Domenica, tutto fermo! Mattinata alla messa cantata, più composta e formale di quella di Esi, ma comunque interessante. Pomeriggio alla pensione, con le mie letture, e a giocare un po’ con la figlioletta di Taki.
La piccola figlioletta Fangafùa, che ha ripreso il nome della nonna, scorrazza tutto il giorno nel giardino, disegna, dondola energicamente sull’amaca, chiacchiera con i clienti. Mentre sono disteso a leggere su una sdraio di plastica mi piazza senza troppi complimenti un album sulla pancia e comincia a disegnare la sua mamma!
Due chiacchiere con Taki. Ha 36 anni, è nato ui ma da bambino è emigrato con i genitori in Australia, a Sydney. Ci è rimasto 25 anni. Lì ha fatto le scuole, ed infatti l’inglese è la sua prima lingua, poi ha lavorato come buttafuori in vari locali della città. Ricorda particolarmente le case da gioco, dalle quali doveva per l’appunto buttare fuori i derelitti disperati che avevano perso tutto sul panno verde. Scuote la testa mentre racconta... “postacci, erano postacci!” Alto 1,90, la sua enorme corporatura tongana peserà 200 chili, ce lo vedo proprio con una giacca nera e camicia bianca, farfallino al collo che mette alla porta gli scriteriati scommettitori australiani!
Poi il padre, continua Taki, decidette di rientrare nella natìa ‘Eua e creare “Hideaway”, scommettendo sulla crescita del turismo ecologico, su questa isola assolutamente incontaminata e poco accessibile. Dal 2000 Taki e la moglie presero a collaborare con il padre, che poi si ammalò e morì nel giugno scorso (2007) a soli 60 anni. Ora sono rimasti solo lui e la moglie.
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