Il piccolo grande Qiang! |
Nella Cina post-rivoluzionaria degli anni '50, il piccolo Qiang viene mandato all'asilo a tempo pieno. A soli quattro anni ha già sviluppato un'indole ribelle e fatica ad abituarsi alla vita in comune con gli altri bambini. Nonostante tutto, però, cerca di fare del suo meglio per ottenere i tanto desiderati fiori rossi che le maestre danno in premio agli alunni più meritevoli, anche se lui fallisce in ogni occasione.
Qiang comunque ha ottenuto il rispetto dei suoi compagni ed è riuscito a convincerli che la direttrice è un mostro mangia bambini che deve essere assolutamente catturato, ma quando il piano per prendere prigioniera la donna fallisce, Qiang si ritrova solo e abbandonato.
Film cinese con montatore e colonna sonora italiani. Ottima la musica di Carlo Crivelli.
Recensione
Storia di bambini in Cina, ma non solo. Il film non ha una vera trama, ma è un flusso continuo di circostanze
Appare una non tanto sottile critica politica quando appare nel film un funzionario del comitato centrale del Partito Comunista, il padre di un bambino. Suo figlio studia poco e per questo ha ricevuto pochi fiori rossi, che sono dati in premio ogni giorno a chi studia e si comporta bene. Il padre se ne rammarica e le maestre, preoccupatissime, si affrettano a sottolineare che suo figlio sta migliorando molto e per non rischiare di irritarlo si inventano che proprio quel giorno si era meritato un fiore rosso che non gli avevano ancora dato.
Una lettura del film potrebbe essere di approvazione alla ribellione contro l'oppressore, rappresentato dalle arcigne mastre. Io però non credo l'autore sostenga che Qiang fa bene. La sua ribellione non è premiata e non porta a nulla. Credo piuttosto che il messaggio ponga più domande che risposte: le maestre sono rigide e perfino un po' ottuse, ma non del tutto irragionevoli e con punti di vista diversi tra di loro. Il bambino si ribella ma non è ovviamente in grado di proporre un'alternativa a quello che contesta. La situazione in cui si trovano spesso i paladini della libertà in contesti autoritari.
Negli extra appare Marco Mueller, che ci racconta la storia della produzione del film e le difficoltà a fargli passare la censura cinese. Cosa che alla fine riesce, ma non prima che il regista sia costretto a tagliare la scena finale, nella quale il ribelle Qiang fa la pipì di fronte ad una parata di lavoratori modello che vengono premiati.
Interessante che il film abbia ricevuto il premio Bresson, amministrato dal Vaticano. La cosa è stata vista da alcuni come un segnale di distensione nei rapporti tra i due stati, in mancanza di relazioni diplomatiche. (Il Vaticano è uno dei pochi stati, e l'unico in Europa, che a tutt'oggi riconosce il governo di Taiwan come il leggittimo governo cinese!)
Puoi vedere un trailer del film qui su Mymovies. Ed una scheda in inglese qui su IMDb.
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