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20 February 2010

Taipei, Taiwan: Shilin night market

After eight years, I am back in Taiwan. Taipei fascinates me, a small capital city of a fiercely proud nation that wants to be a country. It is in fact a country, except the politics of the world don't allow it to call itself so.

I fly in from Hong Kong and check in my hotel in Da 'an. It's sort of late for a proper tour of the city so I opt to go to Shilin night market and have dinner on the go, and watch people.

It's a lively scene, the food available is beyond description, you can sit down at any of the countless stalls and have anything prepared for your as you wait. Actually, as you watch, it is done right there in front of your eyes.





Lots of games of skill around, people have fun, quietly, between a bite and a drink. I wish I had a month to come back every night and taste all of this tempting food!

There is people of all ages. Families with children playing around, adolescents on a date, older people savoring the atmosphere. A bustling yet serene night market.

18 February 2010

A few days eating around in Hong Kong



I have spent a few days in Hong Kong, and I am so impressed. This is a fantastic city, so full of life, energy, fun and culture. And amazing food, cheap and tasty! I have eaten all kinds of stuff, some that not even J. could quite explain what it was... I tried hard but could not find anything, I mean ANYTHING, I did not like. The one plate that stuck most in my memory was pig's lungs in almonds' soup. OK a bit unusual, not even J. ate the lungs, she was happy with just the soup, but I found it all quite well matched. Which was followed by pork liver. WOW!

Often J. and I would eat at street stalls, delicious and cheap food served in paper bags, so cheap and so tasty I had to really make an effort to stop.

For food shopping, there are countless markets of all kinds. I found the "wet markets" especially interesting. They are called so because fish is so fresh... it is fact sold alive! Instead of dead fish on ice or shrinkwraps you buy fish here that is still swimming in styrofoam boxes. One day J. bought an octopus, which was still alive when we took it home for cooking. I was slightly shocked to see her cutting it up as it was moving around the kitchen table, but it was definitely fresh!

We even found a specialty shop with Italian produce, you can get real mozzarella di bufala flown in from Italy daily. I could buy some pancetta and Roman pecorino cheese, and was proud to make some authentic amatriciana at J.'s home for all the family! OK OK for purists: I did not find the mandatory guanciale, but maybe I did not look well enough!

Touring Hong Kong is fun in the traditional two-storied trams, that apparently were now bought by Veolia, a French company which however has pledged to keep the traditional trams running. However, for longer distances, and to cross over to Kowloon, the metro system is fast and superefficient. Taxis are convenient and cheap too.

24 August 2007

20° g - 24 AGO: trasferimento a Tongatapu e visite archeo

In mattinata Jürgen ci porta in aeroporto e dopo un po’ di ritardo si parte. Non aveva chiamato l’aeroporto per assicurarsi che il volo fosse in orario come gli avevo chiesto (tanto, diceva, siete metà dei passeggeri e se fa ritardo il direttore della torre che è mio amico mi chiama perché sa che state qui) ma una volta arrivati lì ci dicono che l’aereo è rotto e fermo a Tongatapu. Non si sa quando potrà venire a prenderci. Ora rischiamo di perdere la giornata in aeroporto senza poter fare nulla. Stavolta la precisione tedesca fa cilecca...

19 August 2007

15° g - 19 AGO: messa domenicale, maiali selvatici e grande cena di famiglia

La mattina di domenica non c’è scelta: si va alla messa cantata. O meglio, la scelta c’è, dato che anche in un piccolo villaggio come questo ci sono una mezza dozzina di confessioni protestanti diverse, ciascuna con la propria chiesa, che competono da un paio di secoli per le anime degli isolani (e per le loro offerte). Le campane suonano prepotentemente, unu po’ sbilenche le melodie ma nello spirito dell’isola... Ne scegliamo una ed andiamo ad assistere alla Messa.

09 October 2006

Richness and variety of Indian breads, served hot right out of the oven!


There's a huge variety of different kinds of bread that is served with Indian food. Here are some of the most popular ones.

1. Chapati (unleavened Indian flatbread))
The beauty of Chapatis is that they can be eaten with anything!

2. Parathas (unleavened pan-fried Indian flatbread)
Parathas (pan-fried Indian flatbread) are for when you want to spoil yourself! Crispy and flaky, they go well with most Indian dishes be it a gravied curry or a dry stir-fry.

3. Aaloo Paratha (potato paratha)
Aaloo parathas taste delicious with fresh, thick cream or a knob of unsalted, home-made butter!

4. Poori (unleavened fried Indian flatbread)
Serve this crispy, golden bread with any dish - vegetarian or otherwise - and your favorite pickle.

5. Naan (leavened Indian flatbread)
Serve this delicious bread hot, with popular dishes like Tandoori Chicken or kebabs of different kinds.

6. Bhatura
The perfect companion for Chole (chickpeas curry), a popular North Indian dish, Bhaturas are best eaten as they are made and piping hot.

The great thing I found in India is that bread is almost universally prepared and served right away. In the West this is rare. Even expensive restaurants, that serve warm bread, at best heat up bread that has been baked earlier in the day. In India, even modest street-side eateries will bake bread on the spot and serve it straight from the over (or pan) to the table.

16 August 2006

24° g - 16 AGO: Agra – Delhi - rientro in Italia

Quasi tutto il gruppo va a Fatehpur Sikri, io ci sono già stato due volte e mi basta. Resto in piscina a nuotare e leggere. Nel pm ripartiamo per Delhi, fermandoci lungo la strada per bancarelle e spuntini, un assaggio dell’India profonda, così divers dal ladakh e lo Zanskar di questo viaggio. Assaggiamo i PALEIS, frittelle di patate con pomodoro, ceci e cipolla, ed i GULAAB, pastella dolce con miele, il tutto preparato lì per lì davanti a noi.

28 August 2005

10° g - 28 Ago: Mwanza, presso il Lago Vittoria

In mattinata andiamo in visita al villaggio tradizionale di Lamadi. Sulla strada ci fermiamo al paese moderno di Lamadi per qualche acquisto. Compriamo dei palloni con cui poi giocheremo con i locali. Io mi cimento in una partita a biliardo all’americana con dei ragazzi di un localino... riesco a vincere solo all’ultima pallina, pffiiùùù, atmosfera cordialissima e distesa. Si respira una vera atmosfera africana, frenetica, caotica, ritmata.

Arrivati al villaggio ci aggreghiamo ad una battuta di pesca del giorno. Si esce in grandi barche a remi, i marinai ci fanno sfoggio di canti di esortazione alla voga e poderose remate, poi si buttano le reti in mare, che vengono ritirate con una discreta pescata, soprattutto piccoli pesci che loro usano come mangime per i polli. Rientriamo lentamente al villaggio. La spiaggia è piena di enormi cicogne, bambini che giocano, adolescenti perdigiorno con le loro biciclette, tanti polli.

Quando rientriamo attraversiamo a piedi tutto il villaggio, incrociando una mandria di bovini dall’aspetto appetitoso, fino ad arrivare ad un gruppo di case dove ci stanno preparando il pranzo. Assistiamo alla cucina dello stesso in una casa, le mura sono di paglia e fango ma la padrona sfoggia un bel cellulare... a dispetto di qualcuno che si lagna di come la tecnologia stia “rovinando” il paese, a me fa piacere vedere come la comunicazione sia alla portata anche dei ceti meno abbienti e contribuisca a modernizzare la Tanzania. Pranzo luculliano, carne, pesce, riso, fagioli, l’”ugali” tipico. Ci vanno a prendere delle birre in un negozio (pagate ovviamente a parte).

Dopo pranzo, per aiutare la digestione, ci mettiamo a giocare a pallone con i bambini, e verso le 4 andiamo a visitare un guaritore tradizionale, tale Manembe, che ci accoglie con le sue due mogli. Questo è un ruolo ereditario, i segreti delle pozioni vengono tramandati di padre in figlio e gelosamente protetti perché danno status sociale e soldi al guaritore. Infatti i malati pagano con mucche o con lavoro (anche anni) se vengono guariti. La religione su cui si basano i loro riti è una specie di sincretismo, credono in Dio ma non passano per la Chiesa ed inoltre coltivano il rapporto con gli antenati, cui chiedono aiuto in caso di problemi seri o malattie gravi. Ci dicono che così ottengono circa il 50-60% di guarigioni... mah! Vai a sapere...

Tornando in albergo ci fermiamo ad una festa popolare religiosa nel villaggio di Lamadi moderno. Ci accolgono benissimo, siamo gli unici stranieri in mezzo a centinaia di persone, grandi cori “spiritual”. Ci invitano a ballare e cantare con loro, l’atmosfera è veramente coinvolgente.

Cena in hotel, lenti ma la cucina è buona.

27 August 2005

9° g - 27 Ago: Serengeti – Lago Vittoria

Arriviamo per l’ora di pranzo, sosta e poi visita al villaggio tradizionale dei Sukuma, dove il Sig. Jefta Kishosha (direttore del campo UTAMADUNI, email: kishoshajefta@yahoo.com, indirizzo postale Utamaduni Camp, PO Box 10356, Mwanza – Tanzania) sta cercando di mantener vive alcune tradizioni culturali di quella che è la più grande tribù del paese.

Concordiamo un programma di visite, gastronomia locale e rappresentazioni per la sera ed il giorno dopo: lezione sui Sukuma, battuta di pesca in barca, visita presso un guaritore tradizionale, visita al villaggio dei pescatori, visita ad un mercato locale, tutto per 15 dollari a testa, i soldi meglio spesi del viaggio!

La sera un gruppo di suonatori e di attori viene a recitare una leggenda della mitologia locale al nostro albergo. Molto interessante, la storia di due fratelli in competizione per la loro abilità come danzatori. Compro un piccolo tamburo da Kishosha, dice che è stato fatto da un certo Barnaba, che ora è morto, era un famoso artigiano, ed in effetti il tamburo suona molto bene.

Dormiamo allo Stopover Lodge di Mwanza, non male le camere e la cena anche se lentissimo il servizio.

28 June 2005

16° g - 28 Giugno: Manali – Dharamsala 230 KM ORE 8

Più ci allontaniamo dalle montagne e più migliora la strada, si alza la media di percorrenza. Incontriamo un matrimonio, ci invitano alla festa ma purtroppo non abbiamo tempo per fermarci, peccato. Breve sosta ad un mercato di frutta per strada, compriamo ottime albicocche. Pranzetto volante in un ristorantino da camionisti, ci preparano la “aloo parantha” il pane con patate e “pickles” (sott’aceti piccanti), divertenti e saporitissimi!

01 August 2004

6° g - 1 AGO: Moorea – Huahine

Volo per Huahine alle 10. In Polinesia c’è una rete di aeroplanini turboelica (ATR 42 e 72) della Air Tahiti, molto capillare, ma a volte gli aerei sono molto piccoli (i 42), è essenziale prenotare in anticipo specialmente con gruppi numerosi ed in alta stagione. Aeroportini graziosi, sembrano fatti con il Lego, le procedure di controllo sono molto rapide, al contrario di quelle per i voli internazionali, molto minuziose.

31 July 2004

5° g - 31 Lug: Moorea


La mattina giro in auto dell’isola, rovine archeo, coltivazione di vaniglia, piantagioni varie, 4500f, compreso il transfer in aeroporto di domani. Direi che ne vale la spesa. Giro prettamente turistico ma ben organizzato e con pranzo di pesce freschissimo "au lait de coco", che diventerà un po' un'ossessione del viaggio! Ottimo, pesce fresco marinato al limone o lime, con cipolla, pomodori, cetrioli anche se ce ne sono diverse varianti.

Pomeriggio alla pensione, a godersi la bella laguna, nuoto, canoa, lettura.

Serata ancora allo HEIVA, come ieri!

21 August 2003

15° g - 21 AGO: Yazd – Bam – Kerman

Lunghissimo trasferimento attraverso il deserto, attraversiamo Rafsanjan, città dei pistacchi, eccellenti, ne facciamo scorta. Proseguiamo quindi per Bam, la patria dei datteri (mai, ma veramente mai mangiati così buoni) e sede della fortezza del film “Il Deserto dei Tartari” di Zurlini, ispirato al libro di Dino Buzzati. Arriviamo in tempo per visitarla per circa un’ora e mezzo, sarebbe stato meglio averne avuto un po’ di più. A Bam ci sono pochissimi alberghi, sono piccoli e spesso, come nel nostro caso, pieni. Dunque prenotare prima per telefono, ma con il cambio dei numeri telefonici noi non ci siamo riusciti, oppure preventivare un rientro a Kerman, come abbiamo fatto noi. Dormiamo all’hotel Akhavan, camere doppie a 26 USD compresa la colazione. Ottime camere, e c’è accesso a internet, anche se lento. A cena in albergo per 4 dollari a testa, buona e abbondante.



[Sulla visita alla fortezza di Bam, crollata per un terremoto pochi mesi dopo, ho scritto questo post speciale.]

20 August 2003

14° g - 20 AGO: Yazd

Giornata a spasso per i vari siti di Yazd, finiamo nel pomeriggio alle torri del silenzio, un po’ fuori città, impressionanti, da non mancare, anche se dagli anni ’50 è stato proibito agli Zoroastriani di far “purificare” i corpi dei loro cari defunti facendoli sbranare dagli avvoltoi.

Al tramonto siamo di nuovo in città, bella la vista dalla “casa di Hussein”, dotate di un sistema naturale di aria condizionata per cui una specie di camino viene costruito sopra una fontana ed in cima ad esso il vento crea una depressione che favorisce l’evaporazione dell’acqua con conseguente rinfrescamento dell’ambiente circostante, ingegnoso!

Prelibatissimi i prodotti della storica fabbrica di dolci Khalifeh Ali Rahbar, in centro, sulla Amir Chaghmagh, bello lo spettacolo della preparazione dei dolci, che si possono anche assaggiare: ottimi per scorte di calorie in bus!

04 May 2003

L'olio d'oliva extra-vergine alle Maldive

Dopo cena quattro compagni di crociera vanno a pesca con il barchino d’appoggio, poco più di un guscio di noce. Il piccolo fuoribordo li porta un po’ lontano dalla rada dove siamo ancorati. C’è la luna piena, la laguna è calma come l’olio, il cielo quasi pulito, il silenzio (quando convinco il comandante a spegnere il generatore di bordo) è assoluto. Dopo un paio d’ore gli intrepidi pescatori tornano con un sacco di pesci di media taglia, che domani saranno il nostro pranzo, un po’ fritti, che qui va molto, ed un po’ semplicemente grigliati e conditi con un po’ d’olio d’oliva e limone.

D’abitudine quando vado in crociera alle Maldive chiedo a tutti i miei compagni di viaggio di portare dall’Italia un po’ di limone (più saporito del lime locale) e un po’ di olio d’oliva extravergine della propria regione (qui si trova più che altro olio di semi). Si sa che in Italia siamo un po’ tutti maniaci dell’olio della nostra terra. Anche a Bruxelles, dove vivo, è divertentissimo ascoltare le discussioni tra italiani espatriati riguardo all’olio d’oliva. Con il vino è diverso: tutti vantano le doti organolettiche dei vini della propria regione, ma c’è una generale disponibilità ad apprezzare anche i vini di altre regioni, e magari stranieri.

Con l’olio no: ognuno è sinceramente convinto che quello della propria regione, qualunque essa sia, se non della propria provincia, per non parlare di quelli che lo producono in famiglia, sia oggettivamente il migliore olio del mondo, che non ci sarebbe neanche da doverlo dire tanto è ovvio: l’acidità, il sapore, il colore, la leggerezza, tutto grazie al sole, al terreno, alla macrobioticità, la coltivazione «bio», ecc. ecc. Si vedono le persone più equilibrate e mansuete irrigidirsi, scattare di nervi, solo a suggerire che magari in altre regioni italiane (oppure, sacrilegio, all’estero!) ce ne sia di altrettanto buono o, percaritàdiddio, di migliore, e magari a prezzo più conveniente. Forse, in tutta Italia, solo i residenti delle valli ladine non accampano con convinzione il primato sull’olio d’oliva.

Tutto questo è un ridicolo campanilismo, frutto di ottusità culturale e miopia degustativa. Perché azzuffarsi così puerilmente? Tanto si sa che l’olio migliore del mondo è indiscutibilmente quello pugliese, e precisamente quello del Gargano, ed in particolare quello prodotto sui «Monticelli» alla periferia di Manfredonia dove mio nonno materno per decenni accudiva i suoi uliveti. Al quale, oggettivamente, può tener testa solo quello calabrese prodotto dai miei cugini Carlo e Giuliana, specificatamente della provincia di Catanzaro ed esattamente di Lamezia Terme, che mio padre mi riporta ogni tanto quando torna a visitare i nostri familiari. Chiarito questo,...


Questo post è un estratto del mio libro sulle Maldive. Per comprare il libro formato kindle su Amazon clicca qui.

28 February 2003

9° g - 28 FEB: Santiago, Gran Piedra, Santeria

Escursione a Gran Piedra e Museo Caffè

Oggi visita alla Gran Piedra, saliamo gli infiniti scalini, superando alcune bancarelle di signore che vendono collanine e braccialetti fatti con la materia prima del luogo: chiocciole, bacche, paccottiglia per arrivare ad una vista straordinaria sulla valle. Un inizio degno di una lunga ed intensa giornata...

07 January 2003

21° g - 7 GEN: aereo per Goa, visita di Panjim

Lascio l'alberto prestissimo e prendo un taxi per l'aeroporto che è ancora buio. Attraversiamo baraccopoli periferiche, case di lamiera, di legno, di ondulato plastico. Ho letto che in qualche caso usano anche pannelli di amianto arrivati chissà come dall'occidente, qui fanno meno caso ai materiali pericolosi.

L'aeroporto per i voli nazionali è un po' sgarrupato ma funzionale. Molti cartelli mi intimano di non fotografare. Un facchino con un cartellino identificativo sbiadito, illegibile direi, mi prende il bagaglio dal bagagliaio del taxi prima che io possa rendermene conto. Mi accompagna al banco dell'accettazione, una cinquantina di metri scarsi più avanti, e gli do 10 rupie. Non gli sta bene, ne vuole 50. Gliene allungo altre 10 per togliermelo di torno.

30 December 2002

13° g - 30 DIC: da Sanchi a Bhopal a Mandu

Al mattino passaggio rapido per Bhopal, dove visitiamo l'importante moschea. Ci sono tantissimi bambini seduti per terra, a testa bassa, tutti intenti a memorizzare ill Corano. In un angolo un maestro interroga uno scolaro, che però non si ricorda i versi a memoria tanto bene, lui lo aiuta un po' poi lo manda via a studiare ancora.

25 August 2002

18. - 25 AUG: Udom Xai to Muang Sing

At dawn I get up and head to town. A pale almost-full moon is still high in the sky. The predictable trickle of monks drips down the one hundred or so irregular steps which lead to their dormitory at the top of the “that”, their rice baskets secured around their shoulders. Oudomxai is coming to life quickly and noisily. The market was already in full swing by the time I got there around half past six. Like the town it is part of, the market is a melting pot of cultures: Lao food is on offer side by side with Vietnamese and especially Chinese supplies. Not a few signs in fact are in Chinese. This is an important junction between the three countries, and after the end of the war it gradually came back to economic life.

18 August 2002

11. - 18 AUG: Pakse to Vientiane

Early rise and uneventful flight to Vientiane, the rather plain looking capital. We check in our hotel and take a walk around the city. A wine shop just a couple of doors from my hotel is perhaps one of the single most surprising sites in Laos. It is a gently air-conditioned, softly lit shop, with a very pretty multilingual Lao lady working at the counter and eager to step up and explain the most detailed nuances about French wines. In a way this shop is a cultural shock, given the context in which it is located. However, come to think of it, it is a shock only inasmuch as I assume that in poor Laos there would be no chance of finding a good shop with excellent wines. Worse, if I subconsciously assumed that no one could possible want this expensive wine in a 300-dollar-a-year salary population. In fact, it should be quite normal for a capital city, albeit of a small country, to have at least one good wine shop, should it not? Not everyone in a poor if the country is poor, of course, and in a capital city there are the embassies, foreign visitors, etc. all of whom can afford expensive wines and as far as the the Lao state is concerned this activity of course generates a revenue in the form of income and excise taxes from the sales, plus a few jobs in commerce, distribution, etc.

19 June 1980

Getting ready to leave Poland

In the morning we go to meet the Rector of our university. We have a plan: organize a two-pronged student seminar meeting between Georgetown U. and SGPiS, one event each in Washington, DC and Warsaw. It should do much to improve understanding and it surely will be lots of fun. He agrees but, as expected, has little money to contribute except hospitality expenses in Warsaw. We'll have to take care of that from the US side. We'll try.

This highly intellectual endeavor is followed by a more mundane one: buying Russian caviar in the market of "Praga" a neighborhood of Warsaw that is famous for a farmers'smarket. Or fishermen's market. Or Soviet traders' market. Here you can find Russians who have the right connections to buy caviar (or gold, diamonds, furs...) at subsidized prices in the USSR and then sell it at enormous profit in Poland. Sometimes to Poles, in the best case to Westerners who pay convertible cash.

We buy half a kilo of premium Beluga caviar to eat ourselves and a huge can of 2 kg which we plan to resell once we reach Italy. We'll see.

Romek presents me with a beautiful fur hat. It's not the season to wear it now but it will come in handy in Washington next Winter.

One last currency exchange. I buy some Czechoslovak Koruna from Marian. Keep some and sell some to Pat for Hungarian Forint. We'll be driving through both countries and need a bit of each. Our professionalism in currency black market deals has reached enviable levels of sophistication.

In the evening we start packing crystals, caviar and the rest of our belongings. It will be a challenge to fit everything in Giallina's trunk. Also, there where three of us on the way from Italy, now we have Cathy. But somehow we do it. We stuff even the back seat of the car with tightly wrapped merchandise.

If they stop us at the Czechoslovak border and ask about all the crystal, we'll say we bought it with our student stipend. We are entitled to spend up to half of it on domestic goods and export them duty-free. Hardly believable but it's the law. We are going to be safe.