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15 August 2012

Giorgio Perlasca (1910-1992): history, books, films.

Today is the twentieth anniversary of the death of Giorgio Perlasca. See his website in Italian. It is surprising to me that someone who, alone, has done so much for so many should still be relatively unknown, especially outside of Italy and perhaps Israel. Perlasca saved over five thousand Jews, far more that Schindler did with his "list" of Hollywood fame.

Anche in Italia indifferenza per la sua morte, con un funerale disertato dalle maggiori autorità politiche, anche locali. Un altro caso di come il nostro paese trascura i suoi eroi. Quelli veri, non quelli costruiti in televisione e in certi libri di storia.

Puoi comprare il box con due DVD in italiano qui




Unfortunately this film is not available in English.

Il film è tratto da materiale contenuto in questo libro:




Altri libri su Giorgio Perlasca sono disponibili qui.

26 April 1994

Il vecchio e il nuovo in politica e nella storia

Barbara Spinelli ha scritto un articolo su "La repubblica" in cui dice, in poche parole, che il nuovo non è sempre necessariamente meglio del vecchio. Si riferisce al fatto che le nuove formazioni politiche che nascono dal dopo "Mani pulite" chiedono consenso elettorale per il fatto di essere "nuove".

Se voleva semplicemente dire che non tutto il nuovo è ipso facto migliore, la cosa è quasi sempre ovvia; dico "quasi" perché forse in alcune circostanze particolarmente incancrenite può essere meglio cambiare comunque, anche in peggio, ma sbloccare le cose: per dirla con Lenin, a volte bisogna fare due passi indietro per poter poi fare un passo avanti. Che in Italia sia oggi meglio rischiare di prendere un po' di rincorsa per poter poi meglio saltare, oppure no, ognuno lo può valutare per sé stesso.

Ma Spinelli sembrava voler dire anche che ad auspicare il rinnovamento in quanto tale sono le ideologie autoritarie, che si fondano sul primato della forza (giovane) sul diritto (che, chissà perché, giovane non è). Questo giudizio, a mio avviso, non corrisponde ai fatti. Vediamo perché, toccando alcuni punti dell'articolo.

Spinelli dice che le dittature (tanto fasciste quanto comuniste) inneggiavano alla gioventù facendone stendardo della propria ideologia. Questo è vero (e non sempre) nella retorica, ma mai nei fatti. Non riesco a pensare ad un solo dittatore (fascista o comunista) che abbia operato per favorire un avvicendamento di giovani al potere, o anche più semplicemente ad una loro effettiva responsabilizzazione nella società. Solo Franco ha preparato il terreno per Juan Carlos (ma chissà se sarebbe contento dell'operato del giovane Re?).

Le gerontocrazie più arteriosclerotiche sono sempre state quelle dittature che Spinelli dice inneggiassero alla gioventù. Il giovane Morozov che fece arrestare il padre non diventò un eroe sovietico per essere stato un giovane contro un vecchio, ma un buon cittadino sovietico che anteponeva lo stato alla famiglia; lo stesso onore capitò, centinaia di migliaia di volte, a padri che denunciavano figli, mariti che denunciavano mogli, sorelle che denunciavano fratelli, ecc. l'età non c'entrava.

E d'altra parte, se ci fermiamo sul piano della retorica, la gioventù (assieme alle "donne", o ai "meridionali", i "disoccupati", gli "handicappati"!) è stata oggetto di untuose quanto malfidate attenzioni verbali anche da parte della nostra partitocrazia. Come si dice a Roma: a chiacchiere!

Per contro, nelle democrazie compiute (tra cui finora non c'è stata l'Italia) all'alternanza politica corrisponde il ricambio generazionale. In quella che è forse la più matura democrazia, gli Stati Uniti, per legge un presidente non può essere eletto per più di due volte (8 anni), poi se ne deve andare. E questo non è una condanna nei suoi confronti, o un "parricidio" come dice Spinelli. Nelle democrazie compiute, di norma, un leader di partito che perde le elezioni in una democrazia compiuta esce di scena. In Italia, dove dal 1945 non c'è stata dittatura ma neanche alternanza, i padri della Costituente che ancora vivono (al governo o all'opposizione) sono ancora lì, attaccati con le unghie e con i denti al potere.

Auspicare che costoro si facciano da parte non vuol dire svilire quello che di buono hanno fatto finora per fare dell'Italia un moderno paese europeo; non vuol dire neanche cercare rivalse per quanto di meno buono pure hanno combinato; anzi, sono proprio loro a svilire la propria opera insistendo a lavorare, credendosi immortali, pretendendo di avere sempre qualcosa da dire. Il grande campione si ritira imbattuto. Onore quindi a Valiani, Bobbio, Scalfaro, De Martino, Iotti e fino a poco tempo fa a Carli, Pajetta, Pertini, Saragat, ... Ma proprio perché hanno fatto tanto bene costoro dovrebbero trasmettere la propria ricchezza di esperienza e farsi da parte. Questo non sarebbe parricidio, sarebbe invece la migliore valorizzazione storica del loro operato.

Medici, insegnanti, vanno in pensione obbligatoriamente ad una certa età. Lo stesso dovrebbe applicarsi ai politici. È vero, si rischierebbe di pensionare prematuramente qualche mente ancora valida; ma è meglio correre questo rischio di quello, ben peggiore, di mettere le sorti del paese nelle mani di persone le cui menti valide non sono più. Se qualcuno li ascolta, costoro potrebbero comunque contribuire con consulenze, opinioni, ma dovrebbero lasciare il potere. Due parole quindi sui senatori a vita che Spinelli si preoccupa di difendere: l'intenzione originale di questo istituto era quello di portare in parlamento delle alte personalità non politiche, perché dessero un contributo di cultura. È difficile pensare che questo possa essere fatto senza limiti di età. In primo luogo, non capisco perché per far questo sia necessaria una nomina a vita, e non per cinque o dieci anni, un lasso di tempo in cui l'apporto culturale potrebbe agevolmente essere espresso. Non vedo invece alcun motivo perché debbano essere nominati politici di professione, come è stato nel caso di Andreotti.

22 January 1981

Book Review: 1984 (1949), by George Orwell, *****

Synopsis

Winston Smith works for the Ministry of Truth in London, chief city of Airstrip One. Big Brother stares out from every poster, the Thought Police uncover every act of betrayal. When Winston finds love with Julia, he discovers that life does not have to be dull and deadening, and awakens to new possibilities. Despite the police helicopters that hover and circle overhead, Winston and Julia begin to question the Party; they are drawn towards conspiracy. Yet Big Brother will not tolerate dissent – even in the mind. For those with original thoughts they invented Room 101... Nineteen Eight-Four is George Orwell’s terrifying vision of a totalitarian future in which everything and everyone is slave to a tyrannical regime.


Review

Too much has been said about this novel to even try to be original in a review. I will underline that this is one of the most important books I have ever read. It taught me the value of freedom, its pricelessness in fact.

The book is written very well, fluent prose and gripping plot, but that is not its main value. The value is its moral about democracy, which we may take for granted now but is to be nourished all the time. The book, of course, was written in the late forties, at the height of Stalinism, so it is obvious it refers to that scenario, at the peak of the Cold War. But too many people seem to forget the value of democracy today, in the information age.

One could argue that Orwell was wrong about the state controlling people through technology, in fact internet has provided all of us with tremendous power of horizontal communication that governments have a hard time controlling. But the game is an ongoing one... not yet over! I think this book should be taught in schools.

A film has been made of this book, the last starring Richard Burton just weeks before he died.




This is a newer edition: