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31 December 2020

12 BUONE COSE DEL 2020 - 12 GOOD THINGS ABOUT 2020

 2020


ENGLISH TEXT BELOW

Siccome di messaggi con insulti al povero anno 2020 ne abbiamo sentiti troppi (ma non si chiama COVID-19?) ho pensato di raccogliere qualche pensiero in positivo sull'anno che si sta per concludere. Non per minimizzare, ma per guardare avanti con realismo, ottimismo e determinazione.

1. Chi mi sta leggendo è ancora vivo. Un buon primo risultato. Tanti ci hanno lasciato nel 2020, forse anche qualcuno che conosciamo, qualche persona cara. Io ho perso una cugina ed il padre di un amico per il Covid-19. Molti altri se ne sono andati per una serie infinita di altri motivi: incidenti, età, altre malattie, guerre, ecc. Noi invece siamo qui.

2. Abbiamo viaggiato di meno, e questo pesa particolarmente per quelli come me che vivono in vari paesi e del viaggio hanno fatto uno stile di vita. Però la prossima volta che partiremo il viaggio avrà un gusto speciale. Ce lo godremo di più, magari lo prepareremo meglio, lo ricorderemo più a lungo. Forse faremo più viaggi, che ci cambiano dentro, e meno vacanze, che nel migliore dei casi ci fanno solo riposare.

3. Siamo andati meno al ristorante, ma quando torneremo a farlo con tranquillità sceglieremo meglio il ristorante, la cucina, ed ogni boccone, ogni sorso di vino ci sembreranno più buoni.

4. Non siamo potuti andare a cinema, teatro, concerti. Ancora una volta, torneremo a farlo perché la cultura non si ferma. La prossima volta saremo più attenti ad ogni scena del film, ad ogni movimento della sinfonia, ad ogni aria dell'opera, ad ogni particolare della scena.

5. Siamo stati costretti a stare di più a casa, ma abbiamo passato più tempo con i nostri cari, fianco a fianco, giorno dopo giorno, ora dopo ora, come forse non facevamo da tanto tempo. Se siamo stati attenti, abbiamo imparato a conoscerci meglio, a rispettarci. Abbiamo capito che stare insieme non vuol dire solo avere interessi in comune o divertirsi, ma parlarsi (e ascoltarsi!), guardarsi, accarezzarsi.

6. Abbiamo riscoperto il significato della solidarietà, o almeno avremmo dovuto farlo, le occasioni non sono mancate. E dell'apprezzamento per il lavoro di chi si è impegnato per superare l'emergenza. Non ce lo dimentichiamo quando la pandemia non sarà più in prima pagina, loro saranno ancora in prima linea.

7. Abbiamo recuperato un po' della nostra identità, anzi delle identità, al plurale. Ci siamo sentiti un po’ più italiani, come forse non capita spesso tranne quando c'è la coppa del mondo di calcio. E, almeno per me, anche più europei. L'Europa si è mossa con ritardo, ma si è mossa, insieme, e visto come sono andate le cose negli altri principali paesi del mondo forse non ci possiamo lamentare. E questo nonostante la pandemia abbia messo da una parte a nudo le meschinità di tanti politici polemici, e dall'altra in risalto la mancanza di grossi calibri tra i leader della politica mondiale.

8. Abbiamo riscoperto il valore della scienza, anche di quella inesatta come la medicina. I chiacchieroni e i millantatori, i negazionisti, gli alternativi, i naturopati, gli anti-vaccinisti, quelli del "sono morti con il COVID e non di COVID" sono, mi pare, o forse lo spero soltanto, meno ascoltati di un anno fa. Abbiamo anche imparato qualche regola di igiene, di buon senso, che avremmo dovuto applicare comunque, da sempre.

9. Abbiamo capito un po' meglio il significato della disciplina. Non abbastanza e non tutti, ma ci farà bene interiorizzare perché ci sarà utile in tante altre occasioni. Prendiamo esempio da quelle società orientali che in questa circostanza hanno dato dimostrazione di grande disciplina ed hanno ottenuto risultati di conseguenza. Ho notato con dispiacere che i giovani, che hanno più da perdere, sono spesso meno consapevoli di questo degli anziani.

10. Abbiamo avuto tempo di riflettere su noi stessi, sugli errori commessi e sui traguardi raggiunti. Soprattutto su cosa vogliamo fare con il tempo che ci resta da vivere. Sapendo, mai come oggi, che potrebbe essere molto meno lungo di quanto speriamo. Riflessioni che dovremmo fare sempre, ovvio, ma quest'anno ci siamo stati quasi obbligati. Confucio scrisse che abbiamo due vite: la seconda comincia quando ci rendiamo conto di averne solo una. Mi auguro che molti abbiano cominciato la propria seconda vita nel corso del 2020.

11. Abbiamo scoperto tanta tecnologia che ci ha permesso di attutire l'urto della pandemia e che continueremo ad usare dopo di essa. Abbiamo inquinato di meno lavorando da casa e comprando online. Ci si può spostare di meno: meno traffico, meno inquinamento, meno energia sprecata. Molti continueranno a farlo anche dopo la pandemia. Viaggeremo ancora, certo, per lavoro, per piacere e per incontrare i nostri cari, ma auspicabilmente non per comprare una cipolla oppure per andare a timbrare un cartellino in ufficio e poi stare davanti ad uno schermo uguale a quello che abbiamo a casa.

12. Per molti è stato un anno drammatico sul lavoro, ed è stato importante l'intervento dei governi e delle banche centrali. Ma guardiamo avanti facendo tesoro dell'esperienza del 2020. Guardiamo al lavoro non come una punizione biblica che ci è cascata addosso perché abbiamo mangiato la mela dell'albero proibito, ma come realizzazione delle nostre aspirazioni. Tanti giovani in occidente hanno tutto ma non più aspirazioni, sogni. Sognando un po', lavoreremo serenamente, a prescindere dal guadagno, e invecchieremo meglio.


ENGLISH TEXT


Since we have all heard too many messages with insults to the poor year 2020 (but isn't it called COVID-19?) I thought I'd collect some positive thoughts on the year that is about to end. Not to minimize the troubles we went through, but to look forward with realism, optimism and determination.

1. Whoever is reading me is still alive. A good first result. Many have left us in 2020, perhaps even someone we know, some loved ones. I lost a cousin and a friend's father to Covid-19. Many others have left for an infinite number of other reasons: accidents, age, other diseases, wars, etc. We are still here.

2. We have traveled less, and this weighs heavily on those like me who live in various countries and have made travel our lifestyle. But next time we leave home our trip will have a special taste. We will enjoy it more, hopefully we will prepare it better, maybe we will remember it for longer. Perhaps we will undertake more real "travels", which change us inside, and fewer "vacations", which in the best of circumstances only provide rest.

3. We went out to eat much less frequently, but when we return to do it we will take more care to choose the restaurant, ouru dishes, and every bite, every sip of wine will taste better.

4. We could not go to the cinema, theater, or concerts. Once again, we'll go back to doing it because culture doesn't die of any virus. Next time we will be more attentive to every scene of the film, to every movement of the symphony, to every aria of the opera, to every detail of the scene.

5. We have been forced to stay at home more, but we have spent more time with our loved ones, side by side, day after day, hour after hour, as perhaps we hadn't done in a long time. If we have been careful, we will have learned to know each other better, to respect each other. We understood that being together does not just mean having common interests or having fun, but talking (and listening) to each other, looking at each other, caressing each other.

6. We have rediscovered the meaning of solidarity, or at least we should have, we had plenty of opportunities. And we should appreciate the work of those who are fighting hard to overcome the emergency. Let's not forget that when the pandemic is no longer on the front page, they will still be at the front lines.

7. We have recovered a bit of our identity, indeed our identities. I felt a little more Italian, as perhaps does not often happen to me except every four years for the world cup. And even more European. Europe has moved with some delay, but it has moved, and given how things have gone in some of the other main countries of the world such as the US and the UK, perhaps we cannot complain. And this despite the fact that the pandemic has exposed, on the one hand, the pettiness of so many polemical politicians, and on the other the lack of heavy caliber guns among the leaders of world politics.

8. We have rediscovered the value of science, even of inexact science such as medicine. The deniers, the anti-vaccine activists, those who said someone "died with COVID and not because of COVID" are, it seems to me, or perhaps I only hope, less listened to than a year ago. We also learned some rules of hygiene, common sense, which we should have always applied anyway.

9. We have understood the meaning of discipline a little better. It will do us good to keep it in mind for future reference. Let us take an example from those countries in East Asia that in this circumstance have shown great discipline and got results accordingly. I have noted with regret that our youngsters, who have got more to lose for the future, are often less aware of this than the elderly.

10. We had time to reflect on ourselves, on the mistakes we made and on the goals we achieved. Above all we have had a chance to think about what we want to do with the time we have left to live. It could be much shorter than we hope. Reflections like this we should always do, of course, but this year we were almost forced to. Confucius wrote that we have two lives: the second begins when we realize we only have one. I think I did a long while ago. I hope that many more have started their second lives in the course of 2020.

11. We have discovered so much technology that has allowed us to soften the brunt of the pandemic and that we will continue to use after it is over. We polluted less by working from home and shopping online. You can and should move less: less traffic, less pollution, less wasted energy. Many will continue to do so even after the pandemic. We will still travel, of course, for work, for pleasure and to meet our loved ones, but hopefully not to buy an onion or to go and badge in the office and then spend our day in front of a screen identical to the one we have at home.

12. For many it was a dramatic year at work, and monetary and fiscal intervention of governments and central banks was important. But let's look ahead, drawing on the experience of 2020. We should look at work not as a biblical punishment that fell upon us for eating the apple of the forbidden tree, but as the fulfillment of our aspirations. Many young people in the West have everything but aspirations, dreams. Let us dream a little more, and we will work peacefully, regardless of how much money we make, and we will grow old better.

21 December 2020

Scienza oggi

Mi chiedo perché oggigiorno, in un momento storico in cui la scienza ha fatto passi da gigante in tanti campi dello scibile umano, ci sia ancora così tanto scetticismo nei suoi confronti e invece vadano così tanto di moda ideologie, religioni e superstizioni che non hanno alcun fondamento solido di conoscenza.

Non ho dati certi, forse ci sono più persone che si affidano alla scienza oggi di quante ce n'erano ieri, ma sono meno loquaci e attive su internet di quelle che invece dubitano della scienza dimostrata e credono ad altro. Ma la mia impressione è che i critici della scienza siano in aumento.

Posso pensare ad una ragione: anche se la scienza ci ha dato molto, le aspettative riguardo a quanto la scienza ci può dare sono cresciute ancora più velocemente.

Prendiamo ad esempio la medicina. È palese che oggi essa ci dia una speranza di vita più lunga e più sana di qualche decennio fa, per non parlare di qualche secolo fa. Ma tanti, troppi per me, si lamentano di quanto ancora non sia in grado di fare. Se le cure contro il cancro oggi danno risultati evidentemente superiori a prima, però l'attenzione di molti è focalizzata su quante persone ancora muoiono di cancro. Se una terapia che prima salvava il 10% dei malati oggi ne salva il 20%, abbiamo un raddoppio del successo. Ma si può star certi che i media e i social networks si concentreranno sull’80% che non ce la fa.

Peggio: molti di quell’80% sostengono tesi logicamente assurde, per cui siccome la medicina non è una panacea, allora ne consegue che la medicina cosiddetta "alternativa" possa offrire speranze migliori. E quindi via con omeopatia, agopuntura, naturopatia, erbe tradizionali africane, indiane e cinesi. Tutte cose che quasi sempre non hanno una comprovata utilità, e nella migliore delle ipotesi sono innocue, ma possono essere dannose se fanno perdere tempo al malato.

Forse ancora peggio in economia, che pure una scienza è, se anche una scienza sociale e quindi soggetta a maggiori margini di errore sia come analisi della realtà, sia come diagnosi su cosa va storto e sia di terapia sul come intervenire su di essa. 

Per cui è palese che il liberismo, visto come apertura al commercio internazionale, libera iniziativa privata e globalizzazione abbiano sollevato le sorti di centinaia di milioni di esseri umani, strappandoli alla povertà. Ma tanti, troppi preferiscono focalizzare la loro attenzione sulle debolezze del liberismo, che sono reali e molto serie: per esempio sull'ineguaglianza, sulle disparità di opportunità, sulla difficoltà degli anziani di rifarsi un futuro in un mondo che cambia rapidamente.

E, come in medicina, questi critici del liberismo propongono tesi, vecchie e nuove, più o meno romantiche, se non utopistiche, che hanno fallito in passato, creando miseria, o non hanno alcuna comprovata capacità di migliorare i risultati conseguiti finora dal libero mercato.

In entrambi i casi, medicina e economia, invece di sforzarsi di migliorare i risultati, parziali ma palesi, fin qui ottenuti dalla scienza, ci si concentra su come tornare indietro, ai vecchi tempi, quando "si stava meglio". Oppure a proporre improbabili salti nel buio verso un ideale che non si ha ragione di sperare possa mai essere realizzato.

Come scrisse Freud, "La scienza non è un illusione, ma sarebbe illusorio pensare che, quello che essa non ci può dare, lo potremo trovare altrove."

22 May 2014

Recensione: Il mappamondo con la Cina al centro (2007), di Margherita Redaelli, ****

Matteo Ricci in Cina
Sinossi

Confrontarsi con la Cina: una sfida dei nostri tempi? L'impresa non è nuova se già quattrocento anni fa Matteo Ricci (1552-1610), gesuita e missionario, vi riuscì con risultati sorprendenti, utilizzando tecniche di gestione della diversità culturale che hanno ancora oggi molto da insegnare.

Il libro analizza il contenuto di queste tecniche e la ragione del loro successo. Rintraccia le idee filosofiche e scientifiche della cultura occidentale che Ricci divulgò in Cina e mette a confronto per la prima volta i suoi scritti con i classici greci e latini ai quali faceva riferimento. Si fa chiaro, allora, che la cultura umanistica del Ricci, ricostruita qui attraverso nuove ricerche d'archivio, gli permise di farsi mediatore tra due grandi civiltà.

Tra i tanti contributi del gesuita alla società che lo ospitò, spicca quello geografico. Infatti Ricci produsse la prima carta geografica del mondo per l'imperatore Ming, ed in questa carta la Cina appariva, come è logico, al centro.

clicca qui pervedere il mappamondo in dimensione originale
Il mappamondo con la Cina al centro di Matteo Ricci
Recensione

Originalissimo libro di una studiosa italiana su uno dei più importanti contatti tra Europa e Cina al tempo della dinastia Ming. Ricci era un gesuita ma anche un uomo di scienza e come tale fu accolto ed apprezzato alla corte di Pechino. Curioso che, mentre Ricci insegnava geografia ed astronomia in Cina, a Roma Giordano Bruno veniva messo al rogo e Galileo obbligato a rinnegare la propria scienza.

La parte più interessante del libro è la seconda, che racconta del Ricci in Cina. La prima, forse troppo lunga (62 pagine) è sulla sua formazione in Italia.

Contributo centrale del Ricci è il metodo dell'inculturazione tramite il quale egli si integra culturalmente nelle alte sfere della civiltà cinese senza però cadere in trappole sincretistiche. Ricci non solo imparò il cinese, ma studiò il confucianesimo ed il buddismo per trovare punti di contatto tramite i quali perseguire l'opera di proselitismo.

Il libro contiene anche ricche appendici documentative. Quello che purtroppo manca è una descrizione più dettagliata della vita del Ricci in Cina, dei suoi problemi quotidiani, dei suoi contatti con la corte imperiale.




Trovi qui in questo blog la mia bibliografia sulla Cina.

You can read an English bio of matteo Ricci here.

02 March 2012

Bodyworlds exhibition


Carrying your own skin is possible
Today I have finally visited Bodyworlds, in Rome. An idea of Gunther von Hagen to display plastinated human bodies.

It took me some time. The first couple of attempts I made when the exhibition was in Belgium failed miserably when I was too impatient to stand in line for hours as long lines of waiting viewer snaked around the building where the plastinated bodies were on display.

This time it was easy. Few people and almost empy halls. A perfect afternoon to look at how we are made inside.

Many exhibits, and they change all the time in different cities. Plastinated men and women displayed in many everyday poses and performing normal activities that look altogether different in this context.



Couple mating
Playing cards
Football
Fascinating to find out that the total length of our blood vessels is some 96,000 km, more than twice the earth's circumference at the equator, and almost all of that is capillary veins and arteries which are much thinner than our hair.

As I walk out I am thinking it might me interesting to be plastinated, though I felt a bit queasy at the end, when a plastinated man was encouraging volunteers for his job from a wall board:

"I was like you are now: alive. You will be like I am now: dead."

Strongly recommended, the visit if not necessarily the volunteering. The exhibition tours the world, you will find its calendar here.


12 January 2012

Book Review: The Skeptical Environmentalist, by Bjorn Lomborg, *****

Pollution in the Maldives
Synopsis

Lomborg, an associate professor of statistics in the Department of Political Science at the University of Aarhus and a former member of Greenpeace, challenges widely held beliefs that the world environmental situation is getting worse and worse. Using statistical information from internationally recognized research institutes, Lomborg systematically examines a range of major environmental issues that feature prominently in headline news around the world, including pollution, biodiversity, fear of chemicals, and the greenhouse effect, and documents that the world has actually improved. He supports his arguments with over 2500 footnotes, allowing readers to check his sources.

02 October 2010

Recensione: Tecnosciamani, di Carlo Pizzati, ***

Sinossi

La spiritualità può coesistere con le macchine? Gli androidi sono il nostro futura o sono già tra noi? I robot possono provare il piacere del sesso o possono solo essere programmati per simularlo? Perché un uomo applica sui denti dei propri pazienti dei granuli bianchi per curare il mal di schiena? "Tecnosciamani" è un iranico ed esaustivo libro che cerca di dare delle risposte a questi e a molti altri quesiti, perlustrando il mondo alla ricerca di luoghi dove la tecnologia e la spiritualità s'intersecano. La forza motrice è la ricerca di una cura per il mal di schiena cronico dell'autore, che lo tortura da vent'anni. Armato di un taccuino e della sua lunga esperienza di reporter, Carlo Pizzati, con la mente e il cuore aperti a qualsiasi cura, incomincia il suo viaggio nell'ambulatorio di un posturologo di Vicenza; la curiosità lo spinge a girare il mondo, in una specie di ricerca medica picaresca post-moderna che lo porterà dalle Cinque Terre all'India.



Recensione

Originalissimo l'approccio dell'autore, a metà strada tra il curioso, lo scanzonato ed il dissacratore trasgressivo, che però non perde la sua lucidità quando si imbarca in avventure al limite del credibile.

L'essenza del libro è in due citazioni che appaiono a pagina 71:

"L'Esistenza è infinita, quindi non può essere definita", di Lao Tzu.

"Il misticismo è una scappatoia. Se trovi che le teorie della fisica e della matematica sono troppo difficili, ti rivolgi al misticismo", di Stephen Hawking.

A queste io ne aggiungerei una terza: "La scienza non è un illusione, ma un'illusione sarebbe cercare altrove ciò che essa non ci può dare", di Sigmund Freud.

Se la scienza non può curare il mal di schiena, è futile cercare rimedi altrove, ed il libro snocciola racconti di una serie di incontri, divertenti quanto inconcludenti, dell'autore con guaritori, sciamani, medici alternativi e millantatori vari. Alla fine è la tecnologia a risolvere il problema del mal di schiena, in modo razionale, semplice ed economico...







26 September 2010

Book Review: Land of a Thousand Atolls, by I. Eibl-Eibesfeldt, ***

When this book was published in 1965 it must have been a ground breaking achievement. Very little was known then of the Maldives and underwater life in the atolls. Many photographs (of good quality given the technology of the time) complete an exhaustive description of the animal and plant life in the reef.

16 August 2005

Book Review: Longitude (2005), by Dava Sobel, *****

 (Testo italiano di seguito)

 Synopsis

Sobel has done the impossible and made horology sexy – no mean feat

New Scientist

Anyone alive in the 18th century would have known that ‘the longitude problem’ was the thorniest scientific dilemma of the day – and had been for centuries.

Lacking the ability to measure their longitude, sailors throughout the great ages of exploration had been literally lost at sea as soon as they lost sight of land. Thousands of lives, and the increasing fortunes of nations, hung on a resolution.


01 January 2001

Today the new Millennium starts

Today is the start of the new millennium.

Some, like Dick Teresi, have argued that this is the result of a number of errors in year counting committed in the past, in the middle ages in fact. There never was a year 0, we went from 1 B.C. to 1 A.D. He says there should have been a year 0 however between those two years, just like there is a year 2000 between 1999 and 2001.

However, others argue that because years B.C. are counted starting from -1, there is no room for a year zero, just like on a Carthesian coordinate system, where zero is a point, not a time interval.

Be that as it may, we are stuck with that, unless we decide to renumber all years from 1 B.C. backward, so that 1 B.C. becomes the year 0, 2 B.C. become 1 B.C. and so on.

Since we are likely to stay with the current counting system for a while... pop the Champagne today!

26 July 2000

Book review: Zero, the Biography of a Dangerous Idea (2000) by Charles Seife, *****

Synopsis

The Babylonians invented it, the Greeks banned it, the Hindus worshiped it, and the Church used it to fend off heretics. Now it threatens the foundations of modern physics. For centuries the power of zero savored of the demonic; once harnessed, it became the most important tool in mathematics. For zero, infinity's twin, is not like other numbers. It is both nothing and everything.
In Zero, Science Journalist Charles Seife follows this innocent-looking number from its birth as an Eastern philosophical concept to its struggle for acceptance in Europe, its rise and transcendence in the West, and its ever-present threat to modern physics. Here are the legendary thinkers—from Pythagoras to Newton to Heisenberg, from the Kabalists to today's astrophysicists—who have tried to understand it and whose clashes shook the foundations of philosophy, science, mathematics, and religion. Zero has pitted East against West and faith against reason, and its intransigence persists in the dark core of a black hole and the brilliant flash of the Big Bang. Today, zero lies at the heart of one of the biggest scientific controversies of all time: the quest for a theory of everything.




Review

A fascinating book for the non-mathematical minds like mine. I was mostly struck by the philosophical implications of the concept of zero. I would never have thought that a number could have had such impact on religion, politics and indeed our way of life. The main concept I came away with is that zero, the twin brother of infinity, was not recognized as suchin antiquity. In fact it was expressely rejected by most ancient civilizations, and remarkably so by Aristotle: his theory of a "prime mover" of a finite universe (God) was taken up for two millennia by priests of various religions and catholic popes. To reject Aristotle and accept Giordano Bruno (there may be, indeed, there probably are other worlds and the universe is not finite) was heretical: there was no need for a prime mover any more and, ...might there be other popes besides the one on earth? Giordano Bruno paid with his life for defending infinity and, therefore, zero.

We have obviously and luckily moved beyond that by now, but zero has not yet become a familiar concept for most of us. Most people, if asked, will start counting from 1, though 0 is the first number. Most celebrated the new millennium one year early, on 31 December 1999, because they were unaware that there was no year 0, but the 3rd millennium began on 1 january 2001. And 0 is placed after 9 in the keyboard of my computer, and not before 1, where it should be.

This is not a heavy math book, but a pleasure to read for the scientifically minded, especially if you have a propensity to look for the root causes of philosophy and politics.


01 January 2000

Today is not the start of the new Millennium!

To see when the new millennium actually starts, go to my post of 1 January 2001!

Much of the world celebrates the new Millennium today, but it will actually happen in a year's time.

The year 2000 is the last year of the XX century, not the first year of the XXI, and thus also the last year of the 2nd millennium AD...