02 January 2003

16° g - 2 GEN: Ajanta - Aurangabad, 200km, 5 ore

Al mattino presto mi si presentano gli autisti in camera che rivogliono i soldi che ci hanno prestato! Come se potessimo scappare via...

Partenza per le grotte di Ajanta, dove passiamo circa 4 ore. Ne vale la pena. Ricordarsi di portare le torce elettriche per vedere all’interno. Consiglio vivamente di non cercare di vedere sia Ajanta che Ellora nello stesso giorno. Come tempi ci si può anche rientrare ma si rischia di correre.

Per fortuna ho portato pellicole ad altissima sensibilità per far foto all’interno, in molte grotte non si può usare né flash né monopiede/treppiede. In realtà poi il custode di una grotta mi ha fatto capire che se gli davo una mancia ci avrebbe fatto usare il treppiede. Paolo allunga due euro ed è fatta. Il divieto di usare il treppiede serve ad evitare una produzione di foto commerciali senza pagare il dovuto, che non è certamente il nostro caso, quindi non mi pare si sia fatto niente di male!

Io ho usato un velvia 400 ASA tirato ad 800 ed era appena sufficiente per far foto a mano libera, magari appoggiandosi su muri o colonne.

Molti ragazzi in gita scolastica, tutti impeccabilmente vestiti con coloratissime uniformi all'inglese. Anche molte coppie di tutte le età. Noto una certa abbondanza di donne dalle dimensioni giunoniche, che però sono sempre di portamento elegante, e sprigionano un'erotismo primordiale che non saprei ben spiegare con il valore estetico delle loro caratteristiche somatiche. Forse è dovuto ai fianchi e al ventre sempre nudi sotto i veli colorati.

Il contrario di alcune turiste italiane che, come gli uomini, hanno sempre un maglione arrotolato attorno alla vita, anche se fa 25 gradi all'ombra, non si sa mai venisse un colpo d'aria fredda!!

L'autista si inventa un'altra delle sue scorciatoie, ma me ne accorgo troppo tardi per fermarlo. Quando vedo che siamo fuori rotta gli chiedo ma lui dice solo "Shortcut shortcut" scorciatoia, il che vuol dire meno chilometri ma molto più tempo per strade sgarrupate! Ma in India, almeno per gli autisti, il tempo costa poco, il gasolio di più. Per noi sicuramente il contrario ma guidano loro e ci dobbiamo adattare.

Arrivo in serata ad Aurangabad, la città che porta il nome del Gran Moghul che più di chiunque altro è responsabile per la distruzione di così tanta parte del patrimonio indù dell’India centrale.

Hotel: Meadows, consigliato da Sanjeev Chandra. Nuovi bungalow, carini e puliti, ma piuttosto decentrato. Un quarto d’ora di bus per andare in città. Non mi è piaciuto che mi sia venuto a cercare al ristorante dell’albergo, con la evidente complicità del gestore, un negoziante di stoffe ed artigianato che mi proponeva anche lui di darmi il 30% se gli avessi portato il gruppo in negozio.

Ristorante: Walla, conosciuto come “il Tandoor” vicino alla stazione ferroviaria. Ottimo tandoori, il padrone è simpatico, biascica anche un po’ di italiano (anche se noi abbiamo visto solo avventori indiani).

01 January 2003

15° g - 1 GEN 2003: da Mandu a Jalgaon, 320 km, 6 ore

Partenza presto dopo aver dovuto chiedere in prestito Rupie agli autisti! Non riusciamo a cambiare da vari giorni e l’hotel non accetta dollari e tantomeno Euro - credo non sappiano ancora cosa sia la moneta unica europea.

Hanno chiuso il cancello e non ci lasciano partire se non paghiamo tutto in rupie fruscianti, sull'unghia. Una macchinetta lettrice di carte di credito in bella vista sul bancone, con tanto di collegamento telefonico automatico attivato, ci dicono che non funzioni, mah!

L’autista si inventa un’ennesima “scorciatoia” che ci porta per strade sterrate (dobbiamo scendere e spostare macigni dalla strada per poter passare). In alcuni punti la mulattiera che scende dall’altopiano di Mandu verso la pianura si fa stretta a causa di frane, e ci troviamo sul ciglio di precipizi niente affatto divertenti. In futuro cercherò di assicurarmi che gli autisti seguano le strade normali anche se si fa qualche km in più, si guadagna tempo e non si rischia di restare con un semiasse rotto in valli sperdute o, peggio, di finire in un burrone.

Tappa a Maheshwar, dove visitiamo un tempio Jain meno riccamente adornato di quanto mi aspettassi dopo averne visti altri in Rajasthan e altrove. Più interessanti alcuni laboratori di tessitura della seta che sfornano sari a ritmo febbrile. Il tessile è da sempre una colonna portante dell'economia indiana, che gli inglesi avevano invano cercato di reprimere per favorire i telai britannici.

Passo per una banca locale, che però non è autorizzata a cambiare valuta straniera! L'impiegato mi consiglia di andare a Indore, una città a circa 95 km di distanza, dove certamente una filiale potrà cambiare dollari e forse anche euro.

Passeggiata lungo il fiume, con spuntino al volo di banane, noccioline... Un venditore di pannocchie di mais arrosto le condisce con un bel po' di peperoncino prima di passarmene una bella calda per uno spuntino. Vita di lungofiume indiano, chi si lava, qualche ragazza fa il bucato bastonando la biancheria inzuppata sul molo.

C’è un bel sole, colori sgargianti. Purtroppo non abbiamo tempo per un giro in barca sul fiume, meriterebbe!

Visitiamo anche l'imponente tempio di Shiva, dove i fedeli toccano le zampe di una statua di elefante, pare porti fortuna.

Partenza per Jalgaon. Attraversiamo molti piccoli villaggi. Le "autostrade" sono un susseguirsi di buche, cunette e sorpassi da brivido tra camion e autobus. Lungo la strada incontriamo mercatini poverelli, dove ci fermiamo per un tè speziato o qualche piccolo acquisto  alimentare e qualche foto. Campi irrigati a destra e sinistra del percorso si alternano a radure arse dal sole tropicale.

Ci passano accanto i resti di qualche auto e camion vittime di raccapriccianti incidenti, scommetterei che più di qualcuno ci ha lasciato la pelle in queste scarpate.

Al confine tra Madhya Pradesh e Maharashtra, due regioni componenti l'Unione Indiana, ci sono controlli di documenti e merci come se fosse un confine internazionale. Mi viene da pensare a come siamo fortunati ad essere riusciti ad eliminarli in buona parte dell'Unione Europea, grazie al trattato di Schengen!

Arrivo in serata a Jalgaon, stiamo all’hotel Royal Palace, molte pretese da grande albergo ma è solo discreto. Non accettano carte di credito per il ristorante, ambiente freddino, un po’ pretenziosetto e finto, solo menu vegetariano. Devo andare a cercare contante in piena notte ma per fortuna c’è un bancomat che funziona perfettamente con carte di credito straniere e mi sborsa tutte le rupie che ci servono!

31 December 2002

14° g - 31 DIC: Mandu, visita e festone di capodanno

Sveglia presto, sarà una giornata intensa di visite. Il nostro albergo Tourist Cottages è pessimo: sporco, senza acqua calda o corrente elettrica, ovviamente non accetta carte di credito anche se ha la macchinetta per leggerle (ma senza corrente elettrica come si fa?) e pretende un pagamento extra per un materasso che ci hanno buttato per terra per sistemare una persona un più che non aveva posto nei letti. Costa anche caro, 900 Rs per stanza singola) e la colazione è appena mangiabile.

Finita la quale non abbiamo il contante necessario a pagare, e il direttore dell'albergo fa chiudere i cancelli, in pratica ci sequestra! È una situazione senza ...uscita: non possiamo andare a prendere soldi perché siamo bloccati dentro e comunque apprendo che a Mandu non ci sono bancomat. Che fare? Viene in nostro soccorso l'autista, che si rifà un po' la reputazione dopo il tempo che ci ha fatto perdere ieri prestandoci denaro contante in quantità sufficiente a sbloccare il sequestro del bus e di tutti noi!

Visita di Mandu ed in particolare del forte. Ormai di palazzi sultaneschi in rovina e di fortezze Moghul ne abbiamo viste abbastanza, qui non ce n’è dei migliori ma comunque il richiamo storico è forte. Studiamo la triste storia di Rupmati, la cantante induista sposata con rito induista e musulmano al sultano Baz Bahadur che si suicida quando il generale Adham Khan, al servizio del grande Mughal Akbar, invade Mandu e mette fine all'idillio interconfessionale.

C'è anche una grande moschea ma è in disuso, non ci sono più fedeli musulmani. Architettura sobria, forse un giorno, secoli fa, c'è stato più fasto, chissà? In un angolo una vecchietta prepara il tè con un fornello a carbone.

Alla grande tomba di Hoshang Shah c'è un'atmosfera mesta, è un po' tutto fatiscente anche se ci sono lavori in corso che fanno pensare ad un progetto di restauro. All'interno imperversano i pipistrelli.

Bambini variamente infangati ma simpaticissimi scorrazzano per le strade e ci fanno gli auguri di buon fine anno, non vogliono soldi o regali, sono solo incuriositi. Alcuni vendono fiori di baobab.

Ottima cena al ristorante Rupmati.

Dopo cena il simpatico oste ci invita ad una festa di capodanno che si svolge in un tendone attiguo al ristorante. Siamo gli unici turisti in mezzo ad una quarantina di notabili locali, seduti per caste intorno ad un grandissimo tappeto, i più importanti vicino a quello che è chiaramente il capo, forse il sindaco, insomma il notabile che qui chiaramente dirige i giochi. Poi via via gli altri personaggi, tutti uomini, alle ali, con vestiti e portamento sempre meno ricchi e formali.

Sul tappeto ballano due danzatrici che oltre ad eseguire una piuttosto patetica movenza sono pagate dagli astanti per portare da bere ai loro compari da una parte all’altra del tendone. Molti offrono da bere a noi! E noi, con le poche rupie che ci sono rimasta dal prestito dell'autista, cerchiamo di ricambiare. Giorgio familiarizza con linguaggio internazionale (mani e bicchieri di liquore!) con il capopopolo, baffuto e sempre più ubriaco.

Scopro che il ristorante ha anche stanze per dormire e mi ripropongo vivamente di provarlo al posto del Tourist Cottages se tornassi mai qui.

30 December 2002

13° g - 30 DIC: da Sanchi a Bhopal a Mandu

Al mattino passaggio rapido per Bhopal, dove visitiamo l'importante moschea. Ci sono tantissimi bambini seduti per terra, a testa bassa, tutti intenti a memorizzare ill Corano. In un angolo un maestro interroga uno scolaro, che però non si ricorda i versi a memoria tanto bene, lui lo aiuta un po' poi lo manda via a studiare ancora.

29 December 2002

12° g - 29 DIC: arrivo a Bhopal e visita a Sanchi

Arriviamo con un’ora di ritardo a Bhopal. Alcuni notano che il treno aveva fatto sosta a Vidisha, paese vicino a Sanchi. Dato che la nostra meta per la giornata era appunto Sanchi, ci sarebbe convenuto scendere prima dal treno e dare appuntamento al bus colà e non a Bhopal. Nel senno di poi...

Pomeriggio di visita agli stupa di Sanchi, ci passiamo oltre tre ore. Il sito è di massima importanza nella storia del buddismo, che nasce in India e sotto Ashoka ne diventa anche la religione ufficiale anche se ora da questo paese è quasi completamente scomparso.

Il biglietto costa Rs 10 per gli indiani (15 centesimi di euro) ma 5 dollari per gli stranieri. Si giustifica questo perché il paese è povero e i turisti sono ricchi quindi è giusto che paghino di più. A me questa storia non piace mai: sicuramente molti indiani in visita qui oggi sono più danarosi di svariati stranieri, magari studenti, o dipendenti della pubblica amministrazione come alcuni miei compagni di viaggio, che vengono dal "ricco" occidente.


Interessanti incontri con giovani turisti indiani. Vengono da Mumbai, sono evidentemente ben istruiti e sofisticati, parlano bene inglese. Elementi della classe media indiana che emerge.

Mi fa molto piacere incontrare indiani così, fuori dagli stereotipi cui siamo abituati e di mentalità aperta, almeno ad una prima impressione, secolare, globalizzata! Gente con la quale ci possiamo capire facilmente.

Ci facciamo un sacco di foto insieme, sono più interessati loro ad avere foto di noi, esotici stranieri, che noi di loro. Partono prima le donne, fotografandosi con le mie compagne di viaggio. Poi gli uomini con noi, e qui invitiamo anche il guardiano del tempio, un simpaticone in giacca blu con distintivi ricamati in oro.

Hotel: Traveller’s Lodge, bel posto nel verde ma struttura appena sufficiente, gestore antipatichetto anziché no, ci ha dato fastidio che trattasse male il personale.

Ristorante: Ce ne sono un paio in paese, noi abbiamo mangiato (discretamente) in albergo, poi ci hanno acceso un fuoco in giardino dove abbiamo passato qualche ora di riposo, chiacchiere e giochi di carte.

Book Review: Snakes and Ladders - Glimpses of Modeern India, by Gita Mehta, ****

Synopsis
This fascinating blend of personal memoir, historical anecdote and wry observation offers the indispensable guide and key to contemporary India in the fiftieth year of its independence. Entertaining, informative and passionate. With a novelist's eye for detail and colour, Gita Mehta writes of the continent of contradictions that is host to one-sixth of the world's population. The world's largest democracy, it still practices the caste system. It's a burgeoning economic superpower, and one of the poorest nations on earth. It has the world's largest film industry, and the world's oldest religions. It is an ancient civilisation celebrating fifty years as a modern nation, entering a new civilisation many believe will belong to China and India. Now, as never before, the world wants to know what contemporary India is all about.

Review
This book awes and shocks at the same time, which is perhaps the best way to summarize India today. Assuming there is such a thing as "India" beyond the state on the map. Mehta points out that most Indians are foreigners to other Indians (p.20)!

Here we get a panoramic introduction to the essence of this incredible assembly of over one billion people. Mehta jumps easily from history to politics, from religion to economics, from social life to art. This is where the majority is Hindu but Buddhism was born, as can be seen at such wonders as Sanchi, Ajanta and Ellora, but where some of the best known national symbols are the Taj Mahal (Muslim mausoleum), the Golden Temple of Amritsar (Sikh), the Jain temples of Rajasthan and Gujarat.

This is the country where the foremost independence leader, Mahatma Gandhi, invited the last colonail ruler, Lord Mountbatten, to become the first head of state of independent India, so as to show reconciliation with all! A country where women still suffer heavily from discrimination but where a woman (Indira) was the most powerful politician ever elected and another (Sonia, a foreigner and a Catholic) followed in her footsteps.

A wonderful introduction the the Indian conundrum!


28 December 2002

11° g - 28 DIC: Varanasi - treno per Bhopal

Colazione con paratha, uno dei tanti squisiti tipi di pane indiano, omelette e ortaggi vari. Mattinata in giro per la città in ordine sparso, acquisti, altre cremazioni.

Io sono andato a vedere altre cremazioni. Sono circondato da gaglioffi vari che vogliono soldi e da altrettanto fastidiosi acchiappaturisti che lavorano a commissione per i negozi.

Entro in un negozio e vedo una bellissima trapunta copriletto fatta con pezzi vecchi sari, dicono loro, chissà, ma comunque ben fatti. Mi chiedono 450 euro. Gli rispondo che sono matti e mi chiedono di fare un'offerta. Offro 150 euro e accettano subito, segno evidente che sono un pollo e mi sono autospennato! Probabilmente sarebbero bastati 50!

Passeggio nelle viuzze strette e piene di veicoli vari ed animali. Più india di così non si può! Per qualche giorno va bene, ma viverci? Ma poi, si sa, ci si abitua a tutto.

Il venditore mi racconta di Catherine Deneuve, che sembra si sia particolarmente appassionata a Varanasi. In effetti poi leggo sul suo sito web personale che passa molto tempo in questa città che ha scoperto qualche hanno fa e le è rimasta nel cuore.

Vengo investito da un rickshaw, per fortuna solo di striscio ma mi prendo una bella botta al gomito e mi si rompe il paraluce del mio teleobiettivo.

Quindi incontro una processione funeraria di una famiglia che sta portando una nonna ai ghat per la cremazione. Mi avvicino con rispetto, mi vedono e mi invitano ad avvicinarmi. Un signore sulla cinquantina, forse il figlio della defunta, mi invita a guardarla, stesa su una barella di legno e coperta di fiori. Gli faccio le mie condoglianze e rispondo, sinceramente, che in effetti era una bella donna. Chiedo se posso fotografare e mi dice che certamente sì, anzi mi ringrazia di aver portato le mie condoglianze e i miei saluti. I parenti, tutto intorno al feretro, sono sereni, non ci sono segni di disperazione, nessuno piange. Cantano tutti all'unisono una preghiera al dio Rama.

Poi nel primo pomeriggio ritrovo in albergo e rickshaw per la stazione dove alle 4 parte il treno. Abbiamo preso le cuccette di 1a classe “three tier”, cioè a tre file sovrapposte, comode e pulite.

Scorta di banane, acqua ecc alla stazione, in treno servono tè e caffè. Si passa dagli scossoni verticali del bus a quelli laterali del treno, tutto sommato molto meno fastidiosi, e si riesce anche un po’ a dormire.

Alla stazione entriamo in una grande massa di gente in piedi, seduta, sdraiata, ce n'è letteralmente di tutti i colori, ma c'è un ordine, una logica, ed anche un rispetto reciproco, nessuno spinge, nessuno ti passa davanti.

Il treno è ottimo, pulito, economico e, con le relative stazioni, antropologicamente interessante. Consiglio fortemente di farne uso. Ci sono varie classi, noi abbiamo usato la AC-1 2-tier e 3-tier, cioè Aria Condizionata, 1a classe, a 2 o 3 livelli di letti (4 o 6 letti per “scompartimento”, ma in realtà tutto il vagone è comunicante). La sera i sedili diventano comode cuccette.

Per brevi viaggi di giorno si possono eventualmente usare le classi più economiche, e vedere come viaggiano gli indiani poveri, ma non lo consiglio per tratte notturne. Quando si arriva al binario basta guardare sulla porta della carrozza e c'è sempre un foglio di carta bianco formato A4 con i nomi dei passeggeri ed il cognome puntato, ed il numero del sedile. Così io ero Marco C. posto M43.

I treni in India hanno vari nomi, il nostro è il Kamayani Express. Dentro l'aria condizionata è al massimo, fa freddo!

Il sito delle ferrovie indiane consente un’accurata preparazione dell’itinerario, poi State Express pensa, se necessario, ad emettere i biglietti. Noi, prenotando un po' tardi, solamente al primo giorno di viaggio, avevamo alcuni pax in lista di attesa e poi non abbiamo avuto problemi ma siamo stati aiutati dal fatto che c’erano pochissimi turisti.

Book Review: Karma Cola, by Gita Mehta, ***

Synopsis
Beginning in the late '60s, hundreds of thousands of Westerners descended upon India, disciples of a cultural revolution that proclaimed that the magic and mystery missing from their lives was to be found in the East. An Indian writer who has also lived in England and the United States, Gita Mehta was ideally placed to observe the spectacle of European and American "pilgrims" interacting with their hosts. When she finally recorded her razor sharp observations in Karma Cola, the book became an instant classic for describing, in merciless detail, what happens when the traditions of an ancient and longlived society are turned into commodities and sold to those who don't understand them.

27 December 2002

10° g - 27 DIC: Varanasi

Giornata iniziata presto, prima dell’alba ci vengono a prendere i rickshaw e andiamo ai ghat, che sono poi le rive del fiume.

Percorso in barca a remi per tre ore su e giù per il Gange, sembra un girone dantesco con le fiamme sulle pire che bucano la bruma grigia.

Quindi andiamo al forte di Ramnagar.

Quindi in giro in rickshaw per templi e infine giro di acquisti ed ulteriori passeggiate nella zona vecchia. Ad un certo punto Mirko, uno dei miei compagni di viaggio, vede che il pedalatore del nostro rickshaw è molto stanco e si offre di prendere il suo posto! Il tizio è incredulo poi con un certo imbarazzo gli lascia la sella e viene a sedersi sulla carrozzina con noi. Probabilmente l'unica volta nella sua carriera che è pagato per essere trasportato!

Le due giapponesi che abbiamo accettato di ospitare sulla nostra barca (vedi ieri) volevano lasciare una ulteriore mancia di 100 Rs ai rematori, ma questi sorprendentemente non hanno accettato, dicendo che erano stati già pagati e bastava così!

26 December 2002

9° g - 26 DIC: Varanasi e dintorni: Sarnath e Jaunpur

Giornata in visita col nostro bus nei dintorni di Varanasi (decido di posticipare la visita alla città stessa, dove il bus non serve, per poter far partire lo stesso alla volta di Bhopal, dove ci riprenderà alla fine della nostra prima notte in treno).

Oggi andiamo a Sarnath, dove Buddha inizio a predicare, uno dei pochi centri buddhisti ancora attivi in India, e con un ricco museo archeologico, da non perdere. Poi Jauntar, importante centro islamico a 80km da Varanasi (2+2 ore in bus! ma ne vale la pena).

A Sarnath il fulcro dell'attenzione è un grande stupa. Ci sono moltissimi monaci che ci girano intorno, prostrandosi fino a terra e allungando le mani protette da speciali tavolette di legno in avanti.

Un monaco mi chiede in inglese se sono buddista. Gli dico che sono interessato ma non sono veramente un buddista. Mi risponde: "Forse un giorno, lentamente, lentamente."

Vari monaci conducono sessioni di preghiera e meditazione tutto intorno allo stupa, ci sono anche molti occidentali che partecipano.

Al lato dello stupa c'è anche un museo, abbastanza sgarrupato. (vedi libretto)

A seguire ci dirigiamo verso Ramnagar ma la strada è bloccata e dobbiamo rinunciare. Vedo molti bambini che lavorano raccogliendo stracci in una montagna di immondizia ai margini della città.

Il bus ci porta per le campagne per due ore e mezzo sulla via di Jaunpur. Molti piccoli villaggi di capanne fatte con mattoni di fango. Medaglioni di sterco secco sono metodicamente accumulati ai lati della strada. Hanno un diametro di circa 20 centimetri e sono il combustibile più utilizzato per cucinare e riscaldare le capanne.

Lo standard delle costruzioni contrasta con le divise colorate ed impeccabili dei bambini che vanno a scuola, ovviamente a piedi, percorrendo chilometri lungo le strade assieme a camion e vacche.

Arrivati a Jaunpur visitiamo due moschee, che una volta devono essere state molto imponenti ma oggi sono alquanto trascurate, quasi in rovina. Nugoli di bambini ci circondano, vogliono essere fotografati anche se non chiedono soldi.

La sera, tornati a Varanasi, prepariamo il grosso dei bagagli e li consegnamo al bus che si mette in marcia per Bhopal dove lo troveremo fra un paio di giorni. Noi prenderemo il treno.

Ristorante per la cena: Kamesh Hut garden restaurant, dietro il Pradeep tel 202689, lento come tutti ma buono e simpatico, stanno rimodernando il giardino.

Cerco trasporti per visitare Varanasi in serata e poi domani. Tramite il proprietario dell’albergo ho incontrato uno strano figuro, tale Prins, che di primo acchito non ispirava nulla di buono ma poi si è rivelato utile ed affidabile. Con lui quale ho concordato il seguente pacchetto: lui ci ha organizzato un giro in barca a remi sul Gange di 3 ore + servizio di barca a motore di 30 min fino al forte di Ramnagar per tutti a 400 Rp; inoltre 7 rickshaw a pedali a disposizione per tutto il giorno per girare tutta la città per 200 Rp.

Il prezzo totale (600 Rp per tutti i trasporti) è molto buono, anche troppo buono… il trucco sta nel …… indovinate un po? Esatto!! Il negozio!!! Dove ci siamo impegnati ad andare alla fine di tutto il tour. Trattasi del Indian Art Exposition di un certo Ramesh al 28-142 del Samarpan market. Lì alcuni di noi hanno comprato qualche seta (prezzi né meglio né peggio che altrove) e siamo stati tutti contenti. I barcaioli altrimenti chiedono prezzi spropositati (noi abbiamo ospitato sulla nostra barca due ragazze giapponesi cui stavano per spillare 800 Rp) e con un gruppo numeroso il negoziato ripetuto con i rickshaw ad ogni tragitto diventerebbe tedioso.

25 December 2002

8° g - 25 DIC: Khajuraho - Allahabad - Varanasi

Partenza all’alba, si sale sull’altopiano del Deccan e la temperatura scende. Lunghissima, interminabile giornata di trasferimento per Varanasi, via Allahabad.  Stiamo per entrare nel cuore dell'india più profonda, più indiana...

24 December 2002

7° g - 24 DIC: Khajurao

Bassorilievi con scene erotiche di corte
Intera giornata dedicata ai templi, ma abbiamo anche passato un po’ di tempo a girovagare per il vecchio villaggio, vicino al gruppo Est. E’ facile intrattenersi con gli abitanti, spesso si viene invitati nelle case per un tè, o a vedere mentre fanno il pane, c’è anche qualche laboratorio artigianale.

Io guidavo un gruppo di 12 persone quindi li ho divisi in gruppetti di 2-3 persone per poter meglio interagire con la gente del posto.

Consiglio di iniziare la visita proprio dal gruppo di templi ad Est, e lasciare il gruppo Ovest per la fine della giornata, al tramonto il sole cala dietro i templi ed il tutto è molto più suggestivo; inoltre, alle 6 di sera, c’è la puja (preghiera) nell’unico tempio ancora attivo, proprio accanto ai templi occidentali–andate ad assistere… Carino anche il piccolo museo vicino a gruppo Ovest.

NOTA 2013: Khajurao oggi è diventata un centro turistico di enorme importanza in India, forse secondo solo al Taj Mahal, con oltre un milione di visitatori all'anno.

A Khajurao siamo stati avvicinati da un certo Pappu. Costui, complici i gestori dell'albergo dove avevamo prenotato le stanze, gli autisti, (che ci hanno portato nelle sue braccia cercando di farci saltare altre parti di visita, mi sono dovuto irrigidire e chiarire che l’itinerario lo facevamo noi, non loro) qualcuno in agenzia a Roma  o non so chi altri, sapeva esattamente quando e dove arrivano i gruppi di italiani e ci aspettava al varco!

Pappu è un ciarlatano, ha cercato di spillarci soldi facendoci da guida (100 Rp a testa, un furto!!, lui non sapeva neanche gli orari delle preghiere nel tempio); offrendoci delle jeep per “trasporti locali” (inutili, basta il bus o qualche rick-shaw); portandoci dal padre per sottoporvi a strani riti astrologici (forse interessanti per i superstiziosi) dove non si paga, per carita!!, sono Brahmini, ma si fa un’offerta; ed infine… indovinato!! vendendoci oggetti vari al suo negozio proprio di fronte ai templi occidentali, naturalmente a prezzi super-speciali solo per i gruppi di Avventure nel Mondo, solo perché siamo italiani, solo perché è il compleanno della moglie ecc ecc.

Noi lo abbiamo ringraziato dell’offerta ma abbiamo fatto, e benissimo, da soli, lui ha insistito a lungo, non mollava... a fine giornata mi ha avvicinato ancora una volta all’interno del gruppo di templi occidentale e giocando il tutto per tutto mi ha detto, papale papale, che se gli avessi portato il gruppo al negozio mi avrebbe dato il 30% sulle vendite. Gli ho risposto che anche se era la la prima volta che facevo il capogruppo non credevo che prendere le sue mazzette da vendita di ciarpame fosse compatibile con la mia interpretazione del ruolo…

Poi però mi sono pentito… tanto qualcuno qualche spesa l’ha comunque fatta, ed un negozio vale l’altro, e avrei potuto accettare il 30% e magari restituirlo ai compratori quale ulteriore sconto. Comunque a me questo losco figuro non piace.

Ristorante: Gaylord sulla strada tra i tempi occidentali e l’Usha Bundela, buono, meglio prenotare prima per accorciare i tempi di attesa.

23 December 2002

6° g - 23 DIC: da Orchha a Khajurao

Visita di Orchha, preventivare una mezza giornata abbondante per i molteplici palazzi, cenotafi, templi, ecc.

La mattina presto siamo andati a vedere le abluzioni e le lavandaie sulle gradinate del fiume, proprio davanti al nostro hotel Betwa.

Quindi siamo passati al vivacissimo e coloratissimo mercato sulla piazza principale.

Come sempre, evitare le sedicenti “guide” appostate all’entrata dei vari siti, salvo quando non ne siate costretti perché hanno le chiavi di alcuni palazzi di Orchha altrimenti inaccessibili, come è capitato a noi questa volta.

Indi lungo trasferimento per Khajuraho.


Dormiamo all’hotel Usha Bundela, vicino al gruppo occidentale dei templi, ottimo. C'è anche un ristorante che si chiama Mediterraneo. Ci siamo andati per accontentare quelli che già dopo tre giorni di viaggio erano nostalgici dei sapori italici. Piatti tristi, pasta scotta, pizza smosciata, pietanze che solo lontanamente richiamavano i gloriosi nomi (boscaiola, quattro formaggi) elencati sul menu. Sconsiglio. La prossima volta chi vuole mangiare italiano in India ci va senza di me!

22 December 2002

5° g - 22 DIC: da Agra a Orchha

Partenza per Orchha, da qui e per tutto il resto del viaggio la strada va via via peggiorando e le medie orarie scendono.

Sosta a Gwalior, con molteplici spunti di interesse architettonico. Anche qui difficile vedere tutto, noi abbiamo girato con calma il palazzo e i templi in cime alla collina e non siamo andati in città.


Avendo qualche giorno in più a disposizione consiglio certamente di passare tutto il giorno qui, restare a dormire e ripartire per Orchha l’indomani.

Breve deviazione dalla strada statale ed ulteriore sosta al complesso di templi di Sonagiri, the golden mountain in Hindi, dove non incontriamo i monaci Jain “vestiti d’aria”, cioè nudi, che pare si ritrovino qui solo a Marzo. Il complesso di templi è comunque interessantissimo.

Qui, eccezione che conferma la regola, Lakhan Rajak (tel 262523) è un ragazzo “guida” che ci ha raccontato un po’ di frottole ma per 100 Rupie per tutto il gruppo almeno ci ha fatto risparmiare tempo indicandoci la strada tra i meandri dell’ashram delle vedove e su e giù per i templi. Si può comunque fare da soli. Qui abbiamo incontrato monache Jain. Alcune si fanno avvicinare e anche fotografare sorridendo, altre molto più schive si fanno da parte. Una è molto contenta di posare!

Scelta limitatissima di alloggi ad Orchha, noi siamo stati al Betwa Cottages, statale, solo sufficiente nonostante gli sforzi del giovane gestore. Avvertendolo per tempo e non arrivando tardi organizza un fuoco in giardino dove passare qualche bella ora dopo cena. Abbiamo cenato bene, ma senza alcolici, in albergo. Attenzione, non accetta dollari o carte di credito.

Volendo spendere qualcosa in più si potrebbe dormire nel palazzo di Jahangir nell’Hotel Sheesh Mahal, camere a partire da 590 Rp (13 dollari), circa il doppio di dove stavamo noi, ma secondo me ne vale la pena, dormire nel palazzo storico del Grand Moghul!! Io non ne ero informato o lo avrei proposto.

21 December 2002

4° g - 21 DIC: Fatehpur Sikri e Agra

Visita di Fatehpur Sikri la mattina sul presto.  Appena arrivati siamo siamo presi d'assalto dalle guide improvvisate che si trovano spesso all'entrata di siti turistici in India. Non ne vale quasi mai la pena, non sono guide ma procacciatori di affari per negozi e ristoranti, anche quando sfoggiano tessere di riconoscimento dall’aspetto ufficiale. A volte sono pericolosi millantatori e perdigiorno che ti raccontano quattro stupidaggini insensate con due scopi ben precisi: spillare mance spropositate ai turisti sprovveduti e portare i medesimi a negozi dai quali ricevono percentuali anche del 30-40% sugli acquisti.

Accettare i servizi delle guide e poi non pagarle perché si scoprono essere degli imbroglioni è sempre sgradevole e può essere pericoloso se si arrabbiano e chiamano i loro compari. A me a Fatehpur Sikri uno “studente” si è offerto di farmi da guida alla moschea specificando chiaramente di non voler soldi. Dopo poco il "giro guidato", in cui mi ha propinato due fesserie banali e noiose, si è avviato verso l’immancabile bancarella del suo compare io me ne sono andato, ma quando ho messo in guardia due inglesi che stavano per essere accalappiati dallo stesso “studente” questi ha tirato fuori un coltello! Morale: lasciare perdere!!!! Studiatevi e rileggetevi le guide cartacee e il web.

Fatepur Sikri oggi era quasi deserta, forse la stagione non ancora cominciata, forse le tensioni con il Pakistan. Meglio per fotografare. Non sono autorizzati i treppiedi, per evitare fotografi commerciali che lavorino senza licenza. Ho dovuto discutere un po' ma alla fine mi hanno fatto entrare con un monopiede.

Nel pomeriggio visita al Taj Mahal (pron. Tag, come in “mon-tag-gio” e Mahal con H aspirata, qualcuno continuava a far ridere gli indiani chiedendo del “Taimàal”). Perquisizioni accuratissime della polizia.

Momento migliore al tramonto, ottima luce sugli intarsi nel marmo del lato occidentale fantastico per i fotografi. È la mia seconda visita al Taj, un posto magico, un'atmosfera indescrivibile.

Cena al ristorante vegetariano “Lakshmi Vilas”, nel Sadar bazar, ottimo cibo (ma niente alcolici), ambiente squalliduccio ma interessante stare con clientela esclusivamente indiana.

Anche stavolta siamo stati avvicinati da un gruppetto di ciclisti di rickshaw a pedali che, come ieri, si sono offerti di portarci ad un ristorante amico gratis. Però stavolta ci hanno provato: invece che al ristorante ci hanno scaricati davanti ad un negozio di paccotiglia per turisti. Perdita di tempo... poi quando ce ne siamo andati hanno cominciato a litigare fra di loro, con il "capetto" della situazione che si è arrabbiato con la truppa, penso perché non sono riusciti a far soldi con noi. Avrebbero potuto essere meno brutali: magari portarci prima al ristorante e dopo, a pancia piena, saremmo andati più volentieri anche a far qualche spesa presso il negozietti!