06 August 2006

14° g - 6 AGO: Padum – Karsha – Padum

In marcia attraverso la pianura dello Zanskar. Lungo il percorso attraversiamo molti campi coltivati ad orzo, dove le locuste stanno banchettando indisturbate. Non si curano molte neanche quando mi avvicino a pochi millimetri per fotografarle in macro. Incontriamo molti muri di mani, e Gyalpo ci porta anche nella casa di uno scultore che incide le pietre votive. Ovviamente a casa sua ne ha a centinaia, sono in vendita a 100 Rs le più piccoline e fino a 300 Rs le più grandi. Dopo due ore e siamo nel paese di Karsha alle pendici del monte sul quale è costruito il gompa di Karsha, anzi i due gompa, dato che sulla sinistra ce n’è un altro, più piccolo, femminile. Dalla piazza del paese si sale a piedi lungo una rampa a gradoni per circa 30 minuti fino al gompa vero e proprio. Durante la visita passo davanti ad una cucina e vedo Gyalpo, che sta già dentro masticando a quattro ganasce, e mi aiuta a chiedere ai monaci di assaggiare gli intrugli che stanno preparando. Buona minestra di verdure, non male anche il “timo”, una specie di cornetto di pasta, le solite lenticchie, ma mi accorgo con non poca sorpresa che ci sono anche pezzetti di carne di yak!! Ma come, non sono vegetariani nei monasteri??? Manco per niente... eppure i monaci qui sono i “berretti gialli” che in teoria sarebbero la setta, minoritaria rispetto ai “berretti rossi”, più ligia alle tradizioni e morigerata nei costumi.

Nel pomeriggio saliamo al monastero femminile, veniamo accolti da una di loro che ci offre il tè e ci racconta qualcosa nel suo limitatissimo inglese. Ci sono 21 monache, alcune sono locali, della valle, che entrano da adolescenti. Sono libere di lasciare il convento quando vogliono, ma la cosa, quando succede, provoca imbarazzo per le loro famiglie, almeno in un primo momento. Poi tutti se ne dimenticano e le ragazze possono tranquillamente sposarsi. La monaca mi conferma che poligamia e poliandria, pur vietate dalla legge per decenni ormai, sono ancora praticate nelle valli, anche se sempre più raramente, e sicuramente il costume è destinato a sparire.

Rientrando verso Padum ci rifermiamo dallo scultore di pietre di Mani e ne compriamo parecchie. Purtroppo lui non c’è, mi sarebbe piaciuto fotografarlo al lavoro. Poi l’autista della mia auto Sonam Zangpo, ci invita a casa sua per un tè, dove ci accoglie la moglie Kunles Dolma e la figlioletta Lobsangol Dolma di 15 anni, che parla anche un po’ di inglese e traduce per i genitori. La casa non è niente male, ben fatta i mezzo a campi agricoli, isolata da Padum. Ottimo tè, poi anche il chang, birra di orzo. Poi anche “matter”, delle frappe d pasta di farina di grano con sale e fritte in olio vegetale. Poi lo zho: yoghurt di latte di capre, pecora. Ci sono poche vacche in Zanskar, più “dzo” (m) e “dzomo” (f) ibridi di vacca e yak (m). La femmina dello yak è la “dimo”. Albicocche importate da Kargil, insomma ci abbuffano!

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