31 August 2003

25° g - 31 AGO: Tehran, American Embassy

Oggi vado a spasso per Tehran. Passeggio davanti all'ambasciata americana, o ex ambasciata, quella occupata da sedicenti studenti iraniani nel 1979 dentro la quale furono tenuti in ostaggio 52 americani per 444 giorni. Successivamente, con la rottura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, l'ambasciata è stata usata come scuola dei Pasdaran, la milizia politica del regime.

Qualcuno mi aveva detto che non era permesso fotografare, ma avevo visto tante di quelle foto che decido di fare un paio di scatti, premurandomi di limitarmi ai graffiti propagandistici sui muri ed evitando accuratamente le sentinelle, il filo spinato, ogni cosa di sapore militare. Fotografo anche il simbolo con aquila e scudo tutto bucherellato da spari e scalpellate. Tutto sommato sto facendo un favore alla propaganda del regime, dato che le mie foto con le loro pitture saranno visti dai miei amici e conoscenti in Europa, che altrimenti non avrebbero mai avuto l'occasione di apprezzarle...

Me ne sto per andare quando un miliziano in borghese dei Basiji, piccoletto e secco secco, mi si avvicina ringhiando, mi afferra il polso con una mano che sembra una tenaglia e mi comincia a trascinare urlando come un pazzo verso l'entrata dell'edificio. Qundo entriamo mi consegna ai Pasdaran che sono dentro farfugliando qualcosa che ovviamente non capisco. Il capatazz della situazione parla un po' inglese, è molto calmo. Gli spiego che non credo di aver fatto niente di male e vorrei sapere che sta succedendo. Mi dice, sorridendo, che non dovevo fotografare. Gli rispondo che non c'era nessun divieto e che comunque se mi accusavano di qualcosa volevo chiamare la polizia (quella di stato, non quella politica, che so avere una reputazione di maggiore pragmatismo) e l'ambasciata italiana. Il capatazz dice qualcosa al basiji che se ne va in un cantuccio. Cinque minuti di convenevoli e mi lasciano andare. Ho avuto paura che mi togliessero le macchine fotografiche, o magari le pellicole, ma è andato tutto bene.

Tornando verso casa mi fermo a qualche centinaio di metri dall'ambasciata in un negozio di qualian per comprarne uno, alla fine ne riporterò via tre! Il commerciante è un vecchietto sulla settantina, mi parla in un inglese corrente e con accento americano! Molto gentile con me, gli chiedo come ha imparato l'inglese e mi risponde che quando c'erano gli americani lui faceva un sacco di affari con il suo negozio, ed ha imparato l'inglese con i suoi clienti, ma ora fa fatica a sbarcare il lunario. Dice che gli stavano simpatici gli americani, erano brava gente e gli compravano un sacco di merce, spera che torneranno presto nella loro ambasciata.

NOTA 2013:

Sulla presa dell'ambasciata americana a Tehran dagli "studenti" della rivoluzione, e la susseguente liberazione di sei diplomatici tramite l'aiuto dell'ambasciata canadese, è stato prodotto il film Argo, vincitore del premio Oscar per miglior film.

Il film stesso è una buona storia di avventura, ma poco rispondente alla realtà dei fatti, nonostante i titoli che lo pretenderebbero. La verità è vittima dello spettacolo.

La storia della liberazione dei sei americani tramite falsi passaporti canadesi è vera, ma nel film il Canada non sembra aver fatto molto, mentre tutto il merito va alla CIA. La scena finale del 747 svizzero che viene rincorso sulla pista dai Pasdaran e poi vola indisturbato attraverso mezzo Iran è più degna di un film di 007 che di una ricostruzione storica.

Gli attori comunque sono bravissimi e le ricostruzioni delle situazioni di quell'epoca (anche della capigliatura prevalente dei giovani!) sono ben fatte. Per apprezzare il film consiglio di leggere qualcosa sui fatti del 1979, altrimenti si perderebbero molte sfumature.

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