30 September 2016

Arriviamo a casa... per la prima volta!

Camera con vista, Changsha


Sveglia presto, oggi è il grande giorno: andiamo a casa, dove non siamo ancora mai stati! Per me ovviamente è la prima volta a Guiyang, la "piccola cittadina" come insiste a chiamarla mia moglie (poco meno di 1 milione di abitanti, ma si sa che i numeri sono grandezze relative).

Lasciamo una Changsha grigia, preda di una pioggerellina che rinfresca ma fa fatica a spazzare via lo smog per cui la capitale dell'Hunan è famigerata. Lifang mi dice che ogni volta che viene qui è sempre così, in tutte le stagioni: grigio. Meno male che non mi sono sposato una ragazza di Changsha!

Dall'ultimo piano dell'hotel si vede il fiume, sarebbe una bella vista se ci fosse qualche colore in più Proprio sotto di noi una struttura avveniristica. Ci dicono essere un nuovo museo delle belle arti, mi ripropongo di andarlo a vedere la prossima volta.

Dall'albergo alla stazione mezz'ora ininterrotta di grattacieli, perlopiù residenziali ma anche, ovviamente, uffici. Grandi cartelloni commerciali, ma non molti di tema politico. Qualche slogan del partito che esorta a costruire il socialismo, niente di più.

Intercontinental Hotel lobby, Changsha

La stazione ferroviaria è affollatissima, domani comincia la settimana di vacanza per la festa nazionale: il 1 ottobre 1949, infatti, Mao  Zedong proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese dal balcone della città proibita che affaccia sulla grande piazza Tiananmen (la porta della pace celeste), a Pechino. 

Chiedere a un cinese quante ferie ha non è facile: c'è chi non ne ha mai! Molti lavoratori senza contratto, per esempio, lavorano tutti i giorni dell'anno, forse si prendono una giornata di riposo per capodanno, e basta. A volte sono lavori a tempo parziale, ma comunque... Molti altri, centinaia di milioni, hanno una settimana all'anno di ferie pagate. I più fortunati, che lavorano per aziende internazionali nelle grandi città, arrivano ad avere un mese, più o meno come in Europa.

Poi però ci sono le vacanze ufficiali cinesi. A capodanno ci sono 3 giorni, lo stesso per la settimana nazionale che comincia domani. Poi un giorno per la giornata dei defunti, uno per il festival di mezzo autunno, e uno per la festa delle barche dei draghi. Infine uno per la festa del lavoro, il 1 maggio. Facendo qualche "ponte" si riesce a far un breve viaggio, oppure ad andare a trovare la famiglia per le feste comandate. Il capodanno cinese è la più grande migrazione della storia umana, oltre mezzo miliardo di persone che si spostano. Gli spostamenti della settimana nazionale non sono di proporzioni altrettanto bibliche ma poco ci manca.

Facciamo appena in tempo a prendere il treno. Sono l'unico straniero e per me non basta obliterare il biglietto come fanno tutti, il che fa scattare la barriera e permette di scendere verso il binario. Io invece devo far vedere il mio passaporto ad una controllore umana, che deve controllare non so cosa. Lifang deve insistere perché la zelante impiegata la faccia finita e ci lasci passare, poi via di corsa verso il treno che, puntualissimo, è fermo al binario, pronto a schizzare verso sud. È la mia prima esperienza su un treno veloce della CHR (China High-speed Railways) e devo dire che ne esco impressionato: puntialità, pulizia, velocità, silenziosità. Certo i biglietti non sono economici per i cinesi a 149 Rmb (quasi 20 euro) per un tragitto di due ore, ma per me li valgono tutti. A Changsha, sull'asse ferroviario che va da pechino fino a Hong Kong, passa un treno veloce ogni pochi minuti e, specialmente di questo periodo, sono tutti pieni a giudicare dalla sala d'attesa traboccante di umanità che abbiamo fatto fatica ad attraversare.

Eppure non bastano ancora, abbiamo avuto difficoltà a comprare i nostri biglietti oggi. Si possono comprare online, con un telefonino, ma quasi sempre la app dice che non c'è posto. Allora c'è un'altra app che prova per te ogni qualche minuto fino a che non agguanta un posto, magari per una cancellazione, o perché non mettono tutti i biglietti disponibili in vendita tutti insieme. A secondo dell'affluenza prevista, la app ti dice che probabilità hai di aggiudicarti un posto su questo o quel treno. Bisogna bilanciare le esigenze di orario con il rischio di restare a terra...

 

 E mantenere un margine di sicurezza, soprattutto se si devono prendere coincidenze internazionali. Lifang è diventata bravissima ed e riuscita ad acchiappare due posti per un treno che ci porterà a Chenzhou in prima serata.

Puntualissimi, in un paio d'ore siamo a Chenzhou, dove ci viene a prendere l'agente immobiliare tramite il quale abbiamo comprato casa. Un giovanotto sulla trentina, si vede che è molto motivato, ci racconta come gli affari vadano benissimo. La classe media cresce a Guiyang, arrivano i soldi dei giovani che sono andati a lavorare nelle grandi città. Si costruiscono tantissime case, ma non c'è pericolo di un eccesso di offerta, la domanda continua a crescere. Speriamo che abbia ragione, e di aver fatto un buon investimento!

Arrivati in città lasciamo i bagagli a casa di uno zio, Xiaoping, da cui staremo qualche giorno prima di inaugurare il nostro appartamento, e poi andiamo a dare una rapida occhiata alla nostra futura prossima dimora, a poche centinaia di metri di distanza. La prima impressione di Guiyang è limitata dal fatto che è già buio, ma si respira un'aria di grande attività, luci accese, gente per strada. L'appartamento è in ottimo stato, avrà solo bisogno di una bella mano di pulizia e siamo pronti.

Poi cena sotto casa sono passate le 8 di sera,  è tardissimo per cenare da queste parti, siamo stanchi e non abbiamo voglia di cercare troppo, quindi prendiamo posto al primo ristorantino che ci capita sotto mano. Si mangia bene, ma prezzi da grande città! Zuppa di non ricordo che carne e ortaggi, succulenti costolette di agnello leggermente piccanti, cavolo cinese ripassato. Servizio approssimativo, locale trasandato. Dopo qualche mese noteremo che il ristorante ha chiuso i battenti.

Ma di ristoranti non ne mancano, abbiamo visto decine di insegne già qui nel nostro quartiere, non vedo l'ora di sperimentare la vera cucina dell'Hunan, oltre ovviamente a quella, che già so essere ottima, dei miei suoceri. Del resto non ci sarà scelta: mi dice Lifang che in questa "piccola cittadina" non ci sono ristoranti di cucine internazionali. Non ancora, ne sono convinto, ma arriveranno. Non ce ne sono molti neanche di cucine di altre province cinesi, siamo in Hunan e si mangia cucina dell'Hunan.

Costolette di agnello, il primo pasto a Guiyang






29 September 2016

Changsha theater





Street theater performance downtown Changsha.

28 September 2016

Buddhismo e spettacolo a Changsha

Colazione panoramica oggi, siamo al 27° piano dell'albergo con una vista fino all'infinito sul fiume e sulla città. In realtà non proprio all'infinito, perché oggi, come tutti i giorni, a Changsha c'è una nebbiolina fitta e grigia che riduce drasticamente la visibilità, soprattutto la mattina presto. Forse è l'inquinamento, lo smog come a cera a Londra negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, la commistione di nebbiolina atmosferica e fuliggine di carbone e petrolio bruciati.


Ma Lifang mi dice che Changsha è sempre stata così, anche quando lei era piccola e non c'erano auto in strada, solo biciclette. Quanto al riscaldamento, in Hunan non lo ha praticamente nessun edificio, né pubblico né privato, perché si sono convinti che essendo una provincia meridionale non serva, anche se la temperatura magari in inverno va sottozero. Adesso le auto ci sono, eccome!, ma il riscaldamento no. Comunque la nostra vista panoramica è limitata al fiume e qualche fila di palazzoni, tutti rigorosamente grigi.

Usciamo a piedi ma pioviggina e decidiamo quindi di ricorrere ad un fidato Didi. Detto fatto, in pochi minuti siamo al Tempio di Kaifu, il principale sito buddhista della città. Costruito nel X secolo DC, durante il convulso periodo cosiddetto delle Cinque Dinastie e Dieci Regni, quando la Cina era in preda a feroci lotte civili, tra la caduta della florida dinastia Tang e prima dell'ascesa dei dinamici Song. Fu l'ultima volta che la Cina (che allora comprendeva soprattutto la parte meridionale della Cina odierna) fu frammentata in tanti stati sovrani, ma il buddhismo continuò, come un ritornello, a fare capolino tra una battaglia e l'altra.

Changsha ne ha vista di battaglie... le ultime, terribili, furono contro gli invasori giapponesi; ma già prima, negli anni venti del XX secolo, la guerra civile tra comunisti e nazionalisti aveva visto la distruzione del tempio di Kaifu. Quello che vediamo oggi è una fedele ricostruzione.

Al tempio atmosfera pacata, silenzio. Poche persone, fedeli che vengono a fare offerte alimentando un fuoco con bastoncini di incenso che emettono un fumo accecante.



Non ci sono turisti. Mangiamo qualcosa ad un ristorantino senza pretese, zuppetta su tavolini di plastica ma quel che basta.

Poi a spasso per la capitale della provincia. Non è proprio la città più affascinante del mondo... ma ci sono angoli antichi relativamente ben preservati. Una strada pedonale porta alla residenza di Jia Yi, uno scrittore e poeta del II secolo DC. Oltre che per il lavoro artistico, diventò famoso per aver scritto ....

La passeggiata ha stimolato l'appetito, e la zuppetta del tempio è stata digerita da tempo. Mentre Lifang entra in una graziosa boutique  e si prova alcuni cappottini di lana leggera, primaverili, con dei grandi dragoni ricamati sulla schiena, mi avvicino ad un botteghino che vende calamari alla griglia.

Il cuoco è indaffarato con brace e cefalopodi, ma il suo amico sul ciglio del negozio è molto attivo ad attirare clienti. Quando mi vede, ovviamente l'unico straniero da chissà quando, si rivolge a me in discreto inglese, non per vendermi calamari ma per chiedere chi sono e che ci faccio qui.

Ben contento di fare conoscenza gli racconto un po’ di me e intanto ordino un calamaro. Poi mi racconta di lui, ha imparato inglese un po’ a scuola ma soprattutto da solo, su internet. Ha un buon lavoro ma gli  piace venire qui, in strada, ad incontrare persone nuove, soprattutto stranieri, che sono pochini. Così aiuta il suo amico a vendere calamari e attacca discorso con i passanti come me.

Nel frattempo arriva Lifang, che mi dice di aver provato due cappottini col drago ricamato sulla schiena, uno nero e uno grigio, ma di non essere sicura di quale scegliere. Chiedo quanto costano, e siccome la cifra è assolutamente ragionevole le consiglio di comprarli tutti e due. Contenta, torna alla boutique, mentre io comincio ad addentare il calamaro fumante che è appena uscito dalla griglia su due bastoncini di legno.

La serata finisce con uno spettacolino di varietà, eh sì sono arrivati anche qui. Un cabaret Moulin Rouge in scala ridotta. Un prestigiatore taglia una donna a metà e il pubblico applaude ma intanto sono tutti occupatissimi con i cellulari. Non smettono un secondo di messaggiare, surfare, comprare. Quindi un corpo di ballerine, tra cui alcune di fattezze caucasiche, addobbate di bikini sbrilluccicanti e lunghe penne in testa che ci regala un balletto scenografico con tanto di luci psichedeliche e musica da big band.


Poi c'è una danza irlandese, nientepopodimenoché, sulla falsariga del ballo in Lord of the Dance, lo abbiamo visto a Londra, un musical di grande successo caratterizzato dal fatto che i danzatori battono i tacchi di metallo sul palcoscenico per tutto il tempo.

Quindi un artista calligrafo propone i suoi dipinti fatti sul palcoscenico all'asta, e il pubblico compra.

Per me il numero più interessante è stato quello dello scalatore di sedie. Comincia da una e poi le impila una sull'altra e ci sale sopra fino a che non si distende in posizione "volo d'uccello" su una colonna di una dozzina di sedie, reggendosi con una mano sola. E così abbiamo avuto anche il circo!

Il pubblico applaude a scena aperta, ma non con le mani. O meglio non con le proprie mani di carne ed ossa: usano mani di plastica fissate ad un bastoncino che quando si agitano producono un rumore simile all'applauso ma... plastico, forte, secco, duro!



Applauso di mani di plastica per l'acrobata!

Finale di serata in un ristorante locale con lumache e aragostine di fiume. Mao ci guarda da un piccolo piedistallo rosso. Chissà che pensa quando guarda la Cina di oggi: contento per il successo interno ed internazionale dei suoi successori? O deluso perché hanno, di fatto, abbandonato il suo progetto comunista?

Mao welcomes you to the Fire Palace Restaurant

Aragostine di acqua dolce

Lumache di fiume al cipollotto




27 September 2016

Bus ride to Changsha and a dip in a pool

Morning packing in our room. It's a grey dull sky, not conducive to one last effort to do more sight-seeing. Last great breakfast buffet at the hotel. Pork bites and taro is my favorite.

At 3pm we board a two-level bus to Changsha. No staff is around to help stow our bags in the hold. Or I should say there was quite a few staff around, but no one thought of the possibility of helping passengers, some of whom were older travelers. Once we are done we can climb to the top level for a better view.

The bus was almost empty. The seats were quite comfortable and so was the temperature, though the aircon unit was noisier than might have been hoped. We left on time and I began to enjoy the rolling Hunanese landscape careening in front of the window as the driver kept a crispy, almost hurried pace.

After a short drive in Wulingyuan, the town near the Zhangjiajie park, the bus stops to pick up some packages for delivery to Changsha. The driver takes some cash from someone who is clearly the sender of the package but issues no receipt. Maybe it's an extra income on the side...

The highway smooth and clean, like many in China these days. I can't stop admiring the amazing work that's been done for the national transportation infrastructure over the last few decades. The fields seem to be mostly in good shape, industrious farmers at work. The small urban areas we encounter are not exactly charming, with lots of grey concrete and houses with no character, but I suppose they probably took the place of muddy huts with no running water, and if so it is an improvement.

Lots of unfinished construction along the way and no one is working on almost any of the sites that pan in view of our windows. Some buildings look like they could become pretty smart condominiums if they ever make it to completion. I have read that there has been a boom of construction in parts of China in recent years, a rush to buy property, and this created a bubble that might be about to burst. Many Chinese today seem to believe, like many Italians did in the past until they got burned, that real estate never goes down. I hope not as we have just finalized the purchase of our family apartment in Guiyang!

The taxi stand at the Changsha West Station too crowded, Lifang decides to go for a taxi. This driver comes forward and talks to her and offers to take us, but after we load our bags in his trunk he refuses to go by meter and asks for 60 Rmb )about 9 euros) to take us to our hotel, the Intercontinental. Lifang thinks it is a rip-off and she must be right. We choose another one and he takes us down to his "brother" at the proper taxi stand. He was obviously a scout who hoped for a cut from taxi drivers to whom he brought business. The new driver accepted to go by the meter then as we go Lifang notices the meter running too fast, it is already way past 60 Rmb and we are not even close to our destination, it must have been tricked. Lifang is furious and after a long discussion whose exact content I can only guess, he agrees to a flat fee of 50 Rmb.

We can finally check-in at the Hotel Intercontinental, and are pleased to learn that they have decided to add free breakfast for free to our reservation. We were tired and really wished for an hour or two in the spa or pool, and smiled when they told us it was open until 1:00am. However, after rushing to drop our bags in the room and change, it was 11pm, the pool was just closing down. The lady at the spa reception smiled but said there was nothing to be done. Well, she might have been right under normal circumstances, but Lifang is not one to take no for an answer. Not when she'd been promised a dip in the pool after a long and tiring bus ride.

In the end, the director shows up and they open the pool just for us! They are clearly trying to impress, and they certainly did.


26 September 2016

Zhangjiajie and Tianmenshan

Partiamo tardi. Ancora più tardi del solito! Lifang non sta benissimo, abbiamo quasi rinunciato alla gita ma poi siamo partiti comunque alle 14. Autobus verso la montagna di Tianmenshan, la "montagna della porta del cielo" drammatici paesaggi di picchi  acuminati che si stagliano sulle lussureggianti foreste verde scuro. Anche se oggi il cielo della "porta del cielo" è coperto, i colori attenuati, quasi una visione in bianco e nero ma comunque affascinante.


Lunga fila per prendere la cabinovia, 256 Rmb il biglietto di ieri del "Peak" di Zhangjiajie non vale. Una volta in cima comincia una lunga camminata in mezzo alle montagne, letteralmente! Spericolati camminamenti in vetro spesso qualche centimetro sono attaccati con staffe di metallo alla roccia. Si infilano le scarpe in apposite  galosce per non graffiare il vetro e via lungo il costone della montagna, in posti che normalmente sarebbero accessibili solo a uccelli e qualche lucertola.

Mi sento un alpinista ardito, ma invece che piccozza e imbragatura ho solo la mia macchina fotografica e posso camminare facilmente. Il fatto che fortunatamente non soffro di vertigini aiuta, perché guardando in basso, attraverso il vetro, la vista è da paura!

In un'altra parte del parco i sentieri sono sempre appesi alla parete ma fatti di cemento, meno impressionanti ma ugualmente scenografici.

Un ascensore di vetro che sale e scende lungo la parete a picco ci aiuta negli spostamenti ed aggiunge un ulteriore tocco di iperbole al ricordo del pomeriggio.

Siamo gli ultimi ad andare via, le guardie ci scortano fino all'uscita. L'ultimo bus ci deve aspettare, gli altri sono abbastanza scocciati, e li capisco. Cerchiamo di essere gentili e scusarci ma senza molto successo. Mi dispiace far aspettare, ancora di più che aspettare io stesso. Cercheremo di evitare in futuro.




La sera a cena al ristorante "Xiangsi" (estern Hunan)  con una bella terrazza ma illuminazione al neon un po' tristanzuola. Tofu e cavolo cinese in zuppa, rana piccante, rapa piccante. Beviamo "vino" di riso, deve essere un distillato perché fa 32 gradi di alcol! Lo vendono al kilo! Dobbiamo parlarci un po' per convincerli che a noi due ne bastano, e avanzano, 250 grammi per la cena...

25 September 2016

Zhangjiajie: caverne e gamberi di fiume

Oggi giornata sulle montagne di Zhangjiajie, con imponenti strapiombi e drammatiche caverne carsiche. Ci avviciniamo al sito a piedi sotto un sole a piombo, e pagato il biglietto ci fanno salire su un pullmino che ci porta all'entrata delle caverne. Percorso di curve a gomito su per la montagna. Ad ogni curva parte un avviso in cinese e inglese: "stiamo per entrare in una curva, State seduti e aggrappatevi ai braccioli", così per decine di volte fino a che arriviamo a destinazione!

Sul piazzale antistante l'entrata delle caverne vedo un cartello, sempre cinese ed inglese, che legge così:

Tourism Etiquette Rules for Chinese Citizens

The cultivation of a congenial and harmonious travel environment benefits every tourist. it is our burden to be a tourist with refined manners and to observe the following tourism etiquette rules.

1. Keep the environment clean and tidy. Don't spit about or spit chewing-gum. Don't litter and don't smoke except in designated areas.

2. Observe public order. Don't yell or shout out loud and always join in a public queue for good order. Don't walk abreast on a sidewalk. Don't talk loudly.

3.Preserve the ecological environment. Stay off public lawns and refrain from picking flowers or fruits. Don't chase or catch animals or feed them irresponsibly.

4. Protect historical sites and cultural relics. Don't inscribe anything or scrawl graffiti on them. Don't touch or climb on top of them and observe restrictions when taking photos with them.

5. Be respectful to the people around you. Don't try to snapshoot pictures with foreign friends without their permission. Don't sneeze onto them.

6. Don't occupy public facilities for too long. Esteem the work of the service staff. And respect the local religious customs.

7. Show courtesy to others. be dressed appropriately. Don't go barebacked in public places. be considerate toward the aged, the disabled and give them priority. Be chivalrous to the female by allowing them first. Never use vulgar language.

8. Take part in healthy entertainments. Say no to feudal superstitious activities. Stay away from pornography, gambling and drugs.

Mi sembrano buoni principi, saggi insegnamenti. Chissà perché quanto appena riportato dovrebbe essere applicabile solo ai cinesi. Forse perché le autorità sono al corrente che, per tanti turisti cinesi, anche se non per tutti, i soldi sono arrivati prima dell'educazione, della cultura delle buone maniere. E poi chissà perché hanno sentito il bisogno di tradurre in inglese se i destinatari del messaggio sono i cinesi.

Poi c'è un altro cartello, questo rivolto a tutti indistintamente, che legge: 

Le buone maniere delle persone sono apprezzate tanto quanto le bellezze della natura

Le caverne sono impressionanti, si cammina per 15 chilometri sottoterra, in enormi volumi che ti fanno sentire piccolo. Ci sono anche cascate, la più alta misura oltre 50 metri di altezza.

Si paga un biglietto di 100 RMB. Entriamo con un gruppone, è obbligatorio. Ma appena dentro il nostro spirito libero ce li fa seminare e ci troviamo da soli, molto meglio per godersi le caverne!

C'è anche un giro in barca compreso nel biglietto. Le caverne infatti nascondono un lago sotterraneo che gira intorno agli anfratti più nascosti. C'è una lunga fila per salire a bordo ma fortunatamente ci sono due file: una per i gruppi, con centinaia di persone ad aspettare, ed una per i turisti individuali, con UNA persona che aspetta. Chissà perché? Naturalmente ci uniamo a lui e dopo pochi minuti siamo sul barchino. Ci viene fatto segno di sederci davanti così abbiamo il miglior posto per gustarci i colori delle luci che dipingono le pareti delle grotte.






Quando usciamo dalle caverne di Huanglongdong, la più impressionante, ci aspetta una sorpresa. C'è una manifestazione canora in corso una sorta di competizione per cori femminili. Tante signore sfoggiano colori sgargianti, eleganti, e sono piene di entusiasmo mentre posano per i fotografi. Purtroppo la competizione canora è già finita. Peccato mi sarebbe piaciuto assistere.



È stata una giornata lunga, siamo stanchi ed anche abbastanza affamati quando usciamo dal parco. Riprendiamo il bus che ci riporta in città, naturalmente stando attenti a restare seduti e ad aggrapparci ai braccioli ad ogni curva e poi a piedi verso l'albergo.

Sulla strada mi cade lo sguardo su un cartellone, oggi è giornata:

Combatti il male della religione
credi nella scienza

Io non sono religioso, anzi, piuttosto tendente all'anticlericale, se potessi tornare indietro nel tempo vorrei essere un liberale del risorgimento italiano, quando si lottava per fare Roma capitale d'Italia. Liberale politico ed economico, e libertario di vedute sociali. Ma penso che la religione dovrebbe restare un fatto rigorosamente personale, e che lo stato debba intervenire solo quando il fanatismo religioso disturba la quiete civile.

E comunque sostenere nella stessa frase di combattere la religione (oggetto di "credo" per antonomasia) e poi esortare a "credere" nella scienza mi pare contraddittorio. Non si “crede” nella scienza, e la scienza non ce lo chiede. Ci fornisce informazioni, conoscenze, non credenze. O una cosa la sappiamo se abbiamo prove scientifiche che sia vera, o non la sappiamo, forse non ancora. Ma non si può "credere" nella scienza.

Poco più avanti vediamo un ristorantino dall'aria invitante. Lifang mi dice che si tratta di pesce e frutti di mare. O meglio frutti di fiume, difficile che arrivi pesce dal mare sulle montagne dello Hunan. Decidiamo di dare un'occhiata.

Ci accoglie con grande simpatia il gestore, un ragazzo spigliato sulla trentina, che assicura Lifang di avere ottimi gamberi di fiume. Non c'è altro da dire, dopo un secondo siamo seduti.

Si chiamano gamberi ma in realtà assomigliano molto più a degli astici in miniatura, sia per forma, sia per sapore. Il signor Wu ci racconta che fino all'anno scorso lavorava nella provincia della Zhejiang (vicino Shanghai) ma poi è voluto tornare a casa qui in Hunan. L'occasione è stata la conoscenza di un ottimo fornitore di gamberi di fiume, per cui era sicuro che avrebbe avuto materia prima di ottima qualità.
gamberi di fiume


Dopo averci servito una cena luculliana torna a sedersi con noi a chiacchierare un po’. Dice che non gli capita spesso, anzi praticamente mai, di avere stranieri nel locale. Lui è interessato a parlare con tutti, tranne che con i giapponesi. Non può dimenticare la storia. È abbastanza sorprendente come ci sia ancora così tanto astio verso il Giappone. Senza dimenticare gli orrori dell'occupazione nipponica, e le atrocità commesse, sono comunque passati oltre 70 anni. Anche in Europa le atrocità naziste non sono state da meno, anzi, ma adesso il risentimento verso la Germania è limitato.

Forse una ragione è che il Giappone non ha fatto quanto ha fatto la Germania per recuperare. E la propaganda cinese non perde occasione per ricordare al popolo i fatti degli anni venti e trenta del secolo scorso. Anche se non capisco il cinese, gli sceneggiati televisivi che ogni giorno ripropongono la guerra con il giappone, la resistenza dei partigiani (di quelli comunisti, non dei nazionalisti di Chiang) sono chiaramente mirati a tenere accesa la fiamma dell'odio. Eppure con il Giappone c'è un legame economico stretto, la Cina esporta tutto e importa tecnologia. E i cittadini giapponesi possono venire in Cina senza visto, privilegio che non è concesso a noi europei o agli americani.

E veramente non vengono neanche molti cinesi, infatti stasera siamo forse, sì e no, una quindicina di avventori. Stranieri qui ne vengono pochi, e i cinesi sono in grande maggioranza inquadrati in viaggi di gruppo e mangiano negli alberghi dove dormono, tutto organizzato dalle agenzie.

Ci regala un bicchierino di liquore di riso. A Roma ti darebbero un amaro (che poi è sempre dolce) offerto dalla casa,  ma il concetto è lo stesso. Ci recita un proverbio cinese, i cinesi hanno sempre un proverbio pronto a tutte le situazioni: "se sei con un amico, bevi fino a che sanguini".

24 September 2016

Depart to Zhangjiajie

Oggi ci spostiamo su Zhangjiajie, il secondo polo turistico della provincia dell'Hunan. Decidiamo di prendere un'auto privata invece che affidarci ai mezzi pubblici, che avrebbero tempi lunghi e non ci porterebbero fino all'albergo che abbiamo prenotato. Sarebbe comunque necessario un taxi, quindi prenotiamo un Didi, l'Uber cinese. Una startup cresciuta rapidamente con ingenti finanziamenti, nazionali ed esteri. Anche Apple ha investito in Didi.

Anzi per essere precisi l'ex Uber cinese: proprio poche settimane fa l'azienda americana infatti ha venduto la sua branca americana, Uber China, a Didi, per 35 miliardi di dollari. Non in contanti ma in cambio di una compartecipazione, e Didi ha a sua volta ottenuto una piccola quota di Uber. Il tutto, pare, perché Uber perdeva soldi anche se sperava in una crescita a medio termine ed anche per pressione politica. Al partito non piace un'azienda straniera che sia venuta a conquistare un mercato immenso come quello dei taxi in Cina. Comunque alla fine tutti contenti, più o meno, Uber continua a far soldi con le sue azioni di questa società ex concorrente destinata a dominare il mercato più grande del mondo.

Didi adesso spopola: la usano tutti, si prenota e si paga come con un'app, proprio come Uber, si paga con Alipay o Wechatpay. Sono arrivati dopo ma hanno copiato bene. Adesso sta nascendo un universo informatico cinese,  spero non sarà staccato da quello del resto del mondo, sarebbe un peccato per tutti.

Per ridurre i costi accettiamo di condividere l'auto con una coppia cinese che va nella nostra stessa direzione. Il tutto organizzato da Xiao Tao (Piccola Onda) un simpatico ragazzone che abbiamo conosciuto ieri assieme alla sua ragazza durante il giro in barca. Non abbiamo lingue in comune, neanche mezza, ma comunichiamo! Credo che abbia negoziato una tariffa non ufficiale con un autista Didi, senza passare per la app, non so bene come, forse ha prenotato e poi cancellato, non faccio troppe domande.

Ce la caviamo con 268Rmb, o almeno così pensavamo. L'autista all'inizio è gentile, ci ha persino portato una bottiglia d'acqua a testa, e ci aiuta a caricare i bagagli, cosa non scontata in Cina. (O a Londra dove vivo: i Black Cab drivers sono carissimi e non staccano le chiappe dal sedile per aiutare con i bagagli neanche morti!)

La corsa è piuttosto scomoda, anche se ho avuto la fortuna di sedere davanti, accanto all'autista. Abbiamo tutti borse e bagagli tra le gambe, in braccio, persino dietro la testa di quelli seduti dietro. I due cinesi per fortuna parlano poco, sono presi con i loro telefonini a chattare con chissà chi, ma sono di stazza . Autostrada ottima, liscia e pulita. Si paga pedaggio, c'è un botteghino giusto fuori dalla città di Fenghuang. Accanto al quale svetta un enorme poster di Xi Jinping che esorta il popolo a costruire il socialismo, o qualcosa del genere, siamo partiti troppo in fretta perché mia moglie potesse tradurmelo. Ne vedremo altri. Uno recita "Everyone helps build and manage our home. A canyon of culture in Xianxi (un altro nome della provincia di Hunan)." Culto della personalità in fieri forse?

Arrivati in periferia di Zhangjiajie le due ragazze scendono, credo siano arrivate o prenderanno un bus. E lui si rifiuta di andare oltre. Noi siamo ancora ad almeno 45 minuti dal nostro albergo, fa caldo, abbiamo un bel po' di bagagli. Non capiamo, avevamo concordato 268 Rmb (sempre una cifra che finisce in 8, porta fortuna...) ma adesso vuole di più. Non ho ovviamente capito nulla della discussione tra lui e mia moglie, ma so che dopo qualche minuto eravamo da soli, io e lei, sul marciapiede, in mezzo ad una campagna, sotto un sole a picco. Non abbiamo pagato l'autista ovviamente. Non so come abbia fatto con Didi, la corsa è registrata sulla app. Comunque non importa, adesso dobbiamo trovare un'altra auto. Per fortuna l'app di Didi funziona bene e troviamo un'altra auto, 90Rmb e siamo in albergo!

Bagno ristoratore in piscina del Pullmann Hotel, la multinazionale è arrivata qui ma ha mantenuto il carattere cinese di questo albergo. Sul bordo della piscina leggo  "No Rough and Tumble and wear a swimming cap"!


22 September 2016

A spasso per Fenghuang

Oggi saremmo dovuti andare a Hongjiang, una cittadina ad un'ora e mezzo da qui che ho letto conserva ancora antiche architetture ed una sistemazione urbanistica originale ma senza le masse di turisti (peraltro quasi tutti cinesi) che ci sono qui a Fenghuang. Avevamo prenotato un autista Didi da ieri, ma pochi minuti prima del nostro appuntamento ha mandato un messaggio a Lifang dicendo che annullava la corsa. Non ha dato spiegazioni ma pare che abbia fatto due conti e una lunga corsa di andata e ritorno, con attesa della maggior parte della giornata a Hongjiang, gli avrebbe reso di meno che tante piccole corse qui a Fenghuang per tutta la giornata. OK ci sta, ma ce l'avrebbe potuto dire ieri! 

Cerchiamo invano un altra macchina per andare a Hongjiang, ma nessun Didi è interessato e neanche nessuno dei taxi "normali" che abbiamo fermato. Sarà per un'altra volta. Anzi ripensandoci forse meglio così, la prossima volta prenderemo una stanza a Hongjiang e ce la godremo meglio di quanto avremmo potuto fare oggi, con i limiti di tempo che il tragitto di un'ora e mezza ad andare ed altrettanto a tornare ci avrebbe imposto.

Per fortuna che Fenghuang non lesina sorprese, e passammo comunque una giornata ricca di spunti fotografici gironzolando per le stradine di pietra e lungo il fiume.

Ad un certo punto Lifang vide un venditore di verdura che esponeva liang shu: sono patate che però hanno il sapore di pera. Pare che crescano solo qui in Hunan. Ne compriamo 3kg per 5 Rmb, prezzo da turisti dice Lifang, a casa costerebbero meno. Ma siamo qui e ci dobbiamo adattare, e devo dire che per peno di un euro abbiamo fatto una bella scorpacciata: si pelano con le mani, ce le siamo spolpate seduti lungo il fiume. Scoperta interessante.

Ma la sorpresa del giorno è un "bar del caffè" sul lungofiume: in Cina il caffè sta prendendo piede, non è ancora possibile dire che sia diventato popolare ma sempre di più i cinesi lo scoprono e lo affiancano al tè. I nostri amici propongono di provarlo e dopo una certa ritrosia iniziale che però ho cercato di nascondere andiamo, e ci troviamo in un bar con macchine per fare espresso e cappuccino, proprio come in Italia. Prendiamo un tavolo con vista sul fiume e ordiniamo cappuccino per tutti. Complimenti, è proprio come l'originale in Italia!

Espresso cinese a Fenghuang

Cena al ristorante Impressioni della Fenice accanto al parcheggio dei taxi. È presto, saranno le 5 del pomeriggio, ma abbiamo camminato tanto e i liang fu non sono bastati a fornirci sufficienti calorie. Siamo i primi clienti del turno della cena, il ristorante in realtà è ancora chiuso ma il gentilissimo direttore ci fa accomodare al tavolo, chiedendo solo un po' di pazienza. Il personale sta arrivando, dovremo aspettare un po' per mangiare. Non c'è problema, ci sediamo con una bella birra gelata davanti e cominciamo a chiacchierare con i nostri nuovi amici cinesi.

Dopo pochi minuti comincia ad arrivare il personale, cameriere, cuochi ecc. Si radunano tutti al centro della grande sala (saranno almeno un paio di centinaia di coperti in grandi tavoli rotondi da 8-10 persone) e si  dispongono a quadrato come ad un saggio scolastico. Davanti a loro si piazza il direttore e comincia a sciorinare frasi di esortazione al lavoro, al raggiungimento dei risultati, all'importanza di mantenere alta la qualità del ristorante. Poi tutti in coro gli rispondono e applaudono.

A un certo punto, finiti gli slogan motivazionali, parte una musica rockettara a palla, e il personale comincia ad accennare passi di danza al ritmo. Alcuni ragazzi sono più presi, altri si trascinano un po', ma tutti partecipano. Poi, sul finire, comincia a ballare anche il direttore, con un mazzo di chiavi che tintinna appeso alla cintura dei pantaloni.

 

Finite le cerimonie di apertura della serata si mangia! Anatra alle castagne, pollo disossato piccante, germogli di bambù, ravioli al vapore. Tutto ottimo e perfetto con birra fredda.

Sul finire alcune ragazze della minoranza Miao vengono a cantarci canzoni di buon auspicio al tavolo. Ormai è diventata una consuetudine che ha perso tutta la sua spontaneità, ma almeno, contrariamente a quanto avveniva in passato, le minoranze non devono nascondere la propria identità, e possono anzi usarla per i turisti. Almeno queste minoranze.

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Ci salutiamo quindi con i nostri amici cinesi che stasera tornano a casa (motivo per il quale abbiamo mangiato presto) e proseguiamo a spasso. Mi incuriosisce un ristorante che sulla porta d'ingresso ha messo in mostra due oche vive, con al collo un cartello che incita alla grandezza della Cina e avverte eventuali giapponesi di passaggio che NON sono i benvenuti a mangiare qui! È il tema più comune che mi sia capitato di vedere anche alla televisione, sempre serie di 1000 episodi sull'occupazione giapponese degli anni 30 del secolo scorso.

Entro in un negozio di tessuti ricamati, non è il mio genere di acquisti ma son gradevoli e poi piacciono a Lifang, dunque... L'anziana signora dietro il bancone mi fa vedere alcuni articoli, con un certo convincimento. Poi Lifang le chiede del grande manifesto di Mao appeso alla parete, pure in vendita e lei dice che non ne vende più molti come prima. Ma mentre lo dice si gira e lo osserva, con uno sguardo che non definirei di deferenza, no, ma di affetto questo sì. Il mito di Mao sopravvive ai cambiamenti impartiti dal partito comunista alla politica e soprattutto all'economia del paese. Il vertice ha condannato senza mezzi termini gli errori di Mao, soprattutto la rivoluzione culturale, ma per tanti anziani che magari non hanno sofferto in prima persona certamente resta un elemento di nostalgia per il "grande timoniere".

Romantica passeggiata in tarda serata lungo il fiume, le case tradizionali illuminate da un milione di lampadine che emanano una calda luce giallognola offrono una cornice degna di viaggio di nozze. Alcuni vecchietti giocano a mahjong altri a carte. Adesso che sono tutti a cena o a dormire, e l'aria è più fresca, Fenghuang offre il meglio di sé.

Romantica Fenghuang di notte

Per finire spuntino di mezzanotte proprio sotto il nostro albergo, accanto al "ponte della neve", il più preservato dei tanti ponti antichi della città. Spiedino di palle di pesce macinato fritti, forse non il massimo del salutare ma gustosissimi!

Walking around Fenghuang, Hunan

Folk music by the Miao minority







Nel pomeriggio gita per visitare un villaggio della minoranza dei Miao. Ci si arriva in bus e poi in barca, attraversando un placido laghetto. Arrivati al villaggio scendiamo dal bus e ci avviamo al centro culturale, sono l'unico non cinese di una trentina di turisti. Attraversando il parcheggio assisto ad una scena che poi si ripeterà davanti ai miei occhi durante il viaggio: un bambino di forse 4 o 5 anni deve andare a gabinetto e i genitori semplicemente lo accompagnano alla base di un alberello nel mezzo del parcheggio, tra un'auto e l'altra, e gli fanno scaricare tutto il concime che ha in corpo. Non fanno molta fatica, basta allargare i pantaloni del piccolo, che sono già forniti di un largo foro in mezzo alle soffici chiappette. Poi un po' di carta igienica, che viene naturalmente lasciata per terra, e via. Cerco di razionalizzare dicendo a me stesso che l'alberello sarà contento.

Il programma è decisamente commerciale, ci fanno vedere un villaggio con impiegati in costume tradizionale che cantano, suonano e ci mostrano alcuni ingredienti per i loro piatti tipici.

A pranzo in un localino per strada, oggi offrono gamberetti e granchi di fiume. Naturalmente fritti, molto saporiti.



21 September 2016

Fenghuang: barca, autori locali e frittelle

Oggi giro in barca su e giù per il fiume in una barca tradizionale, ottimo per vedere le antiche case sul lungofiume da una prospettiva diversa. Un'atmosfera tranquilla nonostante le numerose barche che vanno su e giù. Il percorso dura un quarto d'ora, un po' risicato, avrei gradito di più.

Poi a spasso, sulla nostra barca abbiamo conosciuto una simpatica coppia cinese, lui si chiama Xiao Tao piccola onda) e lei Wei. Sono fidanzati ma lavorano in due città diverse della Cina, Taiyuan e Xi'an, neanche troppo vicine tra di loro, per qui si possono incontrare solo un paio di volte l'anno. Gli svantaggi delle opportunità di lavoro che in Cina spesso portano i giovani a trasferirsi in lungo e in largo per il paese, con conseguente distacco dai propri cari.

Vedo una pubblicità per un film intitolato "Red Jacket", sulla minoranza Miao, cercherò di trovarlo online. Anche il pezzo teatrale "La città suburbana", di Shen Congwen, un famoso scrittore locale la cui casa abbiamo visitato nel pomeriggio.  Pare ci sia anche un film tratto dal suo libro, chiamato "Una ragazza dell'Hunan", cercheremo anche questo. 

La sera a spasso lungo il fiume, spiluccando prelibatezze locali qua e là tra le infinite bancarelle che cucinano cibo per la strada, soprattutto pesce e frutti di mare, o meglio frutti di fiume! Il mio preferito è una fritella fatta impastando un pugno di gamberetti microscopici con della pastella e friggendo il tutto per mangiarlo appena esce dal wok. Un po’ cruento ma buonissimo!
 

20 September 2016

A passeggio per Fenghuang

Fettuccine cinesi, tipica colazione

Colazione molto cinese oggi, ma ormai ci sono (quasi) abituato e anzi quando mi alzo la mattina non vedo l'ora di scegliere specialità che non ho ancora avuto modo di provare. Lasciata la pensioncina che avevo trovato su Airbnb (piuttosto trasandata e sciatta, e in più chiede un supplemento di prezzo, la lasceremo) andiamo a cercare un ristorantino locale e ne troviamo uno vicino all'antica porta sulle antiche mura della città. Stavolta scelgo intestini di maiale e zuppa di fettuccine di grano  e grano con spezzatino di manzo e peperoncino rosso. 

Fettuccine in brodo con spezzatino di manzo

Mattinata in giro per la città, prima di tutto a trovare una nuova pensione. La proprietaria di quella che lasciamo mi insegue quando esco con la valigia per dirmi di non mettere recensioni negative su Airbnb, ma di scrivere invece che io non mi sono presentato perché ho dovuto annullare il viaggio. In questo modo lei evita sia di fare una figuraccia con potenziale perdita di futuri clienti, sia di pagare la sua provvigione a Airbnb. E come no? Riesco a seminarla a fatica, e naturalmente metterò una recensione onesta sul sito.
Camera con vista, sul Ponte della Neve

Per fortuna, dopo una breve perlustrazione a piedi, ne troviamo una molto carina proprio sul fiume, con una bella terrazza al secondo piano che offre una vista spettacolare sul Ponte della Neve. Chissà perché questo nome, ho provato a chiedere ma non lo sa nessuno. Dovrò fare qualche ricerca quando torno a casa.

Quadri di seta



gamberetti e granchietti fritti



Zuccherificio



Laboratorio per fabbricare pettini da corni di bovino.

18 September 2016

Pre-wedding photo selection

Main activity of today is selecting our pre-wedding photos for including in our albums. These will be beautiful productions with large prints on sturdy photographic paper and glass covers.

Again, while I have a genuinely good time choosing pictures, most other couples seem to take this task so seriously that it looks like it is more stressful than fun for them. Especially for the women, who it seems are hardly ever satisfied with the way they appear in the photos.

The men are unsurprisingly much more accommodating and after four hours I am quite ready to leave. I am also hungry. But I understand this is a very important milestone in our wedding and the photos will stay with us forever, and so it must be done right. I leave it to my wife to choose most of the photos. She is very keen and has a better eye than I do at picking the best.

In the evening we are exhausted, and a well deserved massage in the Pullman hotel spa ( 1h30 for CNY 880) concludes the day. The room is luxuriously appointed, with wooden panels and soft lightings. Mellow music in the background completes the scene while we undress and take our position on the two parallel beds. The two masseuses arrive after a few minutes and begin a heavenly session of oily massage that is perfect, not too hard not too soft on the body, just right.

17 September 2016

Nanshan: tempio e parco

Oggi gita a Nanshan, un parco di natura e cultura incentrato sulla grande statua della dea Guan Yin. 

In albergo chiamiamo un fidato Didi: 110 Rmb (13 euro circa) e via! La strada è eccellente, il traffico fila via liscio, in meno di un'ora siamo arrivati.

Il tempio principale è stato costruito nel 1988 per celebrare 2.000 annid di buddhismo in Cina. Meno male che l'anniversario cadeva nel 1988, fosse stato il 1958 o il 1968, con Mao al potere, sarebbe stata tutta un'altra musica. Comunque questa data è ovviamente da considerarsi convenzionale. Duemila anni nel 1988 vorrebbe dire che il buddhismo sarebbe arrivato in Cina nel 12 a.C., mentre ci sono numerose testimonianze che in realtà sia arrivato molto prima. Ma non è importante.


Il maestoso complesso, oltre 34 chilometri quadrati, di cui 4 ettari per il tempio, è molto piacevole, sereno. Si paga un biglietto di ingresso e poi si può scorrazzare tutto il giorno su e giù per i vialetti fioriti, ed entrare nei templi a pregare o meditare. Ovviamente ci sono diversi ristorantini di cucina locale.

Il punto forte del tutto è la statua della dea Guan Yin, la dea della compassione. Alta 108 metri (sempre il numero 8 finale, portafortuna onnipresente in Cina), è la più alta statua della dea al mondo.

la dea Guan Yin

Non mancano gli altari dove deporre tavolette votive, e naturalmente non ci facciamo scappare l'occasione per rafforzare i buoni auspici al matrimonio che abbiamo appena celebrato l'altro ieri.

tavoletta votiva per suggellare un buon matrimonio!

Ci sarebbero state altre cosa da vedere, tempietti, giardini, ma alle 4 del pomeriggio i miei suoceri avevano fame e ci siamo fermati in un ristorantino a mangiare un po' di carne e ortaggi ripassati nel wok. È subito venuta fame anche a me! Il complesso è enorme, spero ci potremo tornare.

Hainan è stato un posto indimenticabile per il nostro matrimonio cinese, spero di tornare e passarci più tempo senza lo stress del matrimonio (scherzo ero contento!) per poter girare e visitare in lungo e in largo.

15 September 2016

Il mio secondo matrimonio a Sanya, Hainan, Cina

sposina e suocero
Oggi è il giorno più importante. Il giorno del mio matrimonio in Cina. Il mio secondo matrimonio. 

In effetti mi sono già sposato con Lifang il mese scorso, in Bhutan, in una cerimonia buddhista indimenticabile. Perché allora un altro matrimonio? Ma prima di passare alla risposta,  svelo un segreto: è il secondo, ma non sarà l'ultimo.

Abbiamo infatti deciso di sposarci più volte, in diversi paesi, e questo per vari motivi.

In primo luogo volevamo suggellare la nostra unione vicino a familiari e amici in giro per il mondo, e sarebbe stato praticamente impossibile portarli tutti insieme nello stesso posto: Italia, Cina, Belgio, America, Londra, i luoghi dove sono sparpagliati i nostri amici e parenti sono troppi e troppo distanti tra di loro.

Inoltre, abbiamo deciso che non ci sarebbe piaciuta una cerimonia grande, con centinaia di persone, con gli sposi che non hanno tempo né di parlare con gli invitati, né di godersi la cena, la musica, l'ambiente. Ne abbiamo visti tanti di sposini che arrivano alla fine della propria festa di matrimonio esausti, stressati, stravolti. Non volevamo fare anche noi così.

Quindi qui a Sanya abbiamo invitato solo i nostri amici cinesi (che poi sono gli amici di Lifang), ovviamente la sua famiglia ed alcuni amici europei ed americani. Sapevo che degli europei sarebbero venuti pochissimi, ed infatti solo una coppia, Jacopo e Luciana, i più aperti di vedute, hanno affrontato il lungo viaggio per stare con noi, e Lifang ed io apprezzeremo il gesto. Anche una coppia americana, il mio compagno di università Andrew con la moglie Carol, è venuta da Boston. In tutto 22 persone.


Ovviamente abbiamo preparato tutto prima, Lifang ha scambiato centinaia di messaggi con l'amministrazione dell'albergo: scenografia, pasti, vini, fotografo. 

Lifang ha pensato anche che quasi tutti gli amici avrebbero partecipato direttamente e fattivamente ai festeggiamenti, contribuendo con il loro operato a creare lo spirito giusto per la serata. 

Adam e Fang, masters of ceremony

Fang e Adam, i suoi due colleghi cinesi di King's College London, che parlano perfettamente inglese, saranno i Master of Ceremony, dirigeranno insomma i giochi. Sceneggiatura alla mano, passeranno il microfono a chi di turno e provvederanno a tradurre per quanto possibile tra inglese e cinese. Carrie girerà un video, Jacopo si occuperà della musica.

Verso le tre di pomeriggio ci avviamo verso il luogo prescelto. Ci hanno riservato un prato verdissimo subito dietro la spiaggia di Sanya. Sedie con stoffa bianca, ghirlande di fiori.

Fand e Adam cominciano a presentare tutti. Un bancone in un angoletto è presidiato da Bing Bing, fratello di Lifang, per raccogliere le buste rosse con i regali di nozze in denaro. Per tradizione la cifra dovrebbe finire in 99. Infatti il 9 è simbolo di eternità, concetto del tutto consono a due vite che promettono di unirsi, se non per l'eternità, almeno per il tempo che condivideranno su questo pianeta.

Carol, venuta da Boston con Andrew, suo marito e mio compagno di università, canterà "Make someone happy". Duen ci illustrerà un'opera di calligrafia che ha impiegato settimane a comporre lui stesso. Altri ci regalano quadri, poesie e tutti, naturalmente, una busta rossa con del denaro.

Ecco adesso è tutta per te!

Il papà di Lifang l'accompagna su per il prato fino all'arco di fiori dove io sto ad aspettarli. È molto serio, certo non si aspettava un matrimonio del genere, lontano dal paese e senza poter capire la metà buona di quello che viene detto. Ma del resto lui è sempre serio, parla poco, ha quasi sempre un'espressione impassibile. Però quando mi dà la mano di Lifang un sorriso ce lo regala! Il contrario della mamma, cui invece piace parlare, ma oggi è tranquilla, sorride, e ogni tanto piange.

Anche io farò un discorsetto, nel quale ringrazierò i genitori di Lifang per averla fatta crescere bene e soprattutto per averla fatta studiare. Per averla fatta "volare più in alto", come le dicevano da piccola, anche se ora sono un po’ tristi che abbia volato molto più in alto di quello che si aspettavano o, forse, che si auspicavano, andando a vivere lontano, all'estero.

sposino

Dirò anche che sono contento di entrare a far parte di una nuova famiglia, di avere nuovi genitori non avendo più i miei.

Ringrazierò sentitamente i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte di lavorare in giro per il mondo, condizione che mi ha permesso di aprirmi ad altre culture e conoscere mia moglie. Mi padre che mi ha insegnato la concretezza, mia madre che mi ha insegnato il gusto delle belle cose. Mi dispiace molto che mamma non abbia potuto conoscere Lifang, ma sono contento che l'abbia potuta incontrare mio padre, passandoci insieme gli ultimi giorni della sua lunga vita, a Roma.

Spenderò anche qualche parola per zio Gigi, il musicista che mi ha insegnato l'importanza di conoscere il mondo. Parlando di lui, lo confesso, mi verrà da piangere, cosa che non mi capita spesso. Mi aveva sempre promesso che avrebbe suonato la sua viola al mio matrimonio, ma ci ha lasciati otto anni fa, non ha fatto in tempo.

Luciana, mia collega ed amica, dirà qualche bella parola su come Lifang mi abbia migliorato, arrotondando alcuni spigoli del mio carattere che spesso in passato era frainteso, percepito come ostico se non ostile quando invece volevo solo cercare un dialogo, un confronto costruttivo. 

sposina

Mi renderò conto solo alla fine che Lifang stessa, la regista della giornata, non ha preso la parola, non ha avuto un ruolo visibile pur essendo l'indiscussa protagonista.

Ultimo atto della cerimonia sono gli inchini. In un matrimonio cinese, dopo aver scambiato gli anelli, i novelli sposi si inchinano: prima al cielo, poi ai genitori ed infine si inchinano reciprocamente l'uno con l'altro, fino a che le teste si toccano delicatamente.

inchino

Le musiche che abbiamo scelto sono un mix delle classiche marce nuziali, qualche brano di zio Gigi (Boccherini) e qualche pezzo preferito di Lifang: Besame Mucho prima di tutto! Il "Libiamo" della Traviata naturalmente non poteva mancare, non per un sommelier, quando invitiamo tutti a brindare con uno spumante che scende a cascata sulla piramide di coppe di cristallo - eh sì le coppe!! Ma una piramide di flute sarebbe difficile da realizzare.

Altra consuetudine: la lotteria, mettiamo denaro in quantità variabili in tante buste rosse quante sono le persone presenti ed ognuno ne pesca una da uno scatolone, tipo urna elettorale, dove le abbiamo infilate in precedenza. Ci va bene, peschiamo due buste con 199 e 299 Rmb, tra le più pingui della scatola! Che la fortuna continui ad accompagnarci per il resto della nostra vita insieme.

A questo punto la cerimonia è finita, tutti si vanno a riposare ma per me e Lifang il lavoro continua: fotografie sulla spiaggia. Il nostro pingue fotografo ci accompagna verso il sole che scende sull'orizzonte e mette in posa soprattutto Lifang con sabbia e palme. Bella luce, calda, degno finale di festa.

Poi via anche noi a cambiarci in qualche cosa di meno formale: qui è d'uso che tra cerimonia e cena ci si cambi, da elegante a smart casual. Che per i maschietti naturalmente è più facile, mentre le femminucce, e soprattutto la sposa, interpretano comunque con cura e gusto anche l'informalità. Per Lifang sarà un vestito rosso, il colore del buon auspicio. Ma il pezzo forte è il trucco e l'acconciatura dei capelli, che prenderà circa due ora con la parrucchiera prenotata che l'aspetta in camera.

Mentre la parrucchiera esprime alacremente la sua arte sulla capigliatura della sposina, nella sala riservata per noi al ristorante hanno tutti fame, ma riesco a rimediare chiedendo alle cameriere di portare qualche stuzzichino mentre aspettiamo la sposa. Quando Lifang arriva devo ammettere che valeva la pena aspettare: il vestito rosso, e le rose rosse nei capelli, sono di un'eleganza semplice, understated ma allo stesso tempo potente e luminosa.

Due tavoli, una decina di persone ciascuno: io e Lifang mangeremo antipasti e primi seduti ad un tavolo, seconda portata e dessert all'altro. Così si eviteranno le immense e dispersive tavolate e potremo scambiare due parole sull'importante occasione con ciascuno dei nostri convitati. Formula di grande successo, è stato un piacere discorrere con tutti. 

Conversazioni interessanti soprattutto con gli amici di Lifang. Alcuni di loro sono istruiti, di ampie vedute. Chen (non il vero nome) parla con Andrew dei padri fondatori dei rispettivi paesi, Cina e USA: si trovano d'accordo che siano sopravvalutati. Mao e Washington, Zhou e Jefferson, certo luci e meriti ma anche ombre e gravissime colpe. Trovo sorprendente e molto interessante che se ne possa parlare così, anche se ovviamente siamo in Cina e quindi in privato. Chen vuole andare a studiare all'estero per il suo Ph.D. e ho l'impressione che se passerà un po’ di tempo in una democrazia occidentale non tornerà indietro. Parla di Londra, USA ma anche del Canada, paese più aperto a dare una prospettiva di lavoro agli studenti stranieri che vogliano restare.

13 September 2016

Fotografie pre-matrimoniali!

Sveglia prestissimo e alle 7 ci vengono a prendere, sarà una giornata faticosissima: ci aspettano le foto pre-matrimoniali! Questa è una consuetudine molto cinese che viene presa con estrema serietà da tutti i promessi sposi del regno di mezzo.Purtroppo piove a dirotto, il programma potrebbe essere fatalmente compromesso! Ma per fortuna l'acquazzone tropicale smette, come di solito, verso le 10, per lasciare il posto ad un bel cielo blu.

Arriviamo presso gli studi fotografici in un minivan, siamo una decina di coppie raccolte in giro per Sanya dai vari alberghi dove alloggiamo. Molte hanno comprato un pacchetto completo dallo studio fotografico o da qualche agenzia collegata: biglietto aereo, albergo, servizio fotografico, cerimonia di nozze. La cerimonia è celebrativa, ma non ha valore legale, la firma si appone presso gli uffici del registro ed è considerata quasi un dettaglio. Noi, tanto per fare un esempio, non abbiamo ancora firmato nulla e non so se mai ci registreremo in Cina. Quello che conta in Cina è la cerimonia, davanti ad amici e parenti.

Il lavoro in verità era cominciato ieri, quando abbiamo passato il pomeriggio a provare i vestiti. Infatti per lo shooting io e Lifang dovremo cambiare una mezza dozzina di vestiti ciascuno. Nello studio fotografico c'è una enorme zona, centinaia di metri quadrati, con enormi guardaroba pieni zeppi di vestiti da uomo e da donna. Per noi maschietti completi di ogni taglia e colore e naturalmente camicie e cravatte in armonia di colore. Almeno per certi gusti: i colori sono generalmente molto vivaci, direi sgargianti, non proprio quello che uno si aspetterebbe per un matrimonio. Ed infatti non servono per l matrimonio, ma per le foto PRE-matrimoniali!

Lo scopo di questo esercizio è di ricreare una serie di situazioni da sogno, alcune relativamente realistiche, tipo un cavallo sulla spiaggia, ed altre totalmente surreali, come finte chiese e riproduzioni di casette bianche con finestre blu in stile isola greca. 

Ma andiamo per ordine. Prima di iniziare a fotografare bisogna che le ragazze si trucchino. Anzi che vengano truccate da artiste del make-up su apposite sedie con davanti un grande specchio. Noi maschietti dobbiamo aspettare. Avrebbero potuto dircelo prima, il trucco è andato avanti per due ore buone, avrei potuto dormire e venire dopo! Le truccatrici sono attentissime certosine, lavorano con precisione micro-millimetrica su palpebre e sopracciglia, su gote e labbra e naturalmente anche sulle unghie e i capelli. Le promesse spose con il passare del tempo diventano sempre più tese, preoccupate, qualcuna bisbiglia i propri desiderata alla truccatrice. Nessuna sorride.

Le ragazze sono tutte serissime in volto, non sembrano divertirsi in quella che dovrebbe essere un'occasione gaia, per prepararsi alla grande festa ormai imminente e per creare un ricordo iconografico che serberanno per tutta la vita. Una volta, durante il periodo maoista, questo genere di attività preparatorie al matrimonio era vietato, considerato borghese e decadente. Dagli anni novanta si è sviluppata una nuova opportunità di far soldi per i fotografi di matrimoni: produrre un servizio fotografico per le coppie, magari sposate da 30 anni, che non avevano avuto l'opportunità di farlo a suo tempo. 

Nel frattempo noi maschietti siamo abbastanza annoiati. Non riesco a far partire una conversazione con nessuno dei miei colleghi promessi sposi. Intanto nessuno sembra masticare due parole di inglese, e il mio cinese è assolutamente primitivo allo scopo. (Dovrò rimediare, mi riprometto di cominciare a studiare cinese quando torno.) E poi sono tutti presissimi con i loro cellulari, occhi fissati allo schermino. Immagino stiano seguendo le prenotazioni della cerimonia, l'arrivo dei parenti, ma forse sono semplicemente chat-dipendenti come tanti loro coetanei in tutto il mondo.

Quando le donzelle sono truccate a punto partiamo, sempre con il minivan, verso la location per il servizio. Una ventina di minuti e ci fanno scendere vicino al mare, alla periferia di Sanya. È un posto singolare: una specie di misto tra un giardino ed un luna park. 

la finta chiesa

Il ritmo diventa subito febbrile. Abbiamo soltanto una giornata a disposizione e dobbiamo fare foto in almeno 5 corredi diversi, in cinque posti diversi: piscina, aiuola con fiori, casetta greca, villa di stile italiano, un paio di chiese, spiaggia con scogli su cui arrampicarsi e un vero cavallo sul quale posare, e persino una finta mongolfiera per portare gli sposini nel blu dipinto di blu. Ogni volta con un vestito diverso. Nel frattempo dobbiamo anche bere (comincia a far caldo) e mangiare qualcosa. 


Poi dobbiamo andar via prima del tramonto, che ci deve vedere per le ultime foto del giorno su uno yacht di lusso affittato dall'agenzia nella baia di Sanya, per qualche foto glamour sul mare. Siamo sempre le solite coppie, che abbiamo passato la giornata insieme anche se non abbiamo scambiato neanche una parola, stavolta ci avvicendiamo sul ponte dello yacht, poppa e prua, con lo stesso impegno di Leonardo Di Caprio e Kate Winslet sul set di Titanic.

Sbarcati dall yacht ci riportano in albergo, con preghiera di essere puntuali domani mattina: ci aspetta ancora una sessione di posa bagnata! Andremo in una piscina, io con un completo bianco e Lifang con vestito da sposa e ci butteremo in acqua, anzi sott'acqua, dove il fotografo ci immortalerà con la sua Canon impermeabilizzata. Io non ho problemi in acqua ma mia moglie ha imparato a nuotare da poco, anche se è coraggiosa e ha preso anche il brevetto PADI per immersioni con autorespiratore. ma domani non avremo l'autorespiratore. (Andrà tutto bene, la motivazione di avere un buon servizio fotografico del matrimonio le farà superare ogni paura! Non credo rimetterà mai la testa sott'acqua senza maschera e boccaglio per nessun altro motivo.)

Io son tranquillo, da come la vedo non può andar male. Siamo nelle mani di un buon fotografo, chiaramente molto esperto di questo tipo di lavoro. Ci fa segno di come dobbiamo metterci in posa e continua a ripetere "kan wo, kan wo" (guarda me!). Veramente dice anche tante altre frasi concitate, ma "kan wo" è l'unica cosa che capisco. Scatta centinaia di foto, non saranno tutte capolavori ma sono sicuro ce ne saranno di ottime in gran numero.

Vedremo dopodomani, quando siamo convocati nello studio per visionare le foto e scegliere quelle da stampare nell'album. Anzi negli album. Il lavoro non è finito. Il matrimonio in sé sarà molto più facile del servizio di foto prematrimoniali.






11 September 2016

Bangkok to Sanya via Guangzhou

Colazione fantastica come sempre all'Ariyasom Villa, mi dispiace partire, speriamo di tornare presto in questa beata oasi nel cuore di Bangkok. Boutique hotel creato negli anni 40 del XX secolo, in tempo di guerra, lo gestisce l'elegante signora Khun Pariyas, figlia dei fondatori, con il marito David, un simpatico inglese diventato Thai al 100% che ama conversare di politica quando viene a salutare i clienti a tavola.

Frutta tropicale, zuppa calda di noodles con pezzetti di pesce (sì, è ottima per colazione!) e elementi occidentali per chi vuole, uova e pesce affumicato, ecc. Non servono carne nel loro ristorante ma verdure e pesce sono ottimi, come la scelta dei vini in cantina.

In aeroporto recuperiamo i bagagli necessari al matrimonio cinese che ci aspetta nei prossimi giorni e che avevamo lasciato al deposito durante il viaggio in Bhutan. Tutto a posto, solo che bisogna pagare in contanti, mi sorprende l'arretratezza di questa richiesta nella Bangkok supertech, mi tocca perdere tempo a cercare un bancomat. 100 baht per bagaglio.

Curioso cartello per accedere alla "fila prioritaria" dei controlli di sicurezza, una serie inconsueta di personaggi hanno priorità. Non non rientriamo in nessuna di queste categorie e quindi siamo relegati alla fila normale, che comunque ...fila liscia e rapida!

Arrivati a Guangzhou ci troviamo invece davanti una fila interminabile per il controllo passaporti. Deve essere un volo dall'Africa, i passeggeri sono quasi tutti di pelle scurissima. Rischiamo di perdere la coincidenza per Sanya. Per fortuna Lifang riesce a convincere una guardia della sicurezza che ci fa passare davanti a tutti! Non avrei detto. Ho anche avuto  l'impressione, ma magari mi sbaglio, che con i passeggeri africani i controlli fossero più accurati e quindi lunghi che con gli altri. Noi siamo passati in un baleno!

Ad aspettarci all'imbarco per Sanya i genitori di Lifang, fratello e cognata e la piccola Cindy, la loro figlia di 8 mesi che fa il suo primo viaggio in aereo!