26 February 2003

7° g - 26 Feb: Da Camaguey a Santiago de Cuba

Lasciamo Camaguey sul prestino, la strada per Santiago è lunga, andiamo verso la capitale musicale di Cuba. Ci fermiamo per una sosta in una spiaggia a Bayamo, è quasi ora di pranzo, e cerco un po' da mangiare. Non è difficile. L'autista, nonostante i nostri ripetuti inviti, resta come sempre a guardia del pullmino, non si unisce quasi mai a noi, dice che ha paura di furti di cui sarebbe ritenuto responsabile dai suoi capi. Subito siamo avvicinati da una famiglia locale che ci propone un pranzetto di crostacei e rotelline di banane fritte accompagnati da birra Cristal. Accettiamo senz’altro e mentre aragoste e gamberoni vengono grigliati prendiamo possesso della bella ed amplissima spiaggia.

Book Review: Fidel Castro, by Clive Foss, *****

Synopsis

Fidel Castro has led Cuba through success and failures since 1959. Son of a rich landowner, he became a radical revolutionary who attempted to overthrow the government in 1956 with a tiny band of followers. Using propaganda and subversion as much as sudden attacks from his mountain hideout, he gained victory in 1959. He liberated his country from one dictator and the overwhelming influence of the United States, only to turn it into another dictatorship firmly under the control and patronage of the Soviet Union.

25 February 2003

6° g - 25 FEB: sulla strada per Camaguey

Sancti Spiritus è una carina cittadina, tranquilla, con molte viuzze nelle auali si svolge ancora una vita d’altri tempi. Consiglio di fermarcisi per qualche ora, e di abbandonare la piazza centrale per trovare locali nelle stradine adiacenti la cattedrale. Per esempio alcuni di noi hanno trovato un gruppo di rancheros (cow-boys) che cantavano, mangiavano e soprattutto bevevano alla taberna don Pepe, un locale accanto al museo coloniale, ottimo per mangiare uno spuntino e bere una birra fredda prima di rimettersi in viaggio. Ci fermiamo a pranzo in un ristorante privato, "La Vicaria", dissetati da vera Coca Cola fatta in Messico, un'altra prova che l'embargo non esiste! Ed inoltre i beni alimentari non sono coperti da embargo, gli USA ne hanno venduti più di 150 milioni di dollari a Cuba: riso, farina, frutta...

24 February 2003

5° g - 24 FEB: Trinidad

Mattinata a zonzo per Trinidad, è come passeggiare in un grande museo. L’architettura è solo il fantasma dello sfarzo coloniale che si sfoggiava qui durante l’epoca d’oro dell’impero spagnolo. La struttura urbanistica a dimensione d’uomo, raccolta attorno alla zona della cattedrale, quasi una miniatura, lascia ancora respirare l’atmosfera di allora. Naturalmente il traffico è minimo, ed a parte qualche raro camion, le immancabili automobili americane degli anni cinquanta contribuiscono a rendere l’ambiente ancora più caldo ed invitante...

23 February 2003

4° g - 23 FEB: Da L'Avana a Trinidad, casa di Hemingway

Lasciamo L’Avana e ci dirigiamo verso oriente. Ci fermiamo dopo pochi chilometri a San Francisco per visitare un’icona immancabile della cultura a Cuba: la casa-museo dove visse e lavorò Ernest Hemingway. Al cancello le guardie ci contano, naturalmente noi stranieri paghiamo in dollari quello che i cubani pagano in pesos, e cioè ventisei volte di meno…Non si può entrare, se non in occasioni speciali, ma solo guardare dal di fuori i suoi mobili, libri, trofei di caccia, la vecchia barca. Qualche foto è disponibile qui.

22 February 2003

3° g -22 FEB: ancora a L'Avana, sigari Habanos, lezioni di danza, concerto jazz

L'Avana vecchia

Passeggiare per le melanconiche strade nel cuore dell’Avana vecchia, lontano dai ritrovi turistici, provoca sentimenti contrastanti. Da una parte, le forme gentili dell’architettura coloniale non possono che ammaliare anche il visitatore più distratto. La fatiscenza delle strutture dona al tutto un tocco di fascino decadente. La quasi totale mancanza di traffico, i bambini che giocano, le signore rotondette che provvedono alle faccende domestiche, gli anziani seduti sui gradini della soglia di casa a chiacchierare, magari fumando un bel sigarone, tutto questo non può che suscitare una piacevole reazione nel visitatore occidentale. Ci si aggiunga il caldo avvolgente ed i raggi di sole che s’infilano nelle fessure tra i palazzi, e l’atmosfera rapisce.

21 February 2003

2° g - 21 FEB: L'Avana, colazione socialista, Museo della Rivoluzione

Colazione a casa di Ernesto. Frutta tropicale in abbondanza, uovo sbattuto con cipolla e pomodoro. Banane affettate. Ernesto taglia le banane lentamente, quasi solennemente, come se dipingesse. Suona il telefono, la preparazione si sospende. Succo di guava fresco. Marmellata, buona sul pane tostato con il burro ingiallito ma saporito. Caffé un po’ annacquato, come sarà spesso a Cuba, strano in un paese che produce ottimo caffé. Il tempo sembra non passare mai, ma aver fretta a Cuba è un controsenso, ed è anche inutile, non importa se si fa tardi ad un appuntamento con gli amici, tanto faranno tardi anche loro, ora si fa colazione. Mangia con noi un australiano che è qui per la terza volta, viaggia da solo, ha fatto quasi 24 ore di volo per arrivare, gli piace Cuba, ma dice che questa sarà forse l’ultima volta. Vuole finire di girare il paese, dice gli mancano ancora alcune spiaggie e cittadine, poi se ne andrà contento.

20 February 2003

1° g - 20 Febbraio 2003: in viaggio verso Cuba

Questi appunti nascono da un viaggio a Cuba cominciato oggi. Voglio ringraziare i miei compagni di viaggio per aver reso questa esperienza piacevole oltre che interessante. Soprattutto grazie ai cubani e le cubane che ho incontrato e con i quali ho discusso, mettendoli a volte non completamente a loro agio, alcuni degli argomenti qui affrontati. Per ovvi motivi, ho evitato di utilizzare i loro veri nomi.

19 February 2003

Itinerario di un viaggio a Cuba: 20 Feb / 6 Mar, 2003







Viaggio a Cuba, 20 Febbraio – 6 Marzo 2003

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Data
Itinerario
Notte
Km
Ore
1
L’Avana
0
0
2
L’Avana
0
0
3
L’Avana
0
0
4
Trinidad
330
5
5
Trinidad
0
0
6
Camaguey
250
4
7
Santiago
340
6
8
Santiago
0
0
9
Santiago
90
2
10
Barcoa
220
4
11
Baracoa
50
1
12
Holguin
260
4
13
Moron
340
5
14
Moron
130
3
15
aereo
450
5


TOTALE

2.460
39

11 January 2003

25° g - 11 GEN: Pune e rientro a Mumbai

A Pune convivono, letteralmente fianco a fianco, negli stessi quartieri, bidonville puzzolenti e condomini sfavillanti, ricoveri per bovini randagi e grattacieli di acciaio e cristallo dentro ai quali lavorano migliaia tra i più sofisticati esperti di informatica del mondo!

Qui è stato tenuto prigioniero Gandhi. Ho visitato con una certa emozione l'importante memoriale. Credo che se vedesse l'India di oggi sarebbe molto preoccupato, ma forse ancora speranzoso.

Casa di Jaideep è tipica espressione della emergente classe media indiana, appartamento moderno, dotato di tutto, senza lusso ma comodo e funzionale. Il comprensorio è dotato di parcheggi che sono pieni di auto di categorie media e alta, nuove di zecca, piscina, campi da tennis.

Lui se la passa bene, dopo aver fatto l'università in America è tornato, si è sposato con una brillante architetta presentatagli dal padre, come ancora si usa. Però ci tiene a sottolineare che sono stati solo presentati dalle rispettive famiglie, e non obbligati a sposarsi.

Ovviamente sono entrambi Bramini, stessa casta e sottocasta. L'appartenenza alla stessa casta è ancora un fattore importante nello scegliere un partner di vita, anche se meno di prima.

Jaideep e Sharmila pensano che ai loro figli non importerà molto e loro non faranno pressione. Panta rei? Chissà? Son migliaia di anni che si accoppiano per casta, ma forse è ora di cambiare. Hanno un figlio ed una figlia e son contenti così. In India c’è ancora il problema degli aborti selettivi perché le coppie preferiscono figli maschi, ed il governo ha vietato di fare l'ecografia per capire il sesso del nascituro!

A proposito di usanze tradizionali, mi dicono che il sati, immolazione rituale della moglie quando muore il marito, è ovviamente scomparso come pratica corrente ma ogni tanto, forse una o due volte l'anno, se ne sentono ancora, soprattutto nel Rajasthan.

Nonostante siano Bramini non sono vegetariani. Anzi mangiano anche carne bovina, ma non in India perché siccome se ne consuma poca hanno paura che non sia fresca.

Loro sono entrambi bengalesi, e tra di loro parlano prevalentemente bengalese, ma con i figli che vanno a scuola a Pune prevale il Marathi. Tutti parlano Hindi che però è usato soprattutto in occasioni ufficiali, e alla fine in casa si sente anche molto inglese.

La convivenza di coppie non sposate è ancora molto rara in India, ma comincia ad essere accettata nelle città e nelle famiglie più moderne.

Sharmila e Jaideep vestono all'occidentale. Lei mi dice che ama i sari tradizionali ma li indossa solo in occasioni importanti, è troppo scomodo.

Moltissimi indiani e indiane, anche giovani moderni che hanno studiato all'estero, arrivano vergini al matrimonio. È considerato normale, anche per gli uomini, e svariate persone che ho incontrato in questo viaggio non hanno avuto nessuna difficoltà a dirmi che quella era stata la loro esperienza.

Adesso Jaideep sta facendo una rapida carriera in una azienda di sviluppo di software, anzi mi propone di collaborare per cercare nuovi clienti in Europa.

Hanno due donne di servizio che vengono tutti i giorni a pulire e cucinare (costo: circa 200 euro al mese ciascuna), ed un autista per portare Jaideep in ufficio e sbrigare commissioni varie. Però oggi chissà perché non cucinano.

Per cena Jaideep organizza un takeout. Portiamo la cena calda a casa e mangiamo subito sul grande tavolo. Con le mani naturalmente. In sala da pranzo c’è anche un lavandino con sapone per lavarsi le mani immediatamente dopo mangiato senza andare in giro con salse varie che grondano dalle dita. Molto pratico.

Tutto intorno a questo bel quadretto dell'India emergente però baraccopoli, bufali affamati che mangiano immondizia, fango, migranti senzatetto in cerca di un lavoro. Facciamo una passeggiata e Jaideep mi fa notare come gli spazi pubblici siano trasandati, sgarrupati, mentre quelli privati sono curati, puliti.

Questo sarà un ritornello nelle nostre conversazioni, lui è molto convinto della necessità di liberare le energie del settore privato per lanciare il paese. Io sono d'accordo anche se ci sono enormi problemi di diseguaglianze che solo il governo può mitigare. Ma questo è un altro ritornello, qui come un po’ in tutto il mondo.

Nel tardo pomeriggio rientro a Mumbai, sono meno di 200 km, il collegamento aereo dura solo 30 minuti (55 dollari solo andata) ma non avendo fretta ho preso il taxi collettivo che ci mette tre ore (bottiglia di acqua purificata in omaggio!) e costa 450 Rp.

Appuntamento in aeroporto a notte fonda ed imbarco senza problemi con la fedelissima Royal Jordanian per Amman; stavolta il bagagliaio è ben chiuso!

Sull'aereo della Jordanian i monitor delle TV indicano sempre la direzione della Mecca, anche se non ho mai visto nessuno pregare.

Ad Amman noto con curiosità che le molte ufficialesse al controllo di sicurezza sono tutte a testa coperta da veli solitamente neri. Al contrario, le commesse e le cassiere dei negozi non hanno mai il velo, anzi sono acconciate in modo decisamente accattivante.

Mi viene da pensare come l'Islam sia stato, nei secoli, la cerniera tra Europa ed India. Tra poco siamo a casa.

Anche questo mio terzo viaggio in India è finito, ma più ci vengo e più so che ci tornerò!