05 January 2022

Il condono edilizio

Verso la fine degli anni cinquanta del XX secolo, mia madre Caterina partecipò ad una cooperativa edilizia che costruiva una palazzina di appartamenti a Monte Mario, zona Balduina, allora alla periferia di Roma, oggi quartiere borghese e costoso. L'appartamento le fu consegnato nel 1957, giusto in tempo per andarci a vivere con il suo neo-sposino, mio padre Giovanni.

Dopo qualche anno nacqui io,  poi mio fratello, e la nostra famiglia visse felice in quell'appartamento. Ce ne andammo nel 1965, per abitare più vicino allo studio dei miei. L'appartamento fu quindi affittato ad un certo signore di cui non ricordo il nome, che nel 1967 chiese a mia madre di chiudere una veranda prospiciente la cucina. Cosa che mia madre accettò di fare di buon grado: era un abuso edilizio, per quanto insignificante, e certamente non era giustificato dal fatto che nel palazzo, come nella maggior parte dei palazzi della zona, lo facevano tutti. Ma non più di un peccato veniale. Nessuno disse nulla, e ce ne dimenticammo.

Dopo venti anni esatti, nel 1987, il signor inquilino andò via ed io tornai a vivere nell'appartamento alla Balduina. La mia casetta a Roma. Prima di donarmi l'immobile però, mia madre si premurò di sanare l'abuso edilizio, fece domanda al comune e versò 200.000 lire come richiesto. La ringraziai e pensai che la cosa fosse risolta una volta per tutte.

Invece neanche per sogno: quando vendetti l'appartamento, nel 2019, il notaio mi fece notare che il condono del comune di Roma non era mai arrivato, anzi non era proprio mai partito dal Campidoglio. Controllai le mie carte ed in effetti non lo trovai. Perché il Comune di Roma non avesse emesso la sanatoria, o in alternativa non avesse intimato la demolizione della famigerata veranda, avendo però incassato le 200.000 lire, non riuscivo a capirlo: un ritardo di 32 anni!

Poco male, pensai, me ingenuo ed illuso: chiamerò il Comune, o scriverò, o al limite ci andrò di persona, o incaricherò un geometra, o darò mandato ad un'agenzia, ma non sarebbe stato difficile ottenere un documento che mi spettava da decenni , e che avevo pagato. O almeno mi avrebbero detto una ragione per la quale non poteva essere emesso, avrei in qualche modo provato a rimediare, magari demolendo la copertura veranda, dopo che era stata lì per 52 anni!

Senza condono però non si poteva rogitare la vendita. Un bel guaio. Il compratore furbastro però propose di lasciare una cauzione di 5.000 euro presso il notaio, che mi sarebbe stata restituita alla consegna della sanatoria. Accettai di farlo, ed il notaio fu d'accordo, perché mi era stato detto che con un rogito in ballo si poteva presentare un sollecito al Comune, ed entro qualche mese sarebbe arrivata la sanatoria, ed io avrei ritirato i 5.000. Il sollecito lo inviati prontamente ma sospettai che il notaio stesse favorendo il mio compratore, ebbi l'impressione che fossero amici, un po’ il gatto e la volpe, ma non ne ho le prove. Infatti poi appresi che avrebbe potuto ben rogitare, non era richiesta la cauzione.

Passano i mesi ma il condono non arriva. Nonostante ripetuti solleciti, il Comune di Roma taceva. Reagì solo quando il mio avvocato inviò una diffida formale. E a quel punto i solerti impiegati del Comune chiesero un ulteriore documento: un collaudo da parte di un geometra (incaricato e pagato da me) che testimoniasse come la copertura della veranda, che se ne stava buona buona al suo posto dal 1967, non provocasse pericoli di staticità all'edificio. Non ci potevo credere! Ma ci dovevo credere.

Il mio geometra produsse il documento e lo inviò al comune per via elettronica. Mi costò 400 euro, il geometra non fece neanche un sopralluogo, semplicemente riempì un modulo prestampato e lo firmò.  Il comune non si preoccupò neanche di darmi riscontro della ricezione.

Intanto il mio compratore era diventato venditore, aveva rivenduto il mio ex appartamento a terzi. In questo modo aveva perso il titolo alla mia obbligazione nei suoi confronti, non poteva più avere alcun danno dal mio abuso edilizio del 1967 (ma va’?) ed inoltre io non avrei più potuto, anche potendo e volendo, girargli la concessione in sanatoria, perché lui non era più proprietario. Casomai avrei dovuto darla a chi aveva comprato dal mio compratore.

...continua... vedremo come va a finire. Aggiornerò questo post quando avrò novità, se mai ne avrò!


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