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01 October 2019

Festa nazionale, 70 anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese

La prima cosa che mi ha colpito della grande parata militare organizzata a Pechino, dicono che sia la più imponente della storia della Cinam, non sono stati i missili e i carri armati. È stata una fotografia, anzi una gigantografia posta nel bel mezzo della piazza perché tutti la potessero vedere bene, di persona o alla televisione. Il ritratto a mezzo busto era quello di Sun Yatsen. Sun, il rivoluzionario che depose l'ultimo imperatore e fondò la Repubblica di Cina. Non la Repubblica popolare il cui anniversario si festeggia oggi, fondata da Mao il 1 ottobre 1949, ma la prima repubblica della nazione cinese, fondata nel 1912.

Ovviamente queste cose non sono mai casuali. Sapevo che il PCC aveva sempre rispettato Sun come un padre della patria, come del resto fa Taiwan, ma a Pechino dopo il 1949 lo scranno più alto, l'altare più sacro, sono sempre stati riservati a Mao. 

La mia interpretazione è che con Xi Jinping la Cina stia recuperando un'identità nazionale, di cui Sun è la massima espressione storica contemporanea per tutti i cinesi, anche quelli di Taiwan, che potrebbe prendere il sopravvento sull'identità socialista rappresentata da Mao. Oppure potrebbe essere un tentativo di cooptare il carisma di Sun nell'albero genealogico della Repubblica Popolare.

Il presidente Xi Jinping sta in piedi al centro della tribuna sovrastante la grande piazza Tiananmen (Porta della Pace Celeste), e indossa un vestito sullo stile Sun Yatsen. Invece tutti gli altri alti dirigenti, membri del Comitato Permanente del politburo, indossano un completo nero all'occidentale. Non è un caso neanche questo. Xi si presenta come l'erede di Sun.

Jiang Zemin siede pallido su una carrozzella, e Hu Jintao, capigliatura imbiancata da quando non è più presidente, stanno ai fianchi di Xi, ben distanziati.

A un certo punto Xi si allontana, scende dalla tribuna e prende posto, in piedi, in un'auto aperta, e inizia un lungo giro per passare in rivista missili, cannoni e truppe di esercito, marina e aeronautica.

Ci sono centinaia di migliaia di persone tra militari in parata e civili del pubblico. Non mi sorprenderebbe se si superasse il milione. Carri enormi, ciascuno di ogni provincia della Cina, scorrono festosi in fila indiana. L'occasione è solenne ma i carri assomigliano più a quelli di una festa di carnevale, come ne ho visti a Viareggio, a Nizza, in Belgio. Lo scrivo con rispetto, so che lo spirito è diverso. E poi i carri non sono mascherati, non in modo plateale almeno, anche se molto colorati.

Ogni carro porta una ventina di persone, tranne quello di Hong Kong, su cui salutano sì e no una mezza dozzina di ragazzi.

Scorrono anche carri festosi con grandi immagini di Mao, di Deng Xiaoping e poi di Xi Jinping, sempre un po’ in disparte.

Volano aerei militari in flyby, elicotteri con enormi bandiere appese sotto di loro, tenute dritte da grosse zavorre.

Arei da caccia, da trasporto, da avvistamento (early warning) anche aviocisterne da rifornimento in volo. E poi drones, ma questi ultimi sono mostrati a terra, montati su grandi camion, non in volo.

Passano infine enormi missili intercontinentali, alcuni dei quali mostrati per la prima volta in pubblico.

I soldati marciano al passo dell'oca, hanno un'espressione seria e determinata, alcuni direi minacciosa. Sembrano urlare a squarciagola, forse inni militari o slogan, ma alla televisione non possiamo sentire cosa dicono. Anche migliaia di soldatesse, vestite con giacche rosse e gonne bianche, che però hanno un aspetto più gentile, pur accollandosi pesanti armi automatiche come i colleghi uomini.

Tutta la manifestazione è incentrata sul leader, forse nasce un nuovo culto della personalità? Xi non è ancora un nuovo Mao, ma forse fra qualche tempo... La foto del grande timoniere è ancora lì, sul muro della città proibita, nessuno osa metterlo in discussione anche se oggi la Cina fa quasi tutto il contrario di quello che Mao predicava e faceva.

Ieri Xi è stato il primo presidente a visitare il mausoleo di Mao, dall'altra parte della piazza, non lo aveva mai fatto nessun altro leader il giorno prima della festa nazionale. Queste cose non succedono per caso.

30 September 2019

Preparazione dell'anniversario di domani

Piazza Ouyanghai, accanto al Parco della Giada di Guiyang. Carino il parco dietro casa, e stasera molto frequentato.

Però, a differenza degli altri giorni, oggi non è consentito ballare o vendere alcunché, perché domani è il 70° anniversario della fondazione della repubblica popolare cinese e non sarebbe rispettoso. Non sono sicuro di capire ma va bene così, atmosfera allegra. Temperatura piacevole, settembre si conferma essere il mese migliore per visitare Guiyang, non troppo caldo come agosto e non troppo freddo come l'inverno continentale.

Non si balla ma si canta, e un signore di mezza età ha sistemato un grande altoparlante con video su cui fa girare video di karaoke. Tanti ragazzi pagano per fargli suonare qualcosa e cantare. Il karaoke è di origine giapponese ma è diventato estremamente popolare in Cina.

Altri ragazzi, adolescenti più impegnati, ripassano parole, musica e danze per i festeggiamenti di domani. Gruppi di una ventina di giovani con una capobanda che scandisce parole e movimenti, mentre tutti sventolano bandierine rosse con stelline dorate. Domani sarà una commemorazione solenne.

In realtà qualcuno che vende c'è: piccoli gruppi di ragazzi e soprattutto ragazze con maglietta rossa vendono bandierine nazionali rosse con le cinque stelle e dicono che il ricavato va ricavato alle case per anziani.

01 March 2018

Visita ad antichi villaggi vicino Guiyang

Visita al villaggio di Yang Shan, a 20 minuti di auto da casa ma ci metiamo un'ora a causa di lavori in corso che ci obbligano ad una lunga deviazione, che non è bene indicata da cartelli ma fortunatamente ci sono operai e poliziotti che ci indirizzano.

Vecchie case senza impianti idraulici, la maggior parte sono aperte si può entrar dentro a vedere come si vive in un villaggio cinese. Oggi rarità, anzi quasi museo, anche se nelle campagne la situazione migliora lentamente.

Mi attraggono soprattutto le tegole di argilla dei tetti spioventi, che oggi molti sostituiscono con tetti piatti perché sono più pratici per seccare frutta e verdura al sole.

Poi andiamo ad un altro villaggio, si chiama Xiao Bu, questo più vivo, la gente ci vive ancora. È stato dichiarato monumento nazionale, per preservare il retaggio della vecchia Cina. Chi ci vive inoltre può beneficiare deo turismo dei curiosi, magari giovani, nati e cresciuti nelle città con tutti i servizi, che non hanno mai visto un villaggio in vita loro.

Ad ora di pranzo ci imbattiamo in un grande gruppo che banchetta all'esterno di un ristorante. Mi sono avvicinato, curioso come sempre di fare qualche foto e magari stabilire un minimo di contatto. Tutti mi accolsero calorosamente, ridevano e scherzavano fra di loro ed io costituivo evidentemente un bonus speciale per la riuscita della festa e anche senza capire una parola era chiaro che ero il benvenuto. Intanto dalle cucine del ristorante arrivava il cibo. Tanto cibo.

Qualcuno mi offrì una costoletta di maiale, ce n'erano a centinaia in grandi piatti al centro di ciascun tavolo, come si usa in Cina. Calde e con una squisita cotenna croccante, anche se stavamo per andare a pranzo non avrei mai potuto rifiutare!

Poco dopo arrivò mia moglie e mi spiegò che si trattava di un funerale! Il figlio maggiore del deceduto portava un lungo velo sulla testa, che arrivava fino a terra dietro le sue spalle, e passava di tavolo in tavolo inginocchiandosi davanti ai commensali su un fascio di paglia che portava con sé. Gli invitati, parenti e amici immagino, lo consolavano e lo facevano rialzare.



Me ne andai a pancia piena e contento del fugace contatto. Anche perché dopo un po’ smisero di mangiare e si allinearono tutti in un lungo corteo funebre verso la montagna più vicina, dove avrebbero seppellito il defunto. Seppellire un morto in cinese si dice "portarlo alla montagna".

Mangiammo quindi nello stesso ristorante, ma all'interno. Io veramente ero sazio ma assaggiai comunque.

Nel pomeriggio andammo a visitare un enorme giardino botanico non distance, ma in questa stagione non c'erano molti fiori.

Per finire la giornata all'aperto visita ad una fattoria che coltiva fragole: possiamo coglierle noi stessi (fragole a marzo? ma sono protette in serre) e le troviamo molto saporite anche se care, 70 Rmb al chilo, quasi 10 euro !

Cena in un ristorante di Guiyang, vicino al Parco della Cultura, dove gli amici vicini di casa avevano prenotato una sala privata per il nostro gruppo, come spesso si fa qui. Prima però abbiamo comprato vino e distillati. Sono ovviamente molto più cari al ristorante che al supermercato, ma è permesso portarsi le proprie bottiglie senza pagare un corking charge come accade in altri paesi.

04 October 2016

Natura, cultura e i bambù di Guiyang

Alle 8.30 del mattino mio suocero scende in strada, da solo, e spara ancora un bel po' di fuochi d'artificio, per completare l'opera della sera prima. Non si sa mai con gli spiriti. Porta con sé un paio di dozzine di petardi, niente in confronto a quello che abbiamo sparato ieri sera, ma comunque sufficienti allo scopo.

A colazione ci finiamo la cena della sera prima, come da tradizione: zuppa con fettuccine cinesi e maiale con melanzane sott'olio preparate da mia suocera.

Zuppa di fettuccine maiale e melanzane a colazione

Poi passeggiata al Parco della Giada, vicino casa. Molto pulito, curatissimo, direi un grande giardino piuttosto che un parco. Tanti fiori, persino una piccola biblioteca per i cittadini che oltre alla natura vogliano pensare anche alla cultura. Un cartello per terra intima di non raccogliere germogli di bambù (ci sono tanti bambù tutto intorno!), pena una multa di 100 Rmb.

Il Parco della Giada

Natura e cultura in Cina, ho l'impressione ma devo approfondire, fanno parte dello stesso tutto, dell'insieme del mondo, complementari. Mentre da noi in occidente sono visti come alternativi, se non in conflitto quantomeno in competizione. Confucio parla molto di morale, politica ma anche di armonia con la natura. Non che anche grandi pensatori occidentali, o artisti, non abbiano pensato al valore della cultura.

Ma noi in occidente abbiamo curato più lo scetticismo, la razionalità, la comprensione, il valore dell'individuo. Anche se in realtà è ovvio che noi, genere umano raziocinante, siamo pure parte della natura, dello stesso ecosistema del nostro pianeta. Una volta un amico storico della filosofia mi disse che la natura era evanescente, inafferrabile, mentra la cultura era solida, affidabile. non lo capii allora e non lo capisco adesso, ma era una persona di grande intelletto, non parlava a vanvera, ci devo ragionare su.

In Cina invece conta più quello che viene dalla natura, basti pensare alla medicina tradizionale cinese. Oppure al valore che si attribuisce al Feng-Shui, il fluire di vento e acqua. Non trovo equivalenti in occidente. Sicuramente sto semplificando ma credo che questi siano i termini del discorso. Devo approfondire.

Tutto intorno grandi palazzi, nuovi condomini per migliaia di famiglie che arrivano a Guiyang dalle campagne circostanti, come la mia! Quasi un milione di abitanti adesso, e Lifang continua a dire che è una piccola cittadina, non merita neanche il nome di città.

Tardissimo pranzo con anatra e germogli di bambù selvatici, non presi dal Parco della Giada ma raccolti dai suoceri nelle colline intorno a Yanjia, il villaggio della famiglia dove forse, un giorno, sarò ammesso in visita. Li prendono quando possono, questi sono di qualche mese fa, li hanno fatti essiccare.   Poi basta metterli a mollo qualche ora e tornano flessibili, pronti per essere cucinati. Ce ne danno anche un paio di grandi buste da portarci in Europa, ci dureranno mesi (solo perché li centelliniamo, son troppo buoni da finire in fretta) fino a che torneremo a riprenderli. 

15 September 2016

Il mio secondo matrimonio a Sanya, Hainan, Cina

sposina e suocero
Oggi è il giorno più importante. Il giorno del mio matrimonio in Cina. Il mio secondo matrimonio. 

In effetti mi sono già sposato con Lifang il mese scorso, in Bhutan, in una cerimonia buddhista indimenticabile. Perché allora un altro matrimonio? Ma prima di passare alla risposta,  svelo un segreto: è il secondo, ma non sarà l'ultimo.

Abbiamo infatti deciso di sposarci più volte, in diversi paesi, e questo per vari motivi.

In primo luogo volevamo suggellare la nostra unione vicino a familiari e amici in giro per il mondo, e sarebbe stato praticamente impossibile portarli tutti insieme nello stesso posto: Italia, Cina, Belgio, America, Londra, i luoghi dove sono sparpagliati i nostri amici e parenti sono troppi e troppo distanti tra di loro.

Inoltre, abbiamo deciso che non ci sarebbe piaciuta una cerimonia grande, con centinaia di persone, con gli sposi che non hanno tempo né di parlare con gli invitati, né di godersi la cena, la musica, l'ambiente. Ne abbiamo visti tanti di sposini che arrivano alla fine della propria festa di matrimonio esausti, stressati, stravolti. Non volevamo fare anche noi così.

Quindi qui a Sanya abbiamo invitato solo i nostri amici cinesi (che poi sono gli amici di Lifang), ovviamente la sua famiglia ed alcuni amici europei ed americani. Sapevo che degli europei sarebbero venuti pochissimi, ed infatti solo una coppia, Jacopo e Luciana, i più aperti di vedute, hanno affrontato il lungo viaggio per stare con noi, e Lifang ed io apprezzeremo il gesto. Anche una coppia americana, il mio compagno di università Andrew con la moglie Carol, è venuta da Boston. In tutto 22 persone.


Ovviamente abbiamo preparato tutto prima, Lifang ha scambiato centinaia di messaggi con l'amministrazione dell'albergo: scenografia, pasti, vini, fotografo. 

Lifang ha pensato anche che quasi tutti gli amici avrebbero partecipato direttamente e fattivamente ai festeggiamenti, contribuendo con il loro operato a creare lo spirito giusto per la serata. 

Adam e Fang, masters of ceremony

Fang e Adam, i suoi due colleghi cinesi di King's College London, che parlano perfettamente inglese, saranno i Master of Ceremony, dirigeranno insomma i giochi. Sceneggiatura alla mano, passeranno il microfono a chi di turno e provvederanno a tradurre per quanto possibile tra inglese e cinese. Carrie girerà un video, Jacopo si occuperà della musica.

Verso le tre di pomeriggio ci avviamo verso il luogo prescelto. Ci hanno riservato un prato verdissimo subito dietro la spiaggia di Sanya. Sedie con stoffa bianca, ghirlande di fiori.

Fand e Adam cominciano a presentare tutti. Un bancone in un angoletto è presidiato da Bing Bing, fratello di Lifang, per raccogliere le buste rosse con i regali di nozze in denaro. Per tradizione la cifra dovrebbe finire in 99. Infatti il 9 è simbolo di eternità, concetto del tutto consono a due vite che promettono di unirsi, se non per l'eternità, almeno per il tempo che condivideranno su questo pianeta.

Carol, venuta da Boston con Andrew, suo marito e mio compagno di università, canterà "Make someone happy". Duen ci illustrerà un'opera di calligrafia che ha impiegato settimane a comporre lui stesso. Altri ci regalano quadri, poesie e tutti, naturalmente, una busta rossa con del denaro.

Ecco adesso è tutta per te!

Il papà di Lifang l'accompagna su per il prato fino all'arco di fiori dove io sto ad aspettarli. È molto serio, certo non si aspettava un matrimonio del genere, lontano dal paese e senza poter capire la metà buona di quello che viene detto. Ma del resto lui è sempre serio, parla poco, ha quasi sempre un'espressione impassibile. Però quando mi dà la mano di Lifang un sorriso ce lo regala! Il contrario della mamma, cui invece piace parlare, ma oggi è tranquilla, sorride, e ogni tanto piange.

Anche io farò un discorsetto, nel quale ringrazierò i genitori di Lifang per averla fatta crescere bene e soprattutto per averla fatta studiare. Per averla fatta "volare più in alto", come le dicevano da piccola, anche se ora sono un po’ tristi che abbia volato molto più in alto di quello che si aspettavano o, forse, che si auspicavano, andando a vivere lontano, all'estero.

sposino

Dirò anche che sono contento di entrare a far parte di una nuova famiglia, di avere nuovi genitori non avendo più i miei.

Ringrazierò sentitamente i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte di lavorare in giro per il mondo, condizione che mi ha permesso di aprirmi ad altre culture e conoscere mia moglie. Mi padre che mi ha insegnato la concretezza, mia madre che mi ha insegnato il gusto delle belle cose. Mi dispiace molto che mamma non abbia potuto conoscere Lifang, ma sono contento che l'abbia potuta incontrare mio padre, passandoci insieme gli ultimi giorni della sua lunga vita, a Roma.

Spenderò anche qualche parola per zio Gigi, il musicista che mi ha insegnato l'importanza di conoscere il mondo. Parlando di lui, lo confesso, mi verrà da piangere, cosa che non mi capita spesso. Mi aveva sempre promesso che avrebbe suonato la sua viola al mio matrimonio, ma ci ha lasciati otto anni fa, non ha fatto in tempo.

Luciana, mia collega ed amica, dirà qualche bella parola su come Lifang mi abbia migliorato, arrotondando alcuni spigoli del mio carattere che spesso in passato era frainteso, percepito come ostico se non ostile quando invece volevo solo cercare un dialogo, un confronto costruttivo. 

sposina

Mi renderò conto solo alla fine che Lifang stessa, la regista della giornata, non ha preso la parola, non ha avuto un ruolo visibile pur essendo l'indiscussa protagonista.

Ultimo atto della cerimonia sono gli inchini. In un matrimonio cinese, dopo aver scambiato gli anelli, i novelli sposi si inchinano: prima al cielo, poi ai genitori ed infine si inchinano reciprocamente l'uno con l'altro, fino a che le teste si toccano delicatamente.

inchino

Le musiche che abbiamo scelto sono un mix delle classiche marce nuziali, qualche brano di zio Gigi (Boccherini) e qualche pezzo preferito di Lifang: Besame Mucho prima di tutto! Il "Libiamo" della Traviata naturalmente non poteva mancare, non per un sommelier, quando invitiamo tutti a brindare con uno spumante che scende a cascata sulla piramide di coppe di cristallo - eh sì le coppe!! Ma una piramide di flute sarebbe difficile da realizzare.

Altra consuetudine: la lotteria, mettiamo denaro in quantità variabili in tante buste rosse quante sono le persone presenti ed ognuno ne pesca una da uno scatolone, tipo urna elettorale, dove le abbiamo infilate in precedenza. Ci va bene, peschiamo due buste con 199 e 299 Rmb, tra le più pingui della scatola! Che la fortuna continui ad accompagnarci per il resto della nostra vita insieme.

A questo punto la cerimonia è finita, tutti si vanno a riposare ma per me e Lifang il lavoro continua: fotografie sulla spiaggia. Il nostro pingue fotografo ci accompagna verso il sole che scende sull'orizzonte e mette in posa soprattutto Lifang con sabbia e palme. Bella luce, calda, degno finale di festa.

Poi via anche noi a cambiarci in qualche cosa di meno formale: qui è d'uso che tra cerimonia e cena ci si cambi, da elegante a smart casual. Che per i maschietti naturalmente è più facile, mentre le femminucce, e soprattutto la sposa, interpretano comunque con cura e gusto anche l'informalità. Per Lifang sarà un vestito rosso, il colore del buon auspicio. Ma il pezzo forte è il trucco e l'acconciatura dei capelli, che prenderà circa due ora con la parrucchiera prenotata che l'aspetta in camera.

Mentre la parrucchiera esprime alacremente la sua arte sulla capigliatura della sposina, nella sala riservata per noi al ristorante hanno tutti fame, ma riesco a rimediare chiedendo alle cameriere di portare qualche stuzzichino mentre aspettiamo la sposa. Quando Lifang arriva devo ammettere che valeva la pena aspettare: il vestito rosso, e le rose rosse nei capelli, sono di un'eleganza semplice, understated ma allo stesso tempo potente e luminosa.

Due tavoli, una decina di persone ciascuno: io e Lifang mangeremo antipasti e primi seduti ad un tavolo, seconda portata e dessert all'altro. Così si eviteranno le immense e dispersive tavolate e potremo scambiare due parole sull'importante occasione con ciascuno dei nostri convitati. Formula di grande successo, è stato un piacere discorrere con tutti. 

Conversazioni interessanti soprattutto con gli amici di Lifang. Alcuni di loro sono istruiti, di ampie vedute. Chen (non il vero nome) parla con Andrew dei padri fondatori dei rispettivi paesi, Cina e USA: si trovano d'accordo che siano sopravvalutati. Mao e Washington, Zhou e Jefferson, certo luci e meriti ma anche ombre e gravissime colpe. Trovo sorprendente e molto interessante che se ne possa parlare così, anche se ovviamente siamo in Cina e quindi in privato. Chen vuole andare a studiare all'estero per il suo Ph.D. e ho l'impressione che se passerà un po’ di tempo in una democrazia occidentale non tornerà indietro. Parla di Londra, USA ma anche del Canada, paese più aperto a dare una prospettiva di lavoro agli studenti stranieri che vogliano restare.

25 December 2015

Dies Natalis Solis Invicti

Roman Imperial repoussé silverdisc of Sol Invictus (3rd century), found at Pessinus (British Museum)
The birthday of the unconquered sun marked the end of the Saturnalia since 274 AD when Aurelian apparently wanted to revive a much older cult of the Sun in Rome.

Saturnalia was originally a holiday created by Emperor Augustus to celebrate Saturn, on 17th December -- my birthday! It then developed into a week-long festival, the craziest week in ancient Rome, where people made merry with food, wine and more and even slaves were allowed to indulge in excesses that would have been punished by death at any other time.

The date coincides, closely enough, with the shortest day of the year (which the Romans believed to be 25 December whereas we know it is 21 December). Light prevails over darkness and days start getting longer again, an occasion to celebrate indeed.

Then the Christians took it over during the reign of Emperor Constantine, who had accepted Christianity as a religion of the Empire. The Church decided that Christ had chosen to be born on the shortest day of the year, after which light again starts to prevail, to symbolize his contribution to the rebirth of humankind.

I feel it's too bad that the ancient tradition of Saturnalia is gone. Not so much for the sake of Saturn, of course. But rather for what it symbolized: fun and naughtiness for a week but strict rule of Roman law for the whole year!



17 October 2014

Recensione film: Il Matrimonio di Tuya (2007) di Wang Quan'an, *****

Testo italiano di seguito

Synopsis

Tuya is a young woman in Inner Mongolia (part of China) who lives with her paralyzed husband Barter and their two children. They are semi-nomad shepards and live off their sheep. Tuya can't cope with the hardships of providing for her family alone and is persuaded to divorce Barter and re-marry, but on the condition that the new husband will have to care for barter as well.

Review


Tuya is a strong woman, realistically attached to her land and her family, and especially her husband. She works hard to feed them all. But she is also an idealist, because she thinks she can bypass love by marrying another man who could then provide for all of them barter included. She tries with two suitors, but it is clear that Barter can't accept being sidelined while his beloved Tuya belongs to another man.

It is a film on the absolute value of love, which can lead to self-denial and masochism, even suicide, but can't accept compromises.

An intersting film on life in Inner Mongolia, now part of the People's Republic of China, where pastoral traditions mix with the modernity that comes with integration into China. The movie is a Chinese production and the characters speak Chinese, not Mongol.

Testo italiano

Sinossi

Tuya è una giovane donna della Mongolia interna (parte della Cina) che vive con Barter (il marito paralizzato) e i due figli in una zona semidesertica. La loro fonte di sostentamento è la pastorizia. Tuya però non riesce più a reggere la fatica e le responsabilità. Accetta quindi di divorziare e risposarsi ma solo con un uomo che si prenda cura non solo dei suoi figli ma anche di Barter.

Recensione

Tuya è una donna forte, realisticamente attaccata alla sua terra e soprattutto alla sua famiglia, compreso il marito Bater, restato paralizzato in un incidente, ed i figli. Lavora sodo e porta da mangiare a casa per tutti.

Ma anche idealista, perché pensa di poter scavalcare l'amore per poter assicurare al marito semiparalizzato un futuro sposando un altro uomo che si prenda cura di loro. Ci provano in due pretendenti, ma per motivi diversi Bater non può accettare di stare dietro le quinte mentre la moglie crea una nuova famiglia con un altro uomo.

È un film sull'assolutezza dell'amore, che porta fino all'autolesionismo e persino al suicidio per non fare compromessi.

Anche un bel film sulla vita della Mongolia interiore, parte della Cina, dove la cultura pastorale tradizionale si mischia con la modernità portata dall'integrazione con la Repubblica Popolare Cinese. Persino la lingua mongola viene ormai parlata mischiata al cinese.


19 August 2007

15° g - 19 AGO: messa domenicale, maiali selvatici e grande cena di famiglia

La mattina di domenica non c’è scelta: si va alla messa cantata. O meglio, la scelta c’è, dato che anche in un piccolo villaggio come questo ci sono una mezza dozzina di confessioni protestanti diverse, ciascuna con la propria chiesa, che competono da un paio di secoli per le anime degli isolani (e per le loro offerte). Le campane suonano prepotentemente, unu po’ sbilenche le melodie ma nello spirito dell’isola... Ne scegliamo una ed andiamo ad assistere alla Messa.

18 August 2007

14° g - 18 AGO: Ha’apai (‘Uiha), la cerimonia della kava

Colazione abbondante con uova, toast, marlemmate, miele, frutta, ecc ecc, una goduria! Poi a spasso per l’isola, decidiamo di andare verso nord. Bella passeggiata, con nuotate e soste a chiacchierare con i locali. Peccato tanta immondizia per strada, dappertutto, rovina veramente un po’ il posto. Non capisco come facciano a non capire che così distruggono la loro principale risorsa.

30 June 2005

18° g - 30 Giugno: Dharamshala – Waghan – Amritsar 200 KM ORE 6

Trasferimento per Amritsar, strada ottima, scorrevole, ma caldo umido, siamo ormai scesi dalle montagne ed è la stagione dei monsoni. Prese le camere al Royal Castle Hotel (castello reale di nome e di fatto, almeno paragonato alle altre sistemazioni di questo viaggio!!) e andiamo a Wagah per la famosa cerimonia quotidiana dell’ammainabandiera.

15 August 2004

20° g - 15 AGO: Rangiroa – Tikehau

Bimba alla messa
Mattinata alla messa cantata ad Avatoru, è ferragosto. Assolutamente da non perdere, molto partecipata, un sacco di bambini si divertono! Noi siamo stati fortunati a capitare proprio la giornata dell’Assunzione, con riti e canti particolarmente curati, ma in ogni caso cercate di andarci una domenica mattina, cominciano verso le 8:30-9:00 e dura un paio di ore. Volendo si potrebbe anche restare a mangiare con loro, ci avevano anche invitati ma siccome avevamo un aereo nel pomeriggio abbiamo dovuto rinunciare.

28 February 2003

9° g - 28 FEB: Santiago, Gran Piedra, Santeria

Escursione a Gran Piedra e Museo Caffè

Oggi visita alla Gran Piedra, saliamo gli infiniti scalini, superando alcune bancarelle di signore che vendono collanine e braccialetti fatti con la materia prima del luogo: chiocciole, bacche, paccottiglia per arrivare ad una vista straordinaria sulla valle. Un inizio degno di una lunga ed intensa giornata...

27 December 2002

10° g - 27 DIC: Varanasi

Giornata iniziata presto, prima dell’alba ci vengono a prendere i rickshaw e andiamo ai ghat, che sono poi le rive del fiume.

Percorso in barca a remi per tre ore su e giù per il Gange, sembra un girone dantesco con le fiamme sulle pire che bucano la bruma grigia.

Quindi andiamo al forte di Ramnagar.

Quindi in giro in rickshaw per templi e infine giro di acquisti ed ulteriori passeggiate nella zona vecchia. Ad un certo punto Mirko, uno dei miei compagni di viaggio, vede che il pedalatore del nostro rickshaw è molto stanco e si offre di prendere il suo posto! Il tizio è incredulo poi con un certo imbarazzo gli lascia la sella e viene a sedersi sulla carrozzina con noi. Probabilmente l'unica volta nella sua carriera che è pagato per essere trasportato!

Le due giapponesi che abbiamo accettato di ospitare sulla nostra barca (vedi ieri) volevano lasciare una ulteriore mancia di 100 Rs ai rematori, ma questi sorprendentemente non hanno accettato, dicendo che erano stati già pagati e bastava così!

29 June 1994

09 May 1980

World War II Victory Day celebrations

Polish Army parading on 9th May 1980
It's a big day today in Poland: the 35th anniversary of the defeat of Nazi Germany in World War II. Many countries suffered because of the war, but Poland can reasonably claim to have endured the worst.

Victoria Hotel behind unknown soldier monument
Poland was squeezed between The USSR and Germany, Stalin and Hitler, Communism and Nazism, whichever way you look at it, it was a pretty unenviable position in 1939.

These days, of course, it is the fight against Germany that takes center stage. And for sure that is what detonated World War II. And Germany inflicted unspeakable human and economic damage to Poland between 1939 and 1945. More so to Polish Jews. The Soviet attack that immediately followed the German invasion on 1 September 1939, however, gets very short shrift. The official propaganda sings the praise of the heroic Soviet army that resisted German aggression and then moved to counterattack and liberate Poland (and Czechoslovakia, and Hungary, and Romania etc.) from fascism.

Of course, all but the most naive Poles know that is far from the whole truth. But they can't talk about it, not these days in Communist Poland where no one is a Communist but censorship, and self-censorship, are tight.


06 April 1980

Easter day procession at Jasna Gora

Get up very early in the morning. We are out of the hotel by 5.30 or so. It is VERY VERY cold!

The processions at Jasna Gora start at six o'clock, but they are not as impressive as we expected. Not so many people. Hundreds, not thousands. And it is Easter day.

Rather frugal arrangements, maybe resources are limited. Surely they must be. Yet we expected to find a lot more enthusiasm in the wake of the Polish Pope's recent visit and continuing commitment to change in Poland.