19 September 2023

Pipì a Pechino


The results are in...
Da un paio di giorni avevo necessità di urinare con troppa frequenza e la procedura diventava anche sempre più dolorosa. Il volo non fu piacevole, poche volte avevo provato un dolore così in vita mia. Ho deciso di scriverne non perché penso interessi ai lettori delle mie minzioni, ma perché quello che mi è capitato trovo sia indicativo di come si sta muovendo la Cina.

Arrivati a Pechino decisi che avevo bisogno di essere visitato da un medico. Alla concierge dell’albergo il gentile impiegato mi consigliò di andare presso uno dei tanti ospedali “internazionali” della città, noti per avere personale che parla inglese e far pagare conti salati ai residenti stranieri nonché a turisti e uomini d’affari in visita. Chiesi se c’era un ospedale cinese che mi potesse consigliare. “Ma tutti i nostri clienti vanno agli ospedali internazionali!” insisteva il tipo.
Intanto Lifang faceva una ricerca online e scoprimmo che a poche centinaia di metri dall’albergo si trovava il Peking Union Medical College Hospital, che secondo lei, che ha vissuto in questa città per molti anni, era uno dei migliori ospedali della città, se non della Cina. Dopo dieci minuti eravamo lì, noi due e i gemellini nel passeggino doppio.
Appena arrivati mi prendono la temperatura corporea, dicono sia necessario per evitare che entri gente con il COVID-19. Però non la prendono a Lifang, chissà perché. All’accettazione l’impiegata dice a Lifang che non mi può registrare perché sono straniero e non ho la residenza in Cina. Mi consiglia di andare in un ospedale internazionale! Mia moglie, ovviamente, non si arrende e insiste che sono marito di una cinese e non abbiamo tempo da perdere. Alla fine mi registrano ma l’impiegata mi avverte che il sistema informatico potrebbe rigettare la mia iscrizione, anche perché pure Lifang è cinese ma residente all’estero, e quindi i medici potrebbero essere nell’impossibilità di curarmi. Speriamo. Sono le quattro e mezza del pomeriggio.
Entriamo e ci indicano il reparto adatto alle mie esigenze, almeno a quelle immediate. Appena arrivati entriamo in uno studio medico, ci sono alcuni pazienti davanti a me e ci dicono che devo aspettare un’ora per vedere il medico. Decidiamo di usare il tempo per andare a parlare con una piccola clinica privata dall’altra parte della strada, chissà? Ma quelli della clinica ci consigliano senz’altro di tornare in ospedale. Torniamo nello studio medico e dopo qualche minuto un dottore mi fa qualche domanda sulla mia sintomatologia, quindi prescrive, nell’ordine, analisi del sangue, delle urine, ecografia delle vie urinarie. I rispettivi laboratori si trovano a pochi metri di distanza lungo il corridoio.
L’infermiera che mi preleva il sangue è un po’ brusca, mi fa pensare a quelle di Londra, che ti salutano, si presentano, ti chiedono come stai ecc. ma fa il suo lavoro rapidamente. Dice a Lifang che i risultati saranno disponibili fra una mezz’ora e per ottenerli bisogna far leggere ad un grande tabellone elettronico che si trova nel corridoio il codice a barre che ci stampa. Tappa successiva esame urine, stessa procedura, altro codice a barre. Infine ecografia, dove dopo una decina di minuti di attesa sono ricevuto da una gentilissima operatrice che parla anche un po’ di inglese, così Lifang si può riposare! Mi fa stendere e dopo avermi ecografato per qualche minuto emette la sentenza: prostatite. Niente di troppo grave ma devo curarmi subito e farmi controllare appena torno a casa. In realtà mi ero fatto controllare la prostata pochi mesi fa a Londra ed era tutto OK quindi la ringrazio e usciamo.
Ora bisogna aspettare i risultati delle analisi. La sala d’aspetto è piena. Lifang porta i bimbi a giocare un po’ nel cortile perché si sono annoiati di stare nel passeggino e appena scesi si sono dimostrati un pericolo pubblico, con Luigi che cerca di staccare le flebo ai pazienti e attivare gli estintori mentre Arturo ficca le dita nelle prese elettriche, rimesta pattume nei cestini dell’immondizia, infila le manine sotto le porte… Io resto dentro, sono provato, ma non ci sono posti a sedere liberi. Però noto una signora seduta che ha messo alcune sue buste e borse sul sedile affianco e non si preoccupa affatto che tanti, anche anziani, stiano in piedi. Mi preparo una frase in cinese a mente e le dico che sono stanco e voglio sedermi. Mi guarda con una certa ostilità, e allora prendo le sue buste e borse, le metto per terra e mi siedo. Lei non fa una piega e torna a giocare col cellulare. Dopo un po’ torna Lifang con i gemelli che si sono calmati, mi alzo, e mentre mi allontano la tipa rimette buste e borse sulla sedia che avevo lasciata libera tra l’indifferenza generale.
Andiamo ai grandi tabelloni elettronici e scansioniamo i codici a barre, e dopo pochi secondi una piccola stampate sputa fuori i risultati delle analisi. Torniamo quindi allo studio medico dove il dottore che mi aveva visitato ha finito il turno ma una collega legge tutta la mia storia sul computer (il sistema mi ha registrato!), studia i risultati di analisi e ecografia e mi conferma: prostatite.
Mi prescrive quattro farmaci che credo di aver capito siano: un antibiotico, un antidolorifico, un anticoagulante del sangue ed un altro sempre per il sangue ma non abbiamo idea a cosa dovrebbe servire. Lifang va subito alla farmacia dell’ospedale, e dopo 10 minuti siamo fuori.
Sono le otto di sera, in tutto ci sono volute tre ore e mezzo. Costo? 390 rmb (circa 50 euro) per tutto: registrazione nel sistema ospedaliero che potrò usare se mai ne avrò bisogno in futuro, visite mediche, analisi, ecografia e farmaci. Gli ospedali pubblici cinesi non sono mai gratis, ma ovviamente il costo in questo caso è molto contenuto, non solo per un occidentale ma anche per un cittadino medio che vive a Pechino.
Troviamo un bel ristorante e prendo i farmaci assieme ad una birra fresca ed un’ottima anatra alla pechinese. Dopo qualche ora sono completamente asintomatico.
Adesso è passato un mese e posso raccontarlo con tranquillità.
Grazie sistema sanitario pubblico cinese e grazie mogliettina per avermi guidato nei suoi meandri.