Albino model in a Tanzanian blog |
C'è un luogo nel cuore dell'Africa, dove non arrivano gli echi chiassosi del turismo, dove non ci sono resort né safari per viaggiatori in cerca di avventura, dove un giorno una giovane donna posa sulle ginocchia di un uomo europeo una neonata dai lineamenti africani ma dalla pelle bianca come il latte. Lui è un ricco proprietario di una miniera d'oro, discendente di coloni inglesi. Lei è una bambina africana albina, un'anomalia per i suoi conterranei. Entrambi lottano per sopravvivere in un ambiente ostile fino a quando, per un capriccio del destino, le loro vite s'intrecceranno in una spirale di dipendenza reciproca dove la posta in gioco è la vita stessa. È l'inizio di un'avventura in cui saranno messi a confronto amore e odio, emarginazione e riscatto, magia nera e fede. Un viaggio nell'Africa misteriosa e nei meandri delle più intime emozioni umane, sullo sfondo di una cultura strangolata da un capitalismo senza morale che affonda le sue radici nel colonialismo moderno.
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Questo è un romanzo ma potrebbe essere considerato un saggio. Perché, oltre a raccontare, spiega. Spiega che non c'è solo la grande Africa nera ma anche quella bianca, piccola, nascosta, ostracizzata. L'Africa bianca non è quella dei colonialisti europei o dei mercenari, neanche quella dei missionari o degli esploratori. Invece è quella degli albini Bantu, quella che siamo abituati a considerare nera. Quella di cui era orgoglioso Senghor quando parlava di "negritude".