Verso la fine del pomeriggio siamo saliti con un Didi fino alla miniera, sì proprio una miniera! Alla periferia di Guiyang c'è un giacimento di piombo, zinco e argento. La miniera è ancora attiva, e anzi lavorare qui è considerato un privilegio. Mi dicono in famiglia che tanti sono disposti a pagare "mazzette" per avere un posto in miniera per un figlio maschio: stipendio relativamente alto e garantito, ferie pagate, assistenza sanitaria. Tutte cose che in Cina non sono affatto scontate.
Serata fresca, niente di meglio di una passeggiata alla collina del Parco Nazionale della Miniera di Baoshan, che commemora la lunga storia delle miniere della regione, che risale alla dinastia Han Dynasty (206 ac – 220 dc). Nel 2019 era in costruzione un nuovo museo multimediale che avrebbe illustrato al pubblico la storia della miniera, non vedo l'ora di andarlo a visitare quando sarà pronto!
Le monete erano coniate con il metodo a cera persa: calco in argilla e fusione di rame. Qui in Hunan, nei pressi della grande moneta, c'era una delle 22 zecche dell'impero cinese. Le monete coniate qui recavano l'iscrizione "gui" 桂 per poterle differenziare da quelle delle altre zecche. La zecca però fu chiusa poco tempo dopo e quelle monete oggi sono una rarità numismatica.
Mentre stiamo seduti a rimirare l'enorme conio, e ci godiamo la brezzolina serale, si avvicina il signor Chen, un uomo un po’ tarchiato, sulla sessantina abbondante, dalla pelle scura. Comincia a chiacchierare (con Lifang, che traduce) e ci racconta che lui viene qui tutte le sere, da anni, è il suo posto preferito della città e lo trova magico, gli piace soprattutto d'estate quando in città il caldo è insopportabile (ha ragione) ma anche d'inverno, quando, la sera, si accendono le mille lampadine che illuminano la moneta gigante. E poi da qui si vedere il panorama della città intera. Gli piace parlare, racconta di tutto, è entusiasta di Guiyang.