21 October 2003

5° g - 21 OTT: Da Bojbhasa alle sorgenti del Gange ed oltre...

Sveglia all’alba e partenza. Decidiamo di portare tutto con noi, non sappiamo se, ammesso di raggiungere Tapoban, torneremo giù, o se il possibile peggioramento delle condizioni meteo nel pomeriggio ci obbligherà a rimanere la notte con i sadhu e tornare il giorno dopo. Il sentiero diviene più accidentato, si comincia ad attraversare il ghiacciaio dal quale sgorga il Gange; superiamo i 4000mt di quota, l’altitudine comincia a farsi sentire, il ritmo del passo cala, l’affanno aleggia sulle nostre teste come un avvoltoio; arriviamo in poco più di un’ora alle sorgenti del Gange senza troppa difficoltà, a Gaumuk. Io mi fermo lì, il paesaggio è incantevole, il cielo azzurro e cobalto, il sole si staglia tra qualche nuvoletta passeggiera, la suggestione mistica infinita, ma le mie gambe cittadine ultraquarantenni mi avvertono che se insisto troppo potrebbero presto scioperare; in ogni caso l’obbiettivo del trek, la sorgente del Gange, è raggiunto.

Un paio di sadhu vivono in tende spartane presso la sorgente. Il silenzio è rotto solo da piccole ma ripetute frane, che ogni qualche minuto ci ricordano che qui il ghiacciaio è sempre in movimento, e con esso il resto della montagna; mi viene in mente la casetta di ieri sera ma mi convinco che statisticamente dovremmo essere a posto dato che siamo qui solo per poche ore! Gli altri continuano, ma Fabrizio (colpa delle sigarette? delle gambe cittadine, le sue come le mie?) si ferma un po’ più avanti e solo Simona, l’unica ragazza del gruppo, quella che ieri sera sembrava sull’orlo della rinuncia, continua ad arrampicare, appoggiandosi ai suoi due inseparabili bastonicini, ed arriverà fino a Tapoban, a oltre 4300mt, proprio sotto il massiccio dello Shivling! Poi ci riuniamo a Gaumuk per pranzare al sacco, la Nutella si spreca, il sole ci irrora le ossa ancora intirizzite dalla nottata di ieri, difficile immaginare una situazione più idilliaca! Ci dispiace andarcene, ma verso le 2 del pomeriggio il sole si avvicina pericolosamente alla cresta dei monti che si preparano a distendere una fredda ombra sulla valle.

Per le 3 del pm siamo di nuovo a Bojbhasa, qui non c’è nulla da fare, è buio e fa freddo. Ci consoliamo con le nostre leccornie... chiacchieriamo con in pochi turisti, inglesi, francesi, israeliani – difficile comunicare con i pellegrini. Ceniamo nel monolocale del rifugio che fa da ristorante / cucina / dormitorio dei dipendenti / salotto / deposito; è situato accanto ai bagni, dove c’è anche un barile d’acqua di ghiacciaio per lavarsi -- i denti, non altro! I dipendenti passano la gran parte della giornata stesi nei loro giacigli, praticamente in letargo.

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