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09 September 2018

Shanghai dopo 20 anni

Dopo vent'anni sono di ritorno a Shanghai, la città il cui nome significa "sul mare". All'arrivo in aeroporto mi sorprende una lunga fila di macchine che raccolgono le impronte digitali dei viaggiatori stranieri in arrivo. Poi al controllo passaporti me le riprendono comunque. Chiedo alla guardia sorridente il perché e mi dice che è per essere sicuri!

Il profilo della città è cambiato drammaticamente. Nel 1998 c'erano cantieri che lavoravano 24/7, tre turni al giorno, tutti i giorni dell'anno salvo forse il capodanno cinese. Adesso hanno finito il loro lavoro, vedo pochi lavori in corso per tirar su altri grattacieli. Forse un sintomo dell'eccesso di offerta di immobiliare di cui si legge soffrano alcune grandi città cinesi.

Ma anche senza cantieri edili l'attività è frenetica come e più di allora. Sul Bund, la "banchina", tradizionale lungomare cittadino, si scatena la vita dei giovani. Coppiette che si vengono a far fotografare il giorno delle nozze e musica per tutti la sera. Non pochi poliziotti passeggiano tranquilli avanti e indietro, ma non hanno molto da fare, la gente è educata.

Qualche negozietto sotto la banchina vende spuntini ai turisti, prezzi come a Londra e qualità mediocre, dopo un timido tentativo di ravioli al vapore lasciamo perdere, basta allontanarsi qualche decina di metri e si trovano ottimi ristorantini locali dove mangiare genuino, anche se Shanghai è sempre cara per gli standard cinesi cui sono abituato con la famiglia in Hunan.

Un panino ripieno di maiale e gamberi costa 50 Rmb, 5 euro circa, molto per la Cina ma è ottimo. Tofu di sangue di anatra con crostini e ortaggi misti è comunque il piatto del giorno, sapore dolce e amaro, a me è piaciuto molto.

L'altra cosa che non c'era nel 1998 era il motorino elettrico. Adesso ce ne sono milioni, anzi sono tutti elettrici, puliti e silenziosissimi, non abbiamo visto neanche un vecchio due tempi, ci hanno detto che sono stati vietati. Primo passo verso l'elettrificazione completa del trasporto cittadino. L'unico problema è che non li sento arrivare, e un paio di volte sono stato quasi investito! 

Tofu di sangue di anatra con verdura

Altra cosa ancora più buffa è che si ricominciano a vedere un po’ di biciclette! Quaranta anni fa naturalmente c'erano solo biciclette. Poi sono sparite per far spazio alle auto. Nel 1998 non se ne vedevano praticamente più. Adesso son tornate, vuoi per il traffico che le rende più veloci delle auto per i brevi percorsi, vuoi per la coscienza ambientalistica che si sta diffondendo.

Oggi ho accompagnato Lifang ad un centro di massaggi per sole donne. Al decimo piano di un anonimo palazzo, però la vista era molto ampia sui quartieri centrali della megalopoli. Cosa curiosa, il quartiere residenziale di Laoximen, dove ci troviamo, sempra essere diviso in tre: una parte di case tradizionali, a 2 o 3 piani, le vecchie case cinesi che spesso avevano (e molte ancora hanno) il negozio a piano terra e l'abitazione al primo e casomai al secondo piano. Sicuramente la parte più piacevole per me oggi per passeggiare, più umana.


Una seconda parte, tagliata di netto da qualche viale di asfalto, di palazzi sui setto o otto piani. Ed infine una terza parte di grattacieli, i "fiammiferi" li chiamava una interprete che avevo usato quando facevo la guida, che sembrano appunto piammiferi in una scatola, 25  piani e oltre. Tutto ordinato e ben pianificato, sarebbe difficile ogni abuso edilizio qui, si noterebbe subito. 

Una volta lasciata la moglie nelle abili mani delle massaggiatrici me ne vado a spasso. Avevo visto su Google Maps che c'è un tempio Tao qui vicino, ma ho fatto fatica a trovarlo. Per quanto ben preservato, è praticamente inghiottito dall'edilizia residenziale e commerciale moderna. Panta rei.

Arrivato al tempio ho trovato tutto chiuso. Anzi il cancello era socchiuso, ma non c'era nessuno. Erano le 4:45 del pomeriggio e i raggi del sole che cominciavano ad arrossarsi disegnavano sinuose curve con le ombre degli alberi del giardino del tempio. Dopo aver aperto il cancello sono entrato timidamente nel cortile antistante il tempio ed ho trovato la biglietteria, dove un impiegato era pronto a sprangare bottega e andare a casa. In qualche modo capisco che si chiude fra 10 minuti. 

Mi fa cenno di entrare, niente biglietto, visita gratis, ma devo sbrigarmi. Il tempio è piccolissimo, e non c'era nessuno. Mi sarebbe piaciuto fermarmi di più, magari a meditare solo soletto per un paio d'ore, ma oggi non si può.



Continuo a passeggiare nei viottoli "hutong" delle case a tre piani, e incontro tante signore che passano il pomeriggio a chiacchierare sedute, qualcuna fa il bucato. Una nonnina regge con le braccia allungate un pargoletto, all'inizio non capisco poi vedo che questo è il modo per non sporcarsi mentre il piccolo libera il proprio intestino sul marciapiede. Nessuno dei presenti fa notare un qualsiasi tipo di reazione alla cosa, tutto normale. Be’ almeno avrebbe potuto farla accanto ad uno dei tanti alberi delle strade, almeno sarebbe stato un buon concime. Shanghai cambia ma alcune vecchie abitudini restano.

Spuntino al ristorantino di Papa Chan, il cui motto, scritto in cinese e inglese a grandi caratteri sulla cucina a vista, dice:

"Piccoli Dim Sum ma grande sforzo, 
per una reputazione eterna, 
al di là di questa breve vita."

La dice lunga su come si muove la Cina oggi.

Un negozio di pianoforti Schimmel, tedeschi purosangue. La musica occidentale è molto seguita in Cina. Ho letto che si fabbricano più pianoforti qui che nel resto del mondo, e la qualità ha raggiunto livelli di eccellenza. Come il talento dei giovani pianisti cinesi. Penso a Lang Lang, che è diventato famoso in tutto il mondo e fa un po’ troppo la primadonna, ma anche a tanti altri che si avvicendano nelle sale da concerto di Londra. 


Mi viene in mente il libro (recensito in questo blog) "The Secret Piano" che racconta di quando avere un pianoforte era considerata una forma di corruzione culturale, se non un crimine da "borghese".

10 May 2018

Film review: Youth (2017) by Feng Xiaogang, *****

Synopsis

When Xiaoping joins the military, delicate dreams are dashed by the events of a China undergoing revolution. The devastating Sino-Vietnamese war crashes into 1970s China, changing the lives of the Army's young new recruits forever.

In this epic spanning several decades, Youth shows Comrades of the People's Liberation Army fight amongst themselves as much as on the battlefield – and cause as much damage as the war that tore their lives apart.


Review

Incredibly passionate and captivating historical film about life in China during the huge transformations that took place after Mao's death. A love story starts during the excesses of the cultural revolution with the "great helmsman" still in power, and the trauma of the war against Vietnam in 1979. After that, rapid reforms make many Chinese rich, and many officials corrupt, but the human story of the protagonists carries through the ages. One man's good deeds are taken for granted and not appreciated any more.

The film was supposed to be released just before the 2017 party congress but it was held up until after the congress itself for some reason. Maybe because it contains thinly veiled criticism of Mao and also raises many questions about the new system of the country.

A strongly recommended film about how China became what it is today.

See other film on China reviewed in this blog.






04 March 2018

Train back to Hong Kong and flights to Europe

Morning at home, final packing and tidying up before leaving Guiyang.As usual we have a couple of suitcases full of goodies, mostly food from family farm in Yanjia.

Brunch with family, bamboo shoots pork, water chestnut soup. And fish: a big black from the pond on our terrace! It is quite common for people to keep gold fish and live fish for eating together, in the same pond!

A neighbor gracefully drives us to Chenzhou station in his brand new Honda, which he points out costs twice as much in China as in Japan. Honda has factory here but it is supposed to be producing for export only, so he is not sure where his car, or parts of it, comes from.

He is a banker and has a good life. Happy with the way things are going in China but he says communism can never work. China is still officially pursuing communism but in practice it is successful because it is capitalist.

Chenzhou station is crowded beyond imagination, never seen it so full of people like an egg. And it must have been worse a couple of weeks ago for Chinese New Year's. They estimated that about 600 million people travel across the country to go home, the largest annual migration in the history of the world. No wonder the transportation system is busy.

Can't move around no chance to buy my favorite duck neck snacks from Shenhua. Bags through x-rays, but they don't check any of them.

people are allowed onto platforms in waves as each trains homes in on the station. There is one train every 8 to 10 minutes going either north toward Wuhan and Beijing or south to Guangzhou.

Fast train (over 300kmh) is slightly delayed but no problem we have a good buffer before our flight from Changsha. Once underway, the delay increases somewhat because one passenger sets off the smoke alarm. The driver slows down and two security guards walk up and down the train to catch the smoker. I am not sure what they will do to him or her but after about 10 minutes we resume our normal speed.

At Changsha station an avalanche of people moves to catch a bus or a taxi, or a maglev shuttle to the airport. We choose the bus as there is less to walk and we have large heavy suitcases full of Hunan food!

Just before boarding bus another x-ray machine for our bags, again no one cares to check .

The bus is an old and cranky machine from the bad old times, and a TV screen blasts off some kind of funny talk show at ear-piercing volume. It must be funny because Lifang laughs all the time.

At the airport we have to wait a while to check in but there is no place to sit down as people take up seats with bags, or lie down across three seats and think it is normal. We do not feel like starting an argument and just relax on our suitcases.

After check in we go through yet another x-ray machine no one pays any attention to and then passport control. Our flight to Hong Kong is in the same terminal area as international flights (and flights to Macau and Taiwan). Hong Kong is still a "special" administrative region, with its own borders, police, currency, laws etc. It is supposed to remain so at least until 2047 according to the treaty signed with the UK when the last remnant of the British empire was returned to its motherland.

After which we have another (you guess?) x-ray machine control! This time the do look very carefully and stop me. A guard asks if I am carrying a knife. I replied of course I was not. He asked me to open my trolley and take pretty much everything out. Of course there was no knife but the spine of a box looked like one on their screen. OK I can go.

The lounge of Changsha airport is nothing spectacular, and in fact they have reduced both its size and its offering since my last visit. Just some snacks and non-alcoholic drinks.

Uneventful flight to Hong Kong, where we spend a pleasant hour or so in the Qantas lounge while waiting to connect to our British Airways flight to Brussels. We walk to the gate quite early to board with the first batch of passengers and enjoy a drink or two before take-off.

Here, again, we run into the less than fully prepared staff of British Airways. We're flying to London and connect directly onward to Brussels. They won't let my Chinese wife board the plane because she does not have a Schengen visa. The rule says that she does not need one, because she is a resident of the UK and is with me, her husband, and an EU citizen. She would need one if she were traveling alone (though they usually let her through) but not in my company. It is a rather complicated rule, but it should not be beyond the grasp of people who check passport for a living.

I love a united Europe but they could really make an effort to simplify the rules back there in Brussels. Or just allow anyone who legally lives in Europe to move anywhere else in Europe, whatever the passport. but you would think the employees of a major international airline which fly planeloads of people from every corner of the world would familiarize themselves with it. No, they did not. For the third time in a little over a year we are held for some 30 minutes while the staff makes phone calls and scrambles to read manuals. I googled the relevant EU rule on the internet in less than 10 seconds and showed it to them, and finally we were allowed on board.

One more trip to Asia is over, though every time it feels less and less like a trip and more of a home coming. A long night on our BA flight and we'll be in Europe. BA is on a downhill slope when it comes to quality. Service on the plane, while friendly, is less meticulous and attentive than it used to be.



03 March 2018

Getting ready to leave Guiyang

Easy day at home, mostly packing and enjoying a late lunch with family. Today we ate fish, but only later I realized two of the black fish that were cooked with spring onion, garlic and chili were from the pond we have in our terrace. I like the idea: you can have pet fish in a tank, but at some point you eat them. The cycle of life continues.


02 March 2018

Festival delle lanterne a Guiyang e ristorante Miao


Mattinata in piazza accanto alla zona pedonale. Molta gente a far festa, somprattutto anziani, ma sappiamo che in questa città ci sono soprattutto anziani e bambini. I giovani sono nelle grandi città a far soldi. Molti sono venuti qui durante le feste del capodanno che si concludono oggi, ma la stragrande maggioranza sono già ripartiti.

Per la strada, ad un certo punto, noto una lunga fila di cartelli bianchi, con scritture molto fitte che esortano a compiere buone azioni: studiare, aiutare gli anziani ecc. Lo trovo da una parte un po’ paternalistico, ma dall'altra anche socialmene utile. Sarebbe utile dappertutto, anche in Italia. Forse lo è soprattutto in Cina, dove il senso di solidarietà sociale non è molto sviluppato: c'è la famiglia e qualche amico, il resto non conta. Generalizzo naturalmente, ma mi è capitato molto spesso di sentire e vedere un attaccamento ai propri cari, soprattutto agli anziani, ed un'indifferenza per tutti gli altri.




Andiamo in un negozio a provare qualche vestito da matrimonio. Io e mia moglie ci siamo già sposati quattro volte (senza divorziarci tra l'uno e l'altro matrimonio) e vorremmo fare la quinta volta, magari in Italia o in Belgio dove abbiamo la maggior parte degli amici.

Mi provo un bel vestito rosso, mi sta bene. Ma è un po’ caro, mia moglie mi dice lo compreremo altrove. Hanno anche un bel cappello tradizionale cinese, di quelli con il codino che si vedono nei film della dinastia Qing. Ma secondo mia moglie non vanno più di moda, oggi i cinesi si sposano con un bel cappello occidentale a tese larghe. Io invece lo voglio proprio perché non è di moda. Del resto ci siamo sposati in Cina due anni fa vestiti all'occidentale, perché non dovremmo sposarci in occidente vestiti alla cinese? Penso la discussione si protrarrà nel tempo ed ho già un vago presagio di come andrà a finire. Ma ci provo.

Il negozio vende anche lenzuola da sposi, rigorosamente rosse, molto soffici, alcune di seta. Costano sui 6000 Rmb, tre mesi di stipendio medio qui! Mi piace il fatto che abbiano tutte quattro paia di federe per cuscini. Otto cuscini per letto, tutti rigorosamente rossi. Ma le lenzuola le abbiamo già, ce le hanno regalate i miei suoceri due anni fa quando ci siamo sposati per la seconda volta, a Sanya. Anche se con un solo paio di federe per cuscini.


Riconsegnati i vestiti andiamo a comprare un po’ di bevande alcoliche. Qui è consentito, anzi è cosa normale e molto comune, comprare vino o distillati al supermercato e portarli al ristorante, senza pagare alcun diritto di "corkerage".

Sulla strada ci imbattiamo in un pizzettaro. Un bugigattolo che sforna pizze all'apparenza molto simili a quelle che troviamo in Italia nelle pizzerie al taglio o da asporto.

Al supermercato sotto casa ci sono soprattutto vini cinesi, di prezzo variabile ma comunque non economici, e in qualche caso decisamente cari, fino all'equivalente di oltre 100 euro. Poi alcuni vini francesi totalmente sconosciuti, qualcosa dal Cile e praticamente null'altro. L'anno scorso ce n'erano anche di italiani ma non li vedo più. Ogni volta che torno ci sono sempre meno bottiglie, e cibarie, dall'estero.

Forse la clientela borghese di Guiyang non è molto curiosa a tavola. Compriamo un paio di bottiglie di vino cinese, vedremo.

Per stasera un amico ha affittato una stanza in un ristorante al secondo piano di un palazzo. Cosa normale qui per i ristoranti trovarsi non al piano terra, accessibili dalla strada, ma ai piani superiori. (Invece medici e dentisti spesso hanno lo studio al piano terra con porta che dà direttamente sulla strada.)

Il ristorante è specializzato nella cucina della minoranza dei Miao. O almeno lo era, adesso fanno di tutto. Ce ne sono molti intorno a Hunan adesso, ma questo è nuovo a Guiyang. I Miao sono una delle minoranze più conosciute della Cina e vivono in gruppi sparsi in molte province, ma soprattutto in una decina. L’Hunan ha il secondo gruppo più numeroso, circa 1,7 milioni di persone, ovvero quasi il 3% della popolazione della provincia. Solo l’adiacente provincia di Guizhou ne ha di più. Ne avevamo visti molti nell’Hunan occidentale due anni fa, questa è la prima volta qui a Guiyang. Sono lieto di vedere che la ricchezza delle minoranze sembra essere ancora una volta riconosciuta come una risorsa del Paese, almeno per far soldi, basta che non mettano in discussione di essere “cinesi”.

Il cibo viene servito nel solito tavolo girevole "lazy Susan" ed è piuttosto vario, ricco e, naturalmente, piccante! La gente mangia, beve, ride e persino fuma sigarette, tutto in una volta. La maggior parte degli uomini beve molto. Liquore di riso cinese. Bevono un bicchierino alla volta e per dimostrare il loro punto ogni volta girano il bicchiere vuoto nell'altro in modo che tutti possano vedere all'interno che è vuoto. A volte lo capovolgono per mostrare che non è rimasta una goccia. Ne bevo due o tre, poi mi fermo. Non mi piacciono questo tipo di competizione, che comunque non potrei mai vincere. Sorprendentemente, nessuno si ubriaca e alla fine della serata torneranno tutti a casa (o anche in macchina) senza alcun problema. Pensavo che i russi e gli ucraini fossero i più accaniti bevitori, o forse i polacchi, ma gli hunanesi potevano affrontare qualsiasi europeo dell'est!

Quattro signore in costume Miao fanno il giro del ristorante e visitano ognuno dei tavoli riservati e versano bevanda dolciastra e leggermente alcolica in una caraffa e da lì in una tazza posizionata sulle labbra dell’ospite d’onore, che deve berla tutta su! Al nostro tavolo, ovviamente, sono io! In realtà mi piace la bevanda, anche se non è così facile ingoiare tutto ciò che serve per avere un bell'aspetto, ma alla fine riesco a farlo ed evito l'imbarazzo!

Nel frattempo i bambini delle famiglie presenti giocano intorno al ristorante. Sono pieni di energia e non sembrano preoccuparsi che si stia facendo tardi.

Sulla via del ritorno a casa, alla fine del pasto, i bambini sono saltati su un palco di strada che è stato allestito per un festival jazz che inizia domani. Peccato che perderemo il festival perché dobbiamo partire, ma è divertente vedere i bambini ballare stasera! 

Ed è bello vedere il jazz mettere radici in Cina, non è stato uno dei preferiti nel paese per ora, anche se sempre più disponibile nelle grandi città. Immagino, ma non ne sono sicuro, che un vantaggio per il jazz sia che di solito non è politicamente controverso come altri generi e quindi non è soggetto a nessun tipo di censura o restrizione. (La cantante islandese Björk è stata bandita dalla Cina quando ha menzionato il Tibet in una delle sue apparizioni.)

Mentre li teniamo d'occhio, un amico ci ha comprato una bibita fresca, una specie di frappè con perline di pasta di alcuni fagioli. Abbastanza nuovo per me ma rinfrescante e gustoso, ottimo per concludere la serata!

Il vino cinese che abbiamo comprato è deludente, pagato in media sui 250 Rmb (20 euro circa) e non li valgono affatto.

01 March 2018

Visita ad antichi villaggi vicino Guiyang

Visita al villaggio di Yang Shan, a 20 minuti di auto da casa ma ci metiamo un'ora a causa di lavori in corso che ci obbligano ad una lunga deviazione, che non è bene indicata da cartelli ma fortunatamente ci sono operai e poliziotti che ci indirizzano.

Vecchie case senza impianti idraulici, la maggior parte sono aperte si può entrar dentro a vedere come si vive in un villaggio cinese. Oggi rarità, anzi quasi museo, anche se nelle campagne la situazione migliora lentamente.

Mi attraggono soprattutto le tegole di argilla dei tetti spioventi, che oggi molti sostituiscono con tetti piatti perché sono più pratici per seccare frutta e verdura al sole.

Poi andiamo ad un altro villaggio, si chiama Xiao Bu, questo più vivo, la gente ci vive ancora. È stato dichiarato monumento nazionale, per preservare il retaggio della vecchia Cina. Chi ci vive inoltre può beneficiare deo turismo dei curiosi, magari giovani, nati e cresciuti nelle città con tutti i servizi, che non hanno mai visto un villaggio in vita loro.

Ad ora di pranzo ci imbattiamo in un grande gruppo che banchetta all'esterno di un ristorante. Mi sono avvicinato, curioso come sempre di fare qualche foto e magari stabilire un minimo di contatto. Tutti mi accolsero calorosamente, ridevano e scherzavano fra di loro ed io costituivo evidentemente un bonus speciale per la riuscita della festa e anche senza capire una parola era chiaro che ero il benvenuto. Intanto dalle cucine del ristorante arrivava il cibo. Tanto cibo.

Qualcuno mi offrì una costoletta di maiale, ce n'erano a centinaia in grandi piatti al centro di ciascun tavolo, come si usa in Cina. Calde e con una squisita cotenna croccante, anche se stavamo per andare a pranzo non avrei mai potuto rifiutare!

Poco dopo arrivò mia moglie e mi spiegò che si trattava di un funerale! Il figlio maggiore del deceduto portava un lungo velo sulla testa, che arrivava fino a terra dietro le sue spalle, e passava di tavolo in tavolo inginocchiandosi davanti ai commensali su un fascio di paglia che portava con sé. Gli invitati, parenti e amici immagino, lo consolavano e lo facevano rialzare.



Me ne andai a pancia piena e contento del fugace contatto. Anche perché dopo un po’ smisero di mangiare e si allinearono tutti in un lungo corteo funebre verso la montagna più vicina, dove avrebbero seppellito il defunto. Seppellire un morto in cinese si dice "portarlo alla montagna".

Mangiammo quindi nello stesso ristorante, ma all'interno. Io veramente ero sazio ma assaggiai comunque.

Nel pomeriggio andammo a visitare un enorme giardino botanico non distance, ma in questa stagione non c'erano molti fiori.

Per finire la giornata all'aperto visita ad una fattoria che coltiva fragole: possiamo coglierle noi stessi (fragole a marzo? ma sono protette in serre) e le troviamo molto saporite anche se care, 70 Rmb al chilo, quasi 10 euro !

Cena in un ristorante di Guiyang, vicino al Parco della Cultura, dove gli amici vicini di casa avevano prenotato una sala privata per il nostro gruppo, come spesso si fa qui. Prima però abbiamo comprato vino e distillati. Sono ovviamente molto più cari al ristorante che al supermercato, ma è permesso portarsi le proprie bottiglie senza pagare un corking charge come accade in altri paesi.

28 February 2018

Cherry blossoms in Guiyang, Hunan

After a lazy morning and lunch at home, we decide to take a short trip in the late afternoon. We take a taxi (a "Didi", the local company that bought the Chinese Uber operation) and drive about 10 minutes to see the famous cherry trees in bloom. It is February, rather early for any flowers, and it is cold, but somehow the cherry trees blossom in Hunan!

There are actually two orchards, one is free and for the other one we would need to buy a ticket that costs 40 Yuan. The ticketed one is more crowded, maybe it is better?, but the taxi driver told us it is not necessarily more beautiful, and in fact he had seen that most of the flowers had already fallen to the ground. So we decide to go to the free one.

The driver can only go so far, not really all the way to the garden. We have a choice: walk or take a motorbike taxi. As it is already a bit late in the afternoon, we chose the latter option. Someone with a bike offers to take us the few hundred meters that separate us from the orchard for 5 Rmb.

Once we reach the area we are getting close to sunset but the warm pre-sunset light is very useful to take some good photos. Only a few dozen people are left, and the local hawkers of drinks and snacks are beginning to pack up.

As I snap away at the flowers and take some portraits of my wife, I notice a girl wearing an eye-catching white and blue costume who is posing for her girlfriend. She also has a veil she lets lose in the wind while the other girl takes photos with her phone.

It is now getting dark, not enough light for more flower pictures, but we take a walk toward the town's mine. The dig out lead and silver from here. The mine is still partly in operation but has a section that is open for tourists. It is too late now but we'll come another time.

On the way, an interesting poster with the thoughts of Xi Jinping, sharing his wisdom with passerbys.


Socialism core values

people have faith, nation has hope, country has power

wealth, democracy, civilization, harmony,   

freedom, equality, fairness, justice

patriotism, professionalism, honesty, kindness



Chinese president's thought



Longish walk back home, about 1 hour. On the way I looked at a wine shop, China is now the 6th largest producer of wine and the middle class wants ever more good wines. This one though sells mostly distilled products. Most wines are red, which the Chinese consume in much larger quantities than whites. Some bottles are Chinese and a few French. A couple of Italian bottles from Tuscany and Venetia. Most wines are priced between 80 and 250 Rmb.

Dinner at home. As we're about to finish dinner the neighbors come in for a visit. Their little one and my niece Cindy play together quite often, even once kissed on the lips before they reached 2 years of age!


27 February 2018

Banca, dentista e manicure a Guiyang

Giornata di commissioni varie che dobbiamo sbrigare in giro per la città. Cominciamo con la banca, dove dobbiamo cambiare alcune banconote di euro che ho portato per fare qualche regalino.

Le regole per cambiare valuta straniera in Cina sono un po’ complicate, e cambiano con una certa frequenza. Tanto per cominciare, solo la Banca di Cina (Bank of China) è autorizzata a cambiare. Poi, in questo periodo non fanno cambiare contante agli stranieri, quindi devo dare i soldi a mia moglie per cambiare a nome suo. Mi pare strano, come fanno tutti i turisti e gli uomini d'affari che vengono qui e non possono cambiare? Vero che pochi ormai portano contante. Forse gli alberghi lo accettano ancora, non se sono sicuro, la Cina è decisamente avanti con il denaro elettronico.

Quando arriviamo alla filiale della Banca di Cina prendiamo un numero e aspettiamo un'ora che arrivi il nostro turno. Non è particolarmente piacevole aspettare: l'ambiente è alquanto tristanzuolo, le sedie non particolarmente comode ed i fumatori appestano l'aria. Quando arriva il nostro turno ci dicono che l'unico impiegato autorizzato a cambiare valuta estera oggi non c'è. Riproveremo.

Ci rechiamo quindi presso un'altra banca, la International Commerce Bank of China (ICBC) per aiutare mia suocera in alcune operazioni sul suo conto. Lei non ama particolarmente le nuove tecnologie elettroniche per maneggiare il denaro.

Mentre Lifang fa le sue cose scambio qualche elementare convenevole con un impiegato in divisa blu che sta in piedi vicino alla porta d'ingresso, sembra una guardia della sicurezza. Mentre aspetto lo vedo camminare su e giù davanti alla porta che si apre liberamente, non ci sono metal detectors o altri controlli per evitare che maleintenzionati entrino in filiale, magari armati.

Dopo un po’ lo vedo avvicinarsi ad una vecchietta che è in difficoltà al bancomat, ed aiutarla sul touchscreen con l'operazione che non riusciva a completare. Poi se ne torna a fare la guardia.

Passa ancora un po’ di tempo - Lifang ci mette un po’ a far quello che deve fare - e noto che la guardia ha impugnato una scopa ed una pattumiera e sta pulendo per terra. Quando ha finito si allontana per tornare con un secchio d'acqua ed un mocio col quale pazientemente si mette a lavare tutti i pavimenti. Poi prende un lavavetro telescopico con un secchio d'acqua e cominciare a pulire le grandi vetrate della banca, che effettivamente ne avevano proprio bisogno! Infine, non pago, prende una grande busta di plastica e comincia a svuotare i secchi dell'immondizia

Dunque il bravo impiegato svolge tre funzioni in banca: guardia, spazzino e impiegato alla cassa, almeno quella elettronica. Non male. Mi immagino la reazione di qualche bancario italiano se si dovesse trovare a fare lo stesso: Abbasso lo sfruttamento! Inaccettabile! Sciopero! 

Mi dice Lifang che guadagna sui 1200-1400 Rmb al mese, più o meno quello che mette in tasca una donna delle pulizie che lavora a tempo pieno nel nostro condominio.

Tornando a casa ci godiamo una bella passeggiata lungo il giardino chiamato "Parco della Giada" a due passi dal nostro comprensorio. Fa freddo ma c'è un bel sole, siamo bene imbacuccati e ce la godiamo. Noto sui marciapiedi alcune signore, sulla settantina direi, ma potrebbero essere più giovani, che lustrano le scarpe. Hanno un banchetto su sui si siedono ed un altro, più alto, sui cui fanno accomodare i clienti. Ogni lustrata di scarpe costa 3 Rmb e ci mettono una mezz'oretta. Per gli stivali di Lifang però ne chiedono 5, mi pare giusto, sono alti fino al ginocchio!

La strada oggi non smette di regalare sorprese. Almeno per me sono sorprese, ma in realtà qui sono cose normali. Per la sorpresa più sorprendente è proprio questo, che siano cose normali!

Ad un incrocio vedo un uomo, tra i sessanta ed i settanta, che dirige il traffico. Non è un vigile. Veste abiti civili ma ha una grande fascia rossa sul braccio e una paletta del tipo in dotazione ai Carabinieri in Italia. Oltre a dirigere il traffico, intervenendo soprattutto quando cambia la luce del semaforo, declama poesie in dialetto hunanese. 

Che bel modo di passare il tempo in modo utile durante la pensione! Penso che forse potrei farlo anche io a Roma, recitare Trilussa mentre aiuto i pedoni a sopravvivere nel traffico selvaggio della mia città.

Nel pomeriggio accompagnamo mia suocera dal dentista, nella zona pedonale di Guiyang. Lo studio dentistico, come spesso succede qui (e a Londra, ma mai in Italia) è al piano terra, con accesso diretto dal marciapiede.

Appena entrati la segreteria, un banchetto bianco con una segretaria in camice che registra le generalità e poi chiama il professionista adatto. Si può venire senza appuntamento.

I riuniti sono disposti in un grande spazio aperto, con tanti dentisti che lavorano fianco a fianco circondati da vetrine nelle quali sono esposti, come oggetti in un museo di gioielli, dentiere e ponti. Dalle grandi vetrate si vede la strada e, quindi, i passanti possono godere dello spettacolo dei pazienti sdraiati a bocca aperta che vengono trapanati!

Mia suocera ha bisogno di un'igienista e poi avrebbe anche necessità di installare un ponte. Costano 300 Rmb (40 euro circa) con il metallo meno pregiato, 800 Rmb (110 euro) in lega nobile. Vedremo.

Poi mia suocera va a casa e noi restiamo un giro. Lifang decide di farsi dipingere le unghie, qui c'è un negozio dove sono molto bravi. Per 80 Rmb, in due ore di lavoro, le decorano tutte le unghie con squisite miniature floreali, peonie e loti. 

La ragazza dipinge con un pennellino sottilissimo, linee micromillimetriche si intrecciano per un risultato realistico e creativo al tempo stesso. Sul dito medio Lifang chiede e ottiene la replica del disegno della linea "Diva" di Bulgari, un classico che fu dedicato a Liz Taylor credo negli anni cinquanta.

Io passo due ore a zonzo, guardo vetrine e la gente che passa. Ma fa freddo e dopo un po’ torno al negozio. Sono molto gentili, le ragazze mi offrono una poltroncina e del tè caldo. Qualche domanda sull'Italia e su Londra. Sono chiaramente un'attrazione, quasi sicuramente il primo italiano che hanno mai visto, e per la maggior parte di loro probabilmente anche l'ultimo.

Tornando a casa la giornata è suggellata dall'acquisto di un paio di chili di "castagne d'acque", 20 Rmb al chilo, ottime, non le conoscevo. 

26 February 2018

Guiyang pork and paper

Breakfast with rice flour curd and sour bean paste. Interessante, non si finisce mai di imparare, e di stupirsi!

Oggi ritiriamo il "certificato di proprietà" del nostro appartamento. Ce lo da una graziosa impiegata del comprensorio. Funziona così, non si passa dal notaio a ritirare il passaggio di proprietà.

Supermercato. Faccio un po’ di spesa, mi compro la mia solita insalata e pomodori per il pranzo di domani, tanto per alleggerire la dieta di fritto e grasso di maiale della famiglia, che mi piace tantissimo ma è un pochino pesante per il mio stomaco. Vedo un bancone di costolette di maiale (credo) affumicato, una cosa nuova, e faccio per fare un paio di foto ma poi interviene una commessa e mi fa capire che sarebbe vietato fotografare costolette, chissà perché.



24 February 2018

Leiyang to Guiyang by bus

After some more trying to get two train tickets (no chance) and some trepidation at the thought of spending the rest of our Chinese New Year holiday here, we manage to get two tickets on a bus home, to Guiyang, where family is waiting for us.

The bus too is fully booked, but we get two seats in the back.

Three men board and take seats without tickets, when collector asks for tickets they say they could not buy them because they were sold out. They  argue, they want to go home. Then three more passengers with tickets board but can't find any seats because they've been taken by the three men. A long argument ensues then finally the three men leave.

Very noisy trip, people suck their drinks loudly, a car-sick girl vomits no one cleans up.

Meanwhile, it's been raining all day long.

We pass through some old villages. Old houses with pagoda roofs quite charming though need restoration.

New housing on the other hand mostly has with flat roof, just boxes of brick and mortar, no character but popular because can dry fruit on top . good for farmers who move to town but still grow crops in village plots.

Once at the Guiyang coach station we find a Didi (Chinese Uber) taxi driver who is rude and unhelpful. He does not move from his seat and keeps smoking while we load and unload heavy suitcases. But anyway we are home!

It is 4pm or so by the time we get to the apartment, and it is very cold. Hunan houses don't have a central heating system but many (including ours) have electric systems but people don't turn them on. In the evening it's 11 degrees inside, essentially the same temperature as outside.

23 February 2018

Wedding in Leiyang

We get picked up early for a pre-wedding ceremony in the groom's village, about half an hour away. Here we meet his relatives and assist to a small ceremony in the paternal house.

They tell us how the husband went to the house of bride to take her with him and left a chicken as a symbolic form of gratitude to her family for having brought her up!

On a simple wooden table in the middle of the main room of the paternal house, we are offered tea, peanuts and cigarettes.

All around are many old houses with clay tiles, wooden beams and wood floors.Some are being demolished for new ones with flat roofing and cement bricks. More functional if less charming.

Back in town we see a rather large Christian church next to a Buddhist temple. We get our shoes cleaned  by a happy lady (one of many) who is working on the sidewalk with a little stool, a chair for her clients, brushes and polish. She is happy, smiling and works fast and very well!

 

We are told that this town of Leiyang also hosts the biggest cement factory in Hunan and a huge coal power plant they are very proud of! Also a shoe factory, not to mention a gold mine: 20 percent of china's gold is extracted in Hunan.

At the reception, people come and give envelopes at a table by the entrance where each envelope is opened and the money counted, then most of them just eat and go away, unabashedly taking leftovers with them! The meal is scrumptious as expected, local cuisine, moderately spicy. The bride and groom spend some time at the different tables, and at the end they come to ours. They are exhausted, but finally can relax a bit and eat their lunch!




We later take a walk around the Western Lake park with a large pond and bridges by the western lake middle road. Lots of children running around, many elderly men play card and mahjong. One lady is screaming obsessively at her son for who knows what reason, then starts to hit him. Lifang tries to calm her down but she tells her to mind her own business!

There is a beggar with broken feet, he says to my wife he was a construction worker but fell from the 3rd floor of a building and broke both his feet. He says he gets 200 rmb a month from government, just enough to pay rent for a room. Then has to beg for a living, moves around on a small sled with 4 little wheels and pushes himself forward with two broken metal pipes.

My impression is that it is not easy to be a beggar in China, it is not a compassionate culture if you can generalize about 1.5bn people. His pot is almost empty. I am thinking of London where beggars get much better treatment from passersby but a better comparison is India where (again difficult to generalize) people give more easily in the streets. Quite often I've seen people who look poor give to those who are poorer. In China apparently a lot of beggars are fake, they pretend to be sick or handicapped.

In the end we manage to buy tickets at coach station to go to Guiyang tomorrow, no chance for train, but better than walking!

22 February 2018

Changsha to Leiyang

Amazing buffet at the Changsha Intercontinental hotel, eastern and western, hot and cold, sweet and savory, chopsticks and forks and knives and spoon, it is a real celebration.

Some of the highlights: I was first attracted by the local cold noodles, roughly grated with a special tool from a big boulder of dough. You then add spices and bits and pieces of veggies and meats. Also interesting the hot soup with veggies, pork, mushrooms, taylor-made for each of us by a dedicated chef.

After breakfast the real challenge of the day awaits us: find tickets to Leiyang for the wedding ceremony of Carrie, one of our best Chinese friends, but no seats were available to purchase online as usual. It is still the Chinese new year rush, with over half a billion people moving around the country to spend the holidays at home. We went to the station and tried our luck at the ticket office, but no way.

We were then approached by some scalpers who wanted 300 Rmb, not for tickets but as a fee to smuggle us on a train then we could then, supposedly, buy standing tickets. However I have never seen anyone standing on the fast train we need, and the slow train would take way too long, maybe up to 4 hours as opposed to 1. The whole thing is fishy, we give up.

We're stuck! My wife then remembers that there is an alternative: get bus tickets instead. We manage to catch the last bus to Chenzhou at 5:30pm, but must pay for the whole ride to Chenzhou even if we plan to get off at Leiyang. Actually at a highway station which is the stopover for Leiyang-bound passengers. But that's the way it is and we're lucky to be able to get (close) to our destination! Carrie's husband and his brother (who owns a car) will come and pick us up. Very kind for someone who's getting married tomorrow!

Meanwhile great buffet (40 Rmb pp) with unlimited food and beer at a restaurant by the gas station. Tons of meat (great), fish (so so) and veggies (again great). Beer is a local brand, kind of light, but tasty. No fresh fruit however. I loved the chicken paws and the pork belly. Also black fungus with quail eggs was juicy and inviting.

Gas station buffet, Hunan











20 February 2018

Macau

Morning around town. Museum of the city, today entrance is free, lucky us. We can learn about the history of Macau, a mix of Chinese and European cultures. 

Given the Portuguese were here for 500+ years obviously there is lots of Christian heritage, though if you look around the main cathedral has collapsed long ago, only the façade is left and no one seems to be in a great hurry to rebuild it.

Huge crowds are channeled in one direction only through narrow cobbled streets, after all this façada is still one of the main attractions of Macau.

Other than gambling, Macau is well known for the manufacturing of matches and fireworks.

In the afternoon we visited a "Venetian" complex, complete with canals and gondolas, several of which are driven by Italian (I know they are, I talked to a couple of them) gondolieri one is a woman.

























The choice for food is infinite, I'd like to try a Portuguese restaurant but Lifang's stomach was rumbling a bit and we decide to play it safe and go for a Hunanese eatery in the food court.

It was interesting to come to Macau, but I would lie if I said we were overwhelmed. Perhaps because we do not gamble, or perhaps we did not give it enough time, tomorrow we're gone again. Maybe it would be a good idea to return and spend a bit more time but somehow I was not able to get a feeling for the soul of this land.

16 February 2018

Chinese New Year parade in Hong Kong

Traditional parade organized every year in Hong Kong for the Chinese (Lunar) New Year.








14 February 2018

Hong Kong New Year preparations and flower market on Valentine's Day


Visit a new year market with lots of flowers, food and a couple of musical shows. Huge crowds! The flow of the masses of people is channeled so that everyone is going in a one-way direction around the portion of Victoria's Garden at Causeway bay which is dedicated to the fair. It would be impossible to have everyone move at random, freely, there are just too many of us. Those in the middle of the human river can't even see stands on either side!

In the middle of it all there was a theatre with a sequence of shows: singers illusionist, some free snack are offered to the crowd.

For street food, Hong Kong is rightly famous and today is no exception. We can stand in a fast-moving line at one of many howker stands and buy some quail eggs on a skewer for me and a pot of beef noodles for my wife. No meat, no meal!

While we are munching away, waiting for a show to start, a charming lady in her seventies comes to talk to us. She speaks good English and says her slight American accent is due to the fact she lived in Massachusetts for a few years. Her brothers went to MIT, my classmates! Then they decided to come back to Hong Kong. She is happy about her choice, this is home, but is worried about the future of the Special Administrative Region. A dilemma many Hongkongers face after the return of the British colony to China in 1997. As usual, the British left their old possession in a mess, just like India.

Filipino helpers are mostly sticking to themselves, there are so many here in Hong Kong, they are let in pretty easily to help out in the homes of the middle class. It is paradoxical but it is easier for a Filipino to come and work here than for a Chinese!

Dinner at one of the thousands of "hole in the wall" eateries of Hong Kong, this we found by chance as it was the only one still open at 11pm, excellent pork noodles. We sat at a cramped table along a narrow corridor and were joined by a talkative local lady. She is an ethnic Chinese but actually comes from Canada and is a regular here, she assures us we have been lucky to find this place by chance as it is one of the best "holes in the wall" around. She complained about mainland Chinese who come in droves and empty shelves of whatever it is they can't find in China. Baby formula is a constant. I don't really understand: why is it so difficult to procure more baby formula? If there is demand, local shops should be able to just order more from international suppliers and let the Chinese buy as much as they want.

Christians in Hong Kong.



Very dense crowd!

06 December 2017

Book review: Wild Swans (1992), by Jung Chang, *****

Synopsis

Through the lives of three different women - grandmother, mother and daughter - this book tells the story of 20th-century China. At times scarcely credible in the details it reveals of the suffering of millions of ordinary Chinese people, it is an unforgettable record of tyranny, hope and ultimate survival under conditions of extreme harshness.

In 1924, at the age of 15, the author's grandmother became the concubine of a powerful warlord, whom she was seldom to see during the 10 years of their "marriage". Her daughter, born in 1931, experienced the horrors of Japanese occupation in Manchuria as a schoolgirl, and after their surrender joined the Communist-led underground fighting Chiang Kai-Shek's Kuomintang. She rose to be a senior Communist official, but was imprisoned three times. Her husband, also a high official and one of the very first to join the Communists, was relentlessly persecuted, imprisoned and finally sent to a labour camp where, physically broken and disillusioned, he lost his sanity.

The author herself grew up during the Cultural Revolution, at the time of the personality cult of Mao and the worst excesses of the Gang of Four. She joined the Red Guard but after Mao's death she was to become one of the first Chinese students to study abroad.


Review

This is one of the best books I have ever read. It traces a micro-story of a family through three generations of highly motivated women interwoven with the history of China over almost a century. It it meticulous and fastidious about details and context, which allows the reader to immerse himself into the incredible evolution and revolution of this continent/country.

China went from the feudal system of the late Qing dynasty to a modern superpower, passing through two revolutions, civil war, foreign aggression, a world war, economic transformations that took other countries centuries to complete. In the course of these events China was invaded, then locked itself up and isolated its people from the world, then opened up again after Mao's death, and that is roughly where the book ends.

So we don't see the new China in this book, but we can understand how it got there and why the Chinese today are so eager to break with the early period of the People'd republic and open up to the world. Even the Communist Party of China today considers the Great Leap Forward and Cultural Revolution, two of the central events in the book, to have been complete mistakes.

Translated in 37 languages and 13 million copies later, this book is banned in China, perhaps because it is very critical of Mao. Even if today the policies of China are the opposite of what Mao preached, the time to criticize the great Chairman too much has not yet arrived. Deng Xiaoping famously said Mao was 70% right and 30% wrong. This book would probably reverse those two numbers!









23 September 2017

Film review: Farewell my concubine (1993) by Chen Kaige, *****

 Synopsis

The film gives a most interesting overview of China's history in the XX century through the eyes of Peking opera actors. We see the country moving from the fall of the Qing Empire (the last eunuch is still around for a long time after the advent of the Republic), through the Japanese invasion, the civil war and the various phases of the Communist rule.

Two boys are educated to play two classical roles in the Peking Opera, one masculine and the other effeminate. They are so good at it that they play the opera together for their entire career: during the chaos of China after the fall of the Qing Empire, during the Japanese occupation, the brief Nationalist takeover, the Communist take over, the Cultural Revolution.

Gong Li becomes the wife of the masculine actor, and as such created serious, and ultimately unsolvable, dilemmas in the mind of her husband, with tragic consequences.






Review

In this film the character Douzi represents in many ways the real life of the actor Leslie Cheung. Douzi was gay and struggled to be accepted in the society of his time, and so was Cheung in real life. He is however successful professionally and admired for that, and so is Cheung, the first Hong Kong actor who acted in a mainland China film. And the real life of Cheung represents Douzi's role in the film: he can't take the pressure any more and ends up committing suicide. Beautiful costumes!

A courageous masterpiece by Chen Kaige, a pillar of Chinese film in the XX century. He addressed the controversial issues of homosexuality and the Cultural Revolution in a film before anyone else dared to do so in the People's Republic of China. For this "farewell my Concubine" was banned shortly after its release in 1993, only to be cleared by the censors a while later in an abridged form.

This was the very first film from the People's Republic of China to win the Palme d'Or at the Cannes Film Festival.

See my other reviews of films about China here on this blog.

















Buy this film by clicking on one of these links



19 August 2017

Hong Kong: Stanley, Aberdeen e Lamma

Oggi decidiamo di andare sul lato sud dell'isola di Hong Kong. Viaggio in taxi di una mezz'oretta, molto economico. Prima tappa Stanley. Lunga passeggiata sulla "boardwalk", un camminamento lungo il litorale che passa davanti a ristoranti e negozi, luogo di incontro di locali soprattutto in una bel sabato soleggiato come oggi. Fa caldo ma non troppo, veramente piacevole con la lieve brezza di mare che muove l'aria.

Un mercatino delle pulci non è di grande interesse, paccottiglia da due soldi e zero qualità. Dopo aver bruciato un quantitativo ragionevole di calorie ci fermiamo per un pranzetto all'aperto da Lucy, un ristorantino microscopico sul boardwalk da cui possiamo vedere il mare quasi a 180 gradi. Una fila infinita di navi portacontainer ci sfilano davanti ininterrottamente, Hong Kong, nonostante la concorrenza di Singapore e quella più recente degli altri grandi porti cinesi, rimare un centro commerciale di prima classe.

Lucy ci propone agnello e pollo arrosto, decidiamo di prendere entrambi e dividerceli. Ottimi, succulenti entrambi ed il pollo in particolare si presenta coperto da una pelle croccante, abbrustolita alla perfezione. Una birra belga, la classica Stella, servita ben ghiacciata completa un perfetto ristoro per 100 dollari HK a testa.

Più del pranzo ci costa, poco dopo, una noce di cocco che aprono davanti a noi, dicono che viene dalla Tailandia. Non è freschissima, forse il trasporto non è stato fatto a regola d'arte. Difficile trasportare cibi freschi a queste temperature immagino.

Un vecchietto con la chitarra canta senza interruzione per ore, sotto un albero. Non ha difficoltà ad intonare qualche canzone che gli chiedono i passangi. Soprattutto canzoni cinesi, ma anche americane, soprattutto Country and Western. Indice di Hong Kong cosmopolita. Gli metto molto volentieri qualche moneta nel cappello, e mi ringrazia con un cenno della testa.

Una signora che sembra una hippy venuta dagli anni sessanta del XX secolo sta sotto un altro albero e fa enormi bolle di sapone, i bambini che passano corrono per acchiapparle divertiti. Ma non vedo nessuno dei loro genitori che le allunga monete!

Verso metà pomeriggio prendiamo un altro taxi per Aberdeen, la principale città sul versante sud di Hong Kong. Il nome viede da George Hamilton-Gordon, 4° Earl di Aberdeen, già primo ministro britannico (1852-1855) ma è rimasto invariato dopo la restituzione di Hong Kong alla Cina, anche se pare molti locali la chiamino "piccola Hong Kong".

Prima della colonizzazione britannica Aberdeen si chiamava Hong Kong, è qui che il nome attuale dell'isola, che vuol dire "porto fragrante" ha origine. Infatti nei secoli arrrivavano qui dalla terraferma i tronchi tagliati di fresco di alberi di incenso (Aquilaria sinensis) destinati all'esportazione, che spandevano il loro proverbiale profumo in tutto il porto. I giapponesi, durante la loro breve occupazione durante la seconda guerra mondiale, si preoccupavano di cancellare i nomi inglesi e la chiamarono Moto Honk Kong, che vuol dire "origini di Hong Kong".

Passeggiata lungo il porto dove sono ormeggiate migliaia di barconi da pesca colorati. Lo chiamano il "villaggio galleggiante", la gente ci vive. Ci sono anche ristoranti.

Mentre scatto qualche foto una vecchietta sui 70 e oltre, forse anche 80, si avvicina a piccoli passi e, senza profferire parola, mi fa vedere un pezzetto di carta. C'è scritto, in inglese, a caratteri colorati, che lei è proprietaria di un "sampan" di legno e che ci potrebbe portare in giro per il porto. Mezz'ora per 60 dollari di HK, 100 per un'ora, a persona. Negoziamo 100 dollari per mezz'ora per tutti e due.

Mi siedo a prua per fotografare. Il paesaggio che ci si presenta è intrigante. Vecchi barconi di legno tradizionali riempiono gli angusti specchi d'acqua tra le banchine, e come sfondo una folta schiera di grattacieli di Aberdeen. Bei colori, saturati dal sole che comincia a tramontare. Incrociamo altre barche che portano in giro i turisti, tutte guidate da donne, ma la nostra vecchietta ci piace di più. Parla pochissimo, ogni tanto sorride, ma guida il suo sampan con sicurezza tra un molo e l'altro, seduta a poppa su una sedia che appartiene più ad un salotto che ad una barca, con la barra del timone in mano.

La nostra marinaia si destreggia abilmente tra le banchine, ci porta in lungo e in largo per il porto. Tante barche da pesca, mediamente alquanto malconce, e neanche troppo pulite, ma a loro modo affascinanti, portano alla memoria tempi andati quando i piccoli pescherecci erano la vita dei porti.

La prospettiva dal mare è ovviamente diversa, siamo più bassi e i grattacieli sembrano più alti. Passiamo davanti all'enorme ristorante galleggiante appropriatamente chiamato "Jumbo", dicono che si mangi bene ma io diffido di cucine che servono parecchie centinaia di persone alla volta.

Finito il giro la signora ci riporta al punti di partenza, si sta facendo tardi ma pensiamo di andare in traghetto a Lamma, un'isola poco lontana, conosciuta per i tanti ristorantini di pesce sul lungomare. Da lì torneremo a Central dopo cena. In teoria.

In pratica, il traghetto ci fa aspettare, e ne approfittiamo per fare due passi nell'adiacente mercato del pesce, che sta per chiudere. Come spesso, anzi quasi sempre in Cina, il pesce è tutto vivo, tenuto in bella vista in acquari di vetro pieni di acqua di mare e ossigenati da mille pompette che emettono un delicato fruscio di bollicine. Il cliente sceglie il pesce, che viene venduto vivo in una busta, oppure tramortito con un bastone di legno dal pescivendolo prima di essere pesato. Non mancano i crostacei, immagino di importazione, e i molluschi in conchiglie di ogni foggia a colore.

Il ferry per Lamma prende una mezz'oretta. Al timone un marinaio di larga stazza, con la barba incolta e la canottiera sdrucita. Fuma una sigaretta decisamente ripugnante. Anche piuttosto burbero quando mi avvicino e chiedo di fotografarlo. In realtà, infatti, lo trovo pittoresco, intonato al contesto di questo porto.

Arriviamo al molo di Mo Tat, nord di Lamma, e ci avviamo a piedi al ristorantino The Bay, con una gradevole terrazza sul mare. Il profumo di pesce fritto che si spande dal tavolo di una coppia inglese ci convince a cenare qui. Infatti la meta che ci eravamo prefissati, Yung Shue Wan Pier, dove mangiare per tornare a Central si trova ad oltre un'ora di cammino e rischieremmo di trovare tutti chiuso. E poi non è divertente passeggiare al buio sui sentieri bui che attraversano l'isola. Non ci sono auto in tutta Lamma, neanche taxi.

Non tutti i mali... la cena è ottima, pesce fresco e birra ghiacciata. Terrazza romantica, luna in cielo, onde che risciacquano la battigia, candela sul tavolo. Perfetto! 

Decidiamo di prendercela comoda e aspettare l'ultimo traghetto, alle 22.30, prima di tornare ad Aberdeen, da dove riprenderemo un taxi per Central. Sul molo, mentre avvistiamo lo stesso traghettino con il burbero capitano che ci aveva portati qui qualche ora fa, chiacchieriamo con due ragazzi locali. Sono molto presi dalla loro canna da pesca, vengono a tentare la fortuna qui perché le luci del molo attirano i pesci. Dicono che in genere ci scappa una cenetta di frittura. Mentre saliamo sul traghetto gli auguro buona fortuna, ne avranno bisogno perché finora non hanno preso neanche un pescetto!

17 August 2017

A spasso per Dalian: auto, museo e frutti di mare

Appena usciti dal nostro albergo ci imbattiamo in una estesissima fiera automobilistica all'aperto. Auto di tutti i generi, da piccole Volkswagen a mirabolanti Lamborghini. Non c'è la FIAT, anche se Fiat-Chrysler è rappresentata da alcune Jeep. Anche Maserati in bella mostra.

Piove a dirotto, si fa fatica a muoversi tra la folla per ammirare i modelli di automobili. La cosa più interessante per me però non sono le macchine, ma le persone. Migliaia e migliaia di cinesi che guardano, toccano, sognano e... comprano! Il paese delle biciclette è diventato il paese delle auto. E delle belle auto, nuove, efficienti, belle. Si vedono tante belle auto a Dalian. Mi veniva da pensare che per un paese di recente sviluppo, che fino a 30 anni fa nelle strade mostrava solo biciclette agli stranieri che alzavano il sopracciglio, sarebbe stato normale vedere auto economiche, usate, vecchiotte. E poi magari dopo un po’ di tempo auto più costose. Ma l'impressione è che la Cina abbia fatto un "grande balzo in avanti" come avrebbe detto Mao: dalle biciclette alle automobili di prima scelta.

I soldi non mancano. Camminando passo davanti ad una banca e ne vedo uscire una mezza dozzina di militari in tenuta da combattimento, forse sono guardie della sicurezza ma le uniformi sembrano militari. Circondano un paio di inservienti che trasportano alcuni sacchi su una camionetta blindata, forse denaro contante, chissà? Un paio di secondi e la camionetta sfreccia via, seguita dagli armati in moto. Scena impensabile un paio di decenni fa.

E le motociclette elettriche, se ne vedono dappertutto, sfrecciano silenziose. Un paio di volte ho rischiato di essere investito perché non le senti arrivare! Sogno a occhi aperti il giorno in cui anche a Roma, o a Londra, o a Bruxelles, spariranno gli scoppiettanti motori 2-tempi, rumorosi ed inquinanti, per far spazio all'elettrico. Penso dovrò ancora sognare per un bel po’. Che tristezza.

Breve passeggiata fino al museo di Dalian. Molta arte tibetana, tangka, e molte fotografie storiche. Grandi manifesti con didascalie in cinese ed in inglese spiegano con meticolosità che i tibetani sono parte della grande famiglia della nazione cinese... of course.

La cosa che più mi incuriosisce nel museo è una grande collezione di pacchetti di sigarette degli anni 30 del XX secolo. Bella grafica e originale l'idea di esporli.

Un po' lugubri alcune grandi sculture sulle invasioni russa e giapponese di questa regione. Ne ho scritto a proposito della prigione di Lushun. 

Cena sul presto sul lungomare, a base di frutti di mare per i quali Dalian è giustamente famosa.  Lumachine di mare in agrodolce e spaghettini con cappesante sono i miei piatti preferiti di oggi, tra i tanti! La cucina qui offre sapori più moderati del sud, in Hunan, a casa. Poco piccante, anzi quasi mai. Combinazioni organolettiche in qualche modo più familiari per un italiano. Molto più grano per fare gli spaghetti e poco riso.

Shellfish noodles

Sea snails


16 August 2017

Prigioni, sommergibili e pentole di ferro nei dintorni di Dalian

Oggi il nostro amico Dong ci porta in giro per i dintorni di Dalian, andremo a visitare due siti molto speciali, inusuali per un turista: una prigione ed una base della marina militare.

La prigione di Lushan è un sito intriso di storia, un luogo triste ma che deve essere visitato. Non tanto per l'edificio in sé, che è insignificante dal punto di vista architettonico. E neanche per quella che è stata in passato la sua funzione. Ma una visita fornisce strumenti essenziali per capire il punto di vista cinese nei confronti dei due paesi vicini, Russia e Giappone, che hanno gestito la prigione oltre un secolo fa. E, più generalmente, la determinazione cinese a non accettare mai più di essere sottomessi, per non parlare di colonizzati, da potenze straniere che si erano approfittate della debolezza dell'ultimo impero Qing.

Infatti nell'edificio, oggi museo, impariamo come la prigione sia stata creata dai russi, che vennero qui con la forza ai tempi dello zar Nicola II, e ci imprigionavano i cinesi. Poi vennero i giapponesi, che cacciarono via i russi ma continuarono ad imprigionare cinesi. Si visitalo le lugubri celle, si impara degli strumenti di tortura.

Finita la visita ci fermiamo in una farmacia, ho un po’ di mal di testa e vorrei un'aspirina. La farmacia è pulita, ben organizzata e con alcuni cartelli in inglese che spiegano le medicine esposte sugli scaffali. Le medicine cinesi tradizionale e quelle che loro chiamano "moderne" oppure "occidentali" (che vuol dire sviluppate con il metodo scientifico) sono in reparti diversi del negozio. La Cina non solo ha accettato la medicina scientifica, ma contribuisce anche alla ricerca con i suoi modernissimi laboratori. Però resta diffusa la fede nelle medicine tradizionali, erbe ed agopuntura, e tanti cinesi, penso la maggioranza, si affidano all'una e all'altra.

Da quello che mi raccontano amici e parenti i cinesi negli ultimi anni usano troppe medicine. Un motivo potrebbe essere che i medici guadagnano una commissione ogni volta che scrivono una ricetta, quindi hanno un incentivo a prescrivere medicine (cinesi o "moderne") in eccesso rispetto alle reali necessità. 

Dati i miei trascorsi di analista militare e funzionario della NATO, la visita successiva è di grande interesse per me. Una base/museo della marina militare cinese. Il pezzo forte è un sommergibile, ormeggiato ad una banchina, che si può visitare pagando un biglietto. 

L'imbarcazione è stata costruita nel 1982 e solo recentemente radiata dai registri della marina per continuare la sua carriera come museo galleggiante. C'è una lunga fila per entrare, gira tutto intorno al mezzo che sta ormeggiato in una piccola darsena. Pare sia difficile avere i biglietti per oggi, ma il nostro tassista in qualche modo ci dice che può farci entrare, ed anche ad un prezzo scontato: 150 Rmb invece dei 180 del biglietto. Come farà? Però, ci avverte, non avremo un vero e proprio biglietto, di carta, da portare via come souvenir. Paghiamo i 150 Rmb ed abbiamo accesso alla fila. Ho pensato che probabilmente il tassista è amico del controllore dei biglietti, e si sono smezzati i nostri soldi. Non lo posso dire con certezza, so però che dopo due minuti eravamo in fila con tutti gli altri che avevano comprato il biglietto regolare. Va bene così, mai fare troppe domande.

Dopo una mezz'ora di fila, sotto un tendone che girava intorno al molo come un serpentone, salimmo a bordo tramite una piccola passerella posta a prua. Quindi seguì una camminata per tutta la lunghezza del mezzo, per uscire da una porta a poppa.

Potemmo ammirare i tubi di lancio dei siluri, le cuccette dei marinai, e la sala macchine. Interessante notare come, affianco alla cabina del comandante, indicata da una targhetta di ottone, ce ne fosse un'altra, la cui targhetta leggeva, in inglese e cinese: "Commissario Politico". 

Conferma di quello che già sapevo e che cioè in tutte le organizzazioni cinesi, comprese le strutture militari, la gerarchia di comando è sempre affiancata da quella del partito, cui spetta sempre l'ultima parola.

Usciti dal sigaro di ferro siamo indirizzati ad una parte del museo dotata di sistemi audiovisivi. Il più interessante è un simulatore. Ci siamo in circa 30 persone, in maggioranza giovanissimi, nello spazio volutamente angusto, dato che deve simulare come ci si sentirebbe dentro il ponte di comando di sommergibile. Si spengono le luci e negli "oblò" del sommergibile, che son tutto intorno a noi, si accendono le immagini degli schermi ad alta definizione. Parte il filmino...

Il sommergibile molla gli ormeggi e si avvia, in emersione, tra il tripudio della folla che saluta lungo la banchina, verso l'uscita del porto. A questo punto si immerge e nei monitor appaiono sfondi blu, pescecani, relitti di navi. Siamo in immersione.


Passa un minuto, forse due, ed il sommergibile risale a quota periscopio. Nei monitori si vede l’immagine della superficie del mare e poi, in lontananza, i profili di due piccole navi bianchissime con la bandiera giapponese e una scritta nera a caratteri cubitali sulla fiancata "JAPAN COAST GUARD". Chiaramente si sta facento riferimento alla contesa sino-nipponica sulle isole che i cinesi chiamano ... e i giapponesi .... Le isole, in realtà poco più che scogli, e completamente disabitate, 

Parte il video: il comandante del sommergibile cinese impartisce l'ordine di lancio dei siluri e la nave nipponica è prontamente affondata. Il sommergibile fa dietro front e torna in porto dove viene nuovamente accolto dal tripudio della folla fino a che... si riaccendono le luci e noi 30 spettatori usciamo per far posto al gruppo successivo.

Ho trovato questa esperienza istruttiva, non tanto per la dinamica degli eventi, prevedibile e banale, ma per capire cosa viene insegnato ai ragazzi cinesi sul Giappone. Giusto o sbagliato, il vicino del sol levante viene presentato come un nemico. O almeno come un potenziale nemico che viene facilmente sconfitto. Ho qualche dubbio sull'opportunità di questo tipo di approccio pedagogico. Mi chiedo cosa fanno i giapponesi con i loro simulatori.

Ci sarebbe anche un'altra sezione del museo, con molti cannoni ci dicono, ma possono entrare solo i cinesi, gli stranieri non sono ammessi. Peccato, mi sarebbe piaciuto. Il lato positivo di questa rinuncia è che andiamo finalmente a mangiare, Lifang ed io abbiamo una fame da lupi!

Il tardo pranzo è al ristorante Iron Pot Stew, Stufato nella pentola di ferro. Il nome deriva dal fatto che le pietanze sono servite, per l'appunto, in pentole di ferro, anche se c'è molto di più nel menù che stufato.

Al centro del tavolo rotondo c'è un grande buco, sul quale  si sistemano le pentole di ferro. Sotto carbonella accesa per cucinare e tenere in caldo il cibo. Cominciamo con pelle di pesce croccante, seguita da spezzatino di oca. Patate un po’ dovunque e spaghetti di farina di fagiolo. Quindi fagiolini verdi secchi e una specie di polenta. Altre carni e verdure che mi sono dimenticato di annotare completano il pantagruelico pasto. Sapori decisi ma non piccanti come al sud della Cina. 

Side car militare

L'ultima tappa dell'intensa giornata è al villaggio storico di Chuan Guan Folk. In Cina ce ne sono tanti, villaggi tenuti com'erano prima della modernizzazione, restaurati e ripuliti per far vedere ai turisti, e anche ai più giovani, com'era la Cina. Molto ben fatto, ci sono case, uffici, mezzi di trasporto, tra cui il mio preferito è un side-car militare dipinto di verde. C'è anche un rick-shaw a trazione umana, con cui mi diverto a scorrazzare un po’ Lifang per le stradine deserte. Siamo i soli visitatori, strano dato che alla prigione ed al sommergibile era pieno di gente.

casa a Chuan Guan village