Showing posts with label dining. Show all posts
Showing posts with label dining. Show all posts

10 September 2018

Giardino e food court a Shanghai

Visitiamo il palazzo, anzi i palazzi del giardino "Yu", costruito durante la dinastia Ming intorno al 1560 e poi distrutto nei secoli durante successive vicissitudini belliche e sempre ricostruito. Tradizionale architettura cinese: costruzioni in legno con il tetto a baffo, bacini d'acqua brulicanti di pesci colorati, statue, ponti.





Dopo la visita, giustamente affamati, andiamo in un enorme "food court", non so bene come tradurre questo concetto di un enorme ambiente, su più piani, con dozzine di ristoranti indipendenti al suo interno. Frequentati da locali come da turisti, giovani e anziani. Il tutto generalmente abbastanza economico e sempre molto informale.

Mentre mia moglie va a comprare il pranzo (delego a lei questi giorni, ogni volta è una sorpresa) prendo un tavolo e mi siedo a guardare i famelici avventori che mi sfilano davanti. Tutti sempre molto seri in viso, non sembra che si stiano divertendo. Forse non si stanno divertendo, sono in pausa pranzo dal lavoro. Molto disciplinati, il che non è sempre il caso in Cina, fanno la fila con pazienza al buffet ed alla cassa.

Poi una sorpresa, ma non è il piatto scelto da Lifang. Sono alcuni poveracci, hanno l'aspetto di essere senza tetto, comunque senza cucina perché si avvicinano ai tavoli appena vanno via i commensali per raccattare gli avanzi. Molti cinesi hanno un po’ il vizio di ordinare troppo, o comunque di mettersi troppo sul piatto, soprattutto quando il prezzo è fisso al buffet. Risultato è che ci sono spesso porzioni esagerate che poi non sono finite e restano lì. I poveretti si avvicinano con una bustina di plastica e racimolano il loro pranzo. 

Qualche volta si avvicinano a chiedere a chi sta ancora finendo di mangiare, prima che vada via. Uno viene pure da me, ma poi vede che il tavolo è ancora vuoto, sto aspettando anche io, e se ne va. Un po’ triste vedere chi ha fame in mezzo a tanta pantagruelica opulenza. È la prima volta che mi capita in Cina.


09 September 2018

Shanghai dopo 20 anni

Dopo vent'anni sono di ritorno a Shanghai, la città il cui nome significa "sul mare". All'arrivo in aeroporto mi sorprende una lunga fila di macchine che raccolgono le impronte digitali dei viaggiatori stranieri in arrivo. Poi al controllo passaporti me le riprendono comunque. Chiedo alla guardia sorridente il perché e mi dice che è per essere sicuri!

Il profilo della città è cambiato drammaticamente. Nel 1998 c'erano cantieri che lavoravano 24/7, tre turni al giorno, tutti i giorni dell'anno salvo forse il capodanno cinese. Adesso hanno finito il loro lavoro, vedo pochi lavori in corso per tirar su altri grattacieli. Forse un sintomo dell'eccesso di offerta di immobiliare di cui si legge soffrano alcune grandi città cinesi.

Ma anche senza cantieri edili l'attività è frenetica come e più di allora. Sul Bund, la "banchina", tradizionale lungomare cittadino, si scatena la vita dei giovani. Coppiette che si vengono a far fotografare il giorno delle nozze e musica per tutti la sera. Non pochi poliziotti passeggiano tranquilli avanti e indietro, ma non hanno molto da fare, la gente è educata.

Qualche negozietto sotto la banchina vende spuntini ai turisti, prezzi come a Londra e qualità mediocre, dopo un timido tentativo di ravioli al vapore lasciamo perdere, basta allontanarsi qualche decina di metri e si trovano ottimi ristorantini locali dove mangiare genuino, anche se Shanghai è sempre cara per gli standard cinesi cui sono abituato con la famiglia in Hunan.

Un panino ripieno di maiale e gamberi costa 50 Rmb, 5 euro circa, molto per la Cina ma è ottimo. Tofu di sangue di anatra con crostini e ortaggi misti è comunque il piatto del giorno, sapore dolce e amaro, a me è piaciuto molto.

L'altra cosa che non c'era nel 1998 era il motorino elettrico. Adesso ce ne sono milioni, anzi sono tutti elettrici, puliti e silenziosissimi, non abbiamo visto neanche un vecchio due tempi, ci hanno detto che sono stati vietati. Primo passo verso l'elettrificazione completa del trasporto cittadino. L'unico problema è che non li sento arrivare, e un paio di volte sono stato quasi investito! 

Tofu di sangue di anatra con verdura

Altra cosa ancora più buffa è che si ricominciano a vedere un po’ di biciclette! Quaranta anni fa naturalmente c'erano solo biciclette. Poi sono sparite per far spazio alle auto. Nel 1998 non se ne vedevano praticamente più. Adesso son tornate, vuoi per il traffico che le rende più veloci delle auto per i brevi percorsi, vuoi per la coscienza ambientalistica che si sta diffondendo.

Oggi ho accompagnato Lifang ad un centro di massaggi per sole donne. Al decimo piano di un anonimo palazzo, però la vista era molto ampia sui quartieri centrali della megalopoli. Cosa curiosa, il quartiere residenziale di Laoximen, dove ci troviamo, sempra essere diviso in tre: una parte di case tradizionali, a 2 o 3 piani, le vecchie case cinesi che spesso avevano (e molte ancora hanno) il negozio a piano terra e l'abitazione al primo e casomai al secondo piano. Sicuramente la parte più piacevole per me oggi per passeggiare, più umana.


Una seconda parte, tagliata di netto da qualche viale di asfalto, di palazzi sui setto o otto piani. Ed infine una terza parte di grattacieli, i "fiammiferi" li chiamava una interprete che avevo usato quando facevo la guida, che sembrano appunto piammiferi in una scatola, 25  piani e oltre. Tutto ordinato e ben pianificato, sarebbe difficile ogni abuso edilizio qui, si noterebbe subito. 

Una volta lasciata la moglie nelle abili mani delle massaggiatrici me ne vado a spasso. Avevo visto su Google Maps che c'è un tempio Tao qui vicino, ma ho fatto fatica a trovarlo. Per quanto ben preservato, è praticamente inghiottito dall'edilizia residenziale e commerciale moderna. Panta rei.

Arrivato al tempio ho trovato tutto chiuso. Anzi il cancello era socchiuso, ma non c'era nessuno. Erano le 4:45 del pomeriggio e i raggi del sole che cominciavano ad arrossarsi disegnavano sinuose curve con le ombre degli alberi del giardino del tempio. Dopo aver aperto il cancello sono entrato timidamente nel cortile antistante il tempio ed ho trovato la biglietteria, dove un impiegato era pronto a sprangare bottega e andare a casa. In qualche modo capisco che si chiude fra 10 minuti. 

Mi fa cenno di entrare, niente biglietto, visita gratis, ma devo sbrigarmi. Il tempio è piccolissimo, e non c'era nessuno. Mi sarebbe piaciuto fermarmi di più, magari a meditare solo soletto per un paio d'ore, ma oggi non si può.



Continuo a passeggiare nei viottoli "hutong" delle case a tre piani, e incontro tante signore che passano il pomeriggio a chiacchierare sedute, qualcuna fa il bucato. Una nonnina regge con le braccia allungate un pargoletto, all'inizio non capisco poi vedo che questo è il modo per non sporcarsi mentre il piccolo libera il proprio intestino sul marciapiede. Nessuno dei presenti fa notare un qualsiasi tipo di reazione alla cosa, tutto normale. Be’ almeno avrebbe potuto farla accanto ad uno dei tanti alberi delle strade, almeno sarebbe stato un buon concime. Shanghai cambia ma alcune vecchie abitudini restano.

Spuntino al ristorantino di Papa Chan, il cui motto, scritto in cinese e inglese a grandi caratteri sulla cucina a vista, dice:

"Piccoli Dim Sum ma grande sforzo, 
per una reputazione eterna, 
al di là di questa breve vita."

La dice lunga su come si muove la Cina oggi.

Un negozio di pianoforti Schimmel, tedeschi purosangue. La musica occidentale è molto seguita in Cina. Ho letto che si fabbricano più pianoforti qui che nel resto del mondo, e la qualità ha raggiunto livelli di eccellenza. Come il talento dei giovani pianisti cinesi. Penso a Lang Lang, che è diventato famoso in tutto il mondo e fa un po’ troppo la primadonna, ma anche a tanti altri che si avvicendano nelle sale da concerto di Londra. 


Mi viene in mente il libro (recensito in questo blog) "The Secret Piano" che racconta di quando avere un pianoforte era considerata una forma di corruzione culturale, se non un crimine da "borghese".

23 August 2018

Singapore maiolicas and crabs

Sveglia tardi, forse ancora un po’ di jet lag. E poi siamo stati in piedi sempre fino a tardi in questi giorni, io a scrivere il mio libro sulla Polonia e Lifang a far post-produzione dei suoi video per il sito cinese. Coppia molto attiva.

Piscina e relax fino al primo pomeriggio, poi in visita al Thian Hock Keng Temple, uno dei più venerati a Singapore, dedicato alla dea del mare, Mazu. Simbolo della tradizione Hokkien tramandata qui dai tanti immigrati che sono venuti a cercare fortuna nel corso dei secoli.

Prima però un rapido pranzetto in un ristorante che ci era stato consigliato ieri dalla guida del museo delle music boxes, proprio davanti all'entrata del museo. Scegliamo una zuppa di pesce agrodolce e due enormi gamberoni leggermente piccanti. Le possibilità di ristorazione a Singapore si confermano infinite, si mangia quasi sempre benissimo e si spende quasi sempre poco.

Dopo la zuppa, mentre aspettiamo che siano pronti i gamberi, notiamo un piccolo museo della ceramica affianco al ristorante. Anzi, fa parte del ristorante, stessi proprietari. Strana combinazione, ma ci alziamo a dare un'occhiata. Ci sono maioliche antiche di molti paesi, specialmente giapponesi, belghe e inglesi. Stranamente mancano quelle italiane e olandesi.

Il proprietario dice che è il suo hobby, quando viaggia per il mondo compra maioliche e poi le rivende qui a Singapore dove sono una vera rarità. Ingegnoso.

Serata al MBS, vediamo lo spettacolo suoni e luci alle 8. C'è molta gente, peccato per un gruppo di russi maleducati che fanno chiasso, rovinano un po’ l'atmosfera. 

Cena per un tradizionalissimo "black crab" ad uno dei tanti ristoranti sul lungofiume a Clark Quay: 1,5 kg di crostaceo per 98 dollari. Un cartello avverte che non è educato chiedere il peso delle signore, ma è necessario chiedere il peso dei granchi quando si ordina, per evitare sorprese al momento del conto!

Buffo finale. È quasi mezzanotte, stanno per chiudere. Arriva una coppia asiatica, forse malese non sono sicuro, e chiedono di essere serviti nonostante l'ora tarda. Lui in T-shirt, quasi trasandato, lei con un grazioso vestitino rosso, chiaramente in ghingheri per la serata romantica, mentre lui quasi pare pronto per andare a giocare a pallone. La cameriera esita, hanno già cominciato a pulire i tavoli e ammucchiare le sedie. Poi parla con il capo e annuisce, gli porta due menù e gli lascia qualche minuto per decidere l'ordine. Quando torna il maschione della coppia (molto corpulento, mentre lei è una mingherlina quasi fragile) ordina due ciotole di riso. Ue ciotole di riso! E basta.

La cameriera è visibilmente delusa ma dopo un paio di minuti torna con le ciotole e le mette sul tavolo, e intanto allunga il conto all'imponente ragazzotto. Passano i minuti, noi abiamo finito il granchione nero e ce ne stiamo per andare, la cameriera torna per ricevere il pagamento dell'omone ma lui, con gran faccia tosta, chiede di poter restare ancora al tavolo! Ristorante chiuso, sei arrivato tardi, ordini una ciotola di riso in bianco e vuoi restare con la pupa a chiacchierare davanti alle luci si Singapore fino all'alba?!?

22 August 2018

Singapore music box museum and cheapest Michelin star restaurant in the world

The highlight of the morning is the Singapore museum of music boxes. It is the property of a Japanese collector who somehow decided to open this exhibition to the public here in Singapore three years ago.

It contains about 45 pieces, mostly Swiss machines but also German and American ones.

Our guide is a part time employee, an elderly man, maybe about 70 years old, who gives a private tour for two of us. He loves the boxes, knows everything, and treats them, literally, with white gloves. He knows in great details the inner workings of each machine and his meticulousness and enthusiasm for this technology is apparent at every step of the presentation. He plays several of the instruments for us as well.

The ticket is 12 very well-spent dollars.

He also recommends a bigger museum that apparently the same Japanese collector opened in Shanghai. It does sound strange that a Japanese would open a museum in China and one in Singapore, instead of Japan, I will have to research this.




Dinner is with CK, my classmate at MIT. This time he takes us to Hawker Chan, the cheapest Michelin star restaurant in the world, 3.6 SGD for rice chicken, their signature dish, but more for veggies.

After we order and sit down they close the restaurant, it is not yet 9 in the evening but they said they ran out of food. Victims of their own success. I am very grateful to CK for having taken us there, of course, he is always generous when we meet in Singapore. 

He is a remarkable man. His grandparents immigrated from China, they were farmers. he studied hard, went to university and became a researcher in the engineering department. He then won a scholarship to get his master's degree at MIT, where we met, and returned to a brilliant career in Singapore, crowned with his appointment to head the engineering school at the National University.

But the rice chicken was good, not great, I am not sure it was worth a Michelin star. And I have eaten at quite a few multi-starred venues over the years.


As we walk back to our hotel after dinner we noticed lots of workers getting the lights and lanterns ready for the upcoming Chinese mid-Autumn festival. Lifang talks to some of them and we find out they are temporary workers, mostly from Sichuan province, who come for a few months to make some money and then go home.



Apparently many Chinese come here for work on a tourist visa, they do not have a work permit but the government leaves them alone as long as they don't stir up trouble.

21 August 2018

Japanese dinner


The most memorable thing from this easy day of work in my hotel (it was mostly raining) is dinner at YAKINIQUEST, a Japanese restaurant on Clarck's Quai that specializes in wagyu beef from Japan.

Two floors: upstairs it is totally empty today, for now at least. I choose to stay downstairs, with the fridge of beef in good view and I am the only patron anyway but at least there are staff to see and talk to.

We are welcomed by a sweet Philipino girl who speaks with a very low voice but works fast and efficiently to set up my table.

The boss tells me he receives about 400-500 kg of meat every month from southern Japan.

He nods repeatedly with conviction: it is true that some farmers massage and give beer to cows to make them relax and eat more and produce better beef.



The sequence went from raw to grilled to marinated and ended up with ice cream. Dessert was a Japanese curry, oddly enough if you are not Japanese.













20 August 2018

Ancora a Singapore

Rieccomi a Singapore. Non mi ricordo più quante volte ci sono venuto, ma son passati sette anni dalla prima volta, nel 2011. Non posso certo dire di sentirmi a casa, però mi sento decisamente a mio agio. Come non mi capita in tanti posti dove pure amo andare e passare del tempo. Sarà la pulizia, la sicurezza, la cucina. 

Forse, semplicemente, vorrei sentirmi a casa qui, ci verrei a vivere domani se riuscissi ad organizzarmi la vita in quel senso. So che Lifang sarebbe d'accordo. Vicino alla famiglia in Cina, vicino a centomila posti dove andare a fare immersioni. Ottimi servizi, rispetto, educazione. Il clima perennemente caldo umido senza stagioni? Il paradiso non esiste, ma al clima mi abituo facilmente, ogni volta.

Oggi abbiamo un po’ di jet lag, ce la prendiamo comoda in piscina. La sera quattro passi a Chinatown, sempre piacevole soprattutto sul tardi quando sciamano i turisti. Che pure che male avranno mai fatto i turisti? I turisti in genere cercano di evitare i turisti. È così che li riconosci. Quando uno dice "io non sono un turista, sono un viaggiatore!", ecco avete trovato un turista. E io che sono? Un viaggiatore naturalmente, son qui sulla via dell'Indonesia e della Cina per andare a trovare la famiglia. Non sono un turista!

Lingue di anatra alla sichuanese










A cena in un ristorante di cucina Sichuan, piccante. Ordino lingue di anatra. Sono particolari perché hanno un osso all'interno! Il che facilita il compito dell'anatra quando deve acchiappare un pesce e trattenerlo nel becco fino ad ingoiarlo intero. Contorno di peperoni verdi e salsa piccante (naturalmente!) di peperoncino del Sichuan.

22 February 2018

Changsha to Leiyang

Amazing buffet at the Changsha Intercontinental hotel, eastern and western, hot and cold, sweet and savory, chopsticks and forks and knives and spoon, it is a real celebration.

Some of the highlights: I was first attracted by the local cold noodles, roughly grated with a special tool from a big boulder of dough. You then add spices and bits and pieces of veggies and meats. Also interesting the hot soup with veggies, pork, mushrooms, taylor-made for each of us by a dedicated chef.

After breakfast the real challenge of the day awaits us: find tickets to Leiyang for the wedding ceremony of Carrie, one of our best Chinese friends, but no seats were available to purchase online as usual. It is still the Chinese new year rush, with over half a billion people moving around the country to spend the holidays at home. We went to the station and tried our luck at the ticket office, but no way.

We were then approached by some scalpers who wanted 300 Rmb, not for tickets but as a fee to smuggle us on a train then we could then, supposedly, buy standing tickets. However I have never seen anyone standing on the fast train we need, and the slow train would take way too long, maybe up to 4 hours as opposed to 1. The whole thing is fishy, we give up.

We're stuck! My wife then remembers that there is an alternative: get bus tickets instead. We manage to catch the last bus to Chenzhou at 5:30pm, but must pay for the whole ride to Chenzhou even if we plan to get off at Leiyang. Actually at a highway station which is the stopover for Leiyang-bound passengers. But that's the way it is and we're lucky to be able to get (close) to our destination! Carrie's husband and his brother (who owns a car) will come and pick us up. Very kind for someone who's getting married tomorrow!

Meanwhile great buffet (40 Rmb pp) with unlimited food and beer at a restaurant by the gas station. Tons of meat (great), fish (so so) and veggies (again great). Beer is a local brand, kind of light, but tasty. No fresh fruit however. I loved the chicken paws and the pork belly. Also black fungus with quail eggs was juicy and inviting.

Gas station buffet, Hunan











15 February 2018

Alaskan crab in Hong Kong



Easy day of relaxing at the W hotel pool overlooking the city and some walking around.

Dinner at the Star Seafood restaurant on busy Nathan Road, there are only locals, obviously not yet discovered by the big guidebook publishers. I was here a few years ago by myself and tried to order their signature Alaskan crab, but they refused to serve me because it was too big!

We can not choose our own crab from large tanks which are prominently located at the ground level by the sidewalk. Each crab has a price tag attached to one of its claws.

A waiter grabs one for us and takes it to the table where he holds it up high for our final approval before dispatching it to the kitchen.

It comes back a while later on a large serving dish, piping hot and with all the shell and claws cracked open for us to enjoy the delicate meat inside.

It is a noisy restaurant, not really ideal for a romantic dinner with my wife but the crab is amazing and the price does not break the bank.

The head waiter advises us not to order anything else as this large animal (well over 1kg with the shell ) will be more than enough to sate our appetite. he was right.

When we ask for the bill he points out to my wife that it's CNY and so he expects a red packet from us, ie a significant tip!

14 February 2018

Hong Kong New Year preparations and flower market on Valentine's Day


Visit a new year market with lots of flowers, food and a couple of musical shows. Huge crowds! The flow of the masses of people is channeled so that everyone is going in a one-way direction around the portion of Victoria's Garden at Causeway bay which is dedicated to the fair. It would be impossible to have everyone move at random, freely, there are just too many of us. Those in the middle of the human river can't even see stands on either side!

In the middle of it all there was a theatre with a sequence of shows: singers illusionist, some free snack are offered to the crowd.

For street food, Hong Kong is rightly famous and today is no exception. We can stand in a fast-moving line at one of many howker stands and buy some quail eggs on a skewer for me and a pot of beef noodles for my wife. No meat, no meal!

While we are munching away, waiting for a show to start, a charming lady in her seventies comes to talk to us. She speaks good English and says her slight American accent is due to the fact she lived in Massachusetts for a few years. Her brothers went to MIT, my classmates! Then they decided to come back to Hong Kong. She is happy about her choice, this is home, but is worried about the future of the Special Administrative Region. A dilemma many Hongkongers face after the return of the British colony to China in 1997. As usual, the British left their old possession in a mess, just like India.

Filipino helpers are mostly sticking to themselves, there are so many here in Hong Kong, they are let in pretty easily to help out in the homes of the middle class. It is paradoxical but it is easier for a Filipino to come and work here than for a Chinese!

Dinner at one of the thousands of "hole in the wall" eateries of Hong Kong, this we found by chance as it was the only one still open at 11pm, excellent pork noodles. We sat at a cramped table along a narrow corridor and were joined by a talkative local lady. She is an ethnic Chinese but actually comes from Canada and is a regular here, she assures us we have been lucky to find this place by chance as it is one of the best "holes in the wall" around. She complained about mainland Chinese who come in droves and empty shelves of whatever it is they can't find in China. Baby formula is a constant. I don't really understand: why is it so difficult to procure more baby formula? If there is demand, local shops should be able to just order more from international suppliers and let the Chinese buy as much as they want.

Christians in Hong Kong.



Very dense crowd!

23 August 2017

Singapore heritage and songs

Oggi visita al museo del "Retaggio di Chinatown" (Chinatown heritage) di Singapore, al centro di Chinatown. I cinesi sono circa tre quarti della popolazione, quindi il retaggio cinese della città-stato è di importanza fondamentale per capirne l'anima.

Si tratta di una vera casa in stile tradizionale, con il negozio a piano terra e le camere per dormire ai primo e secondo piano. Ci sono oggetti vecchi, se non proprio antichi, che ricostituiscono, tra gli altri mestieri, i locali di un sarto di un centinaio di anni fa. Mi fa piacere che anche allora erano apprezzati i prodotti italiani, in particolare cashmere.

sarto tradizionale cinese all'opera

Cena a Chinatown,  ristorantino di cucina hunanese (eh già siamo partiti da pochi giorni, già ci manca) con gamberi di fiume come piatto forte.

Finale di serata alla "Esplanade" per un concerto gratuito di due amici musicisti, Lim and Shak. Canzoni melanconiche, e più di tutte quella che racconta di una ragazza, con cui Lim aveva avuto una intensa relazione. Il problema è che Shak was in love with her too. Sfortunatamente un giorno la ragazza morì in circostanze tragiche, e l'evento funesto fece riavvicinare Lim e Shak che diventarono molto amici e colleghi sul palco.

17 August 2017

A spasso per Dalian: auto, museo e frutti di mare

Appena usciti dal nostro albergo ci imbattiamo in una estesissima fiera automobilistica all'aperto. Auto di tutti i generi, da piccole Volkswagen a mirabolanti Lamborghini. Non c'è la FIAT, anche se Fiat-Chrysler è rappresentata da alcune Jeep. Anche Maserati in bella mostra.

Piove a dirotto, si fa fatica a muoversi tra la folla per ammirare i modelli di automobili. La cosa più interessante per me però non sono le macchine, ma le persone. Migliaia e migliaia di cinesi che guardano, toccano, sognano e... comprano! Il paese delle biciclette è diventato il paese delle auto. E delle belle auto, nuove, efficienti, belle. Si vedono tante belle auto a Dalian. Mi veniva da pensare che per un paese di recente sviluppo, che fino a 30 anni fa nelle strade mostrava solo biciclette agli stranieri che alzavano il sopracciglio, sarebbe stato normale vedere auto economiche, usate, vecchiotte. E poi magari dopo un po’ di tempo auto più costose. Ma l'impressione è che la Cina abbia fatto un "grande balzo in avanti" come avrebbe detto Mao: dalle biciclette alle automobili di prima scelta.

I soldi non mancano. Camminando passo davanti ad una banca e ne vedo uscire una mezza dozzina di militari in tenuta da combattimento, forse sono guardie della sicurezza ma le uniformi sembrano militari. Circondano un paio di inservienti che trasportano alcuni sacchi su una camionetta blindata, forse denaro contante, chissà? Un paio di secondi e la camionetta sfreccia via, seguita dagli armati in moto. Scena impensabile un paio di decenni fa.

E le motociclette elettriche, se ne vedono dappertutto, sfrecciano silenziose. Un paio di volte ho rischiato di essere investito perché non le senti arrivare! Sogno a occhi aperti il giorno in cui anche a Roma, o a Londra, o a Bruxelles, spariranno gli scoppiettanti motori 2-tempi, rumorosi ed inquinanti, per far spazio all'elettrico. Penso dovrò ancora sognare per un bel po’. Che tristezza.

Breve passeggiata fino al museo di Dalian. Molta arte tibetana, tangka, e molte fotografie storiche. Grandi manifesti con didascalie in cinese ed in inglese spiegano con meticolosità che i tibetani sono parte della grande famiglia della nazione cinese... of course.

La cosa che più mi incuriosisce nel museo è una grande collezione di pacchetti di sigarette degli anni 30 del XX secolo. Bella grafica e originale l'idea di esporli.

Un po' lugubri alcune grandi sculture sulle invasioni russa e giapponese di questa regione. Ne ho scritto a proposito della prigione di Lushun. 

Cena sul presto sul lungomare, a base di frutti di mare per i quali Dalian è giustamente famosa.  Lumachine di mare in agrodolce e spaghettini con cappesante sono i miei piatti preferiti di oggi, tra i tanti! La cucina qui offre sapori più moderati del sud, in Hunan, a casa. Poco piccante, anzi quasi mai. Combinazioni organolettiche in qualche modo più familiari per un italiano. Molto più grano per fare gli spaghetti e poco riso.

Shellfish noodles

Sea snails


16 August 2017

Prigioni, sommergibili e pentole di ferro nei dintorni di Dalian

Oggi il nostro amico Dong ci porta in giro per i dintorni di Dalian, andremo a visitare due siti molto speciali, inusuali per un turista: una prigione ed una base della marina militare.

La prigione di Lushan è un sito intriso di storia, un luogo triste ma che deve essere visitato. Non tanto per l'edificio in sé, che è insignificante dal punto di vista architettonico. E neanche per quella che è stata in passato la sua funzione. Ma una visita fornisce strumenti essenziali per capire il punto di vista cinese nei confronti dei due paesi vicini, Russia e Giappone, che hanno gestito la prigione oltre un secolo fa. E, più generalmente, la determinazione cinese a non accettare mai più di essere sottomessi, per non parlare di colonizzati, da potenze straniere che si erano approfittate della debolezza dell'ultimo impero Qing.

Infatti nell'edificio, oggi museo, impariamo come la prigione sia stata creata dai russi, che vennero qui con la forza ai tempi dello zar Nicola II, e ci imprigionavano i cinesi. Poi vennero i giapponesi, che cacciarono via i russi ma continuarono ad imprigionare cinesi. Si visitalo le lugubri celle, si impara degli strumenti di tortura.

Finita la visita ci fermiamo in una farmacia, ho un po’ di mal di testa e vorrei un'aspirina. La farmacia è pulita, ben organizzata e con alcuni cartelli in inglese che spiegano le medicine esposte sugli scaffali. Le medicine cinesi tradizionale e quelle che loro chiamano "moderne" oppure "occidentali" (che vuol dire sviluppate con il metodo scientifico) sono in reparti diversi del negozio. La Cina non solo ha accettato la medicina scientifica, ma contribuisce anche alla ricerca con i suoi modernissimi laboratori. Però resta diffusa la fede nelle medicine tradizionali, erbe ed agopuntura, e tanti cinesi, penso la maggioranza, si affidano all'una e all'altra.

Da quello che mi raccontano amici e parenti i cinesi negli ultimi anni usano troppe medicine. Un motivo potrebbe essere che i medici guadagnano una commissione ogni volta che scrivono una ricetta, quindi hanno un incentivo a prescrivere medicine (cinesi o "moderne") in eccesso rispetto alle reali necessità. 

Dati i miei trascorsi di analista militare e funzionario della NATO, la visita successiva è di grande interesse per me. Una base/museo della marina militare cinese. Il pezzo forte è un sommergibile, ormeggiato ad una banchina, che si può visitare pagando un biglietto. 

L'imbarcazione è stata costruita nel 1982 e solo recentemente radiata dai registri della marina per continuare la sua carriera come museo galleggiante. C'è una lunga fila per entrare, gira tutto intorno al mezzo che sta ormeggiato in una piccola darsena. Pare sia difficile avere i biglietti per oggi, ma il nostro tassista in qualche modo ci dice che può farci entrare, ed anche ad un prezzo scontato: 150 Rmb invece dei 180 del biglietto. Come farà? Però, ci avverte, non avremo un vero e proprio biglietto, di carta, da portare via come souvenir. Paghiamo i 150 Rmb ed abbiamo accesso alla fila. Ho pensato che probabilmente il tassista è amico del controllore dei biglietti, e si sono smezzati i nostri soldi. Non lo posso dire con certezza, so però che dopo due minuti eravamo in fila con tutti gli altri che avevano comprato il biglietto regolare. Va bene così, mai fare troppe domande.

Dopo una mezz'ora di fila, sotto un tendone che girava intorno al molo come un serpentone, salimmo a bordo tramite una piccola passerella posta a prua. Quindi seguì una camminata per tutta la lunghezza del mezzo, per uscire da una porta a poppa.

Potemmo ammirare i tubi di lancio dei siluri, le cuccette dei marinai, e la sala macchine. Interessante notare come, affianco alla cabina del comandante, indicata da una targhetta di ottone, ce ne fosse un'altra, la cui targhetta leggeva, in inglese e cinese: "Commissario Politico". 

Conferma di quello che già sapevo e che cioè in tutte le organizzazioni cinesi, comprese le strutture militari, la gerarchia di comando è sempre affiancata da quella del partito, cui spetta sempre l'ultima parola.

Usciti dal sigaro di ferro siamo indirizzati ad una parte del museo dotata di sistemi audiovisivi. Il più interessante è un simulatore. Ci siamo in circa 30 persone, in maggioranza giovanissimi, nello spazio volutamente angusto, dato che deve simulare come ci si sentirebbe dentro il ponte di comando di sommergibile. Si spengono le luci e negli "oblò" del sommergibile, che son tutto intorno a noi, si accendono le immagini degli schermi ad alta definizione. Parte il filmino...

Il sommergibile molla gli ormeggi e si avvia, in emersione, tra il tripudio della folla che saluta lungo la banchina, verso l'uscita del porto. A questo punto si immerge e nei monitor appaiono sfondi blu, pescecani, relitti di navi. Siamo in immersione.


Passa un minuto, forse due, ed il sommergibile risale a quota periscopio. Nei monitori si vede l’immagine della superficie del mare e poi, in lontananza, i profili di due piccole navi bianchissime con la bandiera giapponese e una scritta nera a caratteri cubitali sulla fiancata "JAPAN COAST GUARD". Chiaramente si sta facento riferimento alla contesa sino-nipponica sulle isole che i cinesi chiamano ... e i giapponesi .... Le isole, in realtà poco più che scogli, e completamente disabitate, 

Parte il video: il comandante del sommergibile cinese impartisce l'ordine di lancio dei siluri e la nave nipponica è prontamente affondata. Il sommergibile fa dietro front e torna in porto dove viene nuovamente accolto dal tripudio della folla fino a che... si riaccendono le luci e noi 30 spettatori usciamo per far posto al gruppo successivo.

Ho trovato questa esperienza istruttiva, non tanto per la dinamica degli eventi, prevedibile e banale, ma per capire cosa viene insegnato ai ragazzi cinesi sul Giappone. Giusto o sbagliato, il vicino del sol levante viene presentato come un nemico. O almeno come un potenziale nemico che viene facilmente sconfitto. Ho qualche dubbio sull'opportunità di questo tipo di approccio pedagogico. Mi chiedo cosa fanno i giapponesi con i loro simulatori.

Ci sarebbe anche un'altra sezione del museo, con molti cannoni ci dicono, ma possono entrare solo i cinesi, gli stranieri non sono ammessi. Peccato, mi sarebbe piaciuto. Il lato positivo di questa rinuncia è che andiamo finalmente a mangiare, Lifang ed io abbiamo una fame da lupi!

Il tardo pranzo è al ristorante Iron Pot Stew, Stufato nella pentola di ferro. Il nome deriva dal fatto che le pietanze sono servite, per l'appunto, in pentole di ferro, anche se c'è molto di più nel menù che stufato.

Al centro del tavolo rotondo c'è un grande buco, sul quale  si sistemano le pentole di ferro. Sotto carbonella accesa per cucinare e tenere in caldo il cibo. Cominciamo con pelle di pesce croccante, seguita da spezzatino di oca. Patate un po’ dovunque e spaghetti di farina di fagiolo. Quindi fagiolini verdi secchi e una specie di polenta. Altre carni e verdure che mi sono dimenticato di annotare completano il pantagruelico pasto. Sapori decisi ma non piccanti come al sud della Cina. 

Side car militare

L'ultima tappa dell'intensa giornata è al villaggio storico di Chuan Guan Folk. In Cina ce ne sono tanti, villaggi tenuti com'erano prima della modernizzazione, restaurati e ripuliti per far vedere ai turisti, e anche ai più giovani, com'era la Cina. Molto ben fatto, ci sono case, uffici, mezzi di trasporto, tra cui il mio preferito è un side-car militare dipinto di verde. C'è anche un rick-shaw a trazione umana, con cui mi diverto a scorrazzare un po’ Lifang per le stradine deserte. Siamo i soli visitatori, strano dato che alla prigione ed al sommergibile era pieno di gente.

casa a Chuan Guan village



15 August 2017

A spasso per Dalian: palpebre, pesce e parchi pubblici

Passeggiata sul lungomare,con tantissimi turisti cinesi ma pochi stranieri. Grandi alberghi di catene internazionali, svetta tra tutti lo Hyatt. C'è anche un centro sub, non pensavo si potessero anche fare immersioni qui. Adam ci porta a pranzo in un ottimo ristorante, Dalian è famosa per pesce e frutti di mare.a

Il taxi che ci porta fa la pubblicità ad uno studio di chirurgia plastica per un tipo di operazione molto di moda in Cina in anni recenti: si modificano le palpebre per far si che quando si aprono gli occhi facciano una doppia piega, come succede naturalmente alla maggior parte delle persone di etnia caucasica, noi bianchi per capirsi. Invece per qualche strano motivo, l'anatomia oculare cinese fa sì che quando loro aprono gli occhi la palpebra si ripieghi tutta nell'orbita, facendo vedere al massimo una singola piega. Un grosso problema, è ovvio, che va risolto con costose operazioni che possono rivelarsi anche rischiose. Mi è capitato di vedere palpebre deformate da tagli e punti di sutura mal riusciti.


Arrivati al ristorante, apprendiamo che la specialità di oggi sono crisalidi di baco da seta fritte al peperoncino.

Crisalidi di baco da seta fritte

Il mio piatto preferito però sono i ricci di mare in salsa di soia.

Ricci di mare in salsa di soia

In giro per la Piazza Xinghai (La Stella dell'Oceano), tante coppiette di sposini che si fanno il servizio fotografico. Grandissimo spazio, molta luce. 

Sposini

Campanile di San Marco a Dalian

Proseguiamo il giro della città in un parco vicino a Xinhai, uno bello spazio verde con tanto di laghetto e affitto di barchino a pedali. Tanti anziani in giro, chi gioca a carte (uomini) e chi fa lezioni di danza (donne) mentre in un largo spiazzo uomini e donne insieme seguono una semplice coreografia. Età media oltre i 70 di sicuro. 

Ammiro molto che ci sia questa abitudine per gli anziani, qui a Dalian ma l'ho visto anche in altre città cinesi. Invece che restare a casa a poltrire davanti ad una televisione, o lamentarsi con figli e nipoti che non si fanno mai vedere abbastanza, si viene tutti fuori con i propri coetanei a giocare e ballare.


 

Andiamo poi a visitare una grande isola pedonale, sempre sul lungomare. Piccole macchinette elettriche per spostarsi. Accanto ai soliti grattacieli di acciaio e cristallo che ormai fanno da cornice a tante piazza cinesi, ci sono anche costruzioni bizzarre, repliche di palazzi e torri europee: fra tutte svetta un campanile di San Marco veneziano in grandezza quasi naturale! Con tanto di canali tutto intorno e naturalmente gondole e gondolieri. Non può mancare naturalmente un Colosseo, questo però in scala ridotta, che come romano in trasferta mi gonfia il cuore d'orgoglio.

Colosseo di Dalian

Gondole di Dalian

Per cena andiamo a Zhong yuan (Le pianure centrali), strada famosa per, indovina un po', ... pesce e frutti di mare! Per fortuna che non ne mangio mai abbastanza, ne vado matto e mi piace tutto. La dieta un'altra volta.

Calamaro di Zhong yuan

La sera proviamo ad andare in un Jazz Bar ma è chiuso, il barman ci consiglia di andare in un altro locale presso il vicino Kempinski, ma c'è solo musicaccia trash e lasciamo perdere.

14 August 2017

More fun food!

Mattinata tranquilla, passeggiata e poi visita di nuovo all'Ecosystem, il complesso di ristoranti si chiama come il villaggio Yuan Jia Cun 袁家村)e si trova a 60km da Xi'an.

Calsìzone di manzo, tradizione halal

Si prepara la pasta

Piedi di maiale


12 August 2017

Esercito di terracotta

Torno a ispezionare l'esercito di terracotta di Xian, venti anni dopo la prima visita. Molto è cambiato. Non l'esercito, che sta sempre fermo lì, da 2000 anni, protetto dallo stesso capannone di venti anni fa. Ma c'è molta più gente, molta di più. L'ingresso/biglietteria è una specie di tritacarne con un'infinità di botteghini dietro i quali si allineano migliaia di persone con biglietto prenotato online. Per noi lo ha preso la nostra amica Fang, che ci accompagna molto gentilmente in auto ma poi ci dice che ci aspetterà fuori, ha visto l'esercito tante volte e potrà fare un po’ di telefonate mentre noi visitiamo.

Mentre siamo pazientemente in fila aspettando di obliterare il biglietto per accedere al primo dei tre capannoni mi passa davanti una vecchietta, una delle tante persone che cercano di tagliare la fila. Ci opponiamo con energia, dobbiamo difendere la posizione altrimenti non entreremo mai. Il concetto di fare la fila per entrare in qualunque posto, per fare un biglietto, per andare al bagno, è un concetto che in Cina, diciamo così, si deve ancora consolidare.

Una volta dentro mi torna alla memoria l'ammirazione per la gigantesca opera che già mi aveva compreso l'animo la prima volta. Un esercito di terracotta per accompagnare il primo imperatore che unificò la Cina. C'è chi dice che era un progressista, altri prima di lui si erano fatti seppellire con soldati vivi, in carne ed ossa, oltre a mogli e animali.

Negli enormi capannoni possiamo anche vedere archeologi all'opera, puliscono, disegnano, compilano dati, fotografano l'infinità di reperti che gli sono stati affidati.

Yang Zhifa nel 1998
Ci sono tre capannoni, ma gli scavi continuano. Non c'è più Yang Zhifa, o almeno non è qui oggi. Il contadino che insieme ai suoi fratelli scoprì per primo l'esercito mentre dissodava il campo, nel 1974. Fu fortunato, se la scoperta avesse avuto luogo qualche anno prima, quando la ferocia della Rivoluzione Culturale era al suo apice, avrebbe forse passato dei guai. E forse le guardie rosse avrebbero distrutto le statue, simbolo di un passato feudale che si voleva cancellare senza riguardo per storia, cultura o arte.

Venti anni fa lo avevo incontrato, e conservo con gelosia il libro che mi firmò di persona. Aveva appeso la vanga al chiodo, adesso il suo lavoro era di pennarello, per firmare ogni giorno centinaia di copie del libro in vendita al negozio del museo, con le fotografie e la storia della sua scoperta.

Gli scavi continuano, dicevo, ma la cosa che mi piacerebbe vivere abbastanza a lungo per poter vedere non tanto altre centinaia di soldati, bensì la tomba dell'imperatore Qin Shihuang, che si trova sotto una collina qui vicino. Ma i tecnici hanno paura che, aprendola senza le dovute attenzioni, si potrebbero irreparabilmente danneggiare i reperti, forse anche la salma imperiale. Meglio aspettare di avere tecnologie sicure, magari facendo prima scendere un robot, senza far entrare aria esterna.

Il sito è impressionante ma i soldati si vedono da una certa distanza. Ci sono tre livelli di balconata concentrici, come le tribune di uno stadio. Il primo, più in alto e più lontano dai soldati, è per il popolino, come me. Il secondo, più in basso, è per dignitari e ospiti d'onore.

Venti anni fa, quando ero qui, vidi arrivare una macchinona presidenziale e ne uscì fuori Massimo d'Alema, allora presidente del consiglio dei ministri italiano. Accompagnato da qualche funzionario, scese al secondo livello. Ero abbastanza geloso, ma in fondo lui era stato comunista, quindi è giusto che fosse premiato dal partito fratello cinese, mentre io lavoravo alla NATO, l'alleanza dei capitalisti! Il terzo livello è il piano dove sono i soldati, e vi sono ammessi soltanto pochissimi eletti, la crème de la crème nazionale e internazionale. Uno fu il presidente americano Ronald Reagan, che peraltro è stato un nemico giurato del comunismo fino alla fine dei suoi giorni.

Comunque per noi mortali il modo per avvicinarsi a soldati è il museo, dove alcuni esemplari sono esposti in bacheche di vetro.

cavaliere di terracotta

arciere in ginocchio

Finita la visita ritroviamo Fang e, sulla strada del ritorno verso la città, ci fermiamo a pranzo in un ristorantino locale, dove Fang insiste che proviamo quelli che chiama gli "hamburger cinesi": hamburger di carne di maiale serviti in piccoli panini rotondi. Niente male!

Ultima tappa il museo della civiltà Banpo, una civilizzazione neolitica di questa regione. Vediamo i loro strumenti, i resti delle abitazioni, pannelli illustrativi, tutto molto interessante. Strano, ma con una famigliola cinese siamo i soli turisti nel sito, ce l'abbiamo tutto per noi. Fortemente consigliato.

in compagnia di una coppia Banpo


14 February 2017

San Valentino a hong Kong

Giornata pigra, in albergo. Ma stavolta ci siamo concessi il Ritz Carlton, quindi non ci siamo certo annoiati. Buffet stratosferici a tutte le ore del giorno, piscina al centodiciottesimo piano di uno dei grattacieli più alti di Hong Kong, sauna, massaggi, sala lettura con vista da (letteralmente) capogiro sul porto, quasi 500 metri di altezza sul livello del mare.

Ciliegina sulla torta: siccome è San Valentino, cena al Tin Lung Heen "Home of the Sky Dragon", 2 stelle Michelin in mezzo alle nuvole. prendiamo il menù degustazione che è prevedibilmente sublime, e la lista di vini per accompagnarlo che è altrettanto prevedibilmente troppo cara per quello che offre, ma fa parte del gioco...

Uno dei tanti motivi per cui Hong Kong è un gran bel posto da visitare, ed immagino sarebbe un vantaggio per chi ci vive, è che si mangia benissimo. Si spende quello che si vuole, dai 5 euro, magari qualcosa meno, per un "buco nel muro", un ristorantino bisunto sotto ad un cavalcavia, ai 500 euro a testa per un pasto multistellato Michelin che farebbe invidia ai migliori concorrenti francesi.

Uno dei motivi per questa eccellente scelta è che, oltre alla cucina locale, Hong Kong può beneficiare dell'afflusso di culture gastronomiche molto diverse. A cominciare dalla panoplia di cucine cinesi, ovviamente, ma anche dal resto dell'Asia. Con la colonizzazione inglese poi sono arrivati gli europei, e gli americani e quindi si mangia di tutto. 

L'unico altro posto al mondo che mi viene in mente si potrebbe paragonare è Singapore, che certamente è altrettanto cosmopolita dal punto di vista gastronomico, ma forse manca di radici proprie, mentre qui le radici cantonesi forniscono una struttura portante su cui si è sviluppato il resto.




11 February 2017

Con i vicini a Guiyang, festa a tavola e molto freddo

Giornata gastronomica con i vicini di casa, atmosfera di festa per il capodanno cinese. Fa sempre molto freddo e gli appartamenti non sono mai riscaldati. Nessun appartamento, credo in tutta la provincia del Hunan, ha il riscaldamento centralizzato, neanche quelli nuovi, costosi, con l'ultimo grido di elettrodomestici e nel pieno centro della città. Come il nostro. Quando ho chiesto il perché m hanno sempre detto che il riscaldamento non serve perché siamo al sud della Cina. A Pechino sì, ma qui sarebbe superfluo.

Però fa freddo anche qui a capodanno, la temperatura si avvicina allo zero, forse la notte va anche sotto. Infatti in molti appartamenti di vicini e parenti, e nel nostro, si vedono termosifoni elettrici, pompe di calore, ventilatori riscaldati. Ma non li accende nessuno. O meglio li accendo io a casa nostra, ma i miei suoceri poi li spengono. Siamo al sud, è una provincia calda. 

Quindi stiamo tutti con il cappotto in casa. O almeno giacca pesante. Io mi metto un maglione spesso 2 centimetri degli anni ottanta che ho portato qui apposta e lascerò nel nostro armadio, tanto sono sicuro che mi servirà per ancora molti anni.

Poi d'estate si presenta il problema opposto: il clima continentale è caldissimo afoso, opprimente. Molte case hanno l'aria condizionata ma non la accende mai rigorosamente nessuno Tranne io, ma me la spengono, tranne in camera da letto dove ho fatto muro e la tengo accesa a tutti i costi. Ma di questo parlerò in un altro post, quando tornerò in estate.

Bella tavola con piatto rotante "lazy Susan" ed ogni ben di dio... zuppa di tartaruga. Non approvo di mangiare le tartarughe, potrebbero essere di allevamento ma magari sono anche specie protette prese in mare, e poi onestamente non sa di molto la zuppa di tartaruga! Ma ovviamente non è il caso che io dica nulla, assaggio e vado avanti nel menù.

Molto meglio le zampe di gallina: non le cosce, ma le zampe, artigli compresi. Si mangia poco, la pelle ed un po' di cartilagine, ma la salsetta piccante rende questo piatto, fatto con parti che in occidente vengono buttate via, molto delizioso. Penso potrebbe essere un ottimo aperitivo, magari abbinato ad un vino bianco di medio corpo e moderatamente acido.





zampe di gallina al peperoncino

Un altro mio punto debole, che ho sviluppato qui, sono le orecchie di maiale. Amici mi dicono che si mangiano anche in alcune regioni d'Italia, solo che a me non era mai capitato: piatto consigliatissimo! Bocconcini di vitello leggermente piccanti per continuare. Quindi spezzatino d'oca cotto nel suo sangue, veramente eccezionale che dire, mi mangio tutto!

orecchie di maiale

Per irrorare tutto i vicini tirano fuori una bottiglia di rosso francese, del Languedoc-Roussillon, bel corpo ma tannino vellutato, ci sta molto bene oggi. Chissà dove lo hanno trovato, non ho visto etichette francesi di livelli nel supermercato e non ho neanche visto enoteche. Ma forse ci sono. O magari è un regalo? Una bottiglia di vino francese fa fare una gran bella figura in Cina, non importa che vino. Mentre il vino italiano non ha ancora conquistato la stessa aureola di santità nel paese.

Di solito con la cucina cinese leggermente piccante mi piacciono i vini morbidi bianchi, contrastano con il piccante. Era anche una delle domande all'orale del mio esame per diventare sommelier, quindi non me lo dimenticherò mai più! Però ho scoperto che anche i rossi ben equilibrati, di medio corpo, ci stanno benissimo. Basta che i tannini non siano troppo prepotenti. Mentre il vino morbido bianco si accompagna per "concordanza" al piccantino, il rosso vellutato si accompagna per "contrasto". Entrambi ottimi abbinamenti, provare per credere.

al supermercato



09 February 2017

Korean restaurant in Guiyang



My sister-in-law JJ is from Hebei, near Beijing. She came to live here with her husband, my wife's brother, after they married and had a lovely daughter, Cindy.

She used to work in restaurants in Beijing and was good at it so she quickly became a head waitress in a mid-sized Italian restaurant in the capital. Of course, she had to look for a new job in Guiyang, and so she started to walk around our neighborhood and ask the growing number of restaurants if they had a job for her. In just one day she landed a position as a waitress in a Korean restaurant, and after a few weeks, she was promoted to head waitress.


It is amazing how fast one can find a job here. If one wants a job that is. Many such positions as a waiter in a restaurant come and go fast, people move up, move out, change cities. China is more and more a mobile economy. Of course, many employers get away with low salaries, very few days off for their staff (sometimes no days off at all), and no insurance, pension payments, and such amenities as we are used to taking for granted. Of course, it is changing, larger enterprises do have regular contracts and arrangements for sick-leave and all, but it will take some time. It does remind me of the stories I heard from my parents of what the economy was like in Italy right after the war.

Today she invited the whole family to dine at her restaurant. She had reserved the best table for us, at the end of the dining hall, in a quiet corner. We took our seats and then she began suggesting Korean specialties and taking orders on her smartphone app. 

The signature dish is hearty strips of pork meat grilled at the table. We ordered a couple of different variations and they were all quite tasty! I especially liked the strips that were marinated with black pepper and Korean curry. 

Also on the menu were some chicken bites, but I preferred pork. JJ takes good care of changing the grill frequently so as not to mix the flavors and fats of the various meats. The strips are grilled by JJ and served to each of us on open leaves of raw lettuce that are wrapped around the meat and eaten with bare hands.

All of this was brilliantly paired with Korean sake, served slightly chilled, though I thought it might be even better if it had been warmed up.

The "dessert" was a kind of omelet with veggies, a flat "frittata" in fact, cut in triangles like a pizza. Followed by a piping hot vegetable soup. And some fresh fruits, which looked more like an end-of-meal for me.

The restaurant was about half full. It is quite expensive by local standards. Today we are guests of JJ but a normal meal could cost easily some 200 Rmb with some sake, maybe five times more than a Chinese meal at a similar restaurant.

I am pretty sure the staff was all Chinese, the staff in the dining room with JJ and the cooks whom I could see at work all spoke Mandarin and the local dialect. 

That such a restaurant exists is a good thing for me. For one, it means enough people in Guiyang can afford to splurge in what is still considered a luxury. A growing middle class in China is a promising prospect.

Also, in a country that is justifiably proud of its cuisine, it's reassuring to see a degree of internationalization in the culinary offer, it is a sign of open-mindedness. We'll have to see if it takes root. I do see foreign foods at the local supermarket, but not many people buying.