16 June 2013

Film review/recensione: Vicky Cristina Barcelona (2008), by Woody Allen, *****

testo italiano di seguito

Synopsis

Woody Allen writes and directs this romantic comedy drama, his fourth consecutive film to be shot outside the United States. When two young American friends, Vicky (Rebecca Hall) and Cristina (Scarlett Johansson), spend a summer in Barcelona, they both become infatuated with flamboyant artist Juan Antonio (Javier Bardem). Things are further complicated when Juan's emotionally unstable ex-wife Maria Elena (Penelope Cruz, in an Oscar-winning performance) reappears on the scene, and chaos soon reigns as the characters become amorously entangled to varying degrees.


Review

This is a great movie in the long string of Allen productions on the meaning of life (or lack thereof) and soul searching. In my view the main point can be summarized as follows: can only unfulfilled love be romantic? Is complete, fulfilling love destined to inevitable demise? Intriguing if somewhat disconcerting. We all look for love, and there is inescapable tension in the process. That is what produces romance. Once we get there, things start to turn routine, normal, and the spark is killed. That was not the plan of course, but what was the plan? What is is that we want from life? Do we need to know? Does it matter? Not really, Allen seems to suggest. "Whatever works", the title of a previous great movie, is good for us. Better to take advantage of what life has to offer and go for it. Avoid falling into easy comfortable traps, like money and an established, conformist lifestyle, because that makes for a boring life.

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recensione italiana

Sinossi

Vicky e Cristina sono buone amiche anche se hanno visioni completamente differenti dell'amore. Vicky è fedele all'uomo che sta per sposare e ancorata ai propri principi. Cristina invece è disinibita e continuamente alla ricerca di una passione amorosa che la sconvolga. Vicky riceve da due amici di famiglia l'offerta di trascorrere una vacanza in casa loro a Barcellona durante l'estate e propone a Cristina di accompagnarla...Ma un uomo interviene ed interferisce con i loro piani.


Recensione

Gran bel film nella lunga serie di lavori di Allen sul significato della vita (o sulla mancanza dello stesso) and sulla ricerca interiore. Per me il punto centrale del film può essere sintetizzato come segue: possibile che solo l'amore non completamente appagato possa essere romantico? L'amore pieno è destinato inevitabilmente alla decadenza? Interssante anche se decisamente sconcertante.

Tutti cerchiamo l'amore, e c'è una tensione inevitabile nel processo. Questo è ciò che produce il romanticismo. Appena otteniamo quello che cerchiamo però, le cose cominciano a cambiare, a diventare normali, routinarie, e la scintilla iniziale muore. Non è quello che ci aspettiamo naturalmente, ma ci possiamo fare qualcosa? Cosa vogliamo allora dalla vita? Che importanza ha volere qualcosa di chiaro e definito, sapere che obiettivi porsi nelle relazioni con le persone care? Allen sembra suggerire che non ha molta importanza. "Basta che funzioni", come dal titolo di un altro gran bel film del regista. Meglio approfittare di quello che la vita offre ed evitare di cadere nella trappola del perbenismo, degli standard prefabbricati, e seguire il nostro istinto. Questo è l'unico modo di rimanere vivi ed evitare la noia.


12 June 2013

Film review: Flags of our Fathers (2006) by Clint Eastwood, ****

testo italiano di seguito

Synopsis

The film is about a photograph by James Rosenthal, one of the most famous war pictures of all times. Thematically ambitious and emotionally complex, Clint Eastwood's Flags of Our Fathers is an intimate epic with much to say about war and the nature of heroism in America. Based on the non-fiction bestseller by James Bradley (with Ron Powers), and adapted by Million Dollar Baby screenwriter Paul Haggis (Jarhead screenwriter William Broyles Jr. wrote an earlier draft that was abandoned when Eastwood signed on to direct), this isn't so much a conventional war movie as it is a thought-provoking meditation on our collective need for heroes, even at the expense of those we deem heroic.

In telling the story of the six men (five Marines, one Navy medic) who raised the American flag of victory on the battle-ravaged Japanese island of Iwo Jima on February 23rd, 1945, Eastwood takes us deep into the horror of war (in painstakingly authentic Iwo Jima battle scenes) while emphasizing how three of the surviving flag-raisers (played by Adam Beach, Ryan Phillippe, and Jesse Bradford) became reluctant celebrities – and resentful pawns in a wartime publicity campaign – after their flag-raising was immortalized by Associated Press photographer Joe Rosenthal in the most famous photograph in military history.


Review

A typically Eastwood approach. He takes a highly unusual point of view to reveal the lesser known aspects of a very well known subject matter, in this case the flag raising photograph of the battle of Iwo Jima. Of the six men, three were killed in action a few days later. This is not a film meant to show bravery, though there is plenty of it. It is a cynical film to show how the American war propaganda machine manipulated the three survivors of the flag raising to ... raise money for war bonds. We learn how the flag itself was a coveted object of contention among politicians and military leaders. And how in the end those who were less interested in the iconic photograph were the people in it. They were there to do a job, and being in a photograph was not part of it.

Pretty amazing CGI. For example, technicians artificially reproduce the Pacific theather as a background for the rugged terrain in Iceland where the film was actually shot! You can see it's not real, but it's pretty close to look real.

Watch this film together with "Letters from Iwo Jima", also by Clint Eastwood, that tells the story of the battle from a Japanese point of view. I will review this most interesting film soon in this blog.

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Recensione

Approccio tipicamente Eastwoodiano. Clint affronta l'argomento da un punto di vista molto inusuale per rivelare gli aspetti più nascosti di una vicenda ultranota, in questo caso la celebre foto della bandiera di Iwo Jima. Dei sei uomini nella foto, tre sono morti in combattimento nei giorni successivi. La macchina della propaganda bellica americana ha manipolato gli altri tre allo scopo di raccogliere fondi per finanziare il prosieguo della guerra. (Siamo a Febbraio 1945 ed il Giappone non ha ancora nessuna intenzione di arrendersi.)

Alla fine si capisce come i sei personaggi nella foto erano i meno interessati alla foto stessa: erano a Iwo per uno scopo ben preciso, e posare in una fotografia non rientrava nei loro compiti.

Buoni effetti speciali: i tecnici hanno ricreato lo sfondo dello sbarco e lo hanno inserito dietro le montagne islandesi dove si sono svolte le riprese. Sembra quasi vero.

Consiglio di vedere questo film con "Lettere da Iwo Jima", sempre di Clint Eastwood, che racconta come quella drammatica battaglia fu vissuta dai giapponesi.

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05 June 2013

Recensione film: La meglio gioventù (2003), di Marco Tullio Giordana, *****


Sinossi

E' la storia di due fratelli attraverso quarant'anni di vita italiana, dal 1960 a oggi. Attraverso questo piccolo nucleo di personaggi rivivono ne "La meglio gioventù" avvenimenti e luoghi cruciali della storia del nostro paese: dalla Firenze dell'alluvione alla Sicilia della lotta contro la mafia, dalle grandi partite della nazionale contro la Corea e la Germania alle canzoni che hanno fatto epoca, dalla Torino operaia degli anni settanta alla Milano degli anni ottanta, dai movimenti giovanili del terrorismo, dalla crisi degli anni novanta al tentativo di inventarsi e costruire un paese moderno.


Recensione

Sono sei ore di film, e forse ne sarebbero bastate di meno, ma è un piacere gustarsi questo semi-documentario su 40 anni di storia d'Italia. Gli attori sono bravi ma non eccellenti, il che, paradossalmente, secondo me è un pregio, perché fa apparire questo film più realistico, meno recitato. Le storie dei vari personaggi si intrecciano bene ed il ritmo è sempre incalzante.

Dal miracolo economico degli anni sessanta alle prime crisi sindacali, al terrorismo, passando per l'abolizione dei manicomi, la vittoria della Coppa del Mondo del 1982, tangentopoli e fino a ritrovare i nostri protagonisti con i capelli bianchi ed i figli che si sposano.

Credo che questo film possa essere utile soprattutto agli stranieri per capire meglio il nostro paese, magari prima di venirci in viaggio, con le sue luci, le sue ombre e le sue contraddizioni, senza romanticismi e luoghi comuni.


04 June 2013

Recensione film: J'ai oublié de te dire... (2008), di Laurent Vinas-Raymond, ****

Synopsis

Lorsque Marie, jeune fille de 25 ans sans passé ni avenir, rencontre Jaume, un vieux monsieur, ancien champion cycliste devenu artiste peintre, c'est une grande amitié qui se lie. Grâce à lui, Marie va se découvrir une identité, qu'il est lui-même en train de perdre.


Recensione

Un film ambientato in Francia che rivela molto della natura più intima della Francia, o almeno di quello che la Francia vuol far credere di essere: romantica, attaccata alle tradizioni ed impervia alla modernizzazione ed alla commercializzazione. Nel bene e nel male. Una Francia sensibile alla campagna ed al buon vino.

Ma anche un film su come la natura umana può svilupparsi sulla base di un incontro casuale e come una persona può scoprire il meglio di se stessa tramite l'altro. Un altro che si può amare anche se non esiste neanche lontanamente la possibilità di una relazione di coppia.

Un ottimo Omar Sharif ma anche una bravissima Emilie Dequenne.