19 June 2005

7° g - 19 Giugno: Valle INDO NORD, Rizong, Julichen, Lamayuru 120 KM ORE 4

Si parte alle 7, percorriamo la valle dell’Indo fino alla spettacolare confluenza dello stesso con lo Zanskar. Paesaggio brullo. Arriviamo al monastero di Rizong, abbarbicato sul costone di una montagna, ci vogliono circa 15 min per salir su.

Riscesi andiamo all’adiacente Julichen, l’unico monastero femminile della regione. Ci accolgono calorosamente, ci fanno vedere le aule della scuola e ci preparano un thè salato, la tsampa, fatto con tè, farina di orzo, burro e sale. All’inizio siamo tutti un po’ esitanti, io poi finisce che me ne faccio una bella scorpacciata, e vi assicuro che è ottimo e nutriente, praticamente ci ha quasi fatto da pranzo. Volendo contattarli si può scrivere a rizongnunnery@yhaoo.com.

Arriviamo quindi a Lamayuru, dove dormiamo all’Hotel “Niranjana”, adiacente al monastero, camere senza bagno ma ottima posizione panoramica. Discreta vegetariana cena in hotel, integrata dai nostri insaccati e formaggi.

18 June 2005

6° g - 18 Giugno: Festival di Hemis 90 KM ORE 3

La seconda giornata del festival di Hemis è stata un po’ in tono minore. Se doveste decidere di assistere solo ad una delle due, certamente andate alla prima.

Oggi incontro Albertina D’Urso, una simpatica fotografa milanese che gira l’India per i suoi reportage, un bell’esempio di intraprendenza e capacità realizzativa abbinata ad una passione per il mondo che ci trasmette con le sue fotografie.

Per chi ne avesse abbastanza di danze sacre e volesse effettuare una variante di camminata, si può percorrere un sentiero/scalinata che da dietro il monastero porta su per circa 2 km fino ad una fonte di acqua con vicino villaggio.

17 June 2005

5° g - 17 Giugno: Festival di Hemis 90 KM ORE 3

E’ il punto culminante del viaggio, il più importante festival buddista della valle. Mehraj ci ha riservato dei posti. Ce li dà gratis, avevano rinunciato altri clienti che avevano pagato, mi ha detto, gentile da parte sua, sul tetto del monastero. Sono utili per fare una base, ma poi è meglio (ed è indispensabile per le foto) spostarsi, a secondo della luce, delle coreografie e dell’affollamento. Può essere utile bloccare presto la mattina i posti intorno al recinto per essere più vicini. Interessantissimo anche assistere alla recitazione dei mantra prima delle danze e negli intervalli, nella sala da preghiera. Si può anche fotografare, anche con il flash (che però consiglio di limitare al minimo, sia per non disturbare, sia perché con la luce radente che entra dalle finestre le foto vengono meglio).

Il festival è il più famoso della regione, si svolge con regolarità da tempo immemorabile anche se in passato ci dicono fosse in inverno, ed è poi stato spostato dai monaci all’estate per facilitare l’accesso ai turisti. Forse un peccato di avidità economica, ma non mi sento di criticarli per questo. Il turismo porta il Ladakh nel XXI secolo ed io non sono tra quelli che ritengono di dover impedire la comunicazione mondiale per preservare tradizioni isolate. Certo il turismo può anche essere deleterio, e qui come altrove dipenderà da come sarà gestito. Le coreografie rappresentano la perenne lotta tra il bene ed il male, con la luce che alla fine, naturalmente, prevale sulle tenebre.

Comunque accanto ai turisti che si accalcano fugacemente ai bordi del cortile dove si svolgono le cerimonie (la maggior parte si ferma solo qualche ora, il tempo di fare qualche foto) è molto coinvolgente la partecipazione dei locali, che affluiscono da tutti i villaggi circostanti per l’evento.

16 June 2005

4° g - 16 Giugno: Valle INDO: Takthok, Hemis, Stakna (restauro), Chemrey, 145 KM 5 ORE

Cominciamo con il monastero di Takthok, e visitiamo l’adiacente Lamdon School, dove assistiamo ad un saggio ginnico. Quindi ad Hemis, dove fervono i preparativi per il festival che comincia domani. Per noi era il punto cruciale di tutto il viaggio, luogo del festival. E’ possibile avere ospitalità chiedendo ad un monaco in cameroni con uomini e donne separati, donazione 100 rs. a testa ma per noi non c’era posto a causa del festival.

15 June 2005

3° g - 15 Giugno: Valle INDO: Thiksey, Shey, Matho, Stok, 90 KM, 3 ORE

Partenza alle 6, è importante andare presto prima di tutto a Thiksey per assistere alla puja mattutina, dove i visitatori sono ammessi. Dura fino alle 8.30 circa. Atmosfera suggestiva. Si visita poi il monastero, biglietto di 25 Rs, come per tutti quelli a venire, con qualche dicrepanza di poche rupie in più o in meno.

14 June 2005

2° g - 14 Giugno: volo Delhi – Leh

Sveglia alle 3 di mattina, gentili in albergo, ci preparano la colazione e alle 4 partiamo per l’aeroporto. I controlli di sicurezza sono formalmente accurati, metal detectors ecc, ma i bagagli a mano non sono ispezionati. Secondo me è solo questione di tempo prima che qualche estremista gliene combini qualcuna. Volo regolare, atterraggio spettacolare nella valle di Leh, consiglio di prendere posto al finentrino, meglio sulla destra, per godere meglio della vista sulle montagne innevate che si colorano di rosa al sorgere del sole.

13 June 2005

1° g - 13 Giugno 2005: Arrivo a Delhi, India, inizio del viaggio

Riparto per il mio quinto viaggio in India, ancora come capogruppo di una decina di italiani curiosi di Himalaya e buddismo. Infatti questo viaggio si svolge su due temi costanti: montagne e monasteri buddisti. Non c’è quasi altro, eccezion fatta per il rientro facoltativo a Delhi via terra attraverso l’Himachal ed il Punjab, che io ho inserito in questo viaggio ma può essere evitato rientrando a Delhi in aereo. Interesse culturale focalizzato per il Ladakh, a maggioranza buddista, stretto tra il Kashmir islamico ed il Garwal induista. Dal punto di vista naturalistico, le montagne himalayane sono sempre foriere di forti impressioni, e così pure la fauna che vi si incontra.

11 June 2005

Itinerario di viaggio in Ladakh, India, 12 Giugno / 2 Luglio 2005





Viaggio Hemis Ladakh, 12 Giugno / 2 Luglio 2005

ITINERARIO SCHEMATICO

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Data
Itinerario
Arrivo / Notte
KM
H

12/7

volo via Amman
aereo
0
0
1
Delhi
0
0
2
Leh
0
0
3
Leh
90
3
4
Leh
145
5
5
Leh
90
3
6
Leh
90
3
7
Lamayuru
120
4
8
Dha Hanu
120
4
9
Alchi
80
3
10
Leh
80
3
11
Sumur
180
6
12
Leh
150
5
13
Tsomoriri
220
7
14
Sarchu
180
7
15
Manali
220
8
16
Dharamsala
230
8
17
Dharamsala
0
0
18
Amritsar
200
6
19
Delhi
470
5
20
2 lug
sab
partenza alle 6:35, in volo
CASA
0
0


H = ore di percorrenza approssimate
TOTALE
2665
80


10 May 2005

Book Review: Dear Mom, a Sniper's Vietnam, by Joseph T. Ward, ***

Synopsis
The letters Joseph Ward, one of the elite Marine Scout Snipers, wrote home reveal a side of the Vietnam war seldom seen. Whether under nigthly mortar attack in An Hoa, with a Marine company in the bullet-scarred jungle, on secret missions to Laos, or on dangerous two-man hunter-kills, Ward lived the war in a way few men did. And he fought the enemy as few men did--up close and personal.

05 April 2005

Viaggio in egitto 5-12 aprile 2005

QUESTA VOLTA NIENTE MACCHINA FOTOGRAFICA (SOLO UN BINOCOLO PER VEDERE DA VICINO I DETTAGLI DEI TEMPLI) E NIENTE APPUNTI, SOLO RELAX. ECCO UN BREVE PROMEMORIA CHE MAGARI POTREBBE SERVIRE PER STRUTTURARE UN VIAGGIO IN FUTURO.

1^ GIORNO MARTEDI’: ITALIA - CAIRO
Partenza con volo speciale per il Cairo. Arrivo dopo circa tre ore di volo e trasferimento in albergo. Cena e pernottamento.

2^ GIORNO MERCOLEDI’: CAIRO
Prima colazione in albergo. In mattinata visita del Museo Egizio con le sue ricchissime collezioni di arte faraonica, il tesoro della tomba di Tutankamon e la sala dedicata ai meravigliosi gioielli che gli antichi egizi portavano come talismani. Ingresso facoltativo alla Sala delle Mummie. Pranzo in ristorante. Pomeriggio dedicato alla visita della Cittadella e delle Moschee con sosta al Bazar di Kahan El Khalili. Cena e pernottamento in albergo.

3^ GIORNO GIOVEDI’: CAIRO
Prima colazione in albergo. Mattinata dedicata alla visita di Giza e della Sfinge con ingresso facoltativo alle Piramidi di Micerino e Chefren e alla Barca Solare. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio visita dell'antica capitale Menfi e della necropoli di Sakkara. Cena e pernottamento in albergo.

4^ GIORNO VENERDI’: CAIRO - ABU SIMBEL - ASWAN
Prima colazione in albergo. In mattinata trasferimento in aeroporto e partenza con volo speciale diretto o volo di linea via Aswan per Abu Simbel. Sosta di due ore per la visita dei templi e pranzo con cestino da viaggio. Trasferimento in aeroporto e partenza per Aswan. Trasferimento a bordo e sistemazione nelle cabine. Nel pomeriggio visita della grande diga e del tempio di Philae.
Cena e pernottamento.

5^ GIORNO SABATO: ASWAN – KOMOMBO - EDFU
Pensione completa a bordo. In mattinata suggestivo giro in barca a motore attorno all’isola Elefantina e visita al giardino botanico. Nel primo pomeriggio inizio della navigazione verso Komombo. Arrivo a Komombo e visita del tempio dedicato alle due divinità: Sobek, il dio coccodrillo e Haroeris, il dio falco. Proseguimento della navigazione verso Edfu.

6^ GIORNO DOMENICA: EDFU – ESNA - LUXOR
Pensione completa a bordo. Al mattino visita in carrozzella del tempio del dio falco Horus, uno dei templi meglio conservati d'Egitto. Proseguimento verso la chiusa di Esna. In tarda serata arrivo a Luxor. Pernottamento a bordo.

7^ GIORNO LUNEDI’: LUXOR
Pensione completa. Mattinata dedicata alla visita della necropoli di Tebe con la visita della Valle dei Re (ingresso facoltativo alla Tomba di Tutankamon), il Tempio di Medinet Habu, dei colossi di Memnon e del tempio della Regina Hatchepsut. Proseguimento e visita ai templi di Karnak e Luxor. Trasferimento in albergo a Luxor e sistemazione nelle camere riservate.

8^ GIORNO MARTEDI’: LUXOR - ITALIA
Prima colazione in albergo. Trasferimento in aeroporto e partenza con volo speciale per l'Italia.

31 January 2005

Risquer

Rire, c'est risquer de paraître idiot.
Pleurer, c'est risquer de paraître sentimental.
Aller vers quelqu'un, c'est risquer de s'engager.
Exposer ses sentiments, c'est risquer d'exposer son moi profond.
Présenter ses idées, ses rêves à la foule, c'est risquer de les perdre.
Aimer, c'est risquer de ne pas être aimé en retour.

Vivre, c'est risquer de mourir.
Espérer, c'est risquer de désespérer.
Essayer, c'est risquer d'échouer.

Mais il faut prendre des risques car le plus grand danger de la vie, c'est de ne rien risquer du tout.

Celui qui ne risque rien, ne fait rien, n'est rien ! Il peut éviter la souffrance et la tristesse, mais il n'apprend rien, ne ressent rien, ne peut ni changer, ni se développer, ne peut aimer, ni vivre. Enchaîné par sa certitude, il devient esclave, il abandonne la liberté.

Seuls ceux qui risquent sont libres.

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J'ai reçu cette poème de Annick, la mère de Brigitte de Clercq, fondatrice du Cercle des Voyageurs à Bruxelles, et décédée il y a quelques jours en Afrique.

05 January 2005

Book Review: Against All Enemies: Inside America's War on Terror, by Richard Clarke, *****

Synopsis
Few political memoirs have made such a dramatic entrance as that by Richard A. Clarke. During the week of the initial publication of Against All Enemies, Clarke was featured on 60 Minutes, testified before the 9/11 commission, and touched off a raging controversy over how the presidential administration handled the threat of terrorism and the post-9/11 geopolitical landscape. Clarke, a veteran Washington insider who had advised presidents Reagan, George H.W. Bush, Clinton, and George W. Bush, dissects each man's approach to terrorism but levels the harshest criticism at the latter Bush and his advisors who, Clarke asserts, failed to take terrorism and Al-Qaeda seriously. Clarke details how, in light of mounting intelligence of the danger Al-Qaeda presented, his urgent requests to move terrorism up the list of priorities in the early days of the administration were met with apathy and procrastination and how, after the attacks took place, Bush and key figures such as Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz, and Dick Cheney turned their attention almost immediately to Iraq, a nation not involved in the attacks. Against All Enemies takes the reader inside the Beltway beginning with the Reagan administration, who failed to retaliate against the 1982 Beirut bombings, fueling the perception around the world that the United States was vulnerable to such attacks. Terrorism becomes a growing but largely ignored threat under the first President Bush, whom Clarke cites for his failure to eliminate Saddam Hussein, thereby necessitating a continued American presence in Saudi Arabia that further inflamed anti-American sentiment. Clinton, according to Clarke, understood the gravity of the situation and became increasingly obsessed with stopping Al-Qaeda. He had developed workable plans but was hamstrung by political infighting and the sex scandal that led to his impeachment. But Bush and his advisers, Clarke says, didn't get it before 9/11 and they didn't get it after, taking a unilateral approach that seemed destined to lead to more attacks on Americans and American interests around the world. Clarke's inside accounts of what happens in the corridors of power are fascinating and the book, written in a compelling, highly readable style, at times almost seems like a fiction thriller. But the threat of terrorism and the consequences of Bush's approach to it feel very sobering and very real. --John Moe for Amazon.com

04 January 2005

Discorso di fine anno del presidente Ciampi

Lettera inviata a Sergio Romano e pubblicata dal Corriere della Sera il 4 Gennaio 2005.

Sono un italiano che vive da anni all'estero e pur essendo disgustato dalla nostra politica interna ogni 31 dicembre ascolto il discorso del presidente della Repubblica, il mio presidente, per sentire il polso della situazione del mio Paese.

Sono rimasto deluso quest'anno nell'ascoltare il presidente Ciampi augurare buon anno prima di tutto con grande enfasi al Papa e solo dopo agli italiani. Mi ha irritato essere messo in secondo piano, dal capo del mio Stato, per dare la precedenza a un capo di Stato straniero, per quanto autorevole.

Ma allora, come disse il titolo di un bel libro di Giordano Bruno Guerri, gli italiani sono sempre sotto la Chiesa?

Compra il libro su Amazon:

16 November 2004

Book Review: The Dark Heart of Italy, by Tobias Jones. *

Synopsis

In 1999 Tobias Jones travelled to Italy, expecting to discover the pastoral bliss described by centuries of foreign visitors and famous writers. Instead, he discovered a very different country, besieged by unfathomable terrorism and deep-seated paranoia, where crime is scarcely ever met with punishment. Now, in this travelogue, Jones explores not just Italy's familiar delights (art, climate, cuisine), but the livelier and stranger sides of the bel paese: language, football, Catholicism, cinema, television and terrorism. Why, he wonders, do bombs still explode every time politics start getting serious? Why does everyone urge him to go home as soon as possible, saying that Italy is a 'brothel'?


Review

This must be the worst book on Italy I have ever read. Uninformed, superficial, exuding prejudice and smugness, politically biased. The author displays phenomenal ignorance and his judgement is superficial almost to the point of being funny! Were it not for some specific anecdotes he tells rather amusingly, I would have wondered whether he ever set foot in the country at all. He is obsessed with Berlusconi, he just hates the guts of the man. Well that's fine, many Italians do too, but it does not make for informative reading. His writing style is full of smugness, he says he loves the country but he is very condescending toward Italians and does not display the least interest in truly integrating in Italian society. Inaccuracies are too many to list here. A book that is better avoided by those who want to understand contemporary Italy.

01 November 2004

Book Review: Endurance, by Alfred Lansing, *****

Endurance in its death throes
Synopsis

In 1914 Sir Ernest Shackleton and a crew of 27 men set sail for the South Atlantic on board the Endurance. The object of the expedition was to cross the Antarctic overland. In October 1915, still half a continent away from their intended base, the ship was trapped, then crushed in ice. For seventeen months Shackleton and his men, drifting on ice packs and then on the stormiest seas on the globe, were castaways in this most savage region of the world.

Lansing's gripping narrative, based on firsthand accounts of crew members and interviews with survivors, vividly describes how the men lived together in camps on the ice until they reached land, how they were attacked by sea leopards, ate sea lion and polar bear, developed frostbite (an operation to amputate the foot of one member of the crew was carried out on the ice), and finally embarked on a 850-mile voyage in a 22-foot open lifeboat to find help.