10 August 2006

18° g - 10 AGO: Padum – Kargil

Partiamo alle 5 di mattina, il solito paio di ritardatari mi irrita un po’, sarebbe piaciuto a tutti restare a letto ancora... Risaliamo la Doda, Sani ci scorre sulla sinistra, spenta ed addormentata. Perfino le locuste tacciono. Il ghiacciaio Drun Drun ci appare ancora maestoso sulla sinistra in cima alla valle, ed incontriamo i famosi papaveri blu in due o tre posti diversi.

Durante la risalita della valle foriamo una gomma e ci accorgiamo che c’è solo una ruota di scorta efficiente su tre auto. Naturalmente non è quella adatta all’auto che ha forato, e procediamo ad una sistemazione un po’ arraffazzonata. Arrivati a Rangdum, poco prima del monastero, foriamo per la seconda volta. A questo punto resto indietro con un’auto mentre le altre due vanno a cercare soccorso. Meno male che non abbiamo un unico mezzo! Dopo mezz’ora di attesa che non finisce mai (abbiamo ancora tantissima strada da fare per Kargil, già mi vedo a ridormire sulle stuoie puzzolenti del gompa di Rangdum) passa un’auto, ed il nostro autista pare conoscere bene il collega, che ci dà la sua ruota di scorta. Raggiungiamo gli altri a Juldo, al punto di ristoro, un luogo idilliaco ma con solo due bettolacce di fango e molta immondizia. Ordiniamo del tè e buttiamo giù rapidamente i panini che ci avevano preparato a Padum, pane, formaggio e pomodoro, non male dopotutto, qualche uovo sodo e poi di nuovo in strada.

Ad uno dei primi paesi ci accorgiamo di essere tornati in zona musulmana, il fiume Suru ci scorre scurissimo sulla sinistra. Ci fermiamo per far riparare i copertoni danneggiati. Una compagna di gruppo fuma passeggiando per strada con l’ombelico di fuori, cantando in italiano ad altissima voce e sfidando gli uomini musulmani che girano per strada e la guardano un po’ sorpresi ad impedirle di fumare o di esporsi la pancia, forse il caldo e la stanchezza le hanno giocato un brutto scherzo, ha una fretta indiavolata per arrivare ad un telefono e chiamare casa. Arriviamo a Kargil per le 8 di sera. Con la solita proverbiale antipatia il gestore dell’albergo ci dice che le nostre camere sono state date via, e ci manda in un altro albergo... piove, siamo stanchissimi. Il nuovo albergo però è migliore, non tutti i mali...

Cena in hotel, non male dopotutto.

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