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08 February 2017

Grandi mangiate per le feste

Giornata tranquilla a casa, in famiglia. Oggi è la festività più sentita per le famiglie cinesi, il capodanno del loro calendario lunare. Che poi a rigor di termini è un calendario lunisolare, cioè prende elementi sia dall'uno che dall'altro. Il capodanno cinese, cade in coincidenza della prima luna nuova dopo che il Sole è entrato nel segno dell'Acquario, e a quel punto inizia il "mese numero 1", quello che da noi è gennaio. Per questo l'inizio dell'anno cinese cade sempre tra il 21 gennaio e il 19 febbraio del calendario gregoriano.

I mesi poi durano quanto un ciclo lunare, quindi più corti dei nostri. E di conseguenza capitano annate in cui ci siano 13 mesi. In questo caso c'è un "mese aggiuntivo", che porta lo stesso nome del mese precedente. Insomma noi abbiamo un giorno in più, il 29 febbraio, ogni 4 anni, nell'anno bisestile, per riallineare il calendario con il sole. I cinesi hanno un mese in più per 7 volte ogni 19 anni, e il calcolo matematico per misurare la relativa astronomia è troppo complicato per me.

Ma per tornare a noi, oggi è una specie di natale: riunioni di famiglia, grandi mangiate, regali. Ma in Cina è anche molto di più: da quando girano abbastanza soldi, e le infrastrutture lo consentono, oltre mezzo miliardo di cinesi lascia il posto di lavoro, che magari si trova a molte centinaia di chilometri di distanza, per tornare a casa dai genitori, o dai nonni. La più grande migrazione della storia umana umana. Una volta, quando non c'erano i treni veloci, gli aerei e le auto private, i numeri erano molto più bassi, ovviamente. Ma erano anche molto  più bassi i numeri delle persone che lasciavano il paese natìo per andare a cercare fortuna nelle grandi città, se non all'estero. Infatti in questo periodo anche i biglietti aerei per la Cina, da Europa o Stati Uniti, diventano difficili da prenotare e i prezzi salgono.

Le stazioni ferroviarie e gli aeroporti cinesi diventano bolge dantesche, le masse umane fluiscono attraverso controlli, banchine, scale mobili, cancelli automatici per l'accesso ai mezzi di trasporto.

Noi pure, come ho detto in precedenza, abbiamo fatto fatica ad arrivare a Guiyang, persino gli autobus, ultima spiaggia di chi non è riuscito a trovare posto su treni e aerei, sono quasi tutti pieni, soprattutto quelli moderni, con sedili comodi e aria condizionata.

A casa sono già arrivati mio cognato Bing Bing e sua moglie Jiao Jiao, che lavorano a Pechino. Hanno portato regali per i suoceri e naturalmente i più giovani (cioè anche io!) dobbiamo dare i classici "pacchetti rossi" (buste rosse con scritte dorate di buon auspicio, e contenenti denaro). Questo sia ai più piccoli, e qui si tratta di cifre simboliche, qualche monetina ai bambini e una paghetta agli adolescenti. E soprattutto ai suoceri, e qui non ci si aspetta una cifra simbolica, bensì un aiuto concreto a sbarcare, è il caso di dire, il lunario!

I genitori di Lifang hanno naturalmente preparato un pranzo eccezionale, verdure, carne e pesce di prima scelta in quantità di un ordine di grandezza superiori a quello che potremo mangiare per la cena di festeggiamento. Ma non si spreca niente: una delle caratteristiche che più mi piacciono della cucina cinese è che quasi tutte le pietanze sono ottime riscaldate il giorno dopo, o due. Insomma non c'è la famigerata "minestra riscaldata", disprezzata da noi.

Le feste di capodanno in Cina sono deleterie per la linea. Come da noi del resto. Solo che in questi anni, da quando mi sono affidato ad una signora cinese, festeggio due capodanni, quello occidentale il 1° gennaio e quello lunare tra fine gennaio e metà febbraio. Con conseguente tensione sui bottoni dei miei pantaloni. Ma non mi lamento, ci mancherebbe!

Oggi grande mangiata a pranzo che continua con la ripulitura degli avanzi, quasi tutti, a cena. Il resto sarà per domattina a colazione.

Pollo, maiale in varie cotture, pesce di lago (o fiume) tipo pesce gatto. Tutto piccante tranne la zuppa. Piccante hunanese, non troppo ma quasi dappertutto. E vino, ma non di uva, bensì riso o patate, fatto dai miei suoceri. Ottimo, confesso, e va giù facile, bisogna stare attenti o si finisce ubriachi sotto al tavolo, anche perché continuano a riempire il bicchiere senza remore, come se non ci fosse un domani. Come verdure oggi spinaci di Yanjia, al vapore con salsetta, squisiti.

spinaci della fattoria di famiglia

Lo stufato di cane, che hanno preparato per farmi provare una cosa nuova, non mi entusiasma né come aroma né come sapore. Gli avevo detto che non lo avevo mai mangiato e che mi sarebbe piaciuto provarlo perché mi appassiona provare tutti i i piatti delle cucine del mondo, soprattutto mangiati sul posto, in originale, e non in qualche ristorante in Europa con il menù addomesticato ai gusti occidentali. E non avevo mai mangiato cane. E credo che non lo rimangerò più, o almeno non lo chiederò. In Cina lo mangiano, ma ovviamente non tutti, è un piatto anche abbastanza caro rispetto a ad altre carni. Nei villaggi molti cani sono allevati per essere mangiati, come tanti altri animali, girano per le strade ma non sono randagi, appartengono a qualcuno. A Hong Kong è stato vietato dagli inglesi, che poi sono partiti ma il divieto è rimasto.

14 January 2017

Peking duck in London

Hutong restaurant in The Shard, London.


09 October 2016

Il tempio ed il serpente

Mattinata al tempio taoista di Sik Sik Yuen Wong. Ci sono molti turisti anche se la maggior parte dei presenti sono fedeli. Si vede da come pregano, si inginocchiano fanno offerte, NON fanno fotografie come me, e sono molto seri. Si inginocchiano e agitano un cilindro pieno di bastoncini fino a che uno cade per terra, è il modo per parlare con gli dei. Stesso con sue mezze lune di legno, a secondo di come cadono il messaggio cambia. Da approfondire.

Offrono montagne di bastoncini di incenso, fanno appena in tempo a piantarli nei grandi calderoni di bronzo e dopo pochi minuti che bruciano, a volte neanche un minuto, l'inserviente deve toglierli per far posto ad altri, immerge le punte accese in un bidone di acqua e li butta via in un enorme cesto dell'immondizia. Che peccato, uno spreco.

Si era fatta l’ora di pranzo e, nonostante l’abbondante colazione in albergo aveva una certa famuccia, ma solo per un assaggino di qualcosa di speciale, non avevo voglia di un pasto completo, anche perché faceva caldo.

Mi viene in mente che Jane, una conoscente americana che viveva a Hong Kong da anni, mi aveva segnalato un negozietto che vendeva zuppa di serpente. Rapido controllo su Google Maps (a Hong Kong, a differenza della Cina continentale, Google non era censurata) e vidi che si trovava abbastanza vicino a dove mi trovato, potevo andarci a piedi in una mezz’oretta. Faceva molto caldo per una passeggiata ma mi misi in cammino.

Quando arrivai sul posto, la cui posizione non indico qui con precisione per il motivo che spiegherò di seguito, feci fatica a trovare il “buco nel muro” the hole in the wall, come a Hong Kong chiamano le migliaia di micro ristorantini mono-micro-locale che appaiono sulle strade più battute. Questo, anzi, era sui 15 metri quadrati, un buco nel muro abbastanza grande! Non c’era insegna, non c’era menù in vista per strada, nessuno a tirar dentro i clienti. Capii che stavo nel posto giusto quando vidi alcune gabbie con dentro serpenti vivi!

zuppa di serpente

Mi sedetti ad un tavolino e arrivò subito la proprietaria/cameriera che mi chiese perentoriamente: “Grande o piccola” Chiesi lumi con sguardo perplesso e mi informò che l’unico piatto disponibile in questo locale era la zuppa di serpente, che si poteva ordinare piccola o grande. Decisi per la grande, in fondo oggi sarà piatto unico! Il sapore era simile al pollo, ma un po’ più dolciastro. Non credo che cercherò di mangiarla tutti i giorni, ma era stata una bella scoperta e ogni tanto certamente l’avrei riprovata con piacere.

Esco sazio ma non appesantito dalla mia zuppa, e mi avviai verso Mong Kok per visitare il wet market, il mercato “bagnato”, termine che indicava un mercato dove pesci e altri animali del mare sono esposti in vasche ossigenate e venduti vivi.  

Fui accolto dalla simpatia dai tanti pescivendoli, incuriositi di vedere uno straniero e infatti, stranamente, non c’erano turisti, pur essendo il mercato un’ottima occasione di incontro con la realtà locale ed anche una miniera di soggetti per fotografia. Passai un po’ di tempo spostandomi da un bancone all’altro cercando di inquadrare persone e pesci, tanti colori, tanti sorrisi.

Uscii dopo un’oretta e, sarà l’aver visto tutte quelle leccornie davanti a me, sarà per la zuppa di serpente che pur essendo la porzione grande avevo già digerito da un pezzo, avevo di nuovo una discreta famuccia, e mi avviai verso alcune bancarelle dello stesso mercato di Mong Kok, al piano terra, su strada, che vendevano cibo cotto e pronto da mangiare.

La prima bancarella in cui mi imbattei vendeva fegatelli di anatra e intestino di maiale, il macellaio fu cortese e mi fece fotografare ma chissà perché non volle vendermi la sua mercanzia. Forse aveva paura che uno straniero non avrebbe retto all’impatto. Mi disse di andare al bancone del concorrente che stava proprio accanto al suo.

Obbedisco ma il macellaio del secondo bancone non parla inglese e non capisce che voglio comprare. Un ragazzo che lavora in un altro bancone accanto si avvicinò, tradusse e finalmente potei comprare una porzione mista di petto d’anatra e intestino di maiale. Trenta dollari di Hong Kong (3 euro circa) e il pranzo era assicurato. Mi servirono tutto in una scatolina di polistirolo con due bastoncini ed ero pronto.

Non c’erano sedie, anche perché stavo in un mercato dove la gente comprava e andava via, non era previsto mangiare in loco. Così mi accovacciai su un grande mattone di cemento vicino al marciapiede ed attaccai l’anatra. Avevo deciso che l’intestino di maiale sarebbe stato il mio dessert. Accanto a me pranzavano, sedute per terra sotto uno scalone che portava ai piani superiori del mercato, una dozzina di ragazze con la testa velata che mi dissero essere cameriere e domestiche presso famiglie locali. Venivano dalla Malesia.

Il giovane macellaio che aveva tradotto per me mi si avvicinò proprio mentre stavo cominciando ad aggredire l’intestino di maiale caldo. Mi chiese da dove venivo. Quando gli dissi che ero nato a Roma iniziò subito a parlare di calcio, era naturalmente un ammiratore di Totti. Mi disse anche che era un tifoso della nazionale di calcio italiana ed iniziò senza indugio a cantare l’inno di Mameli in discreto italiano! Non potevo credere alle mie orecchie, mi disse che l’aveva imparato a memoria dopo averlo sentito tante volte in occasione delle partite e aveva trovato le parole online. A questo punto si allontanò e tornò dopo un minuto con una Coca Cola ghiacciata per la quale rifiutò categoricamente denaro.


il tifoso della Roma

Quando ho finito di mangiare parliamo un po’ di calcio ma lui ne sapeva troppo più di me per una conversazione intelligente e allora gli chiesi del suo lavoro. Mi disse che la sua specialità era comprare “carne” a bassissimo prezzo in Europa, articoli come questi intestini di maiale olandesi che gli europei non consumavano, e cucinarli per i clienti locali che invece apprezzavano molto. Non si capacitava di come gli europei non mangiassero queste leccornie, e da quel giorno non me ne capacito più neanche io.

Intestino di maiale


04 October 2016

Natura, cultura e i bambù di Guiyang

Alle 8.30 del mattino mio suocero scende in strada, da solo, e spara ancora un bel po' di fuochi d'artificio, per completare l'opera della sera prima. Non si sa mai con gli spiriti. Porta con sé un paio di dozzine di petardi, niente in confronto a quello che abbiamo sparato ieri sera, ma comunque sufficienti allo scopo.

A colazione ci finiamo la cena della sera prima, come da tradizione: zuppa con fettuccine cinesi e maiale con melanzane sott'olio preparate da mia suocera.

Zuppa di fettuccine maiale e melanzane a colazione

Poi passeggiata al Parco della Giada, vicino casa. Molto pulito, curatissimo, direi un grande giardino piuttosto che un parco. Tanti fiori, persino una piccola biblioteca per i cittadini che oltre alla natura vogliano pensare anche alla cultura. Un cartello per terra intima di non raccogliere germogli di bambù (ci sono tanti bambù tutto intorno!), pena una multa di 100 Rmb.

Il Parco della Giada

Natura e cultura in Cina, ho l'impressione ma devo approfondire, fanno parte dello stesso tutto, dell'insieme del mondo, complementari. Mentre da noi in occidente sono visti come alternativi, se non in conflitto quantomeno in competizione. Confucio parla molto di morale, politica ma anche di armonia con la natura. Non che anche grandi pensatori occidentali, o artisti, non abbiano pensato al valore della cultura.

Ma noi in occidente abbiamo curato più lo scetticismo, la razionalità, la comprensione, il valore dell'individuo. Anche se in realtà è ovvio che noi, genere umano raziocinante, siamo pure parte della natura, dello stesso ecosistema del nostro pianeta. Una volta un amico storico della filosofia mi disse che la natura era evanescente, inafferrabile, mentra la cultura era solida, affidabile. non lo capii allora e non lo capisco adesso, ma era una persona di grande intelletto, non parlava a vanvera, ci devo ragionare su.

In Cina invece conta più quello che viene dalla natura, basti pensare alla medicina tradizionale cinese. Oppure al valore che si attribuisce al Feng-Shui, il fluire di vento e acqua. Non trovo equivalenti in occidente. Sicuramente sto semplificando ma credo che questi siano i termini del discorso. Devo approfondire.

Tutto intorno grandi palazzi, nuovi condomini per migliaia di famiglie che arrivano a Guiyang dalle campagne circostanti, come la mia! Quasi un milione di abitanti adesso, e Lifang continua a dire che è una piccola cittadina, non merita neanche il nome di città.

Tardissimo pranzo con anatra e germogli di bambù selvatici, non presi dal Parco della Giada ma raccolti dai suoceri nelle colline intorno a Yanjia, il villaggio della famiglia dove forse, un giorno, sarò ammesso in visita. Li prendono quando possono, questi sono di qualche mese fa, li hanno fatti essiccare.   Poi basta metterli a mollo qualche ora e tornano flessibili, pronti per essere cucinati. Ce ne danno anche un paio di grandi buste da portarci in Europa, ci dureranno mesi (solo perché li centelliniamo, son troppo buoni da finire in fretta) fino a che torneremo a riprenderli. 

02 October 2016

Inaugurazione della nostra nuova casa e "hot pot"

Oggi è il giorno del trasloco formale della nostra famiglia nell'appartamento di Guiyang. È stata una ricerca abbastanza faticosa, ma Lifang ha cercato molto in lungo e in largo, qui e anche a Chenzhou, ma alla fine il risultato ripaga lo sforzo. Abbiamo trovato un duplex all'ultimo piano di un palazzo abbastanza moderno, costruito da una cooperativa di dirigenti di banca. Molti ancora ci abitano, alcuni lo hanno rivenduto. Dodici piani, più il nostro superattico sarebbero 13, per fortuna che qui il numero non è carico di cariche negative come per i superstiziosi in occidente.

La giornata di oggi non è casuale. In realtà l'appartamento è pronto da tempo, infatti lo abbiamo comprato già completamente arredato. Una pulita e siamo dentro. Solo che bisognava aspettare che un astrologo confermasse una data di buon auspicio. Non ho incontrato questo signore, è uno specialista di date che conoscono da anni in famiglia, ha consigliato buone date per matrimoni, nuove case, funerali, nuovi posti di lavoro ecc. Non mi resta che adeguarmi! Comunque la data va benissimo per noi, ci siamo sposati da un paio di settimane ed abbiamo appena completato un bel giro della provincia dell'Hunan. Un paio di giorni fa siamo arrivati per dare una pulitina, e siamo stati alloggiati da uno zio di Lifang a qualche isolato di distanza.

Abbiamo cercato una donna delle pulizie tramite amici e parenti, via Wechat, online ma niente da fare. Non è uso da queste parti. Non ho capito perché, tanti potrebbero permetterselo. Alla fine si offre di aiutarci una zia di Lifang, cui siamo molto grati perché senza di lei sarebbe stato difficile. Dopo due giorni a ramazzare (ma non era il mio viaggio di nozze?) le vogliamo fare un regalo, un po' di soldi in una busta rossa, sicuramente le farebbero comodo. Ma non c'è verso, non accetta, quasi si offende.

Adesso che la casa è pulita, o abbastanza pulita, oggi sono arrivati tutti da Yanjia per iniziare ufficialmente la residenza qui. In mattinata Lifang ed io abbiamo sistemato il sistemabile, mobili, cucina, letti. I genitori hanno portato noccioline della loro fattoria, frutta secca e vino rosso. Sono arrivati verso le 14, e poco dopo hanno cominciato ad affluire parenti ed amici. Ci si siede attorno ad un tavolo e si sgranocchiano noccioline e altre leccornie parlando del più e del meno.

Non siamo ancora pronti a cucinare una cena vera e propria, quindi andiamo tutti fuori in cerca di un ristorante, Ne abbiamo provati un paio con Lifang nei giorni scorsi, ma non ci hanno entusiasmato, per cui decidiamo di scoprirne uno nuovo. Ci ispira un cartello di "hot pot" (pentola calda), una specialità del Sichuan. L'insegna legge  "Xiao Hei Niu" che vuol dire "la piccola mucca nera".

Il locale si trova al secondo piano, e dopo esserci fatti le rampe a piedi siamo accolti dall'esuberante proprietario che sembra molto eccitato dal fatto di avere un cliente straniero. Il primo, dice, e forse l'ultimo fino a chissà quando, penso io. Ci fa accomodare in una cameretta privata dove c'è solo il nostro tavolo, qui usa fare così. Luce al neon un po' freddina e aria condizionata a palla, anche eccessiva ma quando parte il fuoco sotto il nostro "hot pot" capisco il perché! Alla fine la temperatura nella nostra stanzetta da pranzo privata è perfetta, anche se i condizionatori sono un po' rumorosi. Ma non si può avere tutto!

Andiamo con tutta la famiglia, suoceri cognati e la piccola Cindy di 9 mesi! Ci sediamo tutti intorno ad un tavolo con un pentolone al centro. Ognuno ordina quello che vuole mangiare, e poi c'è un buffet adiacente la stanza dove possiamo riempire i piatti a piacimento: vige la formula "all you can eat", si mangia a volontà! Ortaggi, carni varie, pesce (d'acqua dolce) ce n'è per tutti i gusti. Il pesce è conservato in un frigorifero, basta aprire e prendere quello che si vuole. Tutto naturalmente già tagliato in formato boccone, in Cina non c'è mai il coltello a tavola.

Gran bella mangiata! A volte il pentolone è diviso a metà: una parte è piena di liquido piccante, l'altra non piccante. ma qui siamo in Hunan, si mangia piccante, e così non c'è nessuna divisione: nel brodo di cottura galleggiano peperoncini rossi a volontà! Mettiamo tutti dentro qualcosa, il problema è che il liquido di cottura non è trasparente, quindi diventa difficile tener d'occhio il proprio cibo. Mi capita di acchiappare con i bastoncini qualcosa che non avevo scelto e viceversa di non trovare i bocconcini di pesce per i quali mi era venuta l'acquolina in bocca. Ma non fa niente... 


Comprese nel prezzo anche le bevande analcoliche. Io veramente avrei pure avuto voglia di una bella birra gelata, ma mi adeguo e prendo un'infusione di erbe come tutti gli altri, e devo dire che la scelta fu invero felice, si abbina benissimo al menù. Dopo un po' però mio suocero propone di prendere un paio di birre, quasi non ci pensavo più e devo dire che ci stan benissimo anche quelle con l'hot pot piccante!

Alla fine, dopo aver pagato, torna il proprietario che mi fa qualche domanda tramite Lifang. Poi mi invita a tornare, dice che dovremmo cucinare qualcosa di italiano insieme! Gli dico che ne sarei onorato!

Torniamo a casa verso le 22, ma le incombenze dell'intensa giornata non sono ancora finite. Bisogna dar fuoco ai giochi pirotecnici di rito! Se no che inaugurazione di casa è? Mio suocero si è procurato un piccolo arsenale allo scopo. Alcuni fuochi d'artificio servono a fare tanto rumore, i "botti", per scacciare gli spiriti malvagi dalla nuova casa e per far festa. Altri invece non fanno rumore ma volano molto in alto e ci regalano belle fontane di luce. Dopo qualche "botto" arriva la guardia della sicurezza del nostro comprensorio. Ma non per intimarci di smettere, al contrario, per congratularsi con noi e darci il benvenuto nella comunità! 

Stasera si sono sentiti crepitare, scoppiare e scintillare svariati altri fuochi, oltre ai nostri. Evidentemente, mi spiega mio cognato con un'aria come se stesse ripetendo un'ovvietà, molti astrologi sono stati d'accordo ad indicare la giornata odierna come di buon auspicio per traslocare, non siamo i soli!

Ultima fatica prima di andare a dormire: attaccare le "coppiette rosse" alla porta di ingresso. Strisce rosse con caratteri gialli di buon auspicio che il maschio senior (mio suocero) attacca ai due lati e sopra la porta blindata del nostro appartamento.

Possiamo finalmente andare a dormire nei nostri nuovi letti, io ne ho proprio bisogno. Ultima sorpresa: siccome oggi è il primo giorno che Lifang ed io, dopo esserci legalmente uniti in matrimonio, siamo sotto lo stesso tetto con il resto della famiglia, i miei suoceri ci hanno regalato un completo di lenzuola rosso fuoco, ovviamente il colore dei matrimoni e del buon auspicio. Non solo: ci vengono a fare il letto di persona, tutti e due, prima di salutarci e augurarci la buonanotte e tanti figli!

30 September 2016

Arriviamo a casa... per la prima volta!

Camera con vista, Changsha


Sveglia presto, oggi è il grande giorno: andiamo a casa, dove non siamo ancora mai stati! Per me ovviamente è la prima volta a Guiyang, la "piccola cittadina" come insiste a chiamarla mia moglie (poco meno di 1 milione di abitanti, ma si sa che i numeri sono grandezze relative).

Lasciamo una Changsha grigia, preda di una pioggerellina che rinfresca ma fa fatica a spazzare via lo smog per cui la capitale dell'Hunan è famigerata. Lifang mi dice che ogni volta che viene qui è sempre così, in tutte le stagioni: grigio. Meno male che non mi sono sposato una ragazza di Changsha!

Dall'ultimo piano dell'hotel si vede il fiume, sarebbe una bella vista se ci fosse qualche colore in più Proprio sotto di noi una struttura avveniristica. Ci dicono essere un nuovo museo delle belle arti, mi ripropongo di andarlo a vedere la prossima volta.

Dall'albergo alla stazione mezz'ora ininterrotta di grattacieli, perlopiù residenziali ma anche, ovviamente, uffici. Grandi cartelloni commerciali, ma non molti di tema politico. Qualche slogan del partito che esorta a costruire il socialismo, niente di più.

Intercontinental Hotel lobby, Changsha

La stazione ferroviaria è affollatissima, domani comincia la settimana di vacanza per la festa nazionale: il 1 ottobre 1949, infatti, Mao  Zedong proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese dal balcone della città proibita che affaccia sulla grande piazza Tiananmen (la porta della pace celeste), a Pechino. 

Chiedere a un cinese quante ferie ha non è facile: c'è chi non ne ha mai! Molti lavoratori senza contratto, per esempio, lavorano tutti i giorni dell'anno, forse si prendono una giornata di riposo per capodanno, e basta. A volte sono lavori a tempo parziale, ma comunque... Molti altri, centinaia di milioni, hanno una settimana all'anno di ferie pagate. I più fortunati, che lavorano per aziende internazionali nelle grandi città, arrivano ad avere un mese, più o meno come in Europa.

Poi però ci sono le vacanze ufficiali cinesi. A capodanno ci sono 3 giorni, lo stesso per la settimana nazionale che comincia domani. Poi un giorno per la giornata dei defunti, uno per il festival di mezzo autunno, e uno per la festa delle barche dei draghi. Infine uno per la festa del lavoro, il 1 maggio. Facendo qualche "ponte" si riesce a far un breve viaggio, oppure ad andare a trovare la famiglia per le feste comandate. Il capodanno cinese è la più grande migrazione della storia umana, oltre mezzo miliardo di persone che si spostano. Gli spostamenti della settimana nazionale non sono di proporzioni altrettanto bibliche ma poco ci manca.

Facciamo appena in tempo a prendere il treno. Sono l'unico straniero e per me non basta obliterare il biglietto come fanno tutti, il che fa scattare la barriera e permette di scendere verso il binario. Io invece devo far vedere il mio passaporto ad una controllore umana, che deve controllare non so cosa. Lifang deve insistere perché la zelante impiegata la faccia finita e ci lasci passare, poi via di corsa verso il treno che, puntualissimo, è fermo al binario, pronto a schizzare verso sud. È la mia prima esperienza su un treno veloce della CHR (China High-speed Railways) e devo dire che ne esco impressionato: puntialità, pulizia, velocità, silenziosità. Certo i biglietti non sono economici per i cinesi a 149 Rmb (quasi 20 euro) per un tragitto di due ore, ma per me li valgono tutti. A Changsha, sull'asse ferroviario che va da pechino fino a Hong Kong, passa un treno veloce ogni pochi minuti e, specialmente di questo periodo, sono tutti pieni a giudicare dalla sala d'attesa traboccante di umanità che abbiamo fatto fatica ad attraversare.

Eppure non bastano ancora, abbiamo avuto difficoltà a comprare i nostri biglietti oggi. Si possono comprare online, con un telefonino, ma quasi sempre la app dice che non c'è posto. Allora c'è un'altra app che prova per te ogni qualche minuto fino a che non agguanta un posto, magari per una cancellazione, o perché non mettono tutti i biglietti disponibili in vendita tutti insieme. A secondo dell'affluenza prevista, la app ti dice che probabilità hai di aggiudicarti un posto su questo o quel treno. Bisogna bilanciare le esigenze di orario con il rischio di restare a terra...

 

 E mantenere un margine di sicurezza, soprattutto se si devono prendere coincidenze internazionali. Lifang è diventata bravissima ed e riuscita ad acchiappare due posti per un treno che ci porterà a Chenzhou in prima serata.

Puntualissimi, in un paio d'ore siamo a Chenzhou, dove ci viene a prendere l'agente immobiliare tramite il quale abbiamo comprato casa. Un giovanotto sulla trentina, si vede che è molto motivato, ci racconta come gli affari vadano benissimo. La classe media cresce a Guiyang, arrivano i soldi dei giovani che sono andati a lavorare nelle grandi città. Si costruiscono tantissime case, ma non c'è pericolo di un eccesso di offerta, la domanda continua a crescere. Speriamo che abbia ragione, e di aver fatto un buon investimento!

Arrivati in città lasciamo i bagagli a casa di uno zio, Xiaoping, da cui staremo qualche giorno prima di inaugurare il nostro appartamento, e poi andiamo a dare una rapida occhiata alla nostra futura prossima dimora, a poche centinaia di metri di distanza. La prima impressione di Guiyang è limitata dal fatto che è già buio, ma si respira un'aria di grande attività, luci accese, gente per strada. L'appartamento è in ottimo stato, avrà solo bisogno di una bella mano di pulizia e siamo pronti.

Poi cena sotto casa sono passate le 8 di sera,  è tardissimo per cenare da queste parti, siamo stanchi e non abbiamo voglia di cercare troppo, quindi prendiamo posto al primo ristorantino che ci capita sotto mano. Si mangia bene, ma prezzi da grande città! Zuppa di non ricordo che carne e ortaggi, succulenti costolette di agnello leggermente piccanti, cavolo cinese ripassato. Servizio approssimativo, locale trasandato. Dopo qualche mese noteremo che il ristorante ha chiuso i battenti.

Ma di ristoranti non ne mancano, abbiamo visto decine di insegne già qui nel nostro quartiere, non vedo l'ora di sperimentare la vera cucina dell'Hunan, oltre ovviamente a quella, che già so essere ottima, dei miei suoceri. Del resto non ci sarà scelta: mi dice Lifang che in questa "piccola cittadina" non ci sono ristoranti di cucine internazionali. Non ancora, ne sono convinto, ma arriveranno. Non ce ne sono molti neanche di cucine di altre province cinesi, siamo in Hunan e si mangia cucina dell'Hunan.

Costolette di agnello, il primo pasto a Guiyang






25 September 2016

Zhangjiajie: caverne e gamberi di fiume

Oggi giornata sulle montagne di Zhangjiajie, con imponenti strapiombi e drammatiche caverne carsiche. Ci avviciniamo al sito a piedi sotto un sole a piombo, e pagato il biglietto ci fanno salire su un pullmino che ci porta all'entrata delle caverne. Percorso di curve a gomito su per la montagna. Ad ogni curva parte un avviso in cinese e inglese: "stiamo per entrare in una curva, State seduti e aggrappatevi ai braccioli", così per decine di volte fino a che arriviamo a destinazione!

Sul piazzale antistante l'entrata delle caverne vedo un cartello, sempre cinese ed inglese, che legge così:

Tourism Etiquette Rules for Chinese Citizens

The cultivation of a congenial and harmonious travel environment benefits every tourist. it is our burden to be a tourist with refined manners and to observe the following tourism etiquette rules.

1. Keep the environment clean and tidy. Don't spit about or spit chewing-gum. Don't litter and don't smoke except in designated areas.

2. Observe public order. Don't yell or shout out loud and always join in a public queue for good order. Don't walk abreast on a sidewalk. Don't talk loudly.

3.Preserve the ecological environment. Stay off public lawns and refrain from picking flowers or fruits. Don't chase or catch animals or feed them irresponsibly.

4. Protect historical sites and cultural relics. Don't inscribe anything or scrawl graffiti on them. Don't touch or climb on top of them and observe restrictions when taking photos with them.

5. Be respectful to the people around you. Don't try to snapshoot pictures with foreign friends without their permission. Don't sneeze onto them.

6. Don't occupy public facilities for too long. Esteem the work of the service staff. And respect the local religious customs.

7. Show courtesy to others. be dressed appropriately. Don't go barebacked in public places. be considerate toward the aged, the disabled and give them priority. Be chivalrous to the female by allowing them first. Never use vulgar language.

8. Take part in healthy entertainments. Say no to feudal superstitious activities. Stay away from pornography, gambling and drugs.

Mi sembrano buoni principi, saggi insegnamenti. Chissà perché quanto appena riportato dovrebbe essere applicabile solo ai cinesi. Forse perché le autorità sono al corrente che, per tanti turisti cinesi, anche se non per tutti, i soldi sono arrivati prima dell'educazione, della cultura delle buone maniere. E poi chissà perché hanno sentito il bisogno di tradurre in inglese se i destinatari del messaggio sono i cinesi.

Poi c'è un altro cartello, questo rivolto a tutti indistintamente, che legge: 

Le buone maniere delle persone sono apprezzate tanto quanto le bellezze della natura

Le caverne sono impressionanti, si cammina per 15 chilometri sottoterra, in enormi volumi che ti fanno sentire piccolo. Ci sono anche cascate, la più alta misura oltre 50 metri di altezza.

Si paga un biglietto di 100 RMB. Entriamo con un gruppone, è obbligatorio. Ma appena dentro il nostro spirito libero ce li fa seminare e ci troviamo da soli, molto meglio per godersi le caverne!

C'è anche un giro in barca compreso nel biglietto. Le caverne infatti nascondono un lago sotterraneo che gira intorno agli anfratti più nascosti. C'è una lunga fila per salire a bordo ma fortunatamente ci sono due file: una per i gruppi, con centinaia di persone ad aspettare, ed una per i turisti individuali, con UNA persona che aspetta. Chissà perché? Naturalmente ci uniamo a lui e dopo pochi minuti siamo sul barchino. Ci viene fatto segno di sederci davanti così abbiamo il miglior posto per gustarci i colori delle luci che dipingono le pareti delle grotte.






Quando usciamo dalle caverne di Huanglongdong, la più impressionante, ci aspetta una sorpresa. C'è una manifestazione canora in corso una sorta di competizione per cori femminili. Tante signore sfoggiano colori sgargianti, eleganti, e sono piene di entusiasmo mentre posano per i fotografi. Purtroppo la competizione canora è già finita. Peccato mi sarebbe piaciuto assistere.



È stata una giornata lunga, siamo stanchi ed anche abbastanza affamati quando usciamo dal parco. Riprendiamo il bus che ci riporta in città, naturalmente stando attenti a restare seduti e ad aggrapparci ai braccioli ad ogni curva e poi a piedi verso l'albergo.

Sulla strada mi cade lo sguardo su un cartellone, oggi è giornata:

Combatti il male della religione
credi nella scienza

Io non sono religioso, anzi, piuttosto tendente all'anticlericale, se potessi tornare indietro nel tempo vorrei essere un liberale del risorgimento italiano, quando si lottava per fare Roma capitale d'Italia. Liberale politico ed economico, e libertario di vedute sociali. Ma penso che la religione dovrebbe restare un fatto rigorosamente personale, e che lo stato debba intervenire solo quando il fanatismo religioso disturba la quiete civile.

E comunque sostenere nella stessa frase di combattere la religione (oggetto di "credo" per antonomasia) e poi esortare a "credere" nella scienza mi pare contraddittorio. Non si “crede” nella scienza, e la scienza non ce lo chiede. Ci fornisce informazioni, conoscenze, non credenze. O una cosa la sappiamo se abbiamo prove scientifiche che sia vera, o non la sappiamo, forse non ancora. Ma non si può "credere" nella scienza.

Poco più avanti vediamo un ristorantino dall'aria invitante. Lifang mi dice che si tratta di pesce e frutti di mare. O meglio frutti di fiume, difficile che arrivi pesce dal mare sulle montagne dello Hunan. Decidiamo di dare un'occhiata.

Ci accoglie con grande simpatia il gestore, un ragazzo spigliato sulla trentina, che assicura Lifang di avere ottimi gamberi di fiume. Non c'è altro da dire, dopo un secondo siamo seduti.

Si chiamano gamberi ma in realtà assomigliano molto più a degli astici in miniatura, sia per forma, sia per sapore. Il signor Wu ci racconta che fino all'anno scorso lavorava nella provincia della Zhejiang (vicino Shanghai) ma poi è voluto tornare a casa qui in Hunan. L'occasione è stata la conoscenza di un ottimo fornitore di gamberi di fiume, per cui era sicuro che avrebbe avuto materia prima di ottima qualità.
gamberi di fiume


Dopo averci servito una cena luculliana torna a sedersi con noi a chiacchierare un po’. Dice che non gli capita spesso, anzi praticamente mai, di avere stranieri nel locale. Lui è interessato a parlare con tutti, tranne che con i giapponesi. Non può dimenticare la storia. È abbastanza sorprendente come ci sia ancora così tanto astio verso il Giappone. Senza dimenticare gli orrori dell'occupazione nipponica, e le atrocità commesse, sono comunque passati oltre 70 anni. Anche in Europa le atrocità naziste non sono state da meno, anzi, ma adesso il risentimento verso la Germania è limitato.

Forse una ragione è che il Giappone non ha fatto quanto ha fatto la Germania per recuperare. E la propaganda cinese non perde occasione per ricordare al popolo i fatti degli anni venti e trenta del secolo scorso. Anche se non capisco il cinese, gli sceneggiati televisivi che ogni giorno ripropongono la guerra con il giappone, la resistenza dei partigiani (di quelli comunisti, non dei nazionalisti di Chiang) sono chiaramente mirati a tenere accesa la fiamma dell'odio. Eppure con il Giappone c'è un legame economico stretto, la Cina esporta tutto e importa tecnologia. E i cittadini giapponesi possono venire in Cina senza visto, privilegio che non è concesso a noi europei o agli americani.

E veramente non vengono neanche molti cinesi, infatti stasera siamo forse, sì e no, una quindicina di avventori. Stranieri qui ne vengono pochi, e i cinesi sono in grande maggioranza inquadrati in viaggi di gruppo e mangiano negli alberghi dove dormono, tutto organizzato dalle agenzie.

Ci regala un bicchierino di liquore di riso. A Roma ti darebbero un amaro (che poi è sempre dolce) offerto dalla casa,  ma il concetto è lo stesso. Ci recita un proverbio cinese, i cinesi hanno sempre un proverbio pronto a tutte le situazioni: "se sei con un amico, bevi fino a che sanguini".

22 September 2016

A spasso per Fenghuang

Oggi saremmo dovuti andare a Hongjiang, una cittadina ad un'ora e mezzo da qui che ho letto conserva ancora antiche architetture ed una sistemazione urbanistica originale ma senza le masse di turisti (peraltro quasi tutti cinesi) che ci sono qui a Fenghuang. Avevamo prenotato un autista Didi da ieri, ma pochi minuti prima del nostro appuntamento ha mandato un messaggio a Lifang dicendo che annullava la corsa. Non ha dato spiegazioni ma pare che abbia fatto due conti e una lunga corsa di andata e ritorno, con attesa della maggior parte della giornata a Hongjiang, gli avrebbe reso di meno che tante piccole corse qui a Fenghuang per tutta la giornata. OK ci sta, ma ce l'avrebbe potuto dire ieri! 

Cerchiamo invano un altra macchina per andare a Hongjiang, ma nessun Didi è interessato e neanche nessuno dei taxi "normali" che abbiamo fermato. Sarà per un'altra volta. Anzi ripensandoci forse meglio così, la prossima volta prenderemo una stanza a Hongjiang e ce la godremo meglio di quanto avremmo potuto fare oggi, con i limiti di tempo che il tragitto di un'ora e mezza ad andare ed altrettanto a tornare ci avrebbe imposto.

Per fortuna che Fenghuang non lesina sorprese, e passammo comunque una giornata ricca di spunti fotografici gironzolando per le stradine di pietra e lungo il fiume.

Ad un certo punto Lifang vide un venditore di verdura che esponeva liang shu: sono patate che però hanno il sapore di pera. Pare che crescano solo qui in Hunan. Ne compriamo 3kg per 5 Rmb, prezzo da turisti dice Lifang, a casa costerebbero meno. Ma siamo qui e ci dobbiamo adattare, e devo dire che per peno di un euro abbiamo fatto una bella scorpacciata: si pelano con le mani, ce le siamo spolpate seduti lungo il fiume. Scoperta interessante.

Ma la sorpresa del giorno è un "bar del caffè" sul lungofiume: in Cina il caffè sta prendendo piede, non è ancora possibile dire che sia diventato popolare ma sempre di più i cinesi lo scoprono e lo affiancano al tè. I nostri amici propongono di provarlo e dopo una certa ritrosia iniziale che però ho cercato di nascondere andiamo, e ci troviamo in un bar con macchine per fare espresso e cappuccino, proprio come in Italia. Prendiamo un tavolo con vista sul fiume e ordiniamo cappuccino per tutti. Complimenti, è proprio come l'originale in Italia!

Espresso cinese a Fenghuang

Cena al ristorante Impressioni della Fenice accanto al parcheggio dei taxi. È presto, saranno le 5 del pomeriggio, ma abbiamo camminato tanto e i liang fu non sono bastati a fornirci sufficienti calorie. Siamo i primi clienti del turno della cena, il ristorante in realtà è ancora chiuso ma il gentilissimo direttore ci fa accomodare al tavolo, chiedendo solo un po' di pazienza. Il personale sta arrivando, dovremo aspettare un po' per mangiare. Non c'è problema, ci sediamo con una bella birra gelata davanti e cominciamo a chiacchierare con i nostri nuovi amici cinesi.

Dopo pochi minuti comincia ad arrivare il personale, cameriere, cuochi ecc. Si radunano tutti al centro della grande sala (saranno almeno un paio di centinaia di coperti in grandi tavoli rotondi da 8-10 persone) e si  dispongono a quadrato come ad un saggio scolastico. Davanti a loro si piazza il direttore e comincia a sciorinare frasi di esortazione al lavoro, al raggiungimento dei risultati, all'importanza di mantenere alta la qualità del ristorante. Poi tutti in coro gli rispondono e applaudono.

A un certo punto, finiti gli slogan motivazionali, parte una musica rockettara a palla, e il personale comincia ad accennare passi di danza al ritmo. Alcuni ragazzi sono più presi, altri si trascinano un po', ma tutti partecipano. Poi, sul finire, comincia a ballare anche il direttore, con un mazzo di chiavi che tintinna appeso alla cintura dei pantaloni.

 

Finite le cerimonie di apertura della serata si mangia! Anatra alle castagne, pollo disossato piccante, germogli di bambù, ravioli al vapore. Tutto ottimo e perfetto con birra fredda.

Sul finire alcune ragazze della minoranza Miao vengono a cantarci canzoni di buon auspicio al tavolo. Ormai è diventata una consuetudine che ha perso tutta la sua spontaneità, ma almeno, contrariamente a quanto avveniva in passato, le minoranze non devono nascondere la propria identità, e possono anzi usarla per i turisti. Almeno queste minoranze.

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Ci salutiamo quindi con i nostri amici cinesi che stasera tornano a casa (motivo per il quale abbiamo mangiato presto) e proseguiamo a spasso. Mi incuriosisce un ristorante che sulla porta d'ingresso ha messo in mostra due oche vive, con al collo un cartello che incita alla grandezza della Cina e avverte eventuali giapponesi di passaggio che NON sono i benvenuti a mangiare qui! È il tema più comune che mi sia capitato di vedere anche alla televisione, sempre serie di 1000 episodi sull'occupazione giapponese degli anni 30 del secolo scorso.

Entro in un negozio di tessuti ricamati, non è il mio genere di acquisti ma son gradevoli e poi piacciono a Lifang, dunque... L'anziana signora dietro il bancone mi fa vedere alcuni articoli, con un certo convincimento. Poi Lifang le chiede del grande manifesto di Mao appeso alla parete, pure in vendita e lei dice che non ne vende più molti come prima. Ma mentre lo dice si gira e lo osserva, con uno sguardo che non definirei di deferenza, no, ma di affetto questo sì. Il mito di Mao sopravvive ai cambiamenti impartiti dal partito comunista alla politica e soprattutto all'economia del paese. Il vertice ha condannato senza mezzi termini gli errori di Mao, soprattutto la rivoluzione culturale, ma per tanti anziani che magari non hanno sofferto in prima persona certamente resta un elemento di nostalgia per il "grande timoniere".

Romantica passeggiata in tarda serata lungo il fiume, le case tradizionali illuminate da un milione di lampadine che emanano una calda luce giallognola offrono una cornice degna di viaggio di nozze. Alcuni vecchietti giocano a mahjong altri a carte. Adesso che sono tutti a cena o a dormire, e l'aria è più fresca, Fenghuang offre il meglio di sé.

Romantica Fenghuang di notte

Per finire spuntino di mezzanotte proprio sotto il nostro albergo, accanto al "ponte della neve", il più preservato dei tanti ponti antichi della città. Spiedino di palle di pesce macinato fritti, forse non il massimo del salutare ma gustosissimi!

21 September 2016

Fenghuang: barca, autori locali e frittelle

Oggi giro in barca su e giù per il fiume in una barca tradizionale, ottimo per vedere le antiche case sul lungofiume da una prospettiva diversa. Un'atmosfera tranquilla nonostante le numerose barche che vanno su e giù. Il percorso dura un quarto d'ora, un po' risicato, avrei gradito di più.

Poi a spasso, sulla nostra barca abbiamo conosciuto una simpatica coppia cinese, lui si chiama Xiao Tao piccola onda) e lei Wei. Sono fidanzati ma lavorano in due città diverse della Cina, Taiyuan e Xi'an, neanche troppo vicine tra di loro, per qui si possono incontrare solo un paio di volte l'anno. Gli svantaggi delle opportunità di lavoro che in Cina spesso portano i giovani a trasferirsi in lungo e in largo per il paese, con conseguente distacco dai propri cari.

Vedo una pubblicità per un film intitolato "Red Jacket", sulla minoranza Miao, cercherò di trovarlo online. Anche il pezzo teatrale "La città suburbana", di Shen Congwen, un famoso scrittore locale la cui casa abbiamo visitato nel pomeriggio.  Pare ci sia anche un film tratto dal suo libro, chiamato "Una ragazza dell'Hunan", cercheremo anche questo. 

La sera a spasso lungo il fiume, spiluccando prelibatezze locali qua e là tra le infinite bancarelle che cucinano cibo per la strada, soprattutto pesce e frutti di mare, o meglio frutti di fiume! Il mio preferito è una fritella fatta impastando un pugno di gamberetti microscopici con della pastella e friggendo il tutto per mangiarlo appena esce dal wok. Un po’ cruento ma buonissimo!
 

20 September 2016

A passeggio per Fenghuang

Fettuccine cinesi, tipica colazione

Colazione molto cinese oggi, ma ormai ci sono (quasi) abituato e anzi quando mi alzo la mattina non vedo l'ora di scegliere specialità che non ho ancora avuto modo di provare. Lasciata la pensioncina che avevo trovato su Airbnb (piuttosto trasandata e sciatta, e in più chiede un supplemento di prezzo, la lasceremo) andiamo a cercare un ristorantino locale e ne troviamo uno vicino all'antica porta sulle antiche mura della città. Stavolta scelgo intestini di maiale e zuppa di fettuccine di grano  e grano con spezzatino di manzo e peperoncino rosso. 

Fettuccine in brodo con spezzatino di manzo

Mattinata in giro per la città, prima di tutto a trovare una nuova pensione. La proprietaria di quella che lasciamo mi insegue quando esco con la valigia per dirmi di non mettere recensioni negative su Airbnb, ma di scrivere invece che io non mi sono presentato perché ho dovuto annullare il viaggio. In questo modo lei evita sia di fare una figuraccia con potenziale perdita di futuri clienti, sia di pagare la sua provvigione a Airbnb. E come no? Riesco a seminarla a fatica, e naturalmente metterò una recensione onesta sul sito.
Camera con vista, sul Ponte della Neve

Per fortuna, dopo una breve perlustrazione a piedi, ne troviamo una molto carina proprio sul fiume, con una bella terrazza al secondo piano che offre una vista spettacolare sul Ponte della Neve. Chissà perché questo nome, ho provato a chiedere ma non lo sa nessuno. Dovrò fare qualche ricerca quando torno a casa.

Quadri di seta



gamberetti e granchietti fritti



Zuccherificio



Laboratorio per fabbricare pettini da corni di bovino.

25 December 2015

Dies Natalis Solis Invicti

Roman Imperial repoussé silverdisc of Sol Invictus (3rd century), found at Pessinus (British Museum)
The birthday of the unconquered sun marked the end of the Saturnalia since 274 AD when Aurelian apparently wanted to revive a much older cult of the Sun in Rome.

Saturnalia was originally a holiday created by Emperor Augustus to celebrate Saturn, on 17th December -- my birthday! It then developed into a week-long festival, the craziest week in ancient Rome, where people made merry with food, wine and more and even slaves were allowed to indulge in excesses that would have been punished by death at any other time.

The date coincides, closely enough, with the shortest day of the year (which the Romans believed to be 25 December whereas we know it is 21 December). Light prevails over darkness and days start getting longer again, an occasion to celebrate indeed.

Then the Christians took it over during the reign of Emperor Constantine, who had accepted Christianity as a religion of the Empire. The Church decided that Christ had chosen to be born on the shortest day of the year, after which light again starts to prevail, to symbolize his contribution to the rebirth of humankind.

I feel it's too bad that the ancient tradition of Saturnalia is gone. Not so much for the sake of Saturn, of course. But rather for what it symbolized: fun and naughtiness for a week but strict rule of Roman law for the whole year!



28 February 2014

Drive to London

Today I am driving to the UK for a couple of months. It's a test stay, to see whether it might be a good idea to move there later for a longer time. Probably not for good. But then again nothing is for good.

I arrive at Le Shuttle terminal in Calais and I am surprised that my number plate is immediately recognized by CCTV and I am welcomed by a screen that reads "Welcome Mr. Carnovale". All I have to do is push a button and pick up a hanger that is printed out and the access bar lifts to let me through.

Moments later I am sitting behind my wheel of my car, engine off, parking brake on, inside a train car with few small windows and a rather depressing feel to it.

But in about half an hour I am on the other side of the English Channel. Very convenient.

Another two hours' drive and I am in London. I always loved London as a tourist, let's see what it's like to live here for a couple of months.

In the evening a friend invites me to dinner at "Il salotto", an Italian restaurant run by Giorgio, entrepreneurial Italian who came here to renovate buildings and instead found himself opening a restaurant in the City which serves top notch Italian food and wines. On the first floor (the second floor for Americans) there is a men's clothing store! Giorgio says this is their passion. Not sure it will be economically viable, real estate is so expensive in the City.




08 January 2014

33. - 8 Jan.: Cape Town wine tasting and Langa, Khayelitsha and Gugulethu townships

Morning drive to Hout Bay. It is windy and drizzling, but the view of the costline is impressive nonetheless. In a somber, austere way.

On the way the driver stops at a viewpoint and I notice, not far away, a crew of about 15 workers, about half men and half women, huddling under the roof of a delapidated house. It looks like it has been hit by the weather for years, abandoned and now filled with sand.  Wet sand now: it looks like it's been soaking rain for a few hours at least.

It's an eerie but somehow attractive scene, it could be the stage for a movie by Sergio Leone, were it not for the fact that it does not rain much in his movies. I approach and ask them what they are up to and if I can photograph. They are there to cleare the scene of sand and debris, but can't work under the rain. The light rain is not so intimidating to me but they have no raincoats. We chat for a while, I snap a few shots of their green overalls against the red bricks of the house and the white sand, and off I go.

On the way back to Cape Town it occurs to me that we are close to the Groot Constantia winery, the oldest in South Africa. We have to stop and go for a tasting. As we approach, we drive by the Pollsmoor prison, where Mandela was held after his Robben island years until he was finally freed in 1990.

The tasting is fun: for a small fee you can taste five of their wines, and for a little extra cash you get a small cheese platter, nicely served on a small wooden board with a small wooden knife. A white lady and a black man operate two serving stations in the huge tasting room. Lots of tables in the middle allow wine lovers to mingle and take their time as they get the various wines poured into their glasses.

We take our time but I keep an eye on my watch: it's not far from town but we don't want to be late to what promises to be the highlight of the day: a township tour with Sabelo, the bright young tour leader who took me and Yan for a music evening last month. I called him yesterday to organize another musical evening (we'll do that tomorrow) and mentioned in passing whether he also organized some visit of townships surrounding the Cape Town. Of course!

He is at our hotel at 14:00 hours, punctual as a Swiss watch, with a small van and Daniel, a jovial driver who will be at the wheel for the afternoon while Sabelo explains and shares his vast knowledge of the townhips.  He actually does not live here but in another township, which however he does not think is safe to visit, even in his company.

The first townships we visit is Langa. It means "Sun" and was built in the 1920s to host blacks evicted from other neighborhoods such as Ndabeni that were too close to rich white areas for comfort. All this decades before apartheid was even formally the law of the land.

First stop at Cape Town tourism center in Langa, this township is not as well known as Soweto but it is trying to find its way in the tourism business. Some artists display their paintings and sculptures, musicians who demonstrate traditional music, students study in a reading room.  We are kindly offered a music lesson by a drummer.

Ladies by the gate, not particularly busy with anything, fun to talk to anyway.I snap some pics of a lady by a wall mosaic and she seems to appreciate the attention. With them, a security guard is listening to some music from the radio. He wears a loose khaki uniform and a red tie, with a badge on his arm that reads "Security - Distinctive Choice". Somehow I find myself in agreement with the general thrust of the idea.

Just by the entrance two men in their thirties are exchanging banter and I join them for a few minutes. After the usual questions about Italian football, Totti etc, they tell me a bit about their life. In a nutshell, their message is that they have a normal life, Langa is a normal place with its good and bad, dos and don'ts, happy and sad. Maybe that is the main point I will come away with at the end of the day. Townships are becoming "normal" places, normal for South Africa anyway.


Self-portrait at the hairdresser


Lots of kids play music of some sort, and I am attracted to an especially photogenic girl with a drum, who plays on the sidewalk surrounded by a couple of dozen children.  It's still the school holidays so they are free even though it is a weekday.

Street music in Langa


Outside the visitor center a man with no feet sits quietly in a wheelchair. He does not beg for money, does not reciprocate my greetings and does not bat an eyelid when I ask him to take a photograph. He hardly seems alive. Maybe that is the saddest condition of all, having lost the desire to live.

On the contrary, the people I meet as we proceed to walk around the township are anything but. At first I am a bit hesitant, I do feel some emotional pressure as this is the first "real" township I visit, it's not tourist-filled Soweto. But the ice is easily broken. Most people are happy to chat and all kids are elated to have their pictures taken.



After a half hour of walking I run into a team of ladies who are busy cooking a whole pile of sheep heads. Yes sheep heads. They sit on a chair and each have a not-so-small fire next to them. They protect the skin of their faces from the heat with some special cream,  The heads are cooked and then placed on a large table by the roadside, presumably for sale though I am the only one who comes forward and buys one. I have to try! Well it's good, tender meat, the cheeks expecially. No one else wants to try. Too bad (for them).

Some adolescent girls are clearly flattered and after a polite invitation offer flirting poses to my lens. One in particular, whom I approach at the gate of her house, gets very much into the model mode. She is a fine interpereter of "moods": as if your boyfriend just sent you flowers, as if your boyfriend just made you mad, as if you want to seduce a boy...



Next stop is Khayelitsha, a large township of 400.000 people that lies 22 kilometers to the East down the N2 road. The first place we visit is the rather grandly named "Department of Coffee" coffee shop, just next to the large railway station. A micro enterprise by Wongama, a former fire guard and two friends of his who decided to open this shop when they realized there was no place to get a warm drink for the thousands of people using the railway every day and saw an opportunity. They say at first people were sceptical but now business is briks and they are thinking of opening another shop. "CAPPUCCINO" for 8.5 Rand is at the top of their red menu board hanging from the wall of their small bar.

Our second stop in the township is at the Velokhaya cycling academy. The word Velokhaya is derived from the French word for cycling (velo) and the Xhosa word for home (khaya) – as such, we’re regarded as the ‘home of cycling’ in Khayelitsha. A school of cycling but also of life, where kids from the townships are offered a chance to develop a skill but also, and perhaps more importantly, personal discipline and a sense of purpose. Co-founder Glyn Broomberg explains in this video. And the other co-founder Amos Ziqubu gives his story. Unfortunately we are still in school holidays so there are no kids training here.

You can understand more about Khayelitsha township in the video "My mother built this house" on housing problems here. See a trailer for the film "A wooden camera" on this township here.

No vegetarians at Mzoli's
The third and final township of the day is Gugulethu. Here out target is Mzoli's, a butcher who had the idea of not only selling meat but also setting up a huge grill and serving his streaks and sausages to customers who wanted to eat there. His humble restaurant has become increasingly popular with locals and increasingly with tourists, both South African and foreign. Prices are cheap, the meat is excellent and the atmosphere is warm and welcoming.

Bye bye Gugulethu
Music is loud but pleasant in the terrace next to the shop where simple tables are continuously filled with trays of hot meat, but no cutlery or napkins, so I am soon in dire straits trying to juggle sausages and lenses without making a mess of either. No alcohol can be served but Mr. Mzoli has no objections if we buy it next door and take it in. After a while most locals, seeminly regular patrons, are dancing, soon to be joined by the ladies in my group!

After such an intense day, what would otherwise have been a pleasant walk and dinner becomes a pretty insignificant evening at the Waterfront.



06 January 2014

31. - 6 Jan.: Mossel Bay to Hermanus

In the morning I realize that yesterday I forgot my kangaroo leather hat at the Bartolomeu Dias museum. It would sadden me highly to lose it, I have grown very accustomed to it, it fits my head perfectly, it folds easily in any backpack and it contributes considerably to building up my image of an Indiana Jones lookalike. However the museum is in town, going east from out hotel, and today we have to drive to Cape Town, to the west. I am not sure I can reasonably expect everyone to delay the day's program for a hat. Luckily, Paola suggests I would be very sad to lose the hat, as it is a gift from my girlfriend. It is not, and I am not sure where she got the idea, maybe he made it up to help. But I don't contradict her as this strengthen my negotiation powers considerably, at least with the ladies, and it is swiftly agreed that we will go and pick it up, assuming it's still there. Stefano laughs and says surely some cleaner found it and took it home. Or found it and gave it to the ticket lady at the entrance, who surely took it to her home for her husband, her son, her brother, whoever.

Well,quite to the contrary,  as soon as we get there it looked as if the museum staff were waiting for me: the hat is there! Some cleaner did find it and did leave it at the ticket office for me. But the lady there shoved it under the counter. Phew...! My Indiana Jones look is saved. My sense of guilt for making everyone waste at least half an hour is for all this is alleviated when everyone decides to visit the museum after all. 

It's still grey and drizzling when we finally move west at around 11:00 am. Our next stop is Cape Agulhas the tip of Africa, where the Indian ocean we have seen so far meets the Atlantic. It's nothing much really, but one does feel the mightiness of the two great masses of water clashing in what has been a nightmare for mariners ever since Bartolomeu Dias got here.
Between two oceans

At our hotel the view is somber: dark grey clouds merge at the horizon with big foamy waves of the same color. The hotel's walls are crowded with paitings and photographs of whales: from May through December, the humpbacks come right here in good numbers and the hotel is a prime position from which to spot them. We are late, by several weeks.

I ask the young bell boy for a recommendation for a good restaurant. He has no hesitation: "Lapeentoula! Good food, especially fresh fish." So come evening we'll have dinner at "La Pentola" a fusion Italian restaurant about a kilometer away. The owner's wife is of Italian descent which explains the origins of the establishment's name but the food is not really Italian. I tried the springbok carpaccio and fillet of ostrich flambé, either of which you would be hard pressed to find in an Italian restaurant. Both very good though!

Springbok carpaccio
 It's pitch black tonight, windy and raining after dinner. The walk back to the hotel is an opportunity to lit up one of my cigars. A small one tonight, a Toscanello, but it's enough to create the illusion of being a sea-wolf in port, waiting for the ship to be resupplied of fresh water before setting sail again looking for India to the east, around Cape Agulhas, into the unknown.

I am thinking that Dias did not have cigars on his ship, tobacco had not yet been imported from the Americas. I find myself feeling sorry for him, having to fight nature and a reluctant crew with no cigars. Or maybe I just had one glass of South African Chardonnay too many.