14 August 2003

8° g - 14 AGO: Gazvin – Valle degli Assassini – Tehran

Questa mattina il gruppo si divide, una parte va direttamente a Tehran in taxi e gli altri vengono con me nella Valle degli Assassini. Il viaggio per la Valle prende circa tre ore, si sale molto e buchiamo persino la coltre di nubi che avviluppa le montagne, il paesaggio sicuramente vale la deviazione.

Ad Alamut ci imbattiamo in un matrimonio e siamo ovviamente invitati (leggi: obbligati!!) a partecipare alle feste... compreso sgozzamento di capra e banchetto pantagruelico, uomini e donne naturalmente in sale da pranzo separate. Ospitalità commovente di queste famiglie di etnia azera.

Proseguiamo quindi per il castello degli Assassini, che di per sé non dice molto dato che ne rimane ben poco, anche se lo stanno restaurando. Ripartiamo e raggiungiamo Tehran in serata, dove ci riuniamo al resto del gruppo.

Intanto nel tardo pm sono arrivati tre compagni di viaggio dall’Italia. L’agenzia corrispondente non li va a prendere, non c’è modo do comunicare, e ci salviamo solo perché per fortuna alcuni amici iraniani erano andati in aeroporto ad incontrare una partecipante e aiutano i tre a rintracciarci. Inoltre il corrispondente non ha prenotato l’albergo per i tre, UN INCUBO.

Stavolta stiamo al Shiraz Hotel, sulla Saadi Nord, centrale, camera doppia a USD 42, TLF, ottimo e vicino alla maggior parte delle visite.

La sera a cena al ristorante Shabestan, sulla Somayeh, tra la Ferdosi e la Nejatollahi; buono anche se non abbondantissimo. Paghiamo 7 dollari a testa ma l’ambiente è molto carino e c’è la musica dal vivo, anche se a volume troppo forte. Dopo alcune musiche tradizionali persiane, fino a poco tempo fa vietate dal regime, il complesso intona l’inno nazionale ..... dello Scià!!! e tutto il ristorante, circa 200-250 persone, si alza in piedi!! Un’ulteriore conferma di quanto il defunto sovrano sia ancora oggetto di diffuso apprezzamento a trent’anni dalla morte. Ho l’impressione che si tratti di un atteggiamento più ostico verso il regime attuale che nostalgico verso una monarchia che era comunque antidemocratica e corrotta.

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