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22 April 2010

Recensione: In barca a vela intorno al mondo, di C. Auriemma e L. Eordegh, *****

Sinossi
Le foto di questo volume documentano le avventure di Elizabetta Eordegh e Carlo Auriemma. Coraggiosamente, alla fine degli anni '80 gli autori decidono di tagliare con la routine e la vita regolare per perdersi in barca a vela negli spazi infiniti degli oceani, a contatto con persone, culture e tradizioni di cui prima ignoravano perfino l'esistenza.

27 December 2009

Recensione: Seta, di Alessandro Baricco, ****

Sinossi

La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto. "Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L'uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa."

Recensione

Un libro che racconta con una serie infinita di viaggi, intrapresi per affari ma trasformatisi in un disperato inseguimento dell'amore. O forse di un infatuamento. Si può veramente amare una persona che non si conosce?

Il libro fornisce anche un quadro interessante del Giappone che si apre gradualmente al mondo durante la seconda metà del XIX secolo, con la restaurazione violenta dell'impero centralizzato e l'apertura dei commerci internazionali.

Un finale tragico ma, forse, istruttivo per ciascuno di noi. Anche se forse l'insegnamento non sarà uguale per tutti. Ma tutti dovremo riflettere sull'amore, sull'infatuazione, sulla responsabilità, sulle priorità fondamentali della nostra vita insomma.

La prosa di Baricco corre veloce come il protagonista nella steppa, io ho finito il libro in poche ore.

Poi ho visto anche il film che pure consiglio ma di cui al momento non vedo disponibilità di DVD o BD.

Di Alessandro Baricco ho recensito "Novecento" su questo blog.



10 December 2009

Recensione: Etiopia, di Massimo Bocale e Piera Barchetti, ***

Sinossi
La guida, scritta con lo stile degli "appunti di viaggio", fornisce tutta una serie di itinerari e percorsi, anche in trekking, che si snodano dal nord al sud del paese. Precise cartine, notizie pratiche e informazioni dettagliate aiutano il viaggiatore nel muoversi liberamente dalla valle dell'Omo alla Dancalia, dalle regioni dei popoli Mursi e Surma a quelle degli Hammer e Afar. Bellissime fotografie accompagnano il testo in modo da rendere la lettura piacevole e maggiormente interessante.

Recensione
La guida è indubbiamente un bel libro, carta di qualità e rilegatura resistente. Molto informativo sugli aspetti culturali, è provvisto anche di ricche schede su argomenti specifici. Buone anche se non proprio entusiasmanti le fotografie, molte in bianco e nero ed alcune a colori. Non so perché ma spesso le foto sono inserite in parti del volume diverse da quelle dei soggetti rappresentati, il che crea un po' di confusione.

La guida è a metà la classica guida con le informazioni che uno si aspetta, e per metà racconto di viaggio dell'autore che ci riferisce esperienze ed aneddoti dei suoi viaggi.

Tutto sommato un bel libro da legger prima di partire piuttosto che da portarsi in viaggio, come spesso per le Polaris.

18 September 2009

Recensione: Taqiyya, Alla Scoperta dell'Iran, di Alessandro Pellegatta, ****

Sinossi
Nella tradizione islamica taqiyya significa "paura, stare in guardia, circospezione, ambiguità o dissimulazione" e ha indicato storicamente la possibilità per gli sciiti di rinnegare esteriormente la fede per sfuggire alla persecuzione sunnita. E da qui che parte questo viaggio in Iran, un Paese sospeso tra passato e presente, crocevia di culture e luogo d'origine di imperi millenari, ritenuto un Paese poco sicuro e troppo integralista.

01 August 2009

Recensione: Monsieur Ibrahim e i Fiori del Corano, du Eric-Emmanuel Schmitt, ****

Sinossi
Il breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino annovera vie che hanno il sapore delle favole: Rue Bleue, Rue de Paradis. Il quartiere dove abita l'adolescente Mose detto Momo, è pieno di vita e di luce, percorso da un'animazione popolare colorita e gaia, proprio l'opposto dell'appartamento in cui Momo vive con un padre, perennemente immerso nella penombra, eccettuato per il cono di luce serale che avvolge l'avvocato, senza affari e senza moglie, intento a leggere uno dei ponderosi volumi. Nonostante l'atmosfera pesante di una casa dalla quale l'amore sembra fuggito, Momo è un ragazzo dallo spirito aperto e curioso, ferito dalle accuse del padre e dalla sua indifferenza ma capace di reagire con una serie di spensierate trasgressioni.

24 April 2009

Recensione: Guinea Bissau (2009), di M. Jammal, G. Villa e P. Candiani, *****

Sinossi

Guinea Bissau, un Paese per molti sconosciuto e per altri dimenticato, in cui il tempo sembra essersi fermato o addirittura non esistere. Un mondo raccontato attraverso le fotografie di Paolo Candiani e il racconto diretto di un gruppo di volontari italiani che da 25 anni condividono i sogni, le aspettative e le speranze di questo popolo. Un libro nato con l'intendimento di calare il lettore nella realtà, ai limiti del credibile, di questa terra, che è un'affascinante finestra su un mondo di desolante povertà, in cui spicca la sorprendente vitalità di un popolo gioioso.


26 March 2009

Lo squalo martello dell'atollo di Rashdoo alle Maldive

Lo squalo martello che ho fotografato a Rashdoo
Scendiamo nel silenzio assoluto e nel blu sempre più scuro, quasi non si vede più la superficie e se non fosse per le bolle d'aria che rilasciamo, e che inevitabilmente partono verso l'alto, si farebbe fatica a riconoscere l'alto dal basso, la superficie dell'acqua dall'abisso che qui sprofonda per centinaia di metri. Uniche presenze piccoli organismi fosforescenti che danzano disordinatamente a mezz'acqua. Arrivati sui trenta metri ci disponiamo per l'attesa, non troppo ravvicinati per non darci fastidio l'un l'altro ma neanche troppo dispersi per non spaventare gli squali con una presenza che potrebbero interpretare come aggressiva, una formazione d'attacco, e farli scappare.

Passano i minuti e restiamo così, appesi al nulla, perfettamente idrostatici, muti, ad aspettare, fermi. Poi, all'improvviso, arriva. Si comincia a distinguere una flebile ombra nel blu, una silhouette grigia che si muove sinuosamente, lentamente, verso di noi. A poco a poco comincia a definirsi la sua forma allungata, poi le pinne, infine l’inconfondibile muso, schiacciato con i due piccoli occhi attaccati all'estremità. Il signore di questo mare, lo squalo martello, ci viene incontro. Solitario, sui trentacinque metri di profondità, sarà lungo tre metri, gira intorno ai sub, ci scruta. Scendo un po' per portarmi alla sua stessa quota e fotografarlo davanti, ma devo stare attento, siamo al limite della profondità programmata. Due, tre scatti sui tre quarti, poi si gira e se ne va. Dopo pochi istanti torna da noi, un'altra perlustrazione, tranquilla, è chiaro che una mezza dozzina di esseri ricoperti di gomma che fanno un sacco di bolle d'aria non sono la sua preda abituale. Riesco a posizionarmi per fare ancora qualche scatto, senza flash per non spaventarlo. Profilo grigio su sfondo cobalto, poi lo squalo si gira e si inabissa, sparendo definitivamente nel blu. Sono contento come un bambino, è la prima volta che fotografo un martello! Ma non c'è più tempo per indugiare nella speranza che torni, sono passati già una trentina di minuti da quando siamo qui a oltre trenta metri sott'acqua, la lancetta del manometro mi avverte che ho consumato la metà dell'aria della mia bombola ed è tempo di cominciare la lenta risalita...

Questo post è un estratto del mio libro sulle Maldive. Per comprare il libro formato kindle su Amazon clicca qui.


22 March 2009

Le mante di Donkalo, atollo di Ari, Maldive

Questa mattina ci svegliamo prima dell'alba, siamo tutti subacquei e, per sfruttare al meglio i pochi giorni a disposizione, buttiamo giù il primo caffè all'alba e poi subito in acqua per la prima di quattro immersioni della giornata. Siamo su una delle pass di Ari, i canaloni sommersi dove, con le maree, l'acqua entra ed esce dall'atollo all'oceano, apportando ossigeno e nutrimento e asportando detriti e scorie. Le mante approfittano delle fortissime correnti che le maree generano nelle pass per attendere al varco i piccoli organismi che costituiscono il loro nutrimento.

L'entrata in acqua oggi si presenta complicata, dopo il tuffo la marea ci farebbe allontanare immediatamente dalla barca d'appoggio e quindi bisogna saltare con macchine fotografiche e torce in mano, non c'è possibilità di farsele porgere come al solito dall’equipaggio. Saltiamo giù dalla barca in rapida successione, con il giubbetto completamente sgonfio per minimizzare il galleggiamento. Ci buttiamo in acqua con Luca con un «passo del gigante», in pratica un ampio passo in avanti effettuato con le gambe tese, direttamente dalla murata della barca. Una tecnica di entrata in acqua che si usa quando non è possibile praticare la classica capovolta all’indietro dal bordo di una piccola barca o di un gommone. Imitiamo un po’ i lanci dei paracadutisti da un aereo, e via subito giù immersione rapida per guadagnare nel minor tempo possibile il fondo della pass, in una lunga fila indiana di silhouette nere nell'acqua che si fa rapidamente scura, fino a venticinque metri di profondità, senza farsi portar via dalla corrente. Ovviamente abbiamo aspettato la marea entrante, ricca di nutrimento, che attira le mante. Ed inoltre più sicura, infatti se si viene portati via comunque si finisce dentro l'atollo e non in oceano aperto, dove il recupero sarebbe molto più problematico.

Bisogna pinneggiare poderosamente per contrastare la corrente e raggiungere nel punto prestabilito il fondo di sabbia bianchissima, quindi trovare un macigno dove fermarsi ed attendere le mante, agganciandoci con lo speciale uncino che abbiamo legato al giubbetto idrostatico, per formare una specie di trapezio e restare sospesi come aquiloni, senza sforzo, nella corrente.

Oppure semplicemente incastrando le pinne tra un masso e l’altro. Passano i minuti e stiamo lì a guardare in avanti verso il blu, fermi. Solo le colonne di bolle d'aria movimentano la scena. Non c'è che da aspettare, con l’occhio che salta dal manometro delle bombole, con l'ago che comincia a scendere, al computer, con i limiti di permanenza che si avvicinano.

Fortunatamente, in questa situazione piuttosto precaria e faticosa, non dobbiamo aspettare molto. Dopo qualche minuto ecco le mante! A piccoli gruppi di una mezza dozzina di esemplari, arrivano controcorrente, scivolando immobili, senza il minimo sforzo apparente, a qualche metro di altezza dal fondo. Hanno la bocca aperta a dismisura per catturare i piccoli animaletti che nuotano in corrente, si vedono chiaramente la gola e i due grandi rastrelloni di branchie in fondo alla cavità orale. Sicurissime di sé, evidentemente non si sentono minacciate e si avvicinano fino a sfiorarmi la testa. Faccio fatica ad inquadrare con la macchina fotografica, anche con un grandangolare spinto le grandi ali escono dall'inquadratura. Non c'è niente di peggio di una foto di un animale con le estremità tagliate fuori dal fotogramma.

Cerco di spostarmi per mettermi in posizione migliore per fotografare ma è difficilissimo con questa corrente. Devo reggere con una mano sola la macchina fotografica, già appesantita dalla scafandratura, e resa ancora più goffa e ingombrante dal grande flash esterno appeso alle staffe, mentre l'altra mano cerca di restare aggrappata alla roccia sul fondo. Inquadrare questi simpatici animali in movimento e sistemare zoom, apertura del diaframma, velocità dell'otturatore ed angolazione e potenza del flash richiede ripetute acrobazie e non poche goffaggini, ma alla fine riesco a produrre qualche scatto azzeccato. Tutto in modalità manuale. Infatti anche nell'era digitale sott'acqua ci sono valutazioni che si fanno meglio ad occhio che con gli strumenti. I movimenti delle mante sono abbastanza imprevedibili, quindi meglio trovare un buon punto ed aspettare che si avvicinino loro, il che succede abbastanza facilmente, sono bestiole curiose e modelle collaborative, anche se non possono immaginare che finiranno in un album fotografico a far bella mostra di sé in qualche salotto o appese al muro in una cornice, o ancora sul mio sito in internet ed in questo libro. Una guida sub maldiviana ha scoperto che alle mante piace il solletico delle bolle d'aria sulla pancia. Quando una bestia gli passa sulla testa si toglie l'erogatore e le scarica addosso una colonna di bolle...


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21 March 2009

Nuotata con lo squalo balena alle Maldive

Lo squalo balena che ho fotografato ad Ari
Finalmente incontro uno squalo balena. Sono anni che cerco di farci un’immersione insieme, ma solo adesso ci riesco. Siamo all’estremità meridionale dell’atollo di Ari, in un punto dove spesso questi giganti del mare vengono a nutrirsi, o forse a riscaldarsi nell’acqua calda e poco profonda, ma ai confini con l’oceano aperto, cui possono facilmente ritornare senza doversi preoccupare di passaggi obbligati tra i banchi corallini. Impossibile saperlo con certezza, di loro sappiamo ancora molto poco. Comunque con loro si nuota solo in superficie, con maschera e boccaglio, niente bombole. Per non disturbarli troppo, si rischierebbe di infastidirli e sconvolgerne le abitudini. Finirebbe magari che sparirebbero dalla zona. E comunque trovarlo non è stato facile. La zona che bisogna battere è estesa per molti chilometri ed ovviamente non è possibile prevedere con precisione le abitudini di animali selvatici.

Le barche dei subacquei pattugliano lentamente su e giù per la costa dell’atollo, cercando di scorgere la caratteristica forma dello squalo che qui nuota a pelo d’acqua. Sulle isole si nota il cantiere dove stanno costruento un nuovo aeroporto regionale. Servirà a portare più rapidamente i turisti ai resort di Ari, senza dover ricorrere alle barche o ai microscopici aerotaxi idrovolanti. Per costruire la pista, che sarà completata nel 2011, sono state necessarie 37.000 tonnellate di sabbia. Il governo assicura che l’impatto ambientale sarà minimo e non deturperà l’ambiente sottomarino. Speriamo che gli squali balena che nuotano proprio qui accanto siano d’accordo.

Quando ne vedono uno, di solito i capitani delle barche se lo segnalano a vicenda, e si aiutano l’un l’altro a portarci i rispettivi clienti. Dopo ore di paziente attesa, ad un certo punto arriva la chiamata da un’altra barca e ci dirigiamo velocemente sul punto segnalatoci. Non c'è competizione in questo caso ma collaborazione, con il risultato che alla fine siamo in quattro barche a scaricare sul bestione una trentina di scalmanati alla ricerca di un incontro ravvicinato davvero speciale con il pesce più grande del mondo. Il quale se ne sta, beato ed incurante, a 4-5 metri di profondità, assorbendo i raggi del sole di mezzogiorno. Sarà lungo circa otto metri, un cucciolo per un animale che può facilmente raggiungere più del doppio della lunghezza. Procede lentamente, muovendo appena la coda con movimento sinuoso che sembra alla moviola. La parola «lentamente» per un grande squalo, però, non vuol dire la stessa cosa per un umano, ed infatti fatico moltissimo per cercare di nuotargli dietro, in superficie, con maschera, pinne, boccaglio e macchina fotografica, nella speranza di poter fare qualche fotografia da vicino. Alla fine ci riesco ma con grande affanno, e mi sento un po' ridicolo mentre lui, praticamente immobile, sgonfia la vescica natatoria e scivola verso l'abisso.

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20 March 2009

La scuola di Dhigurah, atollo di Ari, Maldive

Passeggiata su questa placida isoletta. Al mio sbarco dal gommone sono lì ad accogliermi sulla spiaggia un paio di piccoli pescherecci in riparazione. Pendono melanconicamente su di un lato, aspettando con pazienza che qualcuno venga a sistemarli per tornare in mare. Un enorme lucertolone, più simile ad un'iguana, fa fugacemente capolino da dietro un albero del pane accanto al quale una semplice altalena, due corde ed una tavola di legno, dondola tristemente vuota. Passo davanti ad una scuola, che però è vuota, infatti oggi è venerdì, il giorno di festa per i mussulmani. Posso comunque entrare a vedere. La struttura è ordinata e pulita, le aule sono disposte su due file con in mezzo un giardino tropicale colorato e molto ben tenuto, circondato da un muretto viola con in cima una banda blu scuro. Un paio di stanze sono attrezzate con batterie di computer moderni a schermo piatto, non hanno niente da invidiare alle migliori scuole di casa nostra, anzi. Certo sarebbe sorpreso Pyrard de Laval, che trovò che i bambini scrivevano le loro lezioni su tavolette di legno bianche, che fungevano da lavagnette su cui si poteva cancellare e riscrivere, oppure su fogli fatti con fibra vegetale intrecciate ed essiccate (un po’ come i papiri egiziani) per gli scritti in bella copia, definitivi.

Vicino alle aule si stende uno spazio aperto con bacheche alle pareti, sulle quali sono attaccati manifestini con poesie, pensieri e disegni dei bambini. Un disegno, opera di Imaadh, Firushan e Nafiz, mostra un grande e famelico drago, con un enorme pancione, seduto per terra, che tiene in mano un piccolo globo terrestre. La didascalia dice, in inglese: «I bisogni dell’uomo sono illimitati ma le risorse per soddisfarli sono limitate. Noi studiamo economia per usare queste risorse con efficacia ed efficienza.» Magari le insegnassero nelle nostre scuole queste cose.

Subito oltre una breve composizione, intitolata «Nuove stelle», senza il nome dell’autore. Si legge: «Un giorno ho visto Jane che piangeva tristemente a scuola. Sono andato da lei e le ho domandato cosa fosse accaduto. Mi disse che aveva preso in prestito il libro di matematica di Lara e lo aveva portato a casa per fare i compiti. Il giorno dopo però aveva dimenticato di riportarglielo, e la professoressa di matematica aveva punito Lara che era senza libro. Per questo motivo Lara si era arrabbiata ed aveva detto a Jane che non le avrebbe più rivolto la parola. Chiesi a Jane se aveva chiesto scusa a Lara. Mi rispose che le aveva chiesto scusa infinite volte, ma Lara non voleva sentire ragioni. Il giorno dopo Lara dimenticò di portare a scuola la sua borsa e la professoressa la rimproverò di nuovo. Durante la ricreazione, Jane vide Lara che leggeva una storia tutta soletta, da una parte; allora Jane corse ad un vicino albergo, comprò un pacchetto di patatine ed una bottiglia di Coca Cola e le regalò a Lara. Da allora Jane e Lara diventarono ottime amiche.»

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17 March 2009

L'islam alle Maldive

Il muezzin richiama alla preghiera con la consueta regolarità, si sente da tutto il centro di Malé. Di regola, quando parte la registrazione di «Allah-u-akhbar», anche i negozi dovrebbero chiudere per consentire a tutti di pregare senza distrazioni, ma di fatto questo spesso non succede, anzi nel centro di Malé non l'ho mai visto fare. Magari si vede il cartello di prammatica «CLOSED» sulla porta, ma dentro le contrattazioni continuano.

La grande cupola dorata del centro islamico è una delle prime architetture che si vedono arrivando a Malé, il sole la fa brillare e si staglia prepotentemente e fotogenicamente, per dimensioni e colore, sulla monotonia urbanistica dell'isola e sul cielo blu. Il grande edificio di candido marmo bianco è stato inagurato nel 1984 e contiene un'enorme sala di preghiera che può contenere fino a cinquemila persone ed una sala per conferenze sull’Islam. I non mussulmani sono liberamente ammessi, tranne che durante la preghiera, ovviamente come tutti senza scarpe, e senza fotografare l'interno. Entrando noto che l'atmosfera è serena, anche molto fresca se paragonata al caldo esterno, accogliente. Quando arrivo non c'è nessuno, solo qualche bidello che fa le pulizie ed un impiegato che gentilmente mi scorta dentro per una visita.

Non mi fanno entrare, invece, nella vicina moschea antica, detta «del venerdì», per la quale mi dicono serva un permesso speciale, ma ho l'impressione che più semplicemente il guardiano di turno non fosse di buon umore. Forse ci potrò riprovare un’altra volta perché è la moschea più antica delle Maldive e pare che contenga mobili e suppellettili pregiati, con pannelli di legno su cui sono scolpiti i versi del Corano.

La moschea è un luogo preminente nella città. La fede islamica occupa infatti un ruolo preponderante in tutti gli aspetti della vita maldiviana dal tempo della conversione nel 1153. Come in molti altri paesi mussulmani, il ruolo dell'Islam acquisisce qui una dimensione che va al di là della religione per toccare la politica, la vita sociale ed anche quella personale. Ma la commistione tra potere religioso e temporale ha visto comunque, con poche eccezioni nella storia del paese, prevalere quest’ultimo, anche se spesso incarichi religiosi venivano usati per poi acquisire potere temporale. Ma come si è arrivati alla conversione all’Islam delle genti delle Maldive? Non lo sappiamo con precisione, anche se sappiamo che mercanti arabi frequentavano con assiduità i porti della regione a partire dal VII secolo. Ma, come spesso accade in tutto il mondo, dove la storia ci abbandona viene in soccorso la mitologia.

C’era una volta un demonio, chiamato Rannamari, che ogni mese veniva dal mare a minacciare e ricattare le genti delle isole...

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16 March 2009

Il mercato del pesce di Malé

Il mercato del pesce è molto vivo, piuttosto ricco, tutto sommato piacevole anche se non particolarmente variopinto come altri mercati del pesce che ho visto per il mondo. All’ingresso qualche camionetta un po’ insanguinata con secchi di pesce colorato in bella mostra e poi, entrando, un enorme salone maiolicato, non particolarmente pulito ma abbastanza ordinato, con pescatori e compratori in giro un po' alla rinfusa. L'atmosfera è alquanto sommessa, pacata, un po’ fredda per l’illuminazione al neon. Non si sente il gran vociare cui si è abituati in altri simili mercati asiatici, le trattative si svolgono in modo tranquillo. Dietro un lunghissimo bancone una dozzina di pescivendoli lavorano senza sosta con dei lunghi ed affilatissimi coltellacci per pulire il pesce. I tonni, che qui sono protagonisti, vengono prima allineati per terra e divisi per dimensione. Vanno dai più piccoli di qualche chilo a quelli enormi oltre il quintale. Uno alla volta vengono poi issati sul bancone e sfilettati sotto un sottile flusso d’acqua che cade da una fila di rubinetti installati ad intervalli regolari. I tranci rossi sono quindi accatastati di fronte alla clientela mentre le interiora, le pinne e gli altri scarti sono gettati in grandi barili di plastica. Gli avventori ritirano la merce e prima di andarsene infilano una mancia nel taschino della parannanza del pescivendolo che gli ha preparato i filetti. Sono tutti uomini, non si vede neanche una donna in tutto il mercato.

La pesca per secoli è stata la principale industria delle isole, superata solo negli ultimi anni dal turismo, ma rappresenta sempre un buon 15% dell’economia, ed impiega una percentuale ancora maggiore di lavoratori, tra pescatori ed indotto. Senza contare la grande parte della pesca di sussistenza delle famiglie degli atolli più lontani, che non è monetizzata e quindi difficilmente quantificabile. Al di là dell'aspetto meramente economico, la pesca è da sempre l'anima delle Maldive. Se va male la pesca, va male tutta l'economia. Ci mancò poco che si scatenasse una vera e propria rivoluzione quando nell'ottocento i mercanti indiani, spesso con l’aiuto degli inglesi, stavano per soppiantare i locali, o quando Ceylon impose controlli valutari che stavano per soffocare le vendite verso quel paese, principale sbocco delle esportazioni maldiviane di pesce.

I pescatori espongono la loro mercanzia, proveniente dalle barche di tutto l’arcipelago, su semplici banchetti, o semplicemente per terra, qualche volta solo pochi pesci modestamente allineati sulle maioliche bianche. La mattina è protagonista il pesce piccolo, di paranza diremmo noi, mentre nel pomeriggio arrivano i tonnetti, le cernie, le spigolone tropicali, qualche grande tonno d'altura. Ogni tanto qualche crostaceo fa la sua dignitosa figura, anche se essendo questo un paese mussulmano aragoste e granseole non figurano nelle ricette più comuni della cucina locale. Il tutto passa di mano rapidamente. La contrattazione è a tratti frenetica ma misurata nei toni.

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28 February 2009

Recensione: Il Gigante del Nilo, di Marco Zatterin, ****

Sinossi
Era un omone di quasi due metri, e aveva un curriculum di studi non propriamente impeccabile: aveva fatto il barbiere, il fenomeno da baraccone e l'attore. Ma il padovano Giovanni Battista Belzoni (1778-1823) è diventato una figura leggendaria, l'avventuroso pioniere che all'inizio dell'Ottocento ha dato il primo grande impulso alla scoperta dell'antico Egitto e dei suoi monumenti. Il "Grande Belzoni" ha legato il suo nome al dissabbiamento del tempio di Abu Simbel, alla soluzione dell'enigma della piramide di Chefrem, in cui fu il primo ad entrare, e a una quantità di scoperte ed esplorazioni che lo rendono ai nostri occhi una specie di Indiana Jones dell'egittologia. Sulla base di ricerche approfondite e originali, anche su documenti sinora sconosciuti, Zatterin ha ricostruito con precisione e passione la vita e le avventure del Grande Belzoni in una biografia.

21 August 2008

Recensione: "L'Ombra di Mao", di Federico Rampini, ****

Sinossi
Mao Tse Tung è un leader che ha lasciato un'impronta indelebile sulla storia del secolo. Sotto Mao e per colpa sua il popolo cinese ha subito tragedie e sofferenze atroci. Oggi il bilancio degli storici è pressoché unanime nel considerarlo responsabile di un numero immane di vittime, probabilmente fino a 70 milioni di morti. Ma nonostante questo dato, nella Cina contemporanea il mito del Grande Timoniere resiste.

03 August 2008

Recensione: Il Caffè, di Caroline Darbonne, ****

Questo è un piccolo libretto di facile lettura che fornisce una introduzione a tutti gli aspetti del caffè. Da brevi ma interessanti cenni storici, al processo di coltivazione e torrefazione, alla geografia della produzione nel mondo, alla degustazione, e contiene persino molte ricette di cucina al caffè.


Lo consiglierei insieme al libro "Una storia del mondo in sei bicchieri", di Tom Standage, in cui il caffè è raccontato come una delle sei bevande che hanno segnato la storia.

Pregevole la fattura del libro, in bella carta pesante e rilegato, con molte buone fotografie e disegni illustrativi.


01 May 2008

Recensione: Verde e zafferano, a voce alta per la Birmania (2008), di Carmen Lasorella,***

Aung San Suu Kyi
Sinossi

La protesta dei monaci birmani contro il feroce regime del paese è scoppiata sui media nazionali nell'ottobre 2007, ma purtroppo non è così recente. Le purghe del regime cercano di cancellare da tempo i segni del bagno di sangue che è in atto da molti anni, mentre il resto dell'umanità, l'Occidente, la politica, la burocrazia, noi, restiamo sospesi fra l'indifferenza e la valutazione di un intervento. Eppure, è poi così lontana la Birmania? Il suo feroce regime militare fa affari con gli europei, gli americani, i cinesi, gli indiani, i russi... La Birmania acquista da questi paesi tecnologie e armi, e si sdebita con la droga, le gemme preziose, le prostitute-bambine, i legni pregiati


06 April 2008

Recensione: La Democrazia degli Altri, di Amartya Sen, *****

Sinossi

Le difficoltà incontrate dalla coalizione angloamericana nel secondo dopoguerra iracheno hanno portato alla ribalta il problema della possibilità di "esportare" forme di governo democratico, di matrice occidentale, in paesi che ne sono privi. Inserendosi in questo acceso dibattito Amartya Sen, premio Nobel 1998 per l'economia, illustra in queste pagine l'esistenza di secolari tradizioni democratiche in paesi attualmente oppressi da regimi totalitari, e invita a non commettere un ulteriore peccato di "imperialismo culturale": l'appropriazione indebita dell'idea di democrazia. Piuttosto, Amartya Sen ci suggerisce di esplorare e sviluppare quegli aspetti della democrazia che sono valori condivisi dalla storia dell'umanità intera.

05 January 2008

La testuggine di Guraidhoo, atollo di Malé sud, Maldive

Continuo ad addentrarmi nei vicoli ed arrivo infine sulla strada principale del villaggio, immediatamente riconoscibile dai tanti negozi di articoli per turisti. Alle Maldive non c’è molto da comprare, e molto di ciò che è in vendita non è prodotto localmente, e dunque non mi interessa. Entro in uno di questi negozi dove ho notato una mia compagna di crociera, Filomena, detta Filo, intenta a contrattare l’acquisto di gioiellini di corallo, parei e conchiglie. Fu amore a prima vista. Appena messo piede sulle fredde maioliche del negozio, noto, per terra, tutte impolverate, quasi nessuno l’avesse neanche degnate di uno sguardo da anni, due grandi testuggini di legno. Ammetto di avere un debole per le sculture di legno, ne ho riportate a casa da un sacco di paesi in giro per il mondo, ma queste testuggini mi hanno subito colpito in modo speciale.

02 January 2008

Bodu Beru a Rakeedhoo, atollo di Felidhoo, Maldive

Lasciamo la barca ancorata in rada e in due gruppetti con il barchino d’appoggio e raggiungiamo il piccolo molo di legno di Rakeedhoo, dove siamo subito accolti da un gruppo di ragazzotti locali, chiaramente ma bonariamente compiaciuti del fatto che siamo solo quattro ragazzi con dodici ragazze al seguito. Chiedo retoricamente dove siano le loro ragazze, già sapendo la risposta, ma stavolta voglio proprio provare ad andare un po’ più a fondo con l’argomento. Mi dicono che le chiameranno per ascoltare la musica insieme a noi ed in effetti così sarà, anche se non proprio come mi sarei aspettato.

In attesa dell’esibizione faccio due passi per i vialetti bui. Non c’è un cane per strada. Nel senso, stavolta, che non c’è nessuno. Poi qualcosa si muove ad una trentina di metri da me e scorgo in lontananza qualche ragazza che passeggia, sono completamente coperte di nero tranne che per il volto. Un’abitudine diffusa nei villaggi, come potrò constatare ripetutamente, anche perché una recente legge maldiviana fa divieto a tutti i cittadini di circolare con un abbigliamento che nasconda l’identità dell’individuo, dunque volto scoperto. Forse un segnale di secolarizzazione, o forse un modo per la polizia di controllare meglio manifestanti scomodi. Comunque c’è anche in tanti altri paesi questa legge, ed anche da noi in Italia, retaggio degli anni di piombo, ma tutto sommato mi pare una legge giusta.

I ragazzi ci conducono verso alcune case e ci sistemiamo su tre lati di un’aula vuota di una scuola vicino al porto. Dopo poco arrivano i musicisti, una banda un po’ raccogliticcia ma simpatica di ragazzi di età diverse e qualche signore più attempato. Qualcuno ha un bel tamburo in mano ma la maggior parte di loro non ha strumenti, son vestiti come tutti i giorni, e si siedono lungo la parete dell’aula che noi abbiamo lasciato libera, sotto due finestre che danno su un cortile interno.

Nel quadro di queste finestre si notano i visi di alcune giovani donne, incappucciate di nero, che guardano dall’esterno cosa succede dentro l’aula. Una di loro tiene un neonato in braccio. Esco dall’aula, giro intorno all’isolato ed arrivo alla sala della festa da dietro, e posso così avvicinarmi alle ragazze che sono ancora alla finestra, a guardare divertite il pandemonio che succede dentro. Dopo qualche sguardo e qualche parola arriva un tizio, che se ne stava lì dietro nell’ombra, probabilmente un parente delle donne, che mi dice che è inutile parlarle perché tanto non parlano inglese. OK messaggio recepito... faccio qualche fotografia e me ne torno indietro. Forse mi sarei dovuto avvicinare accompagnato da una donna italiana, chissà, magari sarebbero state più a loro agio, o magari il torvo parente si sarebbe preoccupato di meno, ma non credo avrebbe fatto alcuna differenza.

Una decina dei ragazzi portano un bodu beru ciascuno e si sistemano davanti ai primi, cinque a destra e cinque a sinistra, in due file indiane contrapposte una di fronte all’altra. Appena tutti hanno preso posto, si scatenano le percussioni. Cominciano subito a suonare ritmi forsennati, accompagnandoli di canti e incitamenti. A turno, uno o due alla volta, i ragazzi senza strumenti si alzano in piedi e saltano verso il centro dell’aula cominciando danze vorticose, esuberanti, quasi esplosive. I nostri membri dell’equipaggio si uniscono presto ai locali. Dopo un po’ qualcuno di loro cerca di rompere il ghiaccio ed invitare le nostre ragazze a ballare...

Questo post è un estratto del mio libro sulle Maldive. Per comprare il libro in brossura o ebook formato kindle su Amazon clicca qui sotto.

26 September 2007

Recensione libro: Una ballata del mare salato (1967), di Hugo Pratt, *****


Sinossi

Novembre 1913, in tutto il mondo si sente aria di guerra a causa dell'imminente conflitto mondiale; Rasputin nel suo catamarano si dedica alla pirateria e durante un assalto fa prigionieri un ragazzo di nome Cain e una ragazza di nome Pandora, entrambi di buona famiglia, con l'intenzione di chiedere un riscatto.

Durante la navigazione incontra Corto Maltese, legato ad una zattera a causa di un ammutinamento di cui è stato vittima. Rasputin accoglie controvoglia Corto sulla sua imbarcazione e Corto ricambia collaborando con Rasputin nell'assalto ad una nave olandese che trasporta carbone, i due tuttavia vengono a lite quando Corto esprime il proprio disappunto davanti all'uccisione a sangue freddo del capitano della nave da parte di Rasputin.

L'intento dei due pirati è rivendere il carbone ai tedeschi, tuttavia per evitare complicazioni i due decidono di portare i due sequestrati fuori dalla vista dei tedeschi. Durante un fortunale il catamarano di Rasputin con a bordo Corto e i due ostaggi va a fondo e i ragazzi vengono catturati da una tribù di indigeni.

Corto e i due ragazzi rischieranno più volte la vita e vivranno diverse avventure per cercare di salvarsi. (da Wikipedia)