26 April 1989

3° g - 26 Apr: Mosca - IMEMO, ancora sul mio albergo

Incontro con vari esperti dell' IMEMO
Torno all'IMEMO per altri incontri politici con esperti studiosi. Parliamo a pranzo di controllo degli armamenti. Vladimir B. non vede con favore l'integrazione militare europea, anche se crede che il "pericolo" non vada esagerato in quanto ci sono molti problemi. É d'accordo che sarebbe più semplice arrivare ad un accoro di sicurezza Est-Ovest se invece che 16 voci diverse la NATO fosse più coerente. Ma allora non si capisce bene perché non veda con favore, mi pare una contraddizione.

Parliamo di nucleare e gli espongo la mia idea della responsabiliz­zazione nucleare degli europei nell'ambito della NATO elaborata nella mia tesi di dottorato al MIT: fusione deterrenti inglese e francese, comando unico, riduzione del "grilletti" nucleari. Dice che la cosa avrebbe un senso strategico come rafforzamento della stabilità della deterrenza, ma presenterebbe un problema: la percezione a livello politico in URSS sarebbe che la NATO si riarma, anche se alla fusione si accompagnassero riduzioni di altre armi nucleari e convenzionali.


L'albergo (cont.) Nuovo cambio di stanza in albergo.
Mi comunicano che l'ospite che stava nella mia stanza prima di me ha preso non so quale infezione per cui la stanza deve essere disinfettata e io devo ricambiare. Si scusano e promettono di darmene una delle migliori che hanno, "dove hanno ospitato gli accademici". La vedo ed è identica alle altre che formano i due edifici, assolutamente identici, dell'albergo dell'accademia (per sbaglio ieri sono entrato nell'altro e stavo per aprire la stanza col mio numero quando ho notato che le serrature erano diverse). E cosí sono tre in tre giorni. Quando dico a Baranovskij dove abito mi fa le sue condoglianze.

Colazione al "Bjufet" dell'albergo. Cetrioli, uova, salsicce e salame, paste secche, tè, carote rosse. Al contrario del gelataio di due giorni fa, qui c'è molta roba (e molta gente) da servire ma solo una cameriera mingherlina che corre senza pace tra cucina (dove cucina le uova al tegamino "a la carte"), banco (dove serve il pubblico) e la cassa. Noto dietro una tenda una babushka che "lava" le stoviglie: quelle fortunate ricevono una strofinata con le mani, le altre sono solo sciacquate. Di detersivo non se ne parla. Speriamo di arrivare alla fine del mio soggiorno senza qualche infezione di troppo.

Sul piazzale di fronte al Rossija dei giovanotti si avvicinano e cominciano senza esitazione a balbettare in italiano: me che ce l'ho scritto in fronte che sono italiano? Mi vogliono vendere orologi sovietici, di quei Raketa (che loro benevolmente mi pronunciano Paketa come si leggerebbe la R russa un italiano) a carica manuale con carrarmatini disegnati sul quadrante che sono pubblicizzati in Italia. Mi conferma Sergio (un milanese che vive qui da anni) che a Milano si vendono per 200.000 lire in galleria!

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