31 October 2003

15° g - 31 OTT: Fine del viaggio

Giornata di riposo, riflessioni finali e bagno di sole. Facciamo una gita per i laghetti delle valli adiacenti, un uno di questi affittiamo anche una barca a remi e su di essa ci godiamo un paio d’ore di quiete totale sgranocchiando noccioline e ripensando un po’ a tutto il viaggio che si sta per concludere e naturalmente al prossimo... con Fabrizio consideriamo che, avendo visto qui dove nasce il Gange, e già prima il suo massimo sviluppo, il suo cuore pulsante, a Varanasi, potremmo pensare ad un terzo viaggio in India dove esso muore nell’oceano, in Bengala...

30 October 2003

14° g - 30 OTT: Ranikhet e trasferimento a Nainital

In mattinata altra camminata per le montagne afforestate di Ranikhet, circa 8km in 4 ore. Il paesaggio è idilliaco, il clima ideale per una camminata. Alcune scimmie ci accompagnano per la strada, bisogna stare attenti che non si avvicinino troppo perché potrebbero essere tentate di sgraffignare qualcosa!

Alla fine raggiungiamo i Chaubatia Gardens, dove volendo si può pernottare in una caratteristica casa coloniale ristrutturata ad albergo. La posizione è imbattibile e sono molto gentili. Noi però, tanto per cambiare, non abbiamo tempo, e tiriamo dritto.

A Chaubatia ci aspetta Pappu e proseguiamo per Nainital senza problemi, strade con molti tornanti ma ben asfaltate, ormai ci pare tutto facile, tutto procede rapidamente, inizia un rilassamento generale che a fine viaggio ci sta proprio bene!

29 October 2003

13° g - 29 OTT: trek da Kausani a Bajinath

In mattinata trek in discesa dalla cima di Kausani, dove si trova l’albergo, a Bajinath, in fondo valle. Si attraversano fattorie, campi coltivati, incontri occasionali con contadini e studenti. Si alternano dirupi e terrazzamenti, fiumiciattoli e burroni, ed anche sezioni di foresta vergine. Ci mettiamo circa 3 ore e mezzo a fare gli 11 km di discesa. Ci avevano offerto una guida, che noi abbiamo deciso di non utilizzare, ed in effetti in un paio di occasioni forse non abbiamo fatto la strada più diretta o sicura, tra i campi è facile perdersi; ma alla fine anche perdersi tra le colline fa parte di questo viaggio.

Incontriamo molte donne intente al lavoro dei campi, a me sorprende sempre come le indiane siano sempre in qualche modo eleganti nei loro vestiti sgargianti, anche quando lavorano la terra o trasportano sterco per combustibile! Hanno un'espressione serena, qualche volta persino sorridente.

Anche molti ragazzi nelle loro uniformi scolastiche si riavviano verso casa nella luce calda del sole calante. Continuiamo anche se su percorso incerto, basta scendere sempre e si arriva a valle! In serata siamo a Ranikhet.

28 October 2003

12° g - 28 OTT: Auli, Pipalkoti, lasciamo il Garwal e trasferimento in Kumaon

Mattinata ad Auli, stazione sciistica per la classe media indiana, impianti rudimentali ed scassatelli ma paesaggio da sogno. Si prende una funivia (un po’ cigolante, ma ci fidiamo) da Joshimath e si raggiunge in cima un’ampia radura che domina la valle e dalla quale si vede, stagliata nel blu cristallino del cielo, la maestosa cima del Nanda Devi, la più alta montagna interamente in India, quasi 8000 metri. Chiacchieriamo con una famiglia di Goa, marito curioso di noi stranieri, moglie grassottella, bambini anch’essi ipernutriti e iperabbigliati, un po’ come in Italia, solo che qui fanno più impressione perché contrastano con i fisici asciuttissimi della maggior parte dei pellegrini che abbiamo incontrato in queste terre – e degli Indiani in generale, che tra i tanti problemi che hanno non annoverano certo, per ora, quello dell’eccesso adiposo! Per loro, che vengono dalla regione costiera e sono abituati a palme e temperature tropicali, stare qui è ancora più strabiliante di quanto non lo sia per noi, che in fondo siamo abituati alle Alpi e all’Appennino. Il panorama è veramente eccezionale, volendo si possono fare passeggiate in quota ma il tempo è sempre tiranno e se vogliamo arrivare in Kumaon prima che faccia buio dobbiamo ripartire.

27 October 2003

11° g - 27 OTT: Escursione in auto a Badrinath, visita ai Bhotia di Mana

Lunga gita in auto su e giù per le montagne, attraversando il Saraswati (è sempre lui, il Gange, ma qui si chiama così), per arrivare al tempio di Badrinath, l’ultimo dei tre alle sorgenti. Non c’è alcun trek da fare qui, tutto in auto in un paesaggio durissimo con strapiombi da brivido e tornanti formato budello da far girare la testa, per fortuna c’è Pappu al volante, siamo tranquilli. Il tempio è chiuso e comunque, da fuori, non sembra particolarmente interessante, sicuramente meno degli altri due che abbiamo già visitato, almeno ai nostri occhi profani di visitatori e non di pellegrini. Oggi piove, e le nubi cupe rendono l’atmosfera che circonda le montagne particolarmente suggestiva.

26 October 2003

10° g - 26 OTT: trasferimento da Rudraprayag a Joshimath

Lungo, lunghissimo trasferimento, infinite frane rallentano la marcia, i tempi di percorrenza sono imprevedibili su queste strade affascinanti ma tortuosissime, evidentemente sempre senza parapetto... Sosta pranzo nella piazza principare di un simpatico paesino, Pipalkoti, dove assaggiamo un’ottima Pakhoda (frittelle ripiene) in uno dei vari ristorantini senza nome lungo la strada – è quello di fronte al barbiere, se per caso vi trovaste a passare di lì.... Arriviamo a Joshimath verso le 3 del pm, troviamo l’albergo e ci facciamo una passeggiata per il paese bardato a festa, infatti in questi giorni è il Divali, la festa delle luci, che dal punto di vista sociologico è un po’ come il nostro Natale... è la principale festa dell’anno, riunioni di famiglia, grandi mangiate, regali. E’ l’unica volta che vediamo Pappu triste, è lontano dalla moglie e dai bambini, ma ci è abituato, è il suo lavoro e lei sa che lui sta sempre in giro a scarrozzare turisti per tutta l’India.

25 October 2003

9° g - 25 OTT: Da Kedarnath a Rudraprayag

In mattinata visita al tempio di Kedarnath. Una dozzina di sadhu si godono l’ultimo sole della stagione seduti per terra nel cortile antistante. Qualche famiglia di fedeli viene a pregare, si ode a tratti il tocco della batteria di campane poste in cima alla scalinata che conduce al tempio, dove si può entrare ma non fotografare. Un netturbino raccoglie l’immondizia, la depone in una sbilenca carriola, da fuoco al tutto e si avvia tranquillo, trascinandosi dietro il suo carico incendiato! Poi ci incamminiamo verso il lago Gandhi Sarovar dove furono disperse le ceneri del Mahatma; si sale per poco più di un’ora, facile camminata tranne per un punto dove si deve attraversare una cascata al guado, togliendosi le scarpe e le calze e immergendosi fino a metà polpaccio nell’acqua cristallina e freddissima.

24 October 2003

8° g - 24 OTT: trasferimento a Kedarnath

Sveglia all’alba e raduno di pellegrini (tanti) e turisti (solo noi) all’inizio del camminamento verso il tempio, fa freddo. Decine di cavalli masticano biada e pompano vapore dalle narici; i rispettivi cavallanti imbacuccati li bardano e si preparano alla giornata; si negoziano le tariffe, Fabrizio e Simona si fanno a piedi i 14 km di salita, io invece imito i pellegrini indiani e salgo su un cavallino... tanto per immedesimarmi nella vita SPIRITUALE locale! Pellegrini a cavallo, a piedi, i più anziani o ricchi sul “doli” una portantina che 4 uomini si caricano sulle spalle per tutto il tragitto (circa 6-7 ore, 1600 metri di dislivello, 2000 Rs, circa 40 Euro, 10 a testa, sembra una miseria ma è una settimana di stipendio medio per un indiano). Il sentiero di pietra si abbarbica sul costone della valle del fiume Mandakini, la terza componente del Gange che incontriamo nel nostro viaggio. Paesaggi maestosi, tempo perfetto, solo qualche nuvola sporca il cielo nel primo pomeriggio, cade qualche goccia d’acqua verso le 5 ma la sera è di nuovo limpido.

23 October 2003

7° g - 23 OTT: trasferimento in auto a Gaurikund

Estenuante trasferimento in auto tra le montagne, che pur di grande effetto scenografico mettono a dura prova la nostra resistenza, meno male che abbiamo un autista veramente eccezionale. Pappu pennella i tornanti con sicurezza, è magistrale nell’accelerare quando si può, ma anche a frenare dolcemente quando necessario, senza esitazione alcuna, ma anche senza scossoni. Passiamo per lo sconfinato cantiere della controversa diga di Tehri, una enorme vallata interamente rivoltata come un pedalino, che sbarrando il Bhagirath (nome di questo braccio del Gange) fornirà elettricità a tutta la regione (e sì che n’è ben bisogno, qui si va ancora avanti con la corrente che va e viene nei momenti più impensati!) ma al prezzo di devastare una regione e obbligare allo spostamento un’intera città, Tehri appunto, e già stanno costruendo Nuova Tehri a monte. D’altra parte l’India cresce a ritmi vertiginosi, 8-9% l’anno, e l’energia elettrica, si sa, è il prezzemolo della crescita, senza di lei non c’è modello di sviluppo che tenga.

[Quasi dieci anni dopo: è il 2013 ma i problemi dell'energia in India non sono risolti, ed il paese soffre del peggior black-out mai accaduto al mondo, con quasi 700 milioni di persone senza corrente elettrica.]

22 October 2003

6° g - 22 OTT: Si riscende fino a Gangotri

Lunga discesa per tornare a Gangotri, le ginocchia ne risentono un po’. Incrociamo gli ultimissimi pellegrini della stagione che salgono – a cavallo la più parte, mica a piedi come quelli di Avventure! Ci fermiamo per qualche spuntino, fotografie sui precari ponticelli fatti da semplici tronchi posti di traverso a qualche ansa del fiume che si suddivide in frizzanti torrenti lungo la discesa, per poi ricomporsi più a valle.

21 October 2003

5° g - 21 OTT: Da Bojbhasa alle sorgenti del Gange ed oltre...

Sveglia all’alba e partenza. Decidiamo di portare tutto con noi, non sappiamo se, ammesso di raggiungere Tapoban, torneremo giù, o se il possibile peggioramento delle condizioni meteo nel pomeriggio ci obbligherà a rimanere la notte con i sadhu e tornare il giorno dopo. Il sentiero diviene più accidentato, si comincia ad attraversare il ghiacciaio dal quale sgorga il Gange; superiamo i 4000mt di quota, l’altitudine comincia a farsi sentire, il ritmo del passo cala, l’affanno aleggia sulle nostre teste come un avvoltoio; arriviamo in poco più di un’ora alle sorgenti del Gange senza troppa difficoltà, a Gaumuk. Io mi fermo lì, il paesaggio è incantevole, il cielo azzurro e cobalto, il sole si staglia tra qualche nuvoletta passeggiera, la suggestione mistica infinita, ma le mie gambe cittadine ultraquarantenni mi avvertono che se insisto troppo potrebbero presto scioperare; in ogni caso l’obbiettivo del trek, la sorgente del Gange, è raggiunto.

20 October 2003

4° g - 20 OTT: Da Gangotri a Bojbhasa, trek in quota

Sveglia alle 6. Appuntamento con i portatori, “chai” (thè indiano al latte e spezie come cannella – o cardamomo, o noce moscata o quant’altro viene in mente a chi lo prepara – e zucchero) e partenza alle 7.15. Importante caricare gli zaini di quanta più acqua potabile possibile (i portatori si caricano fino a 20kg ciascuno, sarà quasi la metà del loro peso corporeo; sono magri, scuri, tosti, un fascio di muscoli e nervi) perché poi non se ne trova più. Ci cominciamo ad inerpicare sul sentiero di pietra. Lasciando il paese si entra nel parco nazionale, un milite di guardia ci fa pagare l’entrata. Alcuni cavallanti ci propongono i loro servizi, ma noi abbiamo deciso di andare a piedi. Dopo 9 km siamo a Cheerbasa, poco più che una stazione di ristoro, alcuni piumoni scoloriti del locale rifugio sono stesi al sole ad asciugarsi. Il cammino è facile, il tempo ottimale, siamo partiti intirizziti all’alba avvolti da strati di felpe, poi ci sbucciamo gradualmente e per le 10 siamo in maglietta a maniche corte!

19 October 2003

3° g - 19 OTT: Da Uttarkashi a Gangotri

Sveglia, facciamo quella che sarà l’ultima doccia per vari giorni e iniziamo il trasferimento verso il cuore dell’Himalaya, inerpicandoci attraverso montagne di grande maestosità. Sosta a Jahla, piccolo villaggio sul percorso, e breve trek di 1 ora fino al villaggio vecchio per sgranchirci le gambe e ammorbidire gli scarponi, alcune vecchie case presentano interessanti lavori di intaglio sulle porte, incontriamo i contadini locali, socievoli, ma è ovviamente impossibile comunicare.

18 October 2003

2° g - 18 OTT: Haridwar e in strada per Uttarkashi

Mattinata in visita a Haridwar. I due principali templi, Manda Devi e Chanda Devi, si raggiungono in funivia, i pellegrini sono pochi, siamo alla fine della stagione, tanti invece i mendicanti, gran panorama. Proseguiamo per Rishikesh, la mitica Rishi degli anni sessanta e settanta, oggi molto commercializzata, qualche residuato dei figli dei fiori, oggi sulla sessantina, i capelli grigi ma sempre lunghissimi, si aggira senza meta per le strade con un’aria di decadimento e di triste abbandono... ci fermiamo poco, è un capitolo chiuso nell’approccio alternativo all’India da parte della protesta occidentale.

17 October 2003

1° g - 17 OTT: Partenza per le sorgenti del Gange

Eravamo in India centrale, avevamo appena lasciato Varanasi, e dirigevamo verso Aurangabad. Il fumo delle cremazioni viste in riva al Gange ci spiralava ancora davanti agli occhi, l’odore acre della carne umana bruciata ristagnava nelle narici. Il bus si era fermato per l’ennesima volta per una delle periodiche riparazioni lungo la strada, non avremmo capito mai se fosse il radiatore o una sospensione, un giunto... inutile fare troppe domande. Fabrizio, informatico padovano, era sceso a fumarsi una sigaretta e insieme notammo che, sul parabrezza, il nostro autista Kumar aveva apposto un grande adesivo raffigurante un misterioso santone. Interrogato, ci spiegò che lo aveva messo lì quando aveva portato un gruppo di pellegrini alle sorgenti del Gange, nel Garhwal. Già, il Gange, il fiume più sacro dell’induisimo, ...