24 September 2016

Depart to Zhangjiajie

Oggi ci spostiamo su Zhangjiajie, il secondo polo turistico della provincia dell'Hunan. Decidiamo di prendere un'auto privata invece che affidarci ai mezzi pubblici, che avrebbero tempi lunghi e non ci porterebbero fino all'albergo che abbiamo prenotato. Sarebbe comunque necessario un taxi, quindi prenotiamo un Didi, l'Uber cinese. Una startup cresciuta rapidamente con ingenti finanziamenti, nazionali ed esteri. Anche Apple ha investito in Didi.

Anzi per essere precisi l'ex Uber cinese: proprio poche settimane fa l'azienda americana infatti ha venduto la sua branca americana, Uber China, a Didi, per 35 miliardi di dollari. Non in contanti ma in cambio di una compartecipazione, e Didi ha a sua volta ottenuto una piccola quota di Uber. Il tutto, pare, perché Uber perdeva soldi anche se sperava in una crescita a medio termine ed anche per pressione politica. Al partito non piace un'azienda straniera che sia venuta a conquistare un mercato immenso come quello dei taxi in Cina. Comunque alla fine tutti contenti, più o meno, Uber continua a far soldi con le sue azioni di questa società ex concorrente destinata a dominare il mercato più grande del mondo.

Didi adesso spopola: la usano tutti, si prenota e si paga come con un'app, proprio come Uber, si paga con Alipay o Wechatpay. Sono arrivati dopo ma hanno copiato bene. Adesso sta nascendo un universo informatico cinese,  spero non sarà staccato da quello del resto del mondo, sarebbe un peccato per tutti.

Per ridurre i costi accettiamo di condividere l'auto con una coppia cinese che va nella nostra stessa direzione. Il tutto organizzato da Xiao Tao (Piccola Onda) un simpatico ragazzone che abbiamo conosciuto ieri assieme alla sua ragazza durante il giro in barca. Non abbiamo lingue in comune, neanche mezza, ma comunichiamo! Credo che abbia negoziato una tariffa non ufficiale con un autista Didi, senza passare per la app, non so bene come, forse ha prenotato e poi cancellato, non faccio troppe domande.

Ce la caviamo con 268Rmb, o almeno così pensavamo. L'autista all'inizio è gentile, ci ha persino portato una bottiglia d'acqua a testa, e ci aiuta a caricare i bagagli, cosa non scontata in Cina. (O a Londra dove vivo: i Black Cab drivers sono carissimi e non staccano le chiappe dal sedile per aiutare con i bagagli neanche morti!)

La corsa è piuttosto scomoda, anche se ho avuto la fortuna di sedere davanti, accanto all'autista. Abbiamo tutti borse e bagagli tra le gambe, in braccio, persino dietro la testa di quelli seduti dietro. I due cinesi per fortuna parlano poco, sono presi con i loro telefonini a chattare con chissà chi, ma sono di stazza . Autostrada ottima, liscia e pulita. Si paga pedaggio, c'è un botteghino giusto fuori dalla città di Fenghuang. Accanto al quale svetta un enorme poster di Xi Jinping che esorta il popolo a costruire il socialismo, o qualcosa del genere, siamo partiti troppo in fretta perché mia moglie potesse tradurmelo. Ne vedremo altri. Uno recita "Everyone helps build and manage our home. A canyon of culture in Xianxi (un altro nome della provincia di Hunan)." Culto della personalità in fieri forse?

Arrivati in periferia di Zhangjiajie le due ragazze scendono, credo siano arrivate o prenderanno un bus. E lui si rifiuta di andare oltre. Noi siamo ancora ad almeno 45 minuti dal nostro albergo, fa caldo, abbiamo un bel po' di bagagli. Non capiamo, avevamo concordato 268 Rmb (sempre una cifra che finisce in 8, porta fortuna...) ma adesso vuole di più. Non ho ovviamente capito nulla della discussione tra lui e mia moglie, ma so che dopo qualche minuto eravamo da soli, io e lei, sul marciapiede, in mezzo ad una campagna, sotto un sole a picco. Non abbiamo pagato l'autista ovviamente. Non so come abbia fatto con Didi, la corsa è registrata sulla app. Comunque non importa, adesso dobbiamo trovare un'altra auto. Per fortuna l'app di Didi funziona bene e troviamo un'altra auto, 90Rmb e siamo in albergo!

Bagno ristoratore in piscina del Pullmann Hotel, la multinazionale è arrivata qui ma ha mantenuto il carattere cinese di questo albergo. Sul bordo della piscina leggo  "No Rough and Tumble and wear a swimming cap"!


22 September 2016

A spasso per Fenghuang

Oggi saremmo dovuti andare a Hongjiang, una cittadina ad un'ora e mezzo da qui che ho letto conserva ancora antiche architetture ed una sistemazione urbanistica originale ma senza le masse di turisti (peraltro quasi tutti cinesi) che ci sono qui a Fenghuang. Avevamo prenotato un autista Didi da ieri, ma pochi minuti prima del nostro appuntamento ha mandato un messaggio a Lifang dicendo che annullava la corsa. Non ha dato spiegazioni ma pare che abbia fatto due conti e una lunga corsa di andata e ritorno, con attesa della maggior parte della giornata a Hongjiang, gli avrebbe reso di meno che tante piccole corse qui a Fenghuang per tutta la giornata. OK ci sta, ma ce l'avrebbe potuto dire ieri! 

Cerchiamo invano un altra macchina per andare a Hongjiang, ma nessun Didi è interessato e neanche nessuno dei taxi "normali" che abbiamo fermato. Sarà per un'altra volta. Anzi ripensandoci forse meglio così, la prossima volta prenderemo una stanza a Hongjiang e ce la godremo meglio di quanto avremmo potuto fare oggi, con i limiti di tempo che il tragitto di un'ora e mezza ad andare ed altrettanto a tornare ci avrebbe imposto.

Per fortuna che Fenghuang non lesina sorprese, e passammo comunque una giornata ricca di spunti fotografici gironzolando per le stradine di pietra e lungo il fiume.

Ad un certo punto Lifang vide un venditore di verdura che esponeva liang shu: sono patate che però hanno il sapore di pera. Pare che crescano solo qui in Hunan. Ne compriamo 3kg per 5 Rmb, prezzo da turisti dice Lifang, a casa costerebbero meno. Ma siamo qui e ci dobbiamo adattare, e devo dire che per peno di un euro abbiamo fatto una bella scorpacciata: si pelano con le mani, ce le siamo spolpate seduti lungo il fiume. Scoperta interessante.

Ma la sorpresa del giorno è un "bar del caffè" sul lungofiume: in Cina il caffè sta prendendo piede, non è ancora possibile dire che sia diventato popolare ma sempre di più i cinesi lo scoprono e lo affiancano al tè. I nostri amici propongono di provarlo e dopo una certa ritrosia iniziale che però ho cercato di nascondere andiamo, e ci troviamo in un bar con macchine per fare espresso e cappuccino, proprio come in Italia. Prendiamo un tavolo con vista sul fiume e ordiniamo cappuccino per tutti. Complimenti, è proprio come l'originale in Italia!

Espresso cinese a Fenghuang

Cena al ristorante Impressioni della Fenice accanto al parcheggio dei taxi. È presto, saranno le 5 del pomeriggio, ma abbiamo camminato tanto e i liang fu non sono bastati a fornirci sufficienti calorie. Siamo i primi clienti del turno della cena, il ristorante in realtà è ancora chiuso ma il gentilissimo direttore ci fa accomodare al tavolo, chiedendo solo un po' di pazienza. Il personale sta arrivando, dovremo aspettare un po' per mangiare. Non c'è problema, ci sediamo con una bella birra gelata davanti e cominciamo a chiacchierare con i nostri nuovi amici cinesi.

Dopo pochi minuti comincia ad arrivare il personale, cameriere, cuochi ecc. Si radunano tutti al centro della grande sala (saranno almeno un paio di centinaia di coperti in grandi tavoli rotondi da 8-10 persone) e si  dispongono a quadrato come ad un saggio scolastico. Davanti a loro si piazza il direttore e comincia a sciorinare frasi di esortazione al lavoro, al raggiungimento dei risultati, all'importanza di mantenere alta la qualità del ristorante. Poi tutti in coro gli rispondono e applaudono.

A un certo punto, finiti gli slogan motivazionali, parte una musica rockettara a palla, e il personale comincia ad accennare passi di danza al ritmo. Alcuni ragazzi sono più presi, altri si trascinano un po', ma tutti partecipano. Poi, sul finire, comincia a ballare anche il direttore, con un mazzo di chiavi che tintinna appeso alla cintura dei pantaloni.

 

Finite le cerimonie di apertura della serata si mangia! Anatra alle castagne, pollo disossato piccante, germogli di bambù, ravioli al vapore. Tutto ottimo e perfetto con birra fredda.

Sul finire alcune ragazze della minoranza Miao vengono a cantarci canzoni di buon auspicio al tavolo. Ormai è diventata una consuetudine che ha perso tutta la sua spontaneità, ma almeno, contrariamente a quanto avveniva in passato, le minoranze non devono nascondere la propria identità, e possono anzi usarla per i turisti. Almeno queste minoranze.

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Ci salutiamo quindi con i nostri amici cinesi che stasera tornano a casa (motivo per il quale abbiamo mangiato presto) e proseguiamo a spasso. Mi incuriosisce un ristorante che sulla porta d'ingresso ha messo in mostra due oche vive, con al collo un cartello che incita alla grandezza della Cina e avverte eventuali giapponesi di passaggio che NON sono i benvenuti a mangiare qui! È il tema più comune che mi sia capitato di vedere anche alla televisione, sempre serie di 1000 episodi sull'occupazione giapponese degli anni 30 del secolo scorso.

Entro in un negozio di tessuti ricamati, non è il mio genere di acquisti ma son gradevoli e poi piacciono a Lifang, dunque... L'anziana signora dietro il bancone mi fa vedere alcuni articoli, con un certo convincimento. Poi Lifang le chiede del grande manifesto di Mao appeso alla parete, pure in vendita e lei dice che non ne vende più molti come prima. Ma mentre lo dice si gira e lo osserva, con uno sguardo che non definirei di deferenza, no, ma di affetto questo sì. Il mito di Mao sopravvive ai cambiamenti impartiti dal partito comunista alla politica e soprattutto all'economia del paese. Il vertice ha condannato senza mezzi termini gli errori di Mao, soprattutto la rivoluzione culturale, ma per tanti anziani che magari non hanno sofferto in prima persona certamente resta un elemento di nostalgia per il "grande timoniere".

Romantica passeggiata in tarda serata lungo il fiume, le case tradizionali illuminate da un milione di lampadine che emanano una calda luce giallognola offrono una cornice degna di viaggio di nozze. Alcuni vecchietti giocano a mahjong altri a carte. Adesso che sono tutti a cena o a dormire, e l'aria è più fresca, Fenghuang offre il meglio di sé.

Romantica Fenghuang di notte

Per finire spuntino di mezzanotte proprio sotto il nostro albergo, accanto al "ponte della neve", il più preservato dei tanti ponti antichi della città. Spiedino di palle di pesce macinato fritti, forse non il massimo del salutare ma gustosissimi!

Walking around Fenghuang, Hunan

Folk music by the Miao minority







Nel pomeriggio gita per visitare un villaggio della minoranza dei Miao. Ci si arriva in bus e poi in barca, attraversando un placido laghetto. Arrivati al villaggio scendiamo dal bus e ci avviamo al centro culturale, sono l'unico non cinese di una trentina di turisti. Attraversando il parcheggio assisto ad una scena che poi si ripeterà davanti ai miei occhi durante il viaggio: un bambino di forse 4 o 5 anni deve andare a gabinetto e i genitori semplicemente lo accompagnano alla base di un alberello nel mezzo del parcheggio, tra un'auto e l'altra, e gli fanno scaricare tutto il concime che ha in corpo. Non fanno molta fatica, basta allargare i pantaloni del piccolo, che sono già forniti di un largo foro in mezzo alle soffici chiappette. Poi un po' di carta igienica, che viene naturalmente lasciata per terra, e via. Cerco di razionalizzare dicendo a me stesso che l'alberello sarà contento.

Il programma è decisamente commerciale, ci fanno vedere un villaggio con impiegati in costume tradizionale che cantano, suonano e ci mostrano alcuni ingredienti per i loro piatti tipici.

A pranzo in un localino per strada, oggi offrono gamberetti e granchi di fiume. Naturalmente fritti, molto saporiti.



21 September 2016

Fenghuang: barca, autori locali e frittelle

Oggi giro in barca su e giù per il fiume in una barca tradizionale, ottimo per vedere le antiche case sul lungofiume da una prospettiva diversa. Un'atmosfera tranquilla nonostante le numerose barche che vanno su e giù. Il percorso dura un quarto d'ora, un po' risicato, avrei gradito di più.

Poi a spasso, sulla nostra barca abbiamo conosciuto una simpatica coppia cinese, lui si chiama Xiao Tao piccola onda) e lei Wei. Sono fidanzati ma lavorano in due città diverse della Cina, Taiyuan e Xi'an, neanche troppo vicine tra di loro, per qui si possono incontrare solo un paio di volte l'anno. Gli svantaggi delle opportunità di lavoro che in Cina spesso portano i giovani a trasferirsi in lungo e in largo per il paese, con conseguente distacco dai propri cari.

Vedo una pubblicità per un film intitolato "Red Jacket", sulla minoranza Miao, cercherò di trovarlo online. Anche il pezzo teatrale "La città suburbana", di Shen Congwen, un famoso scrittore locale la cui casa abbiamo visitato nel pomeriggio.  Pare ci sia anche un film tratto dal suo libro, chiamato "Una ragazza dell'Hunan", cercheremo anche questo. 

La sera a spasso lungo il fiume, spiluccando prelibatezze locali qua e là tra le infinite bancarelle che cucinano cibo per la strada, soprattutto pesce e frutti di mare, o meglio frutti di fiume! Il mio preferito è una fritella fatta impastando un pugno di gamberetti microscopici con della pastella e friggendo il tutto per mangiarlo appena esce dal wok. Un po’ cruento ma buonissimo!
 

20 September 2016

A passeggio per Fenghuang

Fettuccine cinesi, tipica colazione

Colazione molto cinese oggi, ma ormai ci sono (quasi) abituato e anzi quando mi alzo la mattina non vedo l'ora di scegliere specialità che non ho ancora avuto modo di provare. Lasciata la pensioncina che avevo trovato su Airbnb (piuttosto trasandata e sciatta, e in più chiede un supplemento di prezzo, la lasceremo) andiamo a cercare un ristorantino locale e ne troviamo uno vicino all'antica porta sulle antiche mura della città. Stavolta scelgo intestini di maiale e zuppa di fettuccine di grano  e grano con spezzatino di manzo e peperoncino rosso. 

Fettuccine in brodo con spezzatino di manzo

Mattinata in giro per la città, prima di tutto a trovare una nuova pensione. La proprietaria di quella che lasciamo mi insegue quando esco con la valigia per dirmi di non mettere recensioni negative su Airbnb, ma di scrivere invece che io non mi sono presentato perché ho dovuto annullare il viaggio. In questo modo lei evita sia di fare una figuraccia con potenziale perdita di futuri clienti, sia di pagare la sua provvigione a Airbnb. E come no? Riesco a seminarla a fatica, e naturalmente metterò una recensione onesta sul sito.
Camera con vista, sul Ponte della Neve

Per fortuna, dopo una breve perlustrazione a piedi, ne troviamo una molto carina proprio sul fiume, con una bella terrazza al secondo piano che offre una vista spettacolare sul Ponte della Neve. Chissà perché questo nome, ho provato a chiedere ma non lo sa nessuno. Dovrò fare qualche ricerca quando torno a casa.

Quadri di seta



gamberetti e granchietti fritti



Zuccherificio



Laboratorio per fabbricare pettini da corni di bovino.

18 September 2016

Pre-wedding photo selection

Main activity of today is selecting our pre-wedding photos for including in our albums. These will be beautiful productions with large prints on sturdy photographic paper and glass covers.

Again, while I have a genuinely good time choosing pictures, most other couples seem to take this task so seriously that it looks like it is more stressful than fun for them. Especially for the women, who it seems are hardly ever satisfied with the way they appear in the photos.

The men are unsurprisingly much more accommodating and after four hours I am quite ready to leave. I am also hungry. But I understand this is a very important milestone in our wedding and the photos will stay with us forever, and so it must be done right. I leave it to my wife to choose most of the photos. She is very keen and has a better eye than I do at picking the best.

In the evening we are exhausted, and a well deserved massage in the Pullman hotel spa ( 1h30 for CNY 880) concludes the day. The room is luxuriously appointed, with wooden panels and soft lightings. Mellow music in the background completes the scene while we undress and take our position on the two parallel beds. The two masseuses arrive after a few minutes and begin a heavenly session of oily massage that is perfect, not too hard not too soft on the body, just right.

17 September 2016

Nanshan: tempio e parco

Oggi gita a Nanshan, un parco di natura e cultura incentrato sulla grande statua della dea Guan Yin. 

In albergo chiamiamo un fidato Didi: 110 Rmb (13 euro circa) e via! La strada è eccellente, il traffico fila via liscio, in meno di un'ora siamo arrivati.

Il tempio principale è stato costruito nel 1988 per celebrare 2.000 annid di buddhismo in Cina. Meno male che l'anniversario cadeva nel 1988, fosse stato il 1958 o il 1968, con Mao al potere, sarebbe stata tutta un'altra musica. Comunque questa data è ovviamente da considerarsi convenzionale. Duemila anni nel 1988 vorrebbe dire che il buddhismo sarebbe arrivato in Cina nel 12 a.C., mentre ci sono numerose testimonianze che in realtà sia arrivato molto prima. Ma non è importante.


Il maestoso complesso, oltre 34 chilometri quadrati, di cui 4 ettari per il tempio, è molto piacevole, sereno. Si paga un biglietto di ingresso e poi si può scorrazzare tutto il giorno su e giù per i vialetti fioriti, ed entrare nei templi a pregare o meditare. Ovviamente ci sono diversi ristorantini di cucina locale.

Il punto forte del tutto è la statua della dea Guan Yin, la dea della compassione. Alta 108 metri (sempre il numero 8 finale, portafortuna onnipresente in Cina), è la più alta statua della dea al mondo.

la dea Guan Yin

Non mancano gli altari dove deporre tavolette votive, e naturalmente non ci facciamo scappare l'occasione per rafforzare i buoni auspici al matrimonio che abbiamo appena celebrato l'altro ieri.

tavoletta votiva per suggellare un buon matrimonio!

Ci sarebbero state altre cosa da vedere, tempietti, giardini, ma alle 4 del pomeriggio i miei suoceri avevano fame e ci siamo fermati in un ristorantino a mangiare un po' di carne e ortaggi ripassati nel wok. È subito venuta fame anche a me! Il complesso è enorme, spero ci potremo tornare.

Hainan è stato un posto indimenticabile per il nostro matrimonio cinese, spero di tornare e passarci più tempo senza lo stress del matrimonio (scherzo ero contento!) per poter girare e visitare in lungo e in largo.

15 September 2016

Il mio secondo matrimonio a Sanya, Hainan, Cina

sposina e suocero
Oggi è il giorno più importante. Il giorno del mio matrimonio in Cina. Il mio secondo matrimonio. 

In effetti mi sono già sposato con Lifang il mese scorso, in Bhutan, in una cerimonia buddhista indimenticabile. Perché allora un altro matrimonio? Ma prima di passare alla risposta,  svelo un segreto: è il secondo, ma non sarà l'ultimo.

Abbiamo infatti deciso di sposarci più volte, in diversi paesi, e questo per vari motivi.

In primo luogo volevamo suggellare la nostra unione vicino a familiari e amici in giro per il mondo, e sarebbe stato praticamente impossibile portarli tutti insieme nello stesso posto: Italia, Cina, Belgio, America, Londra, i luoghi dove sono sparpagliati i nostri amici e parenti sono troppi e troppo distanti tra di loro.

Inoltre, abbiamo deciso che non ci sarebbe piaciuta una cerimonia grande, con centinaia di persone, con gli sposi che non hanno tempo né di parlare con gli invitati, né di godersi la cena, la musica, l'ambiente. Ne abbiamo visti tanti di sposini che arrivano alla fine della propria festa di matrimonio esausti, stressati, stravolti. Non volevamo fare anche noi così.

Quindi qui a Sanya abbiamo invitato solo i nostri amici cinesi (che poi sono gli amici di Lifang), ovviamente la sua famiglia ed alcuni amici europei ed americani. Sapevo che degli europei sarebbero venuti pochissimi, ed infatti solo una coppia, Jacopo e Luciana, i più aperti di vedute, hanno affrontato il lungo viaggio per stare con noi, e Lifang ed io apprezzeremo il gesto. Anche una coppia americana, il mio compagno di università Andrew con la moglie Carol, è venuta da Boston. In tutto 22 persone.


Ovviamente abbiamo preparato tutto prima, Lifang ha scambiato centinaia di messaggi con l'amministrazione dell'albergo: scenografia, pasti, vini, fotografo. 

Lifang ha pensato anche che quasi tutti gli amici avrebbero partecipato direttamente e fattivamente ai festeggiamenti, contribuendo con il loro operato a creare lo spirito giusto per la serata. 

Adam e Fang, masters of ceremony

Fang e Adam, i suoi due colleghi cinesi di King's College London, che parlano perfettamente inglese, saranno i Master of Ceremony, dirigeranno insomma i giochi. Sceneggiatura alla mano, passeranno il microfono a chi di turno e provvederanno a tradurre per quanto possibile tra inglese e cinese. Carrie girerà un video, Jacopo si occuperà della musica.

Verso le tre di pomeriggio ci avviamo verso il luogo prescelto. Ci hanno riservato un prato verdissimo subito dietro la spiaggia di Sanya. Sedie con stoffa bianca, ghirlande di fiori.

Fand e Adam cominciano a presentare tutti. Un bancone in un angoletto è presidiato da Bing Bing, fratello di Lifang, per raccogliere le buste rosse con i regali di nozze in denaro. Per tradizione la cifra dovrebbe finire in 99. Infatti il 9 è simbolo di eternità, concetto del tutto consono a due vite che promettono di unirsi, se non per l'eternità, almeno per il tempo che condivideranno su questo pianeta.

Carol, venuta da Boston con Andrew, suo marito e mio compagno di università, canterà "Make someone happy". Duen ci illustrerà un'opera di calligrafia che ha impiegato settimane a comporre lui stesso. Altri ci regalano quadri, poesie e tutti, naturalmente, una busta rossa con del denaro.

Ecco adesso è tutta per te!

Il papà di Lifang l'accompagna su per il prato fino all'arco di fiori dove io sto ad aspettarli. È molto serio, certo non si aspettava un matrimonio del genere, lontano dal paese e senza poter capire la metà buona di quello che viene detto. Ma del resto lui è sempre serio, parla poco, ha quasi sempre un'espressione impassibile. Però quando mi dà la mano di Lifang un sorriso ce lo regala! Il contrario della mamma, cui invece piace parlare, ma oggi è tranquilla, sorride, e ogni tanto piange.

Anche io farò un discorsetto, nel quale ringrazierò i genitori di Lifang per averla fatta crescere bene e soprattutto per averla fatta studiare. Per averla fatta "volare più in alto", come le dicevano da piccola, anche se ora sono un po’ tristi che abbia volato molto più in alto di quello che si aspettavano o, forse, che si auspicavano, andando a vivere lontano, all'estero.

sposino

Dirò anche che sono contento di entrare a far parte di una nuova famiglia, di avere nuovi genitori non avendo più i miei.

Ringrazierò sentitamente i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte di lavorare in giro per il mondo, condizione che mi ha permesso di aprirmi ad altre culture e conoscere mia moglie. Mi padre che mi ha insegnato la concretezza, mia madre che mi ha insegnato il gusto delle belle cose. Mi dispiace molto che mamma non abbia potuto conoscere Lifang, ma sono contento che l'abbia potuta incontrare mio padre, passandoci insieme gli ultimi giorni della sua lunga vita, a Roma.

Spenderò anche qualche parola per zio Gigi, il musicista che mi ha insegnato l'importanza di conoscere il mondo. Parlando di lui, lo confesso, mi verrà da piangere, cosa che non mi capita spesso. Mi aveva sempre promesso che avrebbe suonato la sua viola al mio matrimonio, ma ci ha lasciati otto anni fa, non ha fatto in tempo.

Luciana, mia collega ed amica, dirà qualche bella parola su come Lifang mi abbia migliorato, arrotondando alcuni spigoli del mio carattere che spesso in passato era frainteso, percepito come ostico se non ostile quando invece volevo solo cercare un dialogo, un confronto costruttivo. 

sposina

Mi renderò conto solo alla fine che Lifang stessa, la regista della giornata, non ha preso la parola, non ha avuto un ruolo visibile pur essendo l'indiscussa protagonista.

Ultimo atto della cerimonia sono gli inchini. In un matrimonio cinese, dopo aver scambiato gli anelli, i novelli sposi si inchinano: prima al cielo, poi ai genitori ed infine si inchinano reciprocamente l'uno con l'altro, fino a che le teste si toccano delicatamente.

inchino

Le musiche che abbiamo scelto sono un mix delle classiche marce nuziali, qualche brano di zio Gigi (Boccherini) e qualche pezzo preferito di Lifang: Besame Mucho prima di tutto! Il "Libiamo" della Traviata naturalmente non poteva mancare, non per un sommelier, quando invitiamo tutti a brindare con uno spumante che scende a cascata sulla piramide di coppe di cristallo - eh sì le coppe!! Ma una piramide di flute sarebbe difficile da realizzare.

Altra consuetudine: la lotteria, mettiamo denaro in quantità variabili in tante buste rosse quante sono le persone presenti ed ognuno ne pesca una da uno scatolone, tipo urna elettorale, dove le abbiamo infilate in precedenza. Ci va bene, peschiamo due buste con 199 e 299 Rmb, tra le più pingui della scatola! Che la fortuna continui ad accompagnarci per il resto della nostra vita insieme.

A questo punto la cerimonia è finita, tutti si vanno a riposare ma per me e Lifang il lavoro continua: fotografie sulla spiaggia. Il nostro pingue fotografo ci accompagna verso il sole che scende sull'orizzonte e mette in posa soprattutto Lifang con sabbia e palme. Bella luce, calda, degno finale di festa.

Poi via anche noi a cambiarci in qualche cosa di meno formale: qui è d'uso che tra cerimonia e cena ci si cambi, da elegante a smart casual. Che per i maschietti naturalmente è più facile, mentre le femminucce, e soprattutto la sposa, interpretano comunque con cura e gusto anche l'informalità. Per Lifang sarà un vestito rosso, il colore del buon auspicio. Ma il pezzo forte è il trucco e l'acconciatura dei capelli, che prenderà circa due ora con la parrucchiera prenotata che l'aspetta in camera.

Mentre la parrucchiera esprime alacremente la sua arte sulla capigliatura della sposina, nella sala riservata per noi al ristorante hanno tutti fame, ma riesco a rimediare chiedendo alle cameriere di portare qualche stuzzichino mentre aspettiamo la sposa. Quando Lifang arriva devo ammettere che valeva la pena aspettare: il vestito rosso, e le rose rosse nei capelli, sono di un'eleganza semplice, understated ma allo stesso tempo potente e luminosa.

Due tavoli, una decina di persone ciascuno: io e Lifang mangeremo antipasti e primi seduti ad un tavolo, seconda portata e dessert all'altro. Così si eviteranno le immense e dispersive tavolate e potremo scambiare due parole sull'importante occasione con ciascuno dei nostri convitati. Formula di grande successo, è stato un piacere discorrere con tutti. 

Conversazioni interessanti soprattutto con gli amici di Lifang. Alcuni di loro sono istruiti, di ampie vedute. Chen (non il vero nome) parla con Andrew dei padri fondatori dei rispettivi paesi, Cina e USA: si trovano d'accordo che siano sopravvalutati. Mao e Washington, Zhou e Jefferson, certo luci e meriti ma anche ombre e gravissime colpe. Trovo sorprendente e molto interessante che se ne possa parlare così, anche se ovviamente siamo in Cina e quindi in privato. Chen vuole andare a studiare all'estero per il suo Ph.D. e ho l'impressione che se passerà un po’ di tempo in una democrazia occidentale non tornerà indietro. Parla di Londra, USA ma anche del Canada, paese più aperto a dare una prospettiva di lavoro agli studenti stranieri che vogliano restare.

13 September 2016

Fotografie pre-matrimoniali!

Sveglia prestissimo e alle 7 ci vengono a prendere, sarà una giornata faticosissima: ci aspettano le foto pre-matrimoniali! Questa è una consuetudine molto cinese che viene presa con estrema serietà da tutti i promessi sposi del regno di mezzo.Purtroppo piove a dirotto, il programma potrebbe essere fatalmente compromesso! Ma per fortuna l'acquazzone tropicale smette, come di solito, verso le 10, per lasciare il posto ad un bel cielo blu.

Arriviamo presso gli studi fotografici in un minivan, siamo una decina di coppie raccolte in giro per Sanya dai vari alberghi dove alloggiamo. Molte hanno comprato un pacchetto completo dallo studio fotografico o da qualche agenzia collegata: biglietto aereo, albergo, servizio fotografico, cerimonia di nozze. La cerimonia è celebrativa, ma non ha valore legale, la firma si appone presso gli uffici del registro ed è considerata quasi un dettaglio. Noi, tanto per fare un esempio, non abbiamo ancora firmato nulla e non so se mai ci registreremo in Cina. Quello che conta in Cina è la cerimonia, davanti ad amici e parenti.

Il lavoro in verità era cominciato ieri, quando abbiamo passato il pomeriggio a provare i vestiti. Infatti per lo shooting io e Lifang dovremo cambiare una mezza dozzina di vestiti ciascuno. Nello studio fotografico c'è una enorme zona, centinaia di metri quadrati, con enormi guardaroba pieni zeppi di vestiti da uomo e da donna. Per noi maschietti completi di ogni taglia e colore e naturalmente camicie e cravatte in armonia di colore. Almeno per certi gusti: i colori sono generalmente molto vivaci, direi sgargianti, non proprio quello che uno si aspetterebbe per un matrimonio. Ed infatti non servono per l matrimonio, ma per le foto PRE-matrimoniali!

Lo scopo di questo esercizio è di ricreare una serie di situazioni da sogno, alcune relativamente realistiche, tipo un cavallo sulla spiaggia, ed altre totalmente surreali, come finte chiese e riproduzioni di casette bianche con finestre blu in stile isola greca. 

Ma andiamo per ordine. Prima di iniziare a fotografare bisogna che le ragazze si trucchino. Anzi che vengano truccate da artiste del make-up su apposite sedie con davanti un grande specchio. Noi maschietti dobbiamo aspettare. Avrebbero potuto dircelo prima, il trucco è andato avanti per due ore buone, avrei potuto dormire e venire dopo! Le truccatrici sono attentissime certosine, lavorano con precisione micro-millimetrica su palpebre e sopracciglia, su gote e labbra e naturalmente anche sulle unghie e i capelli. Le promesse spose con il passare del tempo diventano sempre più tese, preoccupate, qualcuna bisbiglia i propri desiderata alla truccatrice. Nessuna sorride.

Le ragazze sono tutte serissime in volto, non sembrano divertirsi in quella che dovrebbe essere un'occasione gaia, per prepararsi alla grande festa ormai imminente e per creare un ricordo iconografico che serberanno per tutta la vita. Una volta, durante il periodo maoista, questo genere di attività preparatorie al matrimonio era vietato, considerato borghese e decadente. Dagli anni novanta si è sviluppata una nuova opportunità di far soldi per i fotografi di matrimoni: produrre un servizio fotografico per le coppie, magari sposate da 30 anni, che non avevano avuto l'opportunità di farlo a suo tempo. 

Nel frattempo noi maschietti siamo abbastanza annoiati. Non riesco a far partire una conversazione con nessuno dei miei colleghi promessi sposi. Intanto nessuno sembra masticare due parole di inglese, e il mio cinese è assolutamente primitivo allo scopo. (Dovrò rimediare, mi riprometto di cominciare a studiare cinese quando torno.) E poi sono tutti presissimi con i loro cellulari, occhi fissati allo schermino. Immagino stiano seguendo le prenotazioni della cerimonia, l'arrivo dei parenti, ma forse sono semplicemente chat-dipendenti come tanti loro coetanei in tutto il mondo.

Quando le donzelle sono truccate a punto partiamo, sempre con il minivan, verso la location per il servizio. Una ventina di minuti e ci fanno scendere vicino al mare, alla periferia di Sanya. È un posto singolare: una specie di misto tra un giardino ed un luna park. 

la finta chiesa

Il ritmo diventa subito febbrile. Abbiamo soltanto una giornata a disposizione e dobbiamo fare foto in almeno 5 corredi diversi, in cinque posti diversi: piscina, aiuola con fiori, casetta greca, villa di stile italiano, un paio di chiese, spiaggia con scogli su cui arrampicarsi e un vero cavallo sul quale posare, e persino una finta mongolfiera per portare gli sposini nel blu dipinto di blu. Ogni volta con un vestito diverso. Nel frattempo dobbiamo anche bere (comincia a far caldo) e mangiare qualcosa. 


Poi dobbiamo andar via prima del tramonto, che ci deve vedere per le ultime foto del giorno su uno yacht di lusso affittato dall'agenzia nella baia di Sanya, per qualche foto glamour sul mare. Siamo sempre le solite coppie, che abbiamo passato la giornata insieme anche se non abbiamo scambiato neanche una parola, stavolta ci avvicendiamo sul ponte dello yacht, poppa e prua, con lo stesso impegno di Leonardo Di Caprio e Kate Winslet sul set di Titanic.

Sbarcati dall yacht ci riportano in albergo, con preghiera di essere puntuali domani mattina: ci aspetta ancora una sessione di posa bagnata! Andremo in una piscina, io con un completo bianco e Lifang con vestito da sposa e ci butteremo in acqua, anzi sott'acqua, dove il fotografo ci immortalerà con la sua Canon impermeabilizzata. Io non ho problemi in acqua ma mia moglie ha imparato a nuotare da poco, anche se è coraggiosa e ha preso anche il brevetto PADI per immersioni con autorespiratore. ma domani non avremo l'autorespiratore. (Andrà tutto bene, la motivazione di avere un buon servizio fotografico del matrimonio le farà superare ogni paura! Non credo rimetterà mai la testa sott'acqua senza maschera e boccaglio per nessun altro motivo.)

Io son tranquillo, da come la vedo non può andar male. Siamo nelle mani di un buon fotografo, chiaramente molto esperto di questo tipo di lavoro. Ci fa segno di come dobbiamo metterci in posa e continua a ripetere "kan wo, kan wo" (guarda me!). Veramente dice anche tante altre frasi concitate, ma "kan wo" è l'unica cosa che capisco. Scatta centinaia di foto, non saranno tutte capolavori ma sono sicuro ce ne saranno di ottime in gran numero.

Vedremo dopodomani, quando siamo convocati nello studio per visionare le foto e scegliere quelle da stampare nell'album. Anzi negli album. Il lavoro non è finito. Il matrimonio in sé sarà molto più facile del servizio di foto prematrimoniali.






11 September 2016

Bangkok to Sanya via Guangzhou

Colazione fantastica come sempre all'Ariyasom Villa, mi dispiace partire, speriamo di tornare presto in questa beata oasi nel cuore di Bangkok. Boutique hotel creato negli anni 40 del XX secolo, in tempo di guerra, lo gestisce l'elegante signora Khun Pariyas, figlia dei fondatori, con il marito David, un simpatico inglese diventato Thai al 100% che ama conversare di politica quando viene a salutare i clienti a tavola.

Frutta tropicale, zuppa calda di noodles con pezzetti di pesce (sì, è ottima per colazione!) e elementi occidentali per chi vuole, uova e pesce affumicato, ecc. Non servono carne nel loro ristorante ma verdure e pesce sono ottimi, come la scelta dei vini in cantina.

In aeroporto recuperiamo i bagagli necessari al matrimonio cinese che ci aspetta nei prossimi giorni e che avevamo lasciato al deposito durante il viaggio in Bhutan. Tutto a posto, solo che bisogna pagare in contanti, mi sorprende l'arretratezza di questa richiesta nella Bangkok supertech, mi tocca perdere tempo a cercare un bancomat. 100 baht per bagaglio.

Curioso cartello per accedere alla "fila prioritaria" dei controlli di sicurezza, una serie inconsueta di personaggi hanno priorità. Non non rientriamo in nessuna di queste categorie e quindi siamo relegati alla fila normale, che comunque ...fila liscia e rapida!

Arrivati a Guangzhou ci troviamo invece davanti una fila interminabile per il controllo passaporti. Deve essere un volo dall'Africa, i passeggeri sono quasi tutti di pelle scurissima. Rischiamo di perdere la coincidenza per Sanya. Per fortuna Lifang riesce a convincere una guardia della sicurezza che ci fa passare davanti a tutti! Non avrei detto. Ho anche avuto  l'impressione, ma magari mi sbaglio, che con i passeggeri africani i controlli fossero più accurati e quindi lunghi che con gli altri. Noi siamo passati in un baleno!

Ad aspettarci all'imbarco per Sanya i genitori di Lifang, fratello e cognata e la piccola Cindy, la loro figlia di 8 mesi che fa il suo primo viaggio in aereo!

25 August 2016

5. - 25 August: Jakar to Mongar


We wake up at 6 o'clock, have breakfast and hit the road by 7. Low clouds at dawn give room to a sunny morning very quickly and it promises to be a gorgeous day.

Very long and tiring drive on a road which badly needs some repair work. Bhutan makes a lot of money by imposing expensive daily charges to tourists, hopefully some of that money will go to road improvement.

We drive through the Ura valley and over the Thrumshing pass (3800 meters) one of the highest motorable roads in the country. Lots of multicolored prayer flags, and many white ones as well.

Stop for lunch in a local restaurant, the Wogon Villa, in Sengor village. Momos and other local veggies and meats. Not too much variety but strong and inviting flavors and smells, I love it.

Our guide today tells us about the African snail infestation in Bhutan. The snails got into the country who knows how, they liked it and are now multiplying out of control. Good Buddhists cannot "kill" them of course, so the king approved of a policy to "reduce" their population.

Most of the country is buddhist, except for substantial minorities of Hindu practitioners, mostly Nepali immigrants in the south of the country, and amounting to some 25% of the total population. The first Hindu temple was built in 2012, in Thimpu.

Thsering tells us how Christian missions have been welcome in Bhutan for some time, but no preaching is allowed, that was the deal with the government as a condition to be permitted to operate. Yet, in the last few years some Christians, both foreign and Bhutanese, have been arrested for displaying their faith. In theory the constitution of 2008 provides for freedom of religion but in practice it seems there is still some way to go. No religion is allowed to do any proselytism at all actually.

Accommodation at the Wangchuk resort. Before dinner we take a walk around town, lots of people in the streets, street vendors, old folks spinning a prayer wheel in the main square of the town. Two kids play with an old typewriter, who knows maybe it belonged to their grandfather.

At some point I strike a conversation with a policeman and a policewoman, very relaxed and unarmed. It's hard to think what police would have to police here.

A public garden/playground is full of kids running around and playing with their toys.

We have dinner and hit the sack early as tomorrow it is going to be a long and, we already know, momentous day.

Road sign of the day:

Wish you a safe and happy journey


24 August 2016

4. - 24 August: Bumthang

Today we drove about two hours each way, to the Tang valley.

For lunch we had the opportunity to taste the food prepared in a farm house. Local cuisine such as buck wheat noddles and pancake. It was quite staged for us but nonetheless interesting to see them preparing their traditional fare.
Traditional Bhutanese farm tools

The Ugyencholing Palace and museum which we stopped at next was full of old masks (a bit eerie!), tools, furniture. A look at Bhutan a few decades ago.

Nunnery
En route we visited the Pema Choling Nunnery, where we spent some time witnessing an afternoon session of the nuns singing their mantras. A peaceful atmosphere.

We all sat around the young nuns and listened to their recitations. I started to use a flash but stopped as it would disturb them.

After the mantras we were offered some tea and light refreshments and of course gave our offering to the temple.



Toilet door. Pema Choling nunnery

I was struck by a sign posted on the door of one of the common toilets. It reflected the education of these nuns, learning to take pride in each and every task they were assigned to. A lesson for all of us.

Dinner in local restaurant for momos (Bhutanese dumplings) similar to what I had eaten in Ladakh. At night we were back to our Yugarling hotel.














23 August 2016

3. - 23 Aug: From Paro to Jakar, Bhumtang

Keeping Paro clean
A couple of hours in Paro in the morning, just getting acquaited with the small town and doing a little shopping. Locals are friendly if somewhat detached. The town is relatively clean, some ladies sweep the streets with simple brooms. We would have to look around when we return but the first impression is one of placid serenity.

In order to save a dozen hours of driving (we'll have more than plenty anyway) today we're flying east from Paro to Bumthang.

The small ATR 42-500 (the only one in the fleet of Druk Air we were told) tooks off after a short acceleration and made a steep ascent into the clouds. Some 45 minutes later the pilot pointed the aircraft's nose down to make a stopover at Gelephu.

A few passengers disembark and new ones board. Again the turboprop was the only game in town at the tiny airstrip and as the turboprop headed up to the sky one more time.

Landed at Bumthang again in dramatic scenery. It took them forever to unload the plane even though it was the only plane at the airport (probably for the whole day). No problem, we sat around the runway and took pictures. Then headed to our hotel, the Yugarling 3 star resort and checked in.

We spent the afternoon exploring the ancient temple of Jamphel Lhakhang. Quite understated compared to other in the country. We also went to Kurjey and Tamshing on foot. We walked over a suspended bridge that was once made of ropes but was recently reinforced with steel cables, like many in the Himalayas.

At the end of our long walk we stopped at a tea house that doubled up as a souvenir seller. A young girl managed the shop and let us use the toilet. Some of us bought some tea.

Bhutanese mountain roads, much like in India, are peppered with road signs that encourage cautious and responsible driving. I noted them down, some were pretty funny and often rhymed, and would note them at the end of each post on the day I saw them. Road sign of the day:

Mountains are pleasure
only if you drive with leisure




22 August 2016

2. - 22 August: From Bangkok to Paro, Bhutan

Early checlout and transfer to BKK airport, where we leave our bags intended for our subsequent trip to China at the left luggage. It is a bit of a nuisance because they only accept local cash, Thai Baht, a bit complicated. The x-ray everything and tag it. They also ask to see our electronics first, possibly to ensure they are genuine gadgets and not explosives.

We land at Paro airport after a smooth flight from Bangkok which includes a stopover in the Indian city of Kolkata (the new name for Calcutta). Very few airlines fly to Bhutan, so the flight from Bangkok always stops in an Indian city to pick up passengers.

Many Indians go to Bhutan because they are the only foreigners (together with Sri Lankans I believe) who are allowed into the country without visa or currency exchange requirements. We would find out why in the course of our trip: Bhutan wants Indian labor to do its construction and soldiers to guard its frontiers.

Paro hosts the only international airport of Bhutan. They will explain us that the king decided to build the airport here because he did not want to create noise pollution in the valley of the capital, Thimphu.

I try to get window seat but no luck, yet when we board there are plenty window seats free, which is great to be able to watch the amazing landscapes of the Himalaya. Spectacular landing after a few tight turns by our plane as it finds its way among the mountains and into the narrow valley of Paro. Landing here takes special skills!

On the plane we met our group. Diverse mix of nationalities, age, and cultural backgrounds. It was always part of the fun in taking these photo tours: you not only get to know the country you visit, you also learn more about your own country, or anyway about fellow Western middle-class internationally curious photographers. This time we have quite a few nationalities represented: German, French, Chinese, Italian, American, Australian and British, both for and against Brexit!

Easy border formalities. Our electronic visa has been arranged in advance and we go through passport control quite smoothly indeed. At my request the lady officer agrees to enrich my passport with an unnecessary but cute rubber stamp. She even asks on what page I'd like to have it stamped on.

Bags are quickly delivered to one of two luggage carousels in the cosy arrivals hall. Ours is the only plane on the tarmac in this balmy late morning.

After a quick and relaxed x-ray check we are out into the tiny parking area where we meet Matt, an Australian photographer who has organized this trip as a roving photo tour of Bhutan. We also meet Tshering, our local Bhutanese guide, who will turn out to be very knowledgeable and speaks excellent English. 

We all go for lunch at a scenic restaurant near the airport. From the terrace of the restaurant you can see the runway. Not that it is a very busy, only a handful of planes land at Paro every day... if the weather is good enough, that is. Our first encounter with Bhutanese momo and other specialties.

In the afternoon we visit the Paro Rimpung Dzong (17th century fortress) and arguably the most interesting sight in town. Lots of local and foreign visitors. One young lady was breastfeeding on  the steps of a prayer room. I was happy people left her alone, I read many times recently how in the US and in Europe it was considered socially unacceptable for women to breastfeed in public. How silly.

Produce sellers on Paro's main street
Afterwards we walked back down from the Dzong to town in a little less than one hour and went for some shopping for basic necessities along the main (only?) shopping street of Paro, a small town that sported rather heavy traffic of cars and motorcycles. A few ladies were selling fresh produce on the pavement.

In the evening we dined at the Sonam Trophel Restaurant, a traditional local eatery in Paro. It is run by a friendly couple and their daughter, they make local as well as Indian and Chinese food. He is a local but she comes from India. We would see how both India and China have, or have had, great influence over small Bhutan over the centuries. We went for local fare and were quite happy with it.

Final task of the day is transferring to our accommodation, the Olathang, a 3 Star Hotel. Our first night in the supposedly happiest country on earth, we'll see, I am always skeptical of broad-sweep claims like that but the first impression is quite positive: a serene place.



Sonam's momos

21 August 2016

1. - 21 Aug: Arrival in Bangkok

Land at Bangkok in the early morning after a relaxing flight.

It is a bit of a nuisance to get through passport control because we need to get a visa on arrival for Lifang. To get a visa we need to get her photos. To get her photos we need to get some local currency 1000 Baht in cash. To get the cash we need an ATM. Luckily one is available in the transit area of the airport. All of this takes time and we are tired and jet lagged but hey it's part of travel. Other than that Bangkok airport is quite efficient and clean.

I booked a room at a hotel near the airport, the Ammata Lanta resort. The hotel pick-up is late, they had forgotten us and I had to call them, but eventually they do come and take us to the resort, 5 minutes away. Very convenient to rest for a day before starting out to Bhutan tomorrow. The resort is huge, we are driven around in open electric vehicles. Rooms are really small villas spread out over a large green area.

Staff at Ammata Lanta is friendly and always available. Our room was large and comfortable if a bit dark. Restaurant offered good Thai food and excellent value. Also a good breakfast a la carte is included in the room price. Our masseuses are OK, but not great, Thailand can do better. Free wifi fast and free.

A large jacuzzi in our villa's terrace is a nice touch. You can sit in the hot water under the rain and watch planes land at the airport!

Nice Thai dinner, a 8pm we're the only patrons in restaurant, which is decorated with sculptures and paintings from all over the world. Apparently the owner is a collector. Baroque bordering on kitsch, I like it.

In the evening it is raining hard so we climb up an observation tower and watch the scene of the hotel grounds under heavy downpour while more and more planes keep landing at the busy international airport. A Chinese family also on the tower is a bit too noisy and spoils the atmosphere a bit, but luckily they soon leave and ...leave us alone!