Giro dell’isola in 4x4 Mitsubishi Pajero, la mia guida è Joe. Pranzo al sacco, divido la jeep con il missionario ed una coppia di australiani. Oggi pioviggina. Mi spiega che a ‘Eua ci sono 14 villaggi, con un totale di 5000 abitanti. Dei 14 villaggi 9 sono costituiti da famiglie arrivare qui dopo il terremoto del 1943 a Niue, 1 di gente di Tongatapu, 1 di Ata (discendenti di schiavi rapiti lì nel 1863), e solo 3 villaggi di locali. Qui c’è anche una prigione dello stato di Tonga, ed i progionieri lavorano in una vicina piantagione di pini e così pure una piantagione di caffè che serve la casa reale.
C’è una certa attenzione alla forma, e chi va in giro nei villaggi senza camicia viene multato 40 panga, come un ubriaco. Joe spiega che la terra qui è misurata in “Api”, pari a 8,33 acri, circa 4 ettari, e viene ereditata solo dai figli maschi. Se non ci sono figli maschi, va al primo figlio maschio della femmina più anziana.
Facciamo un bel giro dell’isola, dalle 10 alle 17. Il fondo stradale lascia a desiderare, ci impantaniamo ripetutamente nel fango, ma Joe riesce sempre ad uscirne, con pazienza, destrezza e sicurezza, senza spacalderia. Scorrazziamo in lungo ed in lago per tutta l’isola. Ci sono belle foreste, strapiombi mozzafiato sul mare e grandi onde oceaniche che si infrangono sulle rocce nere lanciando lunghissimi spruzzi bianchi verso l’alto. Visitiamo anche i “sink holes”, caverne dove sono stati trovati resti umani, probabilmente lasciati lì come primitiva sepoltura, o resti sacrificali, da chissà quali sette, meglio non fare troppe domande...
Ci fermiamo a fare qualche foto presso un asilo infantile. Qui non sono abituati ad avere visitatori “palanghi” e quando ci vedono tutti i bambini escono di corsa dal grande fale che fa da aula e vengono a farsi fotografare strillando contenti.
In una casa vediamo delle donne che tessono la tapa, e facciamo pure visita ad uno scultore che ci mostra qualche sua opera, ad esempio dei poggiatesta in legno ed una megattera nell’atto di saltare fuori dall’acqua. Poca roba, dice che ha venduto tutto il resto. Abita in una casa abbastanza grande con un larghissimo giardino, in condizioni semplici ma non direi misere. Dice che ha vissuto molti anni in Australia – ed infatti parla un più che discreto inglese – dove aveva un piccolo negozio, e ci tiene a sottolineare che ha sempre lavorato in proprio, non ha mai voluto avere capi. Come lo capisco!! Poi però è stato arrestato in Australia perché gli era scaduto il permesso di lavoro e lo hanno rispedito a Tonga. Qui ha fatto il tassista, anzi per un periodo era l’unico taxi di ‘Eua! Poi il taxi si è rotto, non è stato possibile ripararlo ed ora il relitto dell’auto fa bella mostra di sé sulla veranda di casa sua. Ed infatto oggi ad ‘Eua non ci sono più taxi! Allora con un socio ha preso una barca con fuoribordo e faceva servizio per Tongatapu per i turisti che non volevano prendere il traghetto alle 5 di mattina. Poi anche il fuoribordo si è rotto, e pure la barca, come il taxi, è tristemente adagiata in giardino, inclinata su di un lato e sorretta da una pila di pneumatici. Fu a quel punto che cominciò a scolpire il legno e le cose gli vanno benino, non si lamenta.
A un certo punto Joe ci porta anche a vedere la sua famiglia, case modeste ma più che dignitose. Assistiamo alla preparazione della tapa in varie case lungo il percorso. Il fratello di Joe ha un bellissimo pappagallo, non siamo riusciti a vederli nella foresta oggi e lo vediamo qui. Peccato che lo tenga in una gabbietta microscopica. Sta costruendo una voliera di qualche metro dove il volatile dovrebbe stare un po’ meglio. Nel curatissimo giardino della dua casa, adornato di piante e fiori di ogni tipo, razzolano liberamente galline e maiali, che però sembrano abbastanza educati da non rovinargli le piante!
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