Siamo in stazione aspettiamo alcune ore nell'opprimente afa notturna per la partenza del treno. Aria ferma, calda. Il treno parte alle 5 di mattina e non valeva la pena prendere una camera d'albergo per solo 3-4 ore. Chiedo al capostazione che lavora davanti an un enorme pannello illuminato di piccole lampadine che indicano la posizione dei semafori, gli scambi dei binari dei treni che portano qui. Ci vuole un po' per capire che partiremo dal binario n.2. Le sale d'aspetto sono illuminate al neon e grandi ventilatori rimescolano l'aria densa e umidissima. Le panche sono tutte occupate da viaggiatori in attesa, a noi non rimane che sistemarci alla meglio su qualche muretto. Preferiamo star fuori, è più sopportabile. Abbiamo sete ma non si può bere dalle fontanelle e il baretto vicino all'entrata è sempre chiuso.
Per raggiungere il nostro binario bisogna salire a piedi su un ponte che scavalla in binari, con tutte le valigie è faticoso, ma dall'altra parte, al binario n.2, c'è un baretto che alle 4 di mattina apre e ci vende acqua in bottiglia e qualche bibita fresca: un'altra occasione per ringraziare Santa Coca Cola, che come ovunque al mondo ci rinfresca, disseta e rallegra!
In poche ore, in un aeroporto ed una stazione ferroviaria, abbiamo visto un riassunto dell'India: quella nuova, ipermoderna e proiettata verso un futuro entusiasmante e quella vecchia, ancorata ad un passato che non riesce a scrollarsi di dosso.
Il treno per Kalpa, l'Himalayan Queen, il treno per la montagna sul tetto del mondo, arriva puntuale. Si parte, il treno attraversa i sobborghi di Delhi, veramente allucinanti, le case abusive sorgono fino a pochi metri dalle rotaie. Costruzioni fittissime su due o tre piani, condizioni igieniche paurose, un'umanità ai limiti. Tetti di corrugato nel migliore dei casi, se no teli di plastica tenuti fermi da grandi sassi per riparare le camere dalle intemperie. Fango ovunque. Qualche luce qui e lì, panni stesi. Comunque, ben prima dell'alba, mi rincuora vedere bambini in uniforme scolastica pronti a quella che è probabilmente la loro lunga camminata verso la scuola. Comunque non andranno a lavorare in qualche sottoscala per pochi centesimi, la loro istruzione è il futuro dell'India.
Nel treno l'aria condizionata è al massimo, fa quasi freddo! Appena partiamo comincia l' andirivieni di inservienti con tè, panini con frittata serviti ben caldi e avvolti in pulitissimi cartocci di alluminio. "Chai, chai, chai!" un cameriere con due baffoni monumentali ed un vocione baritonale passa su e giù per i vagoni di prima classe dispensando l'aromoaticissima bevanda. Il tè indiano con masala, cioè zucchero, noce moscata, cardamomo, zenzero, chiodi di garofano e altri sapori per me indistinguibili.
Arriviamo a Kalpa prima di mezzogiorno, breve ristoro in stazione e si prende il "toy train", un vero trenino giocattolo di otto carrozze che sembrano venire da uno di quei plastici con cui giocavo da bambino. Lo consiglio assolutamente. Percorso panoramico su per le montagne con oltre cento gallerie. Ottima occasione per socializzare con i tanti turisti indiani, che pare cerchino l'occasione per scambiare due chiacchiere con noi stranieri.
Il trenino ci mette cinque ore a fare 96 km, passando attravrso un centinaio di gallerie dentro le quali gli indiani strillano come forsennati per sentire l'eco. "Perché tu non strilli?" mi chiedono alcuni ragazzi stupiti del mio silenzio. Una di quelle domande a cui si fa fatica a trovare una risposta.
Nel vagone ci sono due coppie di indiani benestanti, entrambe con figlioletto viziatello che fa i capricci. Uno degli uomini viene a parlarmi, è un professore di storia europea, e saputo che sono italiano mi cita con sicurezza Mazzini, Cavour e Garibaldi.
Arrivati a Shimla usciamo dalla stazione, una bolgia di taxi, tutti ammucchiati in modo che i primi, più vicini alla stazione stessa, prendono i clienti ma fanno fatica ad uscire dal parcheggio. Ne prendiamo due e contrattato un prezzo di 300 Rs ci mettiamo dentro in otto, i bagagli sul tetto e andiamo in albergo, l'Holiday Home Shimla. Qui prendiamo le camere, è un casermone che mi ricorda un po' gli hotel sovietici, stesso odore, stessa estetica sciatta e suppellettili anonime e un po' cadenti.
Verso le otto di sera ceniamo, ottima cucina, personale cordialissimo. Stasera scelgo una piatto di palle di formaggio tenero in salsa di anacardo
Passeggiata notturna dopo cena con e poi a letto.
No comments:
Post a Comment
All relevant comments are welcome and will be published asap, but offensive language will be removed.