28 February 2003

9° g - 28 FEB: Santiago, Gran Piedra, Santeria

Escursione a Gran Piedra e Museo Caffè

Oggi visita alla Gran Piedra, saliamo gli infiniti scalini, superando alcune bancarelle di signore che vendono collanine e braccialetti fatti con la materia prima del luogo: chiocciole, bacche, paccottiglia per arrivare ad una vista straordinaria sulla valle. Un inizio degno di una lunga ed intensa giornata...

C’è anche un Museo del caffè, in una vecchia casa padronale bruciata nel 1868, in restauro con fondi UNESCO, ma oggi non ci lavora nessuno. Si può visitare una casetta dove erano alloggiati gli schiavi, ci sono ancora le catene, le cavigliere di ferro. Anche oggetti in legno in vendita, compro un piedone di legno duro, non si capisce piede di che animale, ma ben fatto, sul calcagno c'è una scavatura rotonda che serve da portacenere immagino. Lo uso ancora come portamonetine all'ingresso di casa mia.

Una fitta nebbiona sale dalle pendici del monte. Tutt’intorno continuano a coltivare il caffè: robusta, arabica, la signora di mezz’età ci spiega tutto per filo e per segno, siamo probabilmente gli unici visitatori della giornata qui, strano perché la cosa è interessante. C'è una grande macina di pietra per separare chicchi dalla buccia, la ruota era tirata da cavalli.

Però non c'è caffè da comprare, strano. Qui in Oriente c'è la principale produzione nazionale ma non ne riesco a trovare neache al mercato nero. Invece ne troverò poi in Europa, ottimo, lo vendono in Belgio in barattoli rigidi di cartone, macinato abbastanza grosso, a me piace molto per fare il caffè americano che sono abituato a bere ogni mattina appena alzato.


La sovranità ed i principi non si negoziano (Fidel)


Santeria

La sera prima avevo incontrato la santera, una signora di forse 40 anni, piccolina, nerissima, vestita interamente di bianco, come deve essere. Aspetto serio, impegnato, sguardo intensissimo. Mi spiegano che si può organizzare una cerimonia santeria per la sera dopo, o qui al teatro, dietro le “quinte” del quale, cioè in una camera appena appartata dell’edificio pericolante, dove è allestito un altare santero, o a casa della santera, dove lei ha il suo proprio altare. Organizzare qui sarebbe più facile, siamo in centro città, ma suggerisco che forse sarebbe meglio a casa sua, dove lei ha le sue cose, ci arrangeremo per il trasporto. Mi dicono che staremo strettini perché la casetta della santera è piccolina, ma tant’è. Si può fotografare, ma non durante l’uccisione del gallo. Insisto un po’….. Assistere ad una cerimonia wodù non è come andare ad uno spettacolo, ma come si fanno le offerte per far dir messa nelle chiese cristiane, così anche qui offriamo qualche decina di dollari, che serviranno a comprare il gallo da sacrificare, i sigari per l’altare, il Ron che deve scorrere liberamente durante la cerimonia, candele, ammennicoli vari.

L’appuntamento è per le sei di pomeriggio al teatro Ikaché, dove la sera prima avevamo assistito allo spettacolo di danze folkloriche ispirato appunto alle cerimonie di santeria e vudù. Saltano a bordo i tocadores, i percussionisti che accompagneranno tutta la cerimonia, con i loro grandi tamburi le conga. Si aggregano anche molti dei danzatori e delle danzatrici, faranno parte della cerimonia, canteranno, aiuteranno nei preparativi, e comunque rimedieranno una cena pagata da noi.

La casetta della santera si trova nei pressi del comprensorio universitario di Santiago. Lasciato il bus, ci avviamo a piedi, suonatori, visitatori, e accompagnatori vari, verso un edificio anche questo quasi completamente diroccato, piccole mezze case, non si capisce se debbano ancora essere finite o se sono parzialmente distrutte; o se siano semplicemente così, costruzioni forse abusive in un angolo dimenticato di Santiago. Ad attenderci c’è Maria la santera, circondata da uno stuolo di donnone; tra queste riconosco la “directora” del teatro Ikaché, ad evidenziare il legame tra spettacolo e cerimonia religiosa… ce ne sono poi tre o quattro che sono intente a pelar verdura in una “stanza” senza soffitto, senza finestre e con qualche pezzo di muro a delinearne i contorni: preparano la cena che mangeremo tutti insieme dopo la cerimonia. Sono vestite di colori sgargianti, truccate vistosamente e fumano tutte, immancabilmente, un sigaro gigante.

Yunalki ha organizzato un bel programma di cerimonia di santeria nella casa di una santera sua “madrina”, vicino all’università. Siamo arrivati prima della cerimonia ed abbiamo assistito ai preparativi. Poi dopo tre ore circa di musica, ron, sigari e preghiere (il tutto è molto coinvolgente ma cruento, sgozzano lentamente un gallo e strappano la testa ad una colomba viva a mani nude) ci organizzano anche la cena nella stessa casa (ottima). Attenzione questo non è uno spettacolo ma una cerimonia religiosa, comportarsi con il rispetto dovuto, ed avvertire eventuali animalisti o comunque partecipanti sensibili. Il mio gruppo ha partecipato compatto. Abbiamo pagato 10 USD per il gallo, i sigari ecc, tre dollari a testa per la santera, gli assistenti ed i suonatori di conga ed i soliti 8 a testa per la cena.

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