05 January 2008

La testuggine di Guraidhoo, atollo di Malé sud, Maldive

Continuo ad addentrarmi nei vicoli ed arrivo infine sulla strada principale del villaggio, immediatamente riconoscibile dai tanti negozi di articoli per turisti. Alle Maldive non c’è molto da comprare, e molto di ciò che è in vendita non è prodotto localmente, e dunque non mi interessa. Entro in uno di questi negozi dove ho notato una mia compagna di crociera, Filomena, detta Filo, intenta a contrattare l’acquisto di gioiellini di corallo, parei e conchiglie. Fu amore a prima vista. Appena messo piede sulle fredde maioliche del negozio, noto, per terra, tutte impolverate, quasi nessuno l’avesse neanche degnate di uno sguardo da anni, due grandi testuggini di legno. Ammetto di avere un debole per le sculture di legno, ne ho riportate a casa da un sacco di paesi in giro per il mondo, ma queste testuggini mi hanno subito colpito in modo speciale.

Ovvio che non siano il tipo di articolo che si vende tutti i giorni. Una pesa forse 15 chili, il possente carapace misura quasi un metro, le dimensioni di una grande testuggine adulta. L’altra è più piccola, sui 12 chili, e circa 80 cm, ma è lavorata meglio, il teak è cesellato con attenzione, le rughe del collo e delle zampe sono finemente delineate mentre il muso si allunga con curiosità all’insù, proprio come sono solite fare le testuggini vere quando sono posate sul fondale. È lei!, penso, deve essere mia. Già mi immagino la testuggine maldiviana che familiarizza a casa mia con la giraffa namibiana, le mucche indiane del Kerala, l’aquila albanese, il gabbiano di Chuuk e l’altra testuggine scolpita dai detenuti del carcere di Palau, in Micronesia. Ho qualche dubbio che sia legno locale. Il venditore mi dice che le producono negli atolli meridionali delle Maldive, ad Addu, dove ancora ci sono alberi di legno durissimo e scultori che ne lavorano il legno. Difficile verificare. Per altri oggetti non ha difficoltà ad indicarmi che non sono prodotti localmente ma importati, dunque perché dovrebbe mentire ora? Forse semplicemente perché ha visto che sono interessato a questo oggetto. Avrebbe detto lo stesso di qualunque oggetto per il quale avessi dimostrato troppa attenzione?

La susseguente trattativa sul prezzo è, come al solito, scandita dagli inevitabili «ci rimetto» di chi vende e «più di così non posso, ho finito i soldi» di chi compra. Nel negoziato interviene Filo a tagliare la testa al toro: trattiamo insieme testuggine, collane e bracciali, e ad un certo punto lei, fingendosi mia moglie, mi fa notare ad alta voce, scandendo il suo perfetto inglese, perché tutti possano sentire, tutta seria in viso, che se vado oltre la mia ultima offerta non avremo i soldi per il taxi per tornare a casa dall’aeroporto! Dubito che il simpatico venditore ci abbia creduto, ma non è che un gioco delle parti che lui conosce bene. Sta di fatto che accetta il mio prezzo, forse l’uscita di Filo gli ha dato il gancio per arrivare ad un compromesso onorevole senza perdere la faccia. Affare fatto.

Mentre tira fuori un pennellone ed applica della vernice mordente per rifinire il ventre della testuggine, che l’abbandono aveva un po’ opacizzato, il commerciante mi chiede se Filo, che nel frattempo si è allontanata ed è ancora combattuta davanti ad uno specchio tra una collana di turchesi ed una di corallo, sia veramente mia moglie. Gli rispondo scherzosamente che è una delle mie mogli e gli chiedo quante ne abbia lui. Qui infatti, vigendo il diritto di famiglia islamico, se ne possono avere fino a quattro, anche se oggigiorno la cosa accade sempre più di rado. Lui mi risponde serio che ne ha due ma insiste per sapere se Filo sia veramente mia moglie, oppure la mia fidanzata. Sono preso un po’ alla sprovvista dalla sua insistenza, che voglia chiederne la mano come terza moglie? Ma dopo la storia del taxi non posso dire che siamo solo amici e ci siamo conosciuti da pochi giorni sulla barca, ce la perderei io, la faccia. Cerco rapidamente una risposta che sia credibile ed allo stesso tempo rispettabile, e gli dico che siamo fidanzati ma ci sposeremo fra poco. (Intanto penso tra me e me: «Magari...» Filo è una giovane, bella e brillante avvocatessa, dinamica, cosmopolita e poliglotta, sarebbe da sposare subito.) Lui risponde che il sistema occidentale gli piace: noi di solito abbiamo un lungo fidanzamento, ma manteniamo la nostra libertà, e poi non più di una moglie per volta, poi quando uno si stufa la cambia con un’altra, ma sempre una per volta, è meno stancante.

Comincio a spiegargli che non è proprio così semplice, ma lui mi interrompe subito e continua, dice che lui è inchiodato da anni con le sue due mogli ed è stufo. Gli chiedo se sia un problema economico e mi risponde che no, non lo è, gli affari gli vanno bene e lui potrebbe permettersene anche quattro. (Questo mi fa pensare che forse ho pagato troppo per la testuggine.) Mi spiega che il vero problema è che le due mogli litigano sempre fra di loro, non lo lasciano mai in pace e lo mettono sempre in mezzo al fuoco incrociato, figurarsi ad averne quattro. Quando torna a casa c'è sempre una ragione per cui lo aggrediscono. Lui se tornasse indietro ne prenderebbe solo una ma ora non gli pare giusto divorziare una delle due. Eccoci qui, io scapolo in cerca e lui, più giovane di me, che non ne può più di due mogli. Che dire, ad ognuno la sua croce, oppure la sua mezza luna...




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