19 May 1989

26° g - 19 MAG: su questioni militari e progetti di cooperazione tecnologica

Incontro con il Generale (3 stelle) Nikolai Chervov, Capo del Dipartimento Affari Esteri del Ministero della Difesa dell'URSS. Mi riceve arrivando 15 minuti in ritardo e scusandosi perché era stato intrattenuto da Jazov, il ministro della difesa.

Molto cortese e disponibile, ascolta attentamente le mie domande e risponde puntualmente a tutte. L'incontro dura un'ora e mezzo. Dice che parlerà a titolo personale, non come ufficiale sovietico.

La prima domanda è sulla cooperazione euro-occidentale in materia di difesa: crede sia solo una ulteriore minaccia per l'URSS oppure potrebbe contribuire ad omogeneizzare le posizioni strategiche europee e quindi facilitare accordi di controllo degli armamenti Est-Ovest?

Una "piccola NATO" dentro ad una "grande" produrrà un rafforzamento del suo potenziale militare. Per esempio, ciò sta già accadendo in materia di difesa anti-aerea e di comando e controllo.

Questo va contro l'attuale tendenza al disarmo. L'URSS parla di demilitarizzazione dell'Europa, è pronta ad andare molto lontano in questo senso, come testimoniato dalle proposte di Gorbachev a Baker dei giorni scorsi. (Tetti: 20.000 carri; 24.000 pezzi d'artiglieria ≥100mm; 1.500 arei d'attacco tattico; 1.700 elicotteri d'attacco; 28.000 porta truppe corazzate; 1.3 milioni di soldati.) L'URSS sta già riducendo le sue forze in Europa orientale.

Seconda domanda sulla modernizzazione nucleare NATO: crede che sia incompatibile con controllo delle armi nucleari tattiche, p. es. cannoni, ecc.? O si possono fare tutt'e due?

Il fatto è che la NATO non sta "modernizzando" (cioè cambiare gli strumenti per eseguire una certa missione, magari migliorandone l'affidabilità), ma sta introducendo nuove armi. In altre parole, sta "compensando" il trattato INF più che "modernizzando". L'URSS inoltre aveva consentito, sotto richiesta USA, ad includere nel trattato INF il missile SS-23, che pur ha una gittata leggermente inferiore a 500km. Il nuovo Lance sarebbe di gittata praticamente identica e quindi contravverrebbe platealmente allo spirito del trattato.

Terza domanda, gli chiedo se anche nel Patto ci sono discussioni tra alleati su questioni nucleari, ed in particolare chiedo quale sia il ruolo degli alleati nelle operazioni nucleari del Patto. hanno anche loro la "doppia chiave"? Risponde che naturalmente discutono tutte le proposte prima di presentarle alla NATO, ma non ci sono piani per dare mai, in nessun caso, armi nucleari in mano agli alleati dell'Europa orientale.

Anche in URSS la procedura di autorizzazione all'uso nucleare è molto centralizzata. Finora, solo il presidente del Presidium del Soviet Supremo, in quanto anche presidente del Consiglio di Difesa, aveva l'autorità di premere il bottone. Con l'elezione del nuovo Soviet Supremo solo esso avrà tale potere, non più il presidente, e solo il Soviet Supremo potrà eventualmente decidere se e come regolarlo. In caso tutto il Soviet non fosse riunibile, come per altre questioni il potere andrebbe al suo Presidium. É al corrente che negli USA ci sono casi in cui è previsto che il presidente possa far uso di forza militare, anche nucleare, senza la previa autorizzazione del Congresso, ma non in URSS, e lui crede che sia giusto cosí.

Gli chiedo se l'URSS ritiene una guerra limitata in Europa possibile, anche se poco probabile. Dice di no, come sempre dicono i sovietici. Chiedo allora se in caso di attacco nucleare USA contro l'Europa orientale Mosca effettuerebbe un'escalation contro il territorio USA o cercherebbe di "limitare i danni" e magari risponderebbe solo contro l'Europa occidentale. Dice che l'URSS è obbligata dagli impegni del Patto a trattare un attacco contro gli alleati come un attacco contro sé stessa, che comunque sarebbe difficile controllare un'escalation nucleare anche volendo, e che inoltre l'Europa è cosí piena di impianti chimici, centrali nucleari, ecc. che anche una guerra convenzionale sarebbe incommensurabilmente distruttiva. Tutto vero, rispondo, ma allora l'URSS colpirebbe il territorio USA con armi nucleari anche prima che il territorio sovietico fosse stato colpito da tali armi? Risposta: difficile a dirsi...

Siamo d'accordo sul fatto che non si possono essere motivazioni che giustifichino una guerra in Europa oggi. Resta il pericolo di guerra per errore. Cosa fa l'URSS per minimizzare tale pericolo? Stanno lavorandoci da molto, ed ora anche con gli americani. Per quanto riguarda le armi intercontinentali, i centri per la prevenzione degli incidenti di Mosca e Washington funzionano molto bene: tengono sotto controllo la situazione su base globale e permettono un controllo continuo e reciproco molto accurato di tutte le forze. Per quello che riguarda le altre forze, c'è un gruppo di lavoro bilaterale che sta lavorando da un po' e che ha messo a punto una bozza di accordo che potrebbe essere formalizzato già durante la visita di Crowe a Mosca in Giugno. (Dice che sono il primo straniero a saperlo, finora non è stata divulgata la notizia?!) Tra l'altro, l'accordo prevede che le forze dei due paesi (aerei, navi, ecc.) si debbano tenere in contatto radio permanente quando si avvicinano oltre certi limiti prefissati.

Gli chiedo cosa hanno fatto in termini di tecnologia spicciola, lucchetti elettronici tipo PAL alle bombe, nei sottomarini, ecc. Mi racconta questo aneddoto: durante la visita di Akhromejev negli USA, hanno visitato la base aerea di Edwards (California). Quando sono stati mostrati ad Akhromejev i sistemi di sicurezza egli avrebbe detto: "Non c'è bisogno che mi traduciate, vedo bene cosa sono questi, sono uguali ai nostri." Gli è stato detto che si stanno facendo passi per dotare anche gli ICBM USA di lucchetti, in primo luogo modernizzando il TACAMO cosí da migliorare la comunicazione con i sub in immersione. I sub sovietici hanno già questi sistemi, e quindi dovrebbero emergere per ottenere i codici via radio: la capacità di lancio non è a bordo dei sub come per gli USA. Lucchetti anche in tutte le armi tattiche in Europa.

Gli chiedo infine se crede sarebbe utile introdurre criteri qualitativi nel computo della correlazione delle forze convenzionali in Europa. Mi risponde che sicuramente sí, e bisogna farlo il più presto possibile. Per adesso si sta cercando di definire le categorie di sistemi d'arma: dopotutto, cosa è un carro armato? Subito dopo si dovrebbe passare a definire differenziali qualitativi all'interno di ciascuna categoria. In URSS ci stanno già lavorando. Si dovrebbe arrivare ad un accordo metodologico preferibilmente prima di arrivare a stabilire i tetti per ciascuna categoria. Gli istituti di ricerca civili potrebbero aiutare con il loro contributo intellettuale, di concerto con i militari. Gli dico che stiamo già collaborando con un istituto sovietico e mi dice che A.A. junior è un po' "troppo lontano dalle cosa militari".

P.S.: L'interprete accennava prima che arrivasse il generale ad un certo Col. Gen. Volkogonov, direttore di un Istituto di Storia Militare, che avrebbe scritto articoli sulle responsabilità dell'Afghanistan, Potrebbe essere una persona interessante da incontrare in futuro.

Incontro con A.D., Capo della Sezione su Management ed Evoluzione Tecnologica del Dipartimento sulla Produttività nei Paesi Capitalisti Industrializzati dell'IMEMO [nel 2006 diventerà Direttore dell'IMEMO]. Economista, raccomandatomi da Bykov come esperto di questioni di trasferimento di tecnologie. Lo vedo per esplorare la possibilità di inserirlo nel mio progetto di ricerca sul trasferimento di tecnologia Ovest-Est. Mi sembra un tipo sveglio.

In linea di principio è d'accordo a farne parte. Mi presenta anche una certa Natalia Ivanova, Senior Researcher nel suo dipartimento. Mi chiede se potrebbero eventualmente essere co-autori, mi pare essenzialmente allo scopo di venire a Roma in due al convegno. Dico che non posso garantirlo, gli farò sapere; potrei proporre di si ma se si pagano il viaggio loro (in rubli, mentre noi lo dovremmo pagare in valuta).

Interessato soprattutto agli aspetti economici. D'accordo che è inutile continuare solo a dare tutta la colpa al COCOM, bisogna partire dalla constatazione che il COCOM c'è. Dice ci potrebbero essere difficoltà a reperire statistiche sovietiche sull'efficienza della tecnologia importata, e gli suggerisco che potrebbe fare uso di interviste con direttori di industrie che le usano.

Rimaniamo d'accordo che prenderà visione del progetto, farà eventualmente controproposte ed alla mia accettazione delle stesse partiranno con la ricerca.

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