28 August 2010

17° g - 28 AGO: Chandigarh – Delhi TRENO: km 300

Alle 9 alcuni di noi partono in rick-shaw a motore per il Neck Chand Rock Garden, un enorme parco/giardino surreale, pazzesco, iperbolico, creato da Neck Chand, un artista locale, con materiali di scarto riciclati. Sculture, allestimenti, corsi d'acqua, cascate... Un mix di kitsch, postavanguardia e delirio puro. Da non mancare. Caldo umido già la mattina presto, ma il rickshaw a motore fila fresco per i grandi viali alberati della città...




Invece dimenticabilissimi gli edifici pubblici della High Court, anch'essa opera di Le Corbusier, e alla Open Hand, a mio avviso infelici anche se ambiziose per l'epoca. Una enorme mano di cemento gira al vento

Alle 11,30 partenza per Delhi in treno, puntuali. Vagone di seconda classe senza aria condizionata, con i finestrini aperti però, bloccati che non si possono chiudere, ed treno in corsa fa entrare un venticello ristoratore. Il paesaggio comincia a scorrere via veloce, campi di grano, mais, pascoli per bufali, paesotti scassati si susseguono con regolarità.

Mi sento un po' in gabbia, i finestrini della carrozza sono tutti ostruiti da barre di metallo, sembra una prigione, forse per evitare che salgano a bordo clandestini, non saprei. Interessanti incontri con viaggiatori indiani. Davanti a me siede Swati, una graziosa ragazza indiana di Agra che studia a Chandigarh ed ora sta tornando a casa. Mi chiede perché sono in questo vagone e non in 1a classe con l'aria condizionata, dice che di solito gli stranieri sono lì. Rispondo che non c'era posto e che comunque sono contento di essere qui per incontrare indiani come lei invece che stranieri... La cosa le fa piacere anche se non la vedo a suo agio nel proseguire la conversazione. Poi si alza, va a parlare con un anziano signore che siede un po' più in là, è il padre, e torna da me. A questo punto è rilassata, chiacchieriamo, ci scambiamo gli indirizzi, addirittura mi invita a stare da loro ad Agra. Dice che ha chiesto parere al padre e lui le ha detto che era OK chiacchierare con lo straniero pelato (io) e quindi ora tutto a posto. A questo punto vado a parlare con il padre, mi presento, qualche convenevole (il suo inglese è limitato) e gli faccio i complimenti per la simpatica figliola. La quale però mi dice che non ha né email né telefono, strano. Dopo unu po' la vedo chiaccierare al cellulare e la guardo con occhio perplesso, ma come?, non aveva detto di non avere telefono? Si salva in angolo dicendomi che è di suo fratello e lo ha preso in prestito, anche se non c'è nessun fratello qui. Vabbè, lasciamo perdere.

Lunghe soste nelle stazioni, la gente ha tempo per scendere dal treno e mangiare, andare alla toilette, lavarsi alle fontanelle, e risalire con calma sul treno. Venditori di ogni cosa salgono sul treno a proporre la loro merce, spuntini e bevande, persino piccoli dizionari tascabili e volumetti di cartoni animati per i tanti bambini. Pranziamo al volo con gli ultimi sottovuoti rimasti delle scorte portate dall'Italia. Bevo dell'ottimo chai, mi mancherà il chai dei treni indiani!

Ormai mi sono assuefatto al clima caldo umido della regione, sto seduto conle gambe incrociate sul cuscino di pelle finta del mio sedile, me la godo in silenzio.

Arrivo puntuale nel primo pomeriggio, vorremmo visitare qualcosa ma il traffico impazzito assommato al ritardato arrivo del bus ce lo impedisce e possiamo solo andare a cena al Prizen un ristorante nuovo, al terzo piano di un edificio nuovo di fronte all'albergo sulla Gurdwara road. Controlli di sicurezza per entrare, come in aeroporto! Siamo in un locale di lusso! E infatti siamo i soli clienti... persino un complessino di musica tradizionale indiana. Buona cena, e per 10 euro a testa ci sta, anche se in qualche modo sembra di non stare in India, o almeno nell'India che siamo abituati a vedere. Questa è la nuova India, e chissà che prima o poi questi locali non si riempiranno di avventori locali? Io credo di sì..

Alla fine di una lunga giornata a letto nel nostro albergo a Karol Bagh.

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