polish tourists and they take advantage of it. For tourism, for business, for trading, at the edge of legality, all the goods they can buy in Sweden and that are out of reach in Poland. Sweden is surely capitalizing on its neutral role in the Cold War.

Smooth ride to Warsaw and evening with Romek, Stefan and the rest of the crowd. We tell our stories from the USSR over kanapki and vodka.

02 June 1980

Bureaucracy and floor lamp for a wedding

Full day dedicated to jumping over bureaucratic hurdles. Pick up passports, fill in forms... We considered buying rubles on the black market, the savings are huge. We actually bought them, but then changed our mind and decided the risks were not worth the gain. Because tomorrow is our big day to travel to the USSR and we don't want to spoil it with problems at customs before we even set foot in the country.

Dinner is at Borzena's, of course.

We later go and see Marian, who will ship my "old" atlas and the crystal to Italy, with a little tip to the customs officer my "antique" should make it through without problems (it will).

Late at night, back in the dorm, we get a visit by Marta, the lady who had tried to marry either me or Andrew a couple of months ago (see posts or 1, 3, 24 March, 1 April). She says she got engaged and is getting married soon. She does not say with whom. We give her the floor lamp we bought here as a wedding gift. We are leaving soon and won't need it any more. She readily accepts and appreciates, they have to furnish a house now!

30 May 1980

Air ticket no, train ticket yes

Back in Warsaw Ann and Cathy want to buy airplane tickets to go to Krakow. Cathy has not been there and Ann wants to show the beautiful city to her. But to buy an airplane ticket in Poland, even a domestic flight ticket, you need a passport. Or at least foreigners need a passport. However we don't have our passports as they are currently with the police to extend, yet one more time, our visas. So no tickets. We drive to the railway station, where they can buy a train ticket to Krakow, for which you don't need a passport. Oh well, they'll enjoy the landscape more.

To celebrate their accomplishment we go all together to the Winiarna, on the Rynek Starego Miasta, the central market square of the capital. The choice of wines is average but prices, for us, are very low even for imported Italian and French wines.

An ice cream at the Victoria hotel concludes the morning. A couple of drunkards are hanging out by the hotel gate and they offer to wash our car while we lick our ice creams, whch we readily accept. Giallina badly needs a good clean after the adventure in Mazuria.

Ice cream leads to tea at Borzena's. Her mother insists that we have lunch there but we don't want to take advantage one more time of their hospitality, which we know costs them very dear. This time, somehow, we are able to extricate ourselves. Back home, easy afternoon of rest.

Dinner with Andrew and Romek at the Baziliszek restaurant. These dinners at expensive (for the locals) restaurants have become so routine that I have almost completely ceased feeling ashamed about it. I felt even a bit guilty in the beginning, but that went away quickly.

27 May 1980

Getting lost in the Mazurian region

Giallina in the Mazurian forest
After breakfast we get rolling for Augustow. We arrive for lunch and eat at a totally non descript place for peanuts, nothing to write here about but it's filling and reasonably tasty. We decide not to spend more time here and instead try our luck in the beautiful surrounding forests.

After which we keep driving into the Mazurian forest. We decide to be adventurous and veer off the main paved road into a dirt side path lined by very tall trees. We wanted adventure and sure enough we got it, as for the second time in this trip we got hopelessly lost. Luckily this time we did not run into any Warsaw Pact military bases. There are no soldiers around, I think with a sigh of relief. There is no one around at all, actually, I think with somewhat less relief.

We drive through a couple of small villages, farms really, but there is no one around to talk to. We then run into a drunk old, very old man, in his eighties for sure, or at least he looks in his eighties, who is driving a tractor. That is fairly remarkable a feat in itself, as most farmers we have seen in the region have their plows pulled by horses.

He leads us to his nearby farm, where we are introduced to three, possibly four generations of Mazurian farmers.

She can stay in my room, niema problemu

There is a really really old lady dressed in black with a green shawl on her head, who does not speak much. Perhaps because she seems not to hear much either. But she is very friendly, smiles a lot. Then there a a couple of very young kids, maybe five and three years old or something like that. They should be in school, I think.

The drunk tractor driver shows us around a bit. We are invited for tea in the modes but dignified farm house. Here another man, I guess the son of the old lady, in his forties maybe, becomes very friendly. He says we can stay with them for the night if we want, we are welcome. The house is clearly not adequate to host four additional people. We insist that we do not want to disturb. He insists too, specifically indicating with hands and eloquent smiles that Ann can stay with him in his room. Right. He must be the father of the two kids, but where is his wife? Or maybe he is not, who knows, and does it matter? He insists, Ann would not disturb him at all in his room, even if there is only one bed. He really tries to persuade us that this would be best for all, as it is getting late in the day and it might be difficult for us to drive out of the forest and find a place to stay.

It is with some difficulty that we eventually manage to extricate ourselves from this friendly company. After some trying, we even manage to get out of the forest and find a hotel to spend the night.


Mazurian farming

26 May 1980

Rowing in the wind

Ann rows hard
There is a pretty lake nearby and we try to rent a canoe or a row-boat. No chance, they say all their boats are reserved. But there is no one around, the place is clearly not busy. I suggest to Ann that she tries and out some dollars and repeat the question. Magically, any boat we want is now available!

This says much about how deeply rooted corruption is in this country. I am not even sure it is appropriate to call it corruption. Corruption means you are doing something wrong, out of line, disruptive of the system. But here it is a way of life, it is normal, it is expected and universally practiced. It IS the system, for things big and small

We choose a row boat and go out into the lake. The sky is cloudy but it does not rain and it is just altogether pleasant. It's cool and windy but it's fun to be out in the nature and do some exercise.

After a while, it get really cool and really windy and it's difficult to steer our boat back to the peer we started from. The man who rented the boat to us sees this and come out to pick us up with a small outboard. It is a bit humiliating, especially as we were never really in danger, but still, it's helpful! We give him three dollars as an extra tip for getting us out of trouble and he is so happy he literally jumps with joy.

Easy evening of card playing and chat in our hotel. We mostly play "scopa", the Italian game I have taught my three American friends.

25 May 1980

Leave Gdansk for Oliwa and the Masurian region

Late departure after a leisurely breakfast that does not end before 10:30, but yesterday was a long day...

Oliwa cloister
Anyway we finally get going and head to Oliwa, a suburb of Gdansk with an interesting abbey that exudes history. This was a major headquarters for the Cistercian monks for centuries. Poland's catholic roots reach quite deep in history. It was also a proud town, even an independent one when it was briefly separated from the city state of Free Gdansk in the 1920s. Huge organ inside.

We then move toward Malbork, where we arrive in the late morning to admire the imposing fortress.

Our next stop in the Masurian region. Finally we get some sunny weather and the countryside is beautiful. The small towns and villages we drive through are rather desolate however, much poorer than those we saw in the South of the country.

We reach Olsztyn at dinner time and end up eating at the "Karolowe" restaurant. We have no clue where to go and this is a recommendation from an Italian guide book I have with me. Less than impressive meal, but cheap.

After the early dinner we decide to move on and try to aim and find a place to sleep at Ruciane Nida. In the meantime we need gas for Giallina. We find a station and buy 48 liters. The man at the pump agrees to sell us fuel at black market prices, but refuses to take his cut like all his colleagues. I think he says something along the lines of "this is the right price for the Poles and it should be the same for the foreigners, screw the government rules" but I am not exavtly sure. He is a really honest black market fuel seller.

When we reach Ruciane Nida there is no hotel to speak of.  We move on to Wygryny, a small village of a few hundred people. We stop and ask some passersby for a hotel, and they look at us with puzzled expressions: "Where are you trying to go at this time in this neck of the wood?" they seem to say without speaking. We move on and run into a bunch of drunkards that can't believe they got free entertainment making fun of us fools.

Then luck seems about to strike when a tiny old man says he is working to build a hotel, but then adds that it won't be ready before next year! However, a big signpost from the PTTK (the Polish Tourist Board) announces that "the trees are our friends". Which is just as well as it looks like we may have to spend the night in their company.

We fearlessly drive on and reach Pisz, a small town of some 20,000 souls. it's past 10 pm but we find a small hotel with two rooms. We even manage to smuggle Cathy in as a student of SGPiS so that she can pay the reduced rate.

The evening ends with a couple of beers and playing cards and a long conversation with Ann under the romantic starred sky.

24 May 1980

To Hel and back

Get up early and take a ferry to Hel (one "L"). Nothing special, but lost of dogs with no tail roaming around, and tons of dead fish on the beach, bizarre. It is very cold.

Fish and chips Polish style
From Hel we take another boat to Sobot, a nice little town. Long walks until we stop for some fish and chips and a beer (60 zloty).

We almost miss the boat to go back to Gdansk in the evening, as the sea gale (Force 6) forced the cancellation of several ferry rides. We have to buy a ticket to gain access to the ticket office because the peer we need to go to at the harbor is considered a "garden", really bizarre.

Again we unsuccessfully try to change some money on the black market but the changers' technique is always the same and we can not conclude an honest black market currency transaction!

It's been a long day, we grab some food so not memorable I forgot to write about it and hit the sack without the usual card games or chat and comments on the day.

23 May 1980

Gdansk money, atlas and music

Gdansk
It gets a bit complicated at check-out in the morning because Cathy, who is a visitor while we are "locals" must pay in hard currency while we can pay in zloty. The difference is huge, about 4 times the real cost in black-market money. And we have to stay at least another night. So we decide to pay up for today and then check her out. She will sneak back into the hotel tonight unofficially.

Baltic Sea
Full day touring Gdansk. We need more money and try to change with some street changers, but unsuccessfully. They all try to cheat us. Can you cheat someone who is trying to illegally change money with unauthorized currency dealers at black market rates? Mmmmmhhh...... Anyway, their technique is always the same: they first accept any exchange rate we suggest, and hand you the zloty equivalent, minus 50 or 100 zloty. When we count the money and point out that they are short changing us, they start arguing and try to take money away from our hands. We are alert enough to avoid being literally ripped off our dollar bank notes, at which point they want their zlotys back and run, and try with some other tourist.

At a second hand bookstore I find a beautiful atlas, printed in 1923, which I buy for 1000 zloty. The bookseller warns me that I may have problems exporting it because it was made before 1945, and as such it is considered an "antique" item and needs an export licence. We'll see, I am sure Marian can help with this kind of things.

In the evening classical concert: the Gdansk Philharmonic plays a program of Brahms (violin concerto) and Sibelius (2nd symphony). They play quite well in my opinion, but the concert hall is quite beat up. Tired furniture and chairs, fading colors. It could use a refit.

Dinner at the Pod Lososzem restaurant, where I taste a great piece of liver. The others have grilled salmon, also quite tasty.

22 May 1980

Drive North to Gniew and loud rock in Gdansk

Today it's our designated departure for Gdansk, the old Geman Danzig, in the North of the country, by its Baltic Sea shores. But, of course, we can not leave without our almost-daily meal at Borzena's. We are served a sumptuous breakfast at 9:30, lots of proteins and caffeine. Good, we'll appreciate that during our long drive.

After taking care of ourselves we take care of our car. Giallina needs a clean, and only after having fulfilled that duty we can start our drive north.

We drive by Torun, some 250 km to the north, after a winding and altogether pleasant road along the Vistula river. No time for sightseeing though, we must reach Gdansk tonight. Just after Torun we stop at a road-side eatery to eat some excellent mushrooms.

We choose to continue on secondary country roads instead of the highway. More interesting, you never know whom you we might meet. We are in Pomerania, a land of ancient Teutonic (German really) roots and deep historical significance because of that.
Gniew of Teutonic memory

We do take a little time off at Gniew, an old "Mewe" fort of the Teutonic Knights, it's really fascinating. Another quick pit stop is to buy some gasoline, and even though we don't know the guy he sees our foreign plate and immediately proposes a deal for some black market fuel. Kombinowac...

We finally arrive in Gdansk by sunset, after some 450km of driving, and find two rooms at the hotel Monopol. We are quite tired and decide to have dinner here, to just eat and relax.

If only... Little did we know, there is a very loud and unbearable rock group playing really bone-shattering music until midnight. Yet the locals seem to appreciate it. It seems that, even though Poland does have access to most Western music, there is still a fairly naive attitude to rock and roll: the louder the better. Not unlike what one can find in smaller Italian provincial towns, only more so. Rock music as protest is a thing of the past in the West, but I have a feeling it is still very much a thing of the present here.