17 November 1991

Mosca: incontro con E, deputato del Soviet Supremo russo

Mi racconta la sua visione del momento di trasformazione in corso:

Qui da noi la Russia vorrebbe fare società miste con l'Occidente per produrre beni poi esportabili nel Terzo Mondo. Abbiamo buone capacità tecniche ma mancano di conoscenze manageriali, di marketing, di finanza, pubblicità, ...

Presto la Russia toglierà all'URSS il controllo dell'emissione valutaria, Gorbaciov è irresponsabile a stampare moneta 24 ore su 24. La Russia accetterà tutto il debito estero dell'URSS, ma si prenderà anche tutti i crediti e tutte le proprietà all'estero.

I centro-asiatici vogliono restare nell'URSS più di quanto i Russi ce li vogliano tenere. Paura del fondamentalismo islamico, già in forte crescita. Problemi seri con le forti minoranze russe in quelle repubbliche, e specialmente in Kazakhstan, dove più della metà della popolazione è di madrelingua russa. (?)

L'islamismo naturalmente può avere idee democratiche, ma in pratica queste non prevalgono (vedi soprattutto Iran).

Non c'è pieno accordo oggi nel governo russo. Probabilmente sarà necessario un periodo di autoritarismo per governare. Questo sia contro le nazionalità ribelli sia per far accettare le riforme in Russia. Non si può continuare con il populismo che si è fatto finora. La volontà di riformare c'era in agosto, ma i nuovi democratici erano impreparati, non sono stati capaci di fare il loro lavoro. Successivamente è subentrata anche una mancanza di volontà politica, lo stesso Eltsin ha cambiato "cappello" (da comunista a capitalista) ma non la mentalità.

Molti non vogliono la privatizzazione perché preferiscono sfruttare una sorta di "privatizzazione illegale", si sta infatti vedendo come i vecchi direttori di fabbriche, di kolkhoz, ecc., possano ora governare di fatto (visto che manca l'autorità centrale) ma senza assumersi le responsabilità della proprietà che ricadrebbero su di loro in caso di privatizzazione. In pratica è una specie di mafia che sarà difficile spezzare.

16 November 1991

Incontro con V, diplomatico russo

Oggi coesistono il Ministero affari esteri sovietico e quello russo, non è chiaro chi sia responsabile per cosa, a chi appartengano le strutture. Entro l'anno si dovrà decidere. Il ministero per il commercio estero è già stato abolito ed i poteri delegati alle repubbliche. Trattative in corso su quanto ridurre il MAE centrale e cosa delegare.

Alcune repubbliche, specialmente quelle asiatiche, vogliono che rimanga un forte ministero centrale, soprattutto perché non avrebbero la forza di fare da sole. Per ora rimangono delegazioni uniche ai negoziati di disarmo, all'ONU, ma per quanto? Il nuovo consiglio dei ministri degli esteri dell'URSS creato ad ottobre dovrebbe decidere posizioni comuni ai negoziati, ma come fare per decisioni urgenti? Dovrebbe essere limitato a fornire principi generali di coordinamento, e lasciare la gestione ad un ministro unico.

Per ora solo la Russia (a Sofia) e l'Ucraina (a Varsavia) hanno aperto sezioni d'interesse repubblicane. Difficilmente prolifereranno, la Russia oggi è già più tranquilla, meno euforica dei giorni post-golpe.

Se l'Occidente fa pressioni a che l'URSS rimanga un interlocutore unico, la cosa avrà un peso, anche se non necessariamente decisivo. Oggi è inutile far piovere soldi in Russia (o URSS che si voglia), sarebbero sprecati. Bisogna invece insistere per cambiare la mentalità, anche se forse ci vorrà una generazione, non si può fare più in fretta.

C'è una tendenza filo-orientalista tra i consiglieri di Eltsin, si preoccupano più del Giappone e meno dell'Europa. Il problema delle Curili si sta sciogliendo, bisogna trovare la formula per salvare la faccia a tutte e due la parti, per non dare l'impressione di "vendere" le isole in cambio di aiuti, e per non creare un precedente pericoloso.

15 November 1991

Incontro con O, ancora un politologo russo

Il coup dell'agosto 91 ha colto i democratici di sorpresa. Sono stati catapultati al potere, sono impreparati. Non hanno fatto molto finora, ma non si può semplicemente dire che abbiano perso tempo. C'è voluto tempo perché la gente digerisse gli eventi cataclismatici di agosto. Un po' di euforia è stata necessaria, è servita a far superare il trauma del golpe e a fornire nuova carica per andare avanti; ora però è svanita e bisogna lavorare.

La rivalità personale tra alcuni dei dirigenti Eltsiniani lo danneggia e fa perdere tempo. La sua "vacanza" di ottobre non è stata una buona idea, ma è servita a far maturare la decisione storica di procedere a "chirurgia (non semplice terapia) d'urto", e si dovrà anche fare a meno dell'anestetico!

Il complesso militare-industriale è ancora intatto, continua a consumare le stesse risorse di prima; la sua trasformazione è stata finora solo discussa, niente è stato però attuato.

Le cosa intanto peggiorano. C'è pericolo di un altro colpe? Non crede, non è così semplice. Non risolverebbe niente. Ora aspettiamo questo ultimo, disperato tentativo di implementare le riforme, ma non è sicuro che ci sarà tempo sufficiente. Non è neanche chiaro che ci sarà sufficiente accettazione da parte delle masse, anche se molti continuano a far riferimento alla infinita pazienza dei Russi. Potrebbero assorbire ancora sacrifici, sopportare ancora anche se sembra incradibile che già abbiano sopportato tanto.

Problema speciale per i militari. Il pericolo maggiore è che dalla disgregazione delle forze armate nascano gruppi scoordinati guidati da signori della guerra di tipo cinese.

14 November 1991

Incontro con O, politologo russo

Il centro sovietico è un ostacolo alle riforme. Per esempio, è irresponsabile continuare a stampare moneta 24 ore su 24 solo per finanziare (invece di curare) il deficit di stato, provocherà iperinflazione.

I prodotti agricoli spesso sono disponibili ma non raggiungono il mercato, le autorità locali sono deboli, non riescono a farsi rispettare dai produttori che preferiscono usare le merci per baratti, visto che il denaro è sempre più insignificante.

Oggi è utile solo un aiuto umanitario dall'Occidente, non altro. Il problema è la distribuzione, dovrebbe essere controllata direttamente dai donatori o saranno dispersi. Crediti finanziari sarebbero sprecati, non ci sono ancora le premesse di una efficace riforma economica.

Il centro sovietico potrebbe rimanere, ma con funzionalità minime: armi nucleari strategiche, coordinamento monetario, linee generali di politica economica, e relazioni economiche esterne. Gorbaciov insiste su una vera e propria politica economica interna comune, ma non è possibile, sta perdendo tempo.

Problemi ad una separazione pacifica dell'Ucraina. I confini attuali sono arbitrari, la Russia non li accetterà. L'Occidente deve essere cauto, non è stata una buona idea che la Turchia abbia "riconosciuto" l'Azerbaijan.

A febbraio organizzerà una conferenza internazionale sulla cooperazione tra i nuovi stati sovrani ex-sovietici, e richiederà l'apporto di esperti stranieri; ci farà sapere se ci può invitare come istituto italiano (IAI).

13 November 1991

Mosca: Incontro con P, esperto russo di disarmo

Mi racconta la sua visione della situazione in Europa.

Unione di sicurezza possibile con Ucraina e Belorussia, anche se ostacoli nel breve termine. Non è certo che Eltsin sarà adatto come leader politico, è un buon rivoluzionario ma non uno statista. Anche per Gorbaciov però non sarà possibile avere più che un ruolo simbolico. Più probabile una svolta autoritaria, oggi c'è molta richiesta per una "mano forte", ma non per un pensiero chiaro, che invece sarebbe più necessario.

Ruzkoi, il vice presidente, potrebbe succedere a Eltsin in primavera, Eltsin soffrirà politicamente dell'inverno difficile. Sarebbe stato più facile per lui iniziare le riforme prima, quando la popolarità era alle stelle, ora sarà più difficile.

La Russia e le repubbliche centro-asiatiche avranno difficoltà ad essere alleate nel lungo periodo. Ci sono troppe difficoltà nella visione dello sviluppo futuro nelle rispettive società. In Asia c'è un crecente fondamentalismo islamico, che porterà quelle repubbliche più vicino all'Iran. L'unione economica sarà più facile, gli interessi sono complementari.

La Russia ha ritirato non solo tutte le armi nucleari, ma anche tutto l'equipaggiamento corazzato pesante dal Caucaso. Dall'Ucraina sono state ritirate le testate dagli ICBM mentre si sta procedendo al ritiro delle tattiche che è ancora in corso. Nel Kazakhstan le testate nucleari tattiche sono custodite in zone popolate da russi, se i Kazaki tentassero di prenderne possesso si rischierebbe la spaccatura della repubblica, abitata in prevalenza da russi al nord e da kazaki al sud. I lucchetti di sicurezza esistono su tutte le testate (più o meno moderni), ma potrebbero essere neutalizzati da capaci ingegneri, mentre sarebbero efficaci contro eventuali furti da parte di terroristi o altri fanatici. É convinto che il presidente ucraino Kravchuk si debba mostrare più interessato alle testate nucleari di quanto non sia veramente per motivi politici interni. Difficile che insisterà troppo al di là del diritto di veto.

L'Occidente ha sbagliato a non insistere con i paesi baltici perché firmassero il TNP, e si impegnassero a non superare pro-rata le rispettive sotto-quote di zona per il CFE. Avrebbe costituito un precedente utile per l'Ucraina. Ciononostante la soluzione politica è probabile, perché è nell'interesse di tutti. La somma delle forze armate di tutte le repubbliche indipendenti sarà probabilmente inferiore al totale sovietico nel CFE.

12 November 1991

Incontro con S, politologo russo

Si parla della divisione dei beni sovietici tra le nuove repubbliche avviate all'indipendenza. L'Accademia della Russia (e non dei Russi, o russa), possiede il 95% delle risorse di quella sovietica, è logico che abbia assorbito la vecchia struttura.

Secondo lui Eltsin non è particolarmente interessato alla politica estera, i suoi consiglieri fanno fatica a fargli fare attenzione alla questione. La Russia dovrebe sostituire l'URSS nella maggior parte delle funzioni, ma non è chiaro se ci saranno veramente 15 stati indipendenti, secondo S. è più probabile un'aggregazione con molti di loro.

Quella di oggi in Russia è una vera rivoluzione, pacifica ma non per questo meno tale. Le cose sono destinate a peggiorare prima di migliorare, sia nelle relazioni tra le repubbliche che all'interno di esse. L'elemento determinante è l'Ucraina, ed è pericoloso perché la dirigenza è molto nazionalistica. Anche se potrebbe volere un deterrente nazionale in futuro, per ora Kiev vuole "acchiappare" le testate nucleari solo per avere una merce di scambio nel negoziato sull'indipendenza, e come status symbol. Si tratta in realtà di terrorismo di stato. Eltsin ad agosto aveva detto che avrebe "preso" le testate dislocate in Ucraina (altre fonti avevano detto che avrebbe "accettato" le testate offertegli da Kiev quando questi aveva detto di voler essere uno stato denuclearizzato).

Interessato a intensificare la collaborazione con l'Italia, ma non tramite i vecchi schemi dell'Accademia; si potrebbe invece fare del fund-raising insieme presso le fondazioni internazionali. Disposto anche a fare un'iniziativa multilaterale con Ucraina e Belorussia e magari altri.

Secondo S., se l'Ucraina si stacca uniltaeralmente dall'URSS, è la guerra. Non esiste, in realtà, l'Ucraina come tale, è stata una creazione artificiale dei Bolscevichi. Eltsin probabilmente ha i giorni contati, il suo successore sarà però ancora più debole e parimenti fallirà. Ciò creerà un'opportunità per una rinascita politica per Gorbaciov, visto che non ci sono peronaggi alternativi, e che potrebbe essere questa volta appoggiato dai militari, che vedrebbero in lui l'unica speranza di mantenere un ruolo preminente.

Il ruolo internazionale della Russia/URSS diminuirà, ma continuerà. Le repubbliche guardano alla Comunità europea per aiuti, staranno a sentire se Bruxelles dovesse minacciare sanzioni in caso di guerra. L'influenza che l'Occidente può avere è generalmente sottovalutata. Sta all'Occidente darsi da fare per auto-coinvolgersi di più degli affari interni sovietici.

C'è bisogno di allargare all'area ex-sovietica un sistema di sicurezza collettiva. Allargare la NATO fino agli Urali, anche senza magari integrare le forze sovietiche ed est europee nella struttura militare (á la francese o, meglio, alla spagnola). Altrimenti si dovrebbe irrobustire la Carta di Parigi.

Se il paese si frantuma, l'aiuto occidentale sarà ancora meno utile di oggi, si perderebbe nella inevitabile guerra economica tra le repubbliche. L'Ucraina lo sta capendo, è già più realistica di qualche settimana fa.

11 November 1991

Incontro con V e B, due economisti russi

Le riforme necessarie sono ben descritte nel programma di Eltsin. C'è chi dice che quelle dichiarazioni sono troppo belle per essere realistiche, ma ciò non toglie che siano comunque veritiere. Eltsin ha legato il suo destino politico alla realizzazione delle riforme, ed il fatto che tre mesi dopo il colpo di stato non abbia ancora realizzato un gran ché, e neanche si sia preparata una vera a propria tabella di marcia, potrebbe significare l'inizio della sua fine. La sua popolarità è già in rapido calo. Certo non lo ha aiutato l'aver (incomprensibilmente) pre-annunciato il recente aumento dei prezzi, che ha causato accaparramenti e risentimento. Lo stesso errore era già stato fatto da Rizhkov, ma la lezione non è bastata.

Gli ottimisti dicono che c'è oggi bisogno di una certa dose di autoritarismo per spingere le riforme. Per i pessimisti già è troppo tardi, si è perso tempo e le riforme sono inattuabili, si arriverà al crollo e forse allo stato d'emergenza.
Gli aiuti umanitari saranno molto importanti, ma non subito. Adesso servirebbero solo a rendere possibile ulteriori temporaggiamenti. Devono essere "sincronizzati" con le riforme. Gli investimenti occidentali continuano sotto forma di società miste, ma il loro numero è in diminuzione; inoltre solo un terzo circa sono effettivamente funzionanti, le altre esistono solo su carta.

Per il 1992 potrebbe non esserci più petrolio e prodotti in quantità sufficiente per l'esportazione. L'infrastruttura petrolifera è stata tascurata e danneggiata.
L'Ocidente fa bene a porre condizioni per cooperare in un mondo interdipendente, ma solo se le condizioni sono rilevanti alla cooperazione stessa, (rifiuto di linkage)

Rapporti con Giappone: rimane valida la proposta di Jakovlev, di internazionalizzare le isole e sfrutterne il potenziale economico insieme ai giapponesi: è una questione di creatività, serve salvare la faccia a Mosca (sovietica o russa) per poi dare comunque le isole ai giapponesi.

06 November 1991

8° g - 6 NOV: rientro a Roma, fine della missione

Ancora una mattinata in giro per Tirana, poi in aeroporto per il volo che sta tornando da Bucarest e ci riporterà a Roma. Più che un viaggio in un paese vicino all’Italia, quasi confinante, ho l’impressione di aver fatto un viaggio nel tempo. Il muro di Berlino è caduto da “solo” due anni, ma qui sono appena usciti dallo stalinismo o, peggio, da un maoismo tipo anni cinquanta, al momento del “Grande Balzo in Avanti”, quando la collettivizzazione forzata portò alla carestia, o della Rivoluzione Culturale dell’ultimo Mao, quando la furia delle guardie rosse fece più danni di una guerra all’antica cultura cinese. O di un misto delle due cose.

Ora si gira pagina, ci sono i militari italiani che pattugliano il territorio, di nuovo gli italiani dopo esattamente mezzo secolo. Ma stavolta non da occupanti, siamo amici, li aiutiamo ad alzarsi da terra. Forse non gli ricostruiremo la capitale e non lasceremo strade asfaltate come facemmo allora, ma magari contribuiremo ad aprire la strada politica all’Albania per entrare in Europa.

05 November 1991

7° g - 5 NOV: incontri con militari, statistici, giurista

La strada principale di Tirana collega la Piazza Skanderbeg all’università, uno dei tanti edifici italiani costruiti nei pochissimi anni che abbiamo occupato il paese alla vigilia della seconda guerra mondiale. A distanza di mezzo secolo ben poco altro è stato fatto. A parte file di grigi casermoni di stampo sovietico, il centro pulsante di Tirana è essenzialmente ancora oggi quello lasciato dall’Italia. Molti edifici, oggi ministeri, un albergo, l’università, richiamano lo stile dell’epoca, una specie di mini EUR in Albania.

04 November 1991

6° g - 4 NOV: Radio Tirana, Ministro per la Cultura, università

Incontro con un gruppo di giornalisti di Radio Tirana, il responsabile pre le trasmissioni verso l'Italia è Vjiolca Lisi

Si rivolge ancora ai colleghi chiamandoli "comrades".... old habits die hard! Sostiene che l'Albania non ha mai disturbato le trasmissioni radio straniere, solo quelle televisive. Concorrenza RAI, ma soprattutto dalla televisione (la RAI 1 ha un ripetitore a Titograd, Montenegro, e RAI 2 sul monte Daiti). Oggi cresce l'attenzione ai programmi albanesi perché sono più interessanti che in passato. Adesso fanno anche trasmissioni in diretta, che sono molto ascoltate, prima non si facevano per "motivi tecnici" (leggi: esigenze di censura). Trasmettono anche i dibattiti in parlamento. Si trasmette per 5-6 ore al giorno, la radio dalle 5 alle 24, su due canali.

03 November 1991

5° g - 3 NOV: incontro con Sali Berisha, Presidente del Partito Democratico

Cardiologo, membro del ristrettissimo entourage di Hoxha, Sali Berisha viveva nel "blok" (isolato al centro di Tirana circondato da mura e protetto da guardia armata, lo abbiamo ancora visto noi con i nostri occhi) con 25 famiglie privilegiate del regime. Parla inglese e francese, capisce l'italiano. Lo abbiamo trovato grazie ad un ragazzo conosciuto in questi giorni che quando ha saputo che ci interessavamo della politica albanese si è offerto di portarci da lui. Berisha è già un personaggio importante, ma abita in una casetta senza pretese, senza guardie, la porta è praticamente aperta quando arriviamo.

02 November 1991

4° g - 2 NOV: incontri al Parlamento ed al Ministero degli Esteri, gita a Kruje

Andiamo con la nostra bella Mercedes blu a Kruje (Croia) per ua piacevole gita. Durante il percorso, su per la montagna, ad un certo punto l’autista fa un brusco scarto e investe un pollo che se ne andava tranquillo per la per strada. Io ho prima pensato che avesse cercato di evitare il pollo con quella sbandata volontaria al limite del pericolo. Ma mi sono dovuto ricredere quando l’autista è sceso dall’auto, ha recuperato il pollo con aria un po’ furtiva, e lo ha infilato nel portabagagli della Mercedes. Successivamente, duranta la pausa pranzo presso un ristorante locale, ho visto gli autisti accendere un falò nel parcheggio del ristorante e cucinarsi il pollo per il loro pranzo, sprizzavano gioia da tutti i pori!

01 November 1991

3° g - 1 NOV: Museo nazionale, moschea, istituto di geografia

Visitiamo la moschea, ci dicono che era stata quasi off-limits durante gli anni dell’ateismo di stato ma ora funziona di nuovo, l’Arabia Saudita dona tappeti, arredamenti... Comunque non ci sono in Albania molti integralisti islamici, anche prima del comunismo. Un funzionario del ministero degli esteri mi dice che oggi c’è una cauta rivalutazione dell'islam. Quest'anno 180 albanesi sono andati a La Mecca per la prima volta in 50 anni. Altri andranno l’anno prossimo. Relazioni eccellenti con la Turchia, per affinità religiosa e culturale dopo 500 anni di occupazione, per i circa 2 milioni di albanesi in Turchia, e nell'ambito della cooperazione balcanica multilaterale.