28 February 2022

Considerazioni sull'aggressione russa all'Ucraina / Some considerations on the Russian invasion of Ukraine

ENGLISH TEXT BELOW

Premetto, se ce ne fosse bisogno, che l'invasione russa non si giustifica, senza se e senza ma. Putin pagherà perché non ha capito la lezione di Napoleone o di Hitler: non si può vincere contro tutto il mondo. Ci sono tanti russi ragionevoli intorno a lui, ci sono sicuramente vari Stauffenberg o von Moltke, stiamo a vedere. Il dubbio traspariva nei video delle riunioni del vertice quando il capo chiedeva a tutti di annuire. Resta da capire il perché di una mossa così azzardata, ma come diceva Churchill la Russia è un enigma dentro un indovinello incartato in un mistero.

Quando lavoravo alla NATO, i rapporti con l'Ucraina sono stati per oltre 7 anni la mia principale occupazione. Ci sono stato decine di volte, anche nel Donbass, a Leopoli, in Crimea, a Kharkiv. Al di là dell'impegno professionale, mi ci ero affezionato. Per questo i fatti di questi giorni mi addolorano particolarmente e vorrei condividere qualche considerazione che mi passa per la testa. 

Fui incaricato, sulla base di proposte dei vari paesi membri, di stilare la "Carta" dei rapporti NATO-Ucraina, ancora in vigore. In essa, la NATO sostiene l'integrità territoriale dell'Ucraina, ma è un sostegno "politicamente" e non "legalmente" vincolante. Tradotto in italiano: se qualcuno viola i confini ucraini noi NATO valuteremo di caso in caso il da farsi. Anche quando l'Ucraina aveva accettato la rimozione delle testate nucleari dal suo territorio le era stata promessa garanzia di sicurezza e inviolabilità da USA, Russia e Regno Unito (Francia e Cina si erano defilate, forse saggiamente). Promesse, promesse...

Su una cosa sono d'accordo con John Mearsheimer e altri: in parte, Putin è un prodotto dell'occidente. L'occidente che ha umiliato la Russia di Eltsin, quando era in ginocchio. Gli USA illusi che il mondo unipolare risultato della caduta del muro di Berlino fosse un nuovo equilibrio e non una transizione. La NATO che, contrariamente a quanto promesso a Gorbachev al momento dell'unificazione della Germania, si allarga fino ai confini russi. Qualcuno aveva anche parlato di invitare la Russia stessa nella NATO, ma alla cosa non fu dato seguito. 

Invece nel 2008, al vertice di Bucarest, si dichiara, nero su bianco, che Ucraina e Georgia entreranno nella NATO. Poi però non se ne fa nulla, la cosa peggiore: provocare la Russia senza però offrire garanzie ai due paesi interessati. Fino ad allora, dai tempi di Gorbachev e Reagan, la Russia non aveva assunto alcun atteggiamento ostile, dopo di allora le cose sono precipitate, a cominciare dall'invasione di Abkhazia e Ossezia nel 2008, pochi mesi dopo Bucarest.

Non entro qui nella questione di se e fino a che punto l'allargamento della NATO sia stato una buona idea. Ma tante voci autorevoli si erano espresse contro. Ne cito una, quella di George Kennan, l'architetto del "contenimento" dell'Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1997, quando la NATO decise di mettere in atto il primo allargamento invitando Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria ad accedere al trattato, Kennan scrisse un articolo intitolato "Un Errore Fatidico" ("fateful" in inglese, si potrebbe tradurre come "fatale"), in cui scriveva "Ci si può aspettare che una tale decisione infiammi le tendenze nazionalistiche, antioccidentali e militariste nell'opinione pubblica russa; abbia un effetto negativo sullo sviluppo della democrazia russa; riporti l'atmosfera della guerra fredda nelle relazioni est-ovest e spinga la politica estera russa in direzioni decisamente non di nostro gradimento."

Nel 2014 il governo di Yanukovich rinuncia ad un accordo già finalizzato con la UE e accetta invece soldi russi. La reazione porta ad una rivoluzione, ad un colpo di stato, e Yanukovich scappa in Russia. Pochi mesi dopo Putin invade la Crimea, dove i russi sono accolti con i fiori, gli abitanti della penisola non si sentono ucraini. Un'ulteriore dimostrazione che l'Ucraina ha due anime: una filo-russa ed una filo-europea, e bisogna considerarle entrambe, non si può giocare ad asso pigliatutto. Adesso forse è più difficile. E comunque non si può premiare l'aggressione. Però paradossalmente potrebbe essere più facile: anche tanti cittadini ucraini di etnia russa non vorranno stare sotto Putin.

L'unica strada che resta aperta, che non si sarebbe mai dovuta chiudere, è quella del compromesso tra le due anime del paese. Decentralizzazione amministrativa, uso della lingua russa nel Donbass e in Crimea. Sul piano internazionale, la finlandizzazione resta una soluzione privilegiata: appartenenza alla UE ma non alla NATO. E comunque la Finlandia (come l'Austria e la Svezia, altri due neutrali) ha ottimi rapporti con la NATO e stretta collaborazione militare. Ogni altra soluzione porterà a perpetuare il conflitto.

ENGLISH TEXT

I would like to state upfront, that the Russian invasion is not justified, without ifs and buts. Putin will pay because he did not understand the lesson of Napoleon or Hitler: you cannot win against the whole world. There are many reasonable Russians around him, there are certainly several Stauffenbergs or von Moltke, let's see. The recent videos of the Security Council meetings when the boss asked everyone to nod seem to indicate his top brass is not too happy. The reason for such a risky move remains to be understood, but as Churchill said, Russia is a riddle, wrapped in a mystery, inside an enigma.

When I was working at NATO, relations with Ukraine were my main occupation for over 7 years. I've been there dozens of times, including in Donbass, Lviv, Crimea, Kharkiv. Beyond the professional commitment, I grew fond of the country and its people. This is why the events of these days are particularly painful for me.

On the basis of proposals from the various member countries, I was charged with drawing up the "Charter" of NATO-Ukraine relations, which is still in force. In it, NATO supports Ukraine's territorial integrity, but it is "politically" and not "legally" binding support. Translated into English: if someone violates Ukrainian borders, we NATO will evaluate on a case-by-case basis what to do. Even when Ukraine accepted the removal of nuclear warheads from its territory, it was given a "politically binding" guarantee of safety and inviolability from the US, Russia and the UK (France and China had withdrawn, perhaps wisely). Promises, promises ...

On one thing I agree with John Mearsheimer and others: in part, Putin is a product of the West. The West that humiliated Yeltsin's Russia when he was on his knees. The US deluded that the unipolar world resulting from the fall of the Berlin Wall was a new balance and not a transition. NATO which, contrary to what Gorbachev promised at the time of the unification of Germany, is expanding to the Russian borders. Someone had even talked about inviting Russia itself to NATO, but this was not followed up.

Instead, in 2008, at the Bucharest summit, it was declared, in black and white, that Ukraine and Georgia would join NATO. But then nothing was done about it, the worst outcome of all: provoking Russia without, however, offering guarantees to the two countries concerned. Until then, since the days of Gorbachev and Reagan, Russia had not assumed any hostile attitude, since then things have precipitated, starting with the invasion of Abkhazia and Ossetia in 2008, a few months after Bucharest.

I won't get into the merits of NATO enlargement here, whether and up to which point it was a good idea. I think it was not, and many voices far more authoritative than mine agree. George Kennan, the architect of the containment of the USSR after the second world war. In 1997, when NATO decided to enact the first wave of enlargement to Poland, the Czech Republic and Hungary, Kennan wrote an article titled "A Fateful Error" in which he wrote "Such a decision may be expected to inflame the nationalistic, anti-Western and militaristic tendencies in Russian opinion; to have an adverse effect on the development of Russian democracy; to restore the atmosphere of the cold war to East-West relations, and to impel Russian foreign policy in directions decidedly not to our liking."

In 2014, Yanukovych's government renounced an agreement already finalized with the EU and accepted Russian money instead. The reaction lead to a revolution, a coup, and Yanukovych escaped to Russia. A few months later Putin invaded Crimea, where the Russians were greeted with flowers, the inhabitants of the peninsula do not feel Ukrainians. A further demonstration that Ukraine has two souls: a pro-Russian and a pro-European one, and we must consider both of them, you can't have it all. Now perhaps it is more difficult. And in any case, aggression cannot be rewarded. But paradoxically it could be easier: even many Ukrainian citizens of Russian ethnicity will not want to be under Putin.

The only road that remains open, which should never have been closed, is that of compromise between the two souls of the country. Administrative decentralization, use of the Russian language in the Donbass and Crimea. On the international level, finlandisation remains a privileged solution: Ukraine in the EU but not in NATO. And in any case Finland (like Austria and Sweden, two other neutrals) has excellent relations with NATO and close military cooperation. Any other solution will lead to perpetuating the conflict.

07 February 2022

Recensione libro: Metà Cielo, Mezza Luna (2005) di Silvia Codecasa, *****

Sinossi

Un vero viaggio di avventura per una donna sola che si mette in testa di attraversare una collana di paesi islamici, dalla Turchia all'Iran, all'Afghanistan, al Pakistan, fino all'India e qui si ferma il racconto mentre il viaggio prosegue fino all'Asia estrema. Una donna sola nel profondo dell'islam con i mezzi più disparati, sulle vie più diverse, treno, tram, auto, autobus, a piedi. Nel 1973 l'integralismo islamico non si era ancora risvegliato, erano in evidenza la grande poesia musulmana e i valori culturali delle etnie turche e curde, e quella del nobile, eroico popolo afgano. Però attraversare Turchia, Iran, Afghanistan e Pakistan voleva dire addentrarsi nel cuore di una civiltà in cui le donne non hanno personalità giuridica, possiedono diritti parziali sulla proprietà e nessun diritto sui figli, e dove il fatto che una donna cammini per strada da sola è talmente insolito da essere pericoloso. Accanto al racconto del viaggio vero e proprio, l'autrice ci intrattiene con le sue ricerche di carattere antropologico attraverso osservazioni che fanno del libro una raccolta di informazioni scientifiche. 

 Recensione 

 Un'occhiata al mondo musulmano dell'Asia sud-occidentale da una donna di grande sensibilità. Mi ha toccato specialmente la descrizione dei suoi incontri in Afghanistan. Da allora le cose sono peggiorate.

 

06 February 2022

Recensione libro: Daniele Ruffinoni e la Concessione Italiana (2018) di Bologna, Alberto e Michele Bonino, ****


Sinossi

L’area della ex Concessione italiana di Tianjin, in Cina, custodisce ancora oggi alcuni degli edifici progettati dall’ingegnere torinese Daniele Ruffinoni tra il 1913 e il 1915. La vicenda professionale di Ruffinoni a Tianjin, sino a ora praticamente inesplorata, fornisce l’occasione per riflettere su uno scambio intellettuale e tecnico tra l’Italia e la Cina e sul suo significato attuale, mentre ci si interroga sempre più sulle opportunità offerte dal grande Paese asiatico. 

Questo libro intende fare luce su una vicenda certo poco nota, ma per questo non meno significativa, dell’architettura italiana dello scorso secolo e sull’odierno stato di questi luoghi, a seguito di recenti processi di trasformazione. Quali le ragioni e il contesto storico in cui si è svolta la progettazione della ex Concessione italiana di Tianjin? Chi era Ruffinoni e come ha sviluppato la sua attività professionale in Cina? Quali strumenti metodologici mettere in campo per la lettura critica di questa storia? Quali le strategie progettuali seguite nella trasformazione recente della ex Concessione?

Recensione

Ricostruzione meticolosa dell'opera di un architetto italiano in Cina. Il lungo viaggio, il rientro prematuro, la difficoltà di approvvigionamento dei materiali, le complicazioni legate allo scoppio della Grande Guerra.

Al di là di considerazioni storiche e politiche sull'esistenza stessa di quella concessione, il libro ci porta per mano nella Cina di inizio XX secolo, con l'ultima dinastia imperiale agli sgoccioli e la nascita della repubblica. In questo contesto si incontrano architetti e costruttori italiani e cinesi, a lavorare sul francobollo di terra che è Italia e tale resterà fino al 1947 quando sarà ovviamente restituita alla madrepatria.

Leggi qui le mie recensioni di libri sulla Cina.