Si usa dire "cento di questi giorni!" per fare gli auguri, ma non ce n'è bisogno, perché oggi tu compi 100 anni.
Una cifra tonda, che non è necessariamente più significativa di altre, come 99 o 101, ma il numero 0 alla fine chissà perché da sempre affascina, e doppio zero ancora di più. Pensare che i Greci e i Romani neanche lo conoscevano, ci fu portato dagli arabi che lo avevano imparato dagli indiani. E quindi eccomi qui a scriverti quest'anno, a un secolo esatto dalla tua nascita a Manfredonia, in Puglia, il tallone d'Italia.
I nonni Pasquale e Carmela, i tuoi genitori, quel 25 giugno 1923 non avrebbero mai pensato di avere un nipote giramondo che un secolo dopo li avrebbe ricordati da Londra. Del resto non avrebbero mai pensato che tu saresti diventata medico (la seconda donna medico nella storia di Manfredonia mi disse una volta il nonno) perché ti avrebbero voluta sempre vicino, e la carriera del medico spesso porta lontano. Ma tu avevi una volontà d'acciaio e quando decidesti di voler fare il medico non ci fu verso di fermarti.
Bisogna ricordare che ti aiutò tuo cognato, mio zio Raffaele, zio Lele, marito di tua sorella Maria, zia Pia, già affermato medico. Nonno Pasquale, sempre generoso a condividere storie ed aneddoti, mi disse che zio Lele gli aveva consigliato di consentirti di studiare, perché medicina era una facoltà lunga e difficile: se ce l'avessi fatta allora ti saresti meritata di fare il medico, altrimenti avresti fatto altro, senza rammarico. Ovviamente diventasti medico, anche se con qualche anno di ritardo a causa della guerra e poi ti specializzasti in odontoiatria. I nonni fecero installare tutto il necessario per aprire uno studio dentistico a Manfredonia, nella casa di famiglia: tubi, allacci, scarichi, che forse sono ancora lì. Ma tu partisti per Roma: amavi i tuoi genitori, ma Manfredonia ti stava stretta. Esattamente la stessa cosa che poi capitò a me quando lasciai Roma per migrare all'estero.
A Roma incontrasti papà, anche lui dentista, e poco dopo nascemmo io e mio fratello Fabio. Con papà fu un'unione felice, ma non facile. Due caratteri forti, due personalità diverse e complementari. Papà era una locomotiva di energia produttiva, costruttiva, mentre tu hai lavorato sodo ma emanavi classe, eleganza, buon gusto. Papà puntava alla quantità, tu alla qualità, vi completavate a vicenda. Per fare un paragone con due personaggi che forse non ti sono noti nel mondo dell'informatica, papà era concreto come Bill Gates e tu eri un'esteta come Steve Jobs.
Io ho cercato di imparare da tutti e due, ma mi sentivo allora e mi sento ancora oggi più vicino al tuo punto di vista. Quando te ne andasti papà cambiò, si vedeva che gli mancavi, aveva perso il riferimento più importante, l'appiglio per tutte le evenienze. Visse ancora molti anni ma non era più lo stesso. Ma tutte queste cose tu le sai, le ricordo più a me stesso che a te. Invece voglio raccontarti qualche fatto più recente che penso ti farà piacere.
Ho fatto una vita anomala per molti versi. Dopo il dottorato al MIT, (credo che da lì ti scrissi le ultime lettere prima di questa, con carta e penna!) decisi di tornare in Italia. Anche se avevo opportunità lavorative migliori in America, tu non stavi bene e volevo starti vicino. Fu una scelta saggia perché poco dopo te ne andasti per sempre, troppo presto.
Quindi ripartii, stavolta per il Belgio, e per tanti anni lavorai alla NATO ma alla fine mi ero stufato della monotonia burocratica e mi misi a fare il consulente indipendente per un paio di grosse imprese. Guadagnavo bene, ma non era la mia strada. Infine, dato che ero da solo e senza pensieri, mi dedicai a condurre gruppi di viaggi avventurosi, anche un po’ spericolati, in giro per il mondo: Africa, medio oriente, India, Indocina, i mari del sud, e la Cina. Ricordo benissimo che a te piaceva tanto viaggiare, con papà siete andati un po’ dappertutto, e non pochi viaggi li abbiamo fatti insieme.
Questi viaggi mi hanno aperto la mente e piano piano mi sono concentrato sull'Asia perché penso che lì si giochi il futuro del XXI secolo. Quanto mi sarebbe piaciuto fare qualcuno di questi viaggi in oriente con te... Comunque devi stare tranquilla, ho avuto una vita appagante, la buona salute mi assiste ancora, e non ho né rimpianti né rimorsi. Non importanti almeno. Penso che avresti approvato queste mie scelte, anche se non era sempre facile farti esprimere un'opinione, anche quando te la chiedevo. Non volevi interferire.
Qualche anno fa mi sono sposato. Sì lo so, "finalmente!" starai pensando, ma è andata così, meglio tardi che mai? Ed è andata bene. Lifang è una donna cinese che per molti aspetti ti assomiglia, sono sicuro ti piacerebbe. Anche lei viene dalla provincia, anzi da un piccolo villaggio di contadini dove le case erano costruite con i mattoni di fango e l'acqua si andava a prendere al pozzo, a mano. Corrente elettrica ogni tanto, la scuola più vicina a mezz'ora di cammino sulle strade impolverate. Anche lei sin da piccola volle studiare, ma non medicina: voleva diventare maestra. In Cina la figura del maestro è ancora riverita. Faceva i compiti a lume di candela, ma prima doveva dare una mano in campagna, dar da mangiare ai maiali, stendere le foglie di tabacco ad asciugare. I suoi genitori la sostenevano negli studi, la esortavano a "volare più in alto" di loro. E lei spiccò un lungo volo, riuscì ad entrare al liceo della città più vicina (unica ragazza del villaggio) e quindi fu ammessa alla prestigiosa Università di Pechino. Ne uscì maestra, anzi professoressa di lingue, e per 12 anni fece carriera nella capitale della Cina che cresceva a ritmi vertiginosi. Anche i suoi genitori, come i nonni Pasquale e Carmela, speravano che un giorno sarebbe tornata a casa. Ancora lo sperano. Invece ha incontrato me e adesso viviamo a Londra, anche se andiamo in Cina a trovarli appena possibile.
La vuoi sapere una cosa divertente? Con Lifang ci siamo sposati 4 volte, in giro per il mondo: in Cina con i parenti di Lifang; in Bhutan in un monastero buddista perché ci consideriamo buddisti, come filosofia, non come religione; quindi a Londra dove viviamo; e poi in Canada, dove abbiamo scelto la data del 25 giugno. Il motivo è che volevamo fare piccole cerimonie, ogni volta con pochi amici e parenti. Veramente poi in Bhutan si è aggregato tutto il villaggio, più di mille persone, ma è stato bellissimo. Poi c'è stata una brutta pandemia e abbiamo dovuto rimandare il matrimonio in Italia, e dopo la pandemia siamo stati presi da... leggi sotto. Ma credo che presto ci sposeremo anche in Italia, ed in Belgio, dove pure abbiamo tanti amicizie. Di solito ad ogni matrimonio faccio un discorsetto e ti confesso che quando parlo di te (ma anche di papà e zio Gigi) mi viene sempre un po' da piangere. Come adesso mentre scrivo questa lettera.
Lifang ti assomiglia anche per altri motivi. Intanto avete una corporatura abbastanza simile, e sarai contenta di sapere che le ho regalato alcuni dei tuoi vestiti più belli che avevo conservato senza un vero motivo e che ora, con minime modifiche, le stanno benissimo e indossa quando abbiamo occasioni adatte. E ne abbiamo tante, come te e papà anche noi amiamo andare spesso a teatro, ai concerti, all'opera e ci piace mangiare bene in qualche buon ristorante. Anche bere bene. Mi ricordo la cantina di bottiglie che curavi a casa, Baroli anno 1958 e 1964, Brunelli, Chianti classici, che io al tempo non apprezzavo abbastanza. E poi abbiamo scoperto le crociere, ti ricordi le crociere che facemmo insieme nel Mediterraneo? Spagna, Malta, Tunisia, Grecia. Pensa che mi hanno invitato come conferenziere su alcune grandi navi, sarà divertente, parlare di NATO e di vino, e dei miei viaggi. Lifang porta anche con orgoglio i tuoi gioielli. Quando ci siamo sposati ho fatto modificare la fede di papà e adesso la porta lei, mentre io porto la tua che mi sta perfettamente al dito. Abbiamo lasciato la data del vostro matrimonio che era incisa all'interno, ma abbiamo aggiunto i nostri nomi. A Lifang stanno bene le tue cose, è una donna di calibro, con personalità forte, di buon gusto. Riesce persino a far vestire bene anche me. Non so se qualche psicanalista abbia teorizzato che un uomo vuol ritrovare la mamma quando si sposa, ma forse in parte è così.
E poi, e qui mi sa che ti sorprendo veramente, sono arrivati Arturo e Luigi, i nostri figli, i tuoi nipotini. Anche Lifang è diventata mamma sulla soglia dei 40 anni, come te. Solo che per far presto, dato che il tempo stringeva, ha deciso di regalarmi due gemelli. (Scherzo, non era assolutamente programmato o previsto di avere gemelli.) Anche lei, come te, due maschi, solo che io e Fabio siamo stati sempre diversi, dentro e fuori, invece loro sono identici in tutto, almeno per ora! Persino i denti gli spuntano fuori esattamente in contemporanea. In cinese "gemelli" si dice "shuang bao tai", che letteralmente vuol dire "un paio di pupi in un colpo solo", l'ho imparato quando lo sentivo dire da tanti cinesi che incrociavo passeggiando quando siamo andati a trovare i nonni materni. Mi diverte il concetto!
Alla prima ecografia, quando ci dissero che vedevano due cuoricini battere velocissimi, non capii subito. Come sarebbe a dire due cuori? Poi sprofondai nella sedia da cui guardavo il monitor in diretta. (Lifang era già sprofondata nel lettino.) Ma ne fummo contentissimi e continuiamo ad essere entusiasti di questa fortuna, lo capirai. Hanno i nonni materni che li adorano, ma gli mancheranno i nonni paterni. Anche se gli parleremo molto di te e papà appena saranno in grado di capire. Veramente ho già cominciato. E poi, nella tradizione cinese, gli abbiamo trovato degli ottimi "Gan", simili ai nostri "padrini": una coppia romana e una di Bruxelles, un padrino e una madrina per ciascuno, ci aiuteranno a farli crescere bene. Io gli parlo in italiano, Lifang in cinese, e al nido imparano l'inglese. Ci siamo informati e abbiamo anche seguito un corso, se saremo perseveranti e metodici cresceranno con tre lingue materne, sarà una grande ricchezza culturale e sicuramente gli aprirà molte porte nel mondo del lavoro.
I nomi li abbiamo scelti sul tema musicale. Arturo come Toscanini, artista infinito e pensatore libero, e come Schnabel, il primo pianista ad incidere tutte le sonate di Beethoven, Rubinstein e Benedetti Michelangeli, sommi pianisti. Un nome non comune, un po’ speciale. Luigi come Beethoven (Ludwig in tedesco è Luigi o Ludovico in italiano), il mio compositore preferito, colui che, come disse il suo maestro Haydn, avrebbe cambiato la musica per sempre. Come Luigi Boccherini, esponente apicale della musica da camera. E soprattutto come zio Gigi, violinista e violista di estrema virtuosità, che come sai fu un grande maestro di vita per me. Lifang ed io sogniamo che diventino musicisti, sai che duetto, Arturo al piano e Luigi al violino. Ho un violino tirolese antico di altissima qualità che mi lasciò zio Gigi, spero presto tornerà a suonare. Decideranno ovviamente loro, noi ci riproponiamo solo di educarli a scegliere. Come faceste tu e papà con me e Fabio: ci diceste di fare quello che volevamo della nostra vita, ma di prendere una strada che ci appassionava e poi pensare a far bene. Tanti giovani oggi non scelgono nulla, non si appassionano di nulla, e questo mi preoccupa.
Adesso hanno poco più di un anno, sono bellissimi. Lo so, lo dicono tutti i genitori, ma loro lo sono veramente, sarà grazie all'incrocio etnico italo-cinese, o per gli occhi a mandorla. Infatti quando andiamo per strada con il mega passeggino doppio, che adesso manovro con destrezza ma all'inizio mi sembrava un panzer, non hai idea di quante persone si fermano a farci i complimenti, a fare fotografie, qualcuno li vuole accarezzare. Se passano 10 minuti senza un commento di un passante comincio a preoccuparmi! Quello che forse non puoi capire è quanto stiamo faticando. Anche riconoscerli è difficile, tanto son perfettamente identici! "Un paio in un colpo solo" richiedono uno sforzo fisico e mentale immane. Non abbiamo una "ia" con noi, la nostra seconda mamma istriana che ci allevò quando tu eri a studio a curare i denti insieme a papà. I tempi sono cambiati. A proposito, tanto per dire di cifre con lo zero finale, ia ha vissuto per 100 anni esatti su questa terra, lucida e presente fino all'ultimo, era sempre un piacere passare tempo con lei. Era anche informatissima: a 100 anni compiuti mi faceva domande puntuali di politica internazionale e si diceva preoccupata per il futuro!
Certo ci sarebbero tante altre cose da dire, ma non si possono condensare 30 anni di lontananza in una lettera. Veramente non mi sembrano 30 anni, certo perché ti ho sempre presente, ti ricordo per un motivo o per un altro quasi tutti i giorni. Proverò a scriverti prima che ne passino altri 30, senza aspettare un compleanno con tanti zeri.
Un abbraccio da tuo figlio Marco, da tua nuora Lifang e dai piccoli Arturo e Luigi
Meravigliosa la tua storia! Daniela
ReplyDeleteWhat a beautiful tribute to your incredible mom, and lovely wife!
ReplyDeleteAnn Kalinofsky Baer
Marco che lettera stupenda tutta la tua sensibilità e il tuo amore per i tuoi genitori. Mi hai fatto piangere.
ReplyDeleteLili
Marco, ho letto tutta la lettera. E bellissima e emozionante. Ho scoperto anche delle cose della tua vita che non sapevo ancora.
ReplyDeleteA presto spero x
Sara P
Ho pianto un po', lo ammetto. Ci siamo incrociati per poco tempo, quando ancora stavi a Bruxelles, ma l'avevo capito subito che sei una persona speciale con un'anima gentile ❤️ auguri alla tua mamma per i suoi 100 anni, e un abbraccio a te!
ReplyDeleteDebora G
Ho avuto il piacere di conoscere compare Pasquale, tua madre, i tuoi zii e zie. Persone stupende e di carattere. Sei fortunato ad avere questi stupendi ricordi da raccontare ai tuoi figli "nati in un colpo solo".
ReplyDeleteGrazie per averli condivisi con noi. Un abbraccio
Raffaella Capurso
Zia sarebbe molto orgogliosa di te! Tanti auguri per i suoi 100 anni! Mamma ti manda un caro abbraccio. Ciao
ReplyDeleteElisabetta Radatti
Tanti auguri a zia Rina! Un abbraccio a voi
ReplyDeleteSerena
Caro fratello, che dire?
ReplyDeleteUna bellissima iniziativa questa di ricordare mamma nel centesimo anniversario.
Spiego sempre ai colleghi e ai pazienti la storia di questa ragazza che dal profondo sud volle evolversi studiando Medicina e specializzandosi in Odontoiatria, lasciando stupefatti genitori e parenti.
Pioniera della specialità e precorritrice della parità di genere.
Era avanti!
Se fosse ancora tra noi, con la sua saggezza e intraprendenza (la passione per i viaggi l'hai presa da lei!) avrebbe ancora tanto da insegnarci.
Fabio
Bellissima Marco, anche con gli occhi lucidi! Un abbraccio forte a tutti e quattro e tanta tanta felicità! Speriamo di vederci presto! ❤️
ReplyDeleteFrancesca Z
What a beautiful letter, full of love ,ma certo, era la tua amatissima mamma, una persona bellissima e speciale e tu e Fabio eravate la sua vita, come lo sono i miei figli per me. Son sicura che è felicissima dei bellissimi nipotini che le avete dato. Come vola il tempo, son passati più di 30 anni da quando è volata via e la ricordo sempre sorridente e orgogliosa della sua famiglia e sempre pronta a farci sentire a nostro agio e a casa nostra durante le nostre visite in Italia. Potrei andare avanti ancora, ma non voglio annoiarti concosse che già sai. Aspettiamo una tua visita con Lifang e i gemelli, un grosso abbraccio, Rina Caputo
ReplyDelete….grazie Marco x averci regalato un po’ di te! E grazie delle bellissime emozioni che ho provato! Auguri a te e ai tuoi cari un roseo futuro e tanta felicità! …alla prossima lettera!😊
ReplyDeleteDenise
Che bello, caro Marco sai che io con i social ho poca confidenza, guardo poco e interagisco meno, ma ho visto la foto di zia Rina e mi sono fermato un attimo, ti abbraccio
ReplyDeleteGiampiero
Zia Rina farebbe 100 anni oggi o domani e tu e Lifang 7 anni di matrimonio in Canada se mi ricordo bene
ReplyDeleteI miss your mom so much I will never forget the times we spent together considering that we lived in distant countries we loved each other.
Jay and I miss you waiting for your canada visit con I bimbi abbracci cari.
Carmen
A me capita ancora di parlare con la mia…una pagina bellissima. Quando ci vedremo (accadrà, prima a poi ?), ti abbraccerò anche per questo regalo
ReplyDeleteBenedetto M
Bellissima questa lettera Marco. Mi hai fatto piangere. Zia e' Rina e' spesso nei miei pensieri. Se fai il matrimonio in Italia invitami. Un grande abbraccio e tanti auguri e pensieri belli a zia.
ReplyDeleteAdriana S
Bravo Marco, ci hai fatto rivivere per davvero zia Rina, un abbraccio a tutti voi.
ReplyDeleteAgostino
Che splendida lettera!
ReplyDeleteGermano
Molto commovente. Un abbraccio
ReplyDeleteElisabetta C
Marco mi ha colpito molto questo colloquio, questa riflessione su uno degli aspetti della vita, e penso agli “amorosi sensi……”di Foscolo. Ricordi che si confondono e si fondono col presente , che legano passato e presente senza soluzione di continuità. Zia Rina e zio Gianni hanno fatto parte anche loro della mia vita ( a proposito un giorno prima , il24, ho raggiunto anch’io un numero con lo zero , 80 anni , cifra tonda). Hanno aggiunto una tessera per la mia crescita e non dimentico. Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri , un abbraccio a te ,a Lifang , ad Arturo e a Luigi 🤗🥰
ReplyDeleteRosanna
Marco sei grande! Grazie per avermi trasmesso questa lunga ed emozionante lettera. E' bello vivere di ricordi. Il tempo non puo' interrompere mai il cordone ombelicale che lega mamma e fiio. Credimi i sono emozionata. Ho tanti ricordi anche io della cara zia Rina.
ReplyDeleteUn caro abbraccio per te, Lifang, Arturo e Luigi.
Giuliana
Caro Marco, la tua lettera mi ha commosso e sono contenta di festeggiare con te i 100 anni di zia. Sicuramente una zia speciale anche se l'abbiamo vista poche volte. Ti abbraccio forte. Un abbraccio anche a tua moglie e ai tuoi figli.
ReplyDeleteRossella R.
Riprendendo i ricordi : ero assente al matrimonio di zio Gianni e zia Rina. Durante il viaggio mi ero presa “ l’australiana “ ,ero quindi a letto , a piazza Lotario. Ebbene gli Sposi ,dopo la cerimonia religiosa e prima del ricevimento , passarono a trovarmi e a salutarmi. Zio Gianni per consolarmi mimò quanto si erano scambiati zia Rina e lui durante la cerimonia e poi tutti al ricevimento (tranne me ovviamente) . A ripensarci ora mi chiedo, (dopo tutte le restrizioni cui ci ha costretti la “passata” pandemia ) hanno rischiato il contagio , quanta diversità da allora ad oggi !
ReplyDeleteRicordo vivamente il primo incontro con zia Rina , molto salotto di casa di zio Antonio e zia Irene , ne rimasi affascinata , avevo letto in quei giorni una poesia che mi fece accostare la sua immagine a quella di una donna cantata dal poeta. Purtroppo non ne ricordo il titolo né l’autore.
Rosanna