19 September 2023

Pipì a Pechino


The results are in...
Da un paio di giorni avevo necessità di urinare con troppa frequenza e la procedura diventava anche sempre più dolorosa. Il volo non fu piacevole, poche volte avevo provato un dolore così in vita mia. Ho deciso di scriverne non perché penso interessi ai lettori delle mie minzioni, ma perché quello che mi è capitato trovo sia indicativo di come si sta muovendo la Cina.

Arrivati a Pechino decisi che avevo bisogno di essere visitato da un medico. Alla concierge dell’albergo il gentile impiegato mi consigliò di andare presso uno dei tanti ospedali “internazionali” della città, noti per avere personale che parla inglese e far pagare conti salati ai residenti stranieri nonché a turisti e uomini d’affari in visita. Chiesi se c’era un ospedale cinese che mi potesse consigliare. “Ma tutti i nostri clienti vanno agli ospedali internazionali!” insisteva il tipo.
Intanto Lifang faceva una ricerca online e scoprimmo che a poche centinaia di metri dall’albergo si trovava il Peking Union Medical College Hospital, che secondo lei, che ha vissuto in questa città per molti anni, era uno dei migliori ospedali della città, se non della Cina. Dopo dieci minuti eravamo lì, noi due e i gemellini nel passeggino doppio.
Appena arrivati mi prendono la temperatura corporea, dicono sia necessario per evitare che entri gente con il COVID-19. Però non la prendono a Lifang, chissà perché. All’accettazione l’impiegata dice a Lifang che non mi può registrare perché sono straniero e non ho la residenza in Cina. Mi consiglia di andare in un ospedale internazionale! Mia moglie, ovviamente, non si arrende e insiste che sono marito di una cinese e non abbiamo tempo da perdere. Alla fine mi registrano ma l’impiegata mi avverte che il sistema informatico potrebbe rigettare la mia iscrizione, anche perché pure Lifang è cinese ma residente all’estero, e quindi i medici potrebbero essere nell’impossibilità di curarmi. Speriamo. Sono le quattro e mezza del pomeriggio.
Entriamo e ci indicano il reparto adatto alle mie esigenze, almeno a quelle immediate. Appena arrivati entriamo in uno studio medico, ci sono alcuni pazienti davanti a me e ci dicono che devo aspettare un’ora per vedere il medico. Decidiamo di usare il tempo per andare a parlare con una piccola clinica privata dall’altra parte della strada, chissà? Ma quelli della clinica ci consigliano senz’altro di tornare in ospedale. Torniamo nello studio medico e dopo qualche minuto un dottore mi fa qualche domanda sulla mia sintomatologia, quindi prescrive, nell’ordine, analisi del sangue, delle urine, ecografia delle vie urinarie. I rispettivi laboratori si trovano a pochi metri di distanza lungo il corridoio.
L’infermiera che mi preleva il sangue è un po’ brusca, mi fa pensare a quelle di Londra, che ti salutano, si presentano, ti chiedono come stai ecc. ma fa il suo lavoro rapidamente. Dice a Lifang che i risultati saranno disponibili fra una mezz’ora e per ottenerli bisogna far leggere ad un grande tabellone elettronico che si trova nel corridoio il codice a barre che ci stampa. Tappa successiva esame urine, stessa procedura, altro codice a barre. Infine ecografia, dove dopo una decina di minuti di attesa sono ricevuto da una gentilissima operatrice che parla anche un po’ di inglese, così Lifang si può riposare! Mi fa stendere e dopo avermi ecografato per qualche minuto emette la sentenza: prostatite. Niente di troppo grave ma devo curarmi subito e farmi controllare appena torno a casa. In realtà mi ero fatto controllare la prostata pochi mesi fa a Londra ed era tutto OK quindi la ringrazio e usciamo.
Ora bisogna aspettare i risultati delle analisi. La sala d’aspetto è piena. Lifang porta i bimbi a giocare un po’ nel cortile perché si sono annoiati di stare nel passeggino e appena scesi si sono dimostrati un pericolo pubblico, con Luigi che cerca di staccare le flebo ai pazienti e attivare gli estintori mentre Arturo ficca le dita nelle prese elettriche, rimesta pattume nei cestini dell’immondizia, infila le manine sotto le porte… Io resto dentro, sono provato, ma non ci sono posti a sedere liberi. Però noto una signora seduta che ha messo alcune sue buste e borse sul sedile affianco e non si preoccupa affatto che tanti, anche anziani, stiano in piedi. Mi preparo una frase in cinese a mente e le dico che sono stanco e voglio sedermi. Mi guarda con una certa ostilità, e allora prendo le sue buste e borse, le metto per terra e mi siedo. Lei non fa una piega e torna a giocare col cellulare. Dopo un po’ torna Lifang con i gemelli che si sono calmati, mi alzo, e mentre mi allontano la tipa rimette buste e borse sulla sedia che avevo lasciata libera tra l’indifferenza generale.
Andiamo ai grandi tabelloni elettronici e scansioniamo i codici a barre, e dopo pochi secondi una piccola stampate sputa fuori i risultati delle analisi. Torniamo quindi allo studio medico dove il dottore che mi aveva visitato ha finito il turno ma una collega legge tutta la mia storia sul computer (il sistema mi ha registrato!), studia i risultati di analisi e ecografia e mi conferma: prostatite.
Mi prescrive quattro farmaci che credo di aver capito siano: un antibiotico, un antidolorifico, un anticoagulante del sangue ed un altro sempre per il sangue ma non abbiamo idea a cosa dovrebbe servire. Lifang va subito alla farmacia dell’ospedale, e dopo 10 minuti siamo fuori.
Sono le otto di sera, in tutto ci sono volute tre ore e mezzo. Costo? 390 rmb (circa 50 euro) per tutto: registrazione nel sistema ospedaliero che potrò usare se mai ne avrò bisogno in futuro, visite mediche, analisi, ecografia e farmaci. Gli ospedali pubblici cinesi non sono mai gratis, ma ovviamente il costo in questo caso è molto contenuto, non solo per un occidentale ma anche per un cittadino medio che vive a Pechino.
Troviamo un bel ristorante e prendo i farmaci assieme ad una birra fresca ed un’ottima anatra alla pechinese. Dopo qualche ora sono completamente asintomatico.
Adesso è passato un mese e posso raccontarlo con tranquillità.
Grazie sistema sanitario pubblico cinese e grazie mogliettina per avermi guidato nei suoi meandri.

08 July 2023

Speed awareness class

I got a speeding ticket a few weeks ago. I never speed, this was a minor distraction in central London, but still. I was given a choice: pay a penalty (80 GBP) and lose points or take a speed awareness class.

I decided to take the class and I must say it was worthwhile. This is what  I learned.



How do you guess the speed limit if there is no sign?

1. Street lights, no speed limit signs: 30 mph

2. No street lights, single lane both directions with no divider: 60 mph

3. No street lights, two lanes with divider line between them: 70 mph

4. Motorway, solid divider: 70mph


How much does a small increase in speed affect the seriousness of an accident?

At 20mph, 1% of road accidents are fatal

At 30mph, 7% are fatal

At 40mph, 31% are fatal


Where do serious accident take place? On motorways where cars drive faster? 

5% of fatal accidents happen on motorways

33% on rural roads

62% in urban areas

in UK 1700+ people are killed on the roads per year

Drive carefully!

25 June 2023

lettera alla mamma per il suo 100° compleanno


Cara mamma, buon compleanno!

Si usa dire "cento di questi giorni!" per fare gli auguri, ma non ce n'è bisogno, perché oggi tu compi 100 anni. 

Una cifra tonda, che non è necessariamente più significativa di altre, come 99 o 101, ma il numero 0 alla fine chissà perché da sempre affascina, e doppio zero ancora di più. Pensare che i Greci e i Romani neanche lo conoscevano, ci fu portato dagli arabi che lo avevano imparato dagli indiani. E quindi eccomi qui a scriverti quest'anno, a un secolo esatto dalla tua nascita a Manfredonia, in Puglia, il tallone d'Italia. 

I nonni Pasquale e Carmela, i tuoi genitori, quel 25 giugno 1923 non avrebbero mai pensato di avere un nipote giramondo che un secolo dopo li avrebbe ricordati da Londra. Del resto non avrebbero mai pensato che tu saresti diventata medico (la seconda donna medico nella storia di Manfredonia mi disse una volta il nonno) perché ti avrebbero voluta sempre vicino, e la carriera del medico spesso porta lontano. Ma tu avevi una volontà d'acciaio e quando decidesti di voler fare il medico non ci fu verso di fermarti. 

Bisogna ricordare che ti aiutò tuo cognato, mio zio Raffaele, zio Lele, marito di tua sorella Maria, zia Pia, già affermato medico. Nonno Pasquale, sempre generoso a condividere storie ed aneddoti, mi disse che zio Lele gli aveva consigliato di consentirti di studiare, perché medicina era una facoltà lunga e difficile: se ce l'avessi fatta allora ti saresti meritata di fare il medico, altrimenti avresti fatto altro, senza rammarico. Ovviamente diventasti medico, anche se con qualche anno di ritardo a causa della guerra e poi ti specializzasti in odontoiatria. I nonni fecero installare tutto il necessario per aprire uno studio dentistico a Manfredonia, nella casa di famiglia: tubi, allacci, scarichi, che forse sono ancora lì. Ma tu partisti per Roma: amavi i tuoi genitori, ma Manfredonia ti stava stretta. Esattamente la stessa cosa che poi capitò a me quando lasciai Roma per migrare all'estero. 

A Roma incontrasti papà, anche lui dentista, e poco dopo nascemmo io e mio fratello Fabio. Con papà fu un'unione felice, ma non facile. Due caratteri forti, due personalità diverse e complementari. Papà era una locomotiva di energia produttiva, costruttiva, mentre tu hai lavorato sodo ma emanavi classe, eleganza, buon gusto. Papà puntava alla quantità, tu alla qualità, vi completavate a vicenda. Per fare un paragone con due personaggi che forse non ti sono noti nel mondo dell'informatica, papà era concreto come Bill Gates e tu eri un'esteta come Steve Jobs.

Io ho cercato di imparare da tutti e due, ma mi sentivo allora e mi sento ancora oggi più vicino al tuo punto di vista. Quando te ne andasti papà cambiò, si vedeva che gli mancavi, aveva perso il riferimento più importante, l'appiglio per tutte le evenienze. Visse ancora molti anni ma non era più lo stesso. Ma tutte queste cose tu le sai, le ricordo più a me stesso che a te. Invece voglio raccontarti qualche fatto più recente che penso ti farà piacere.

Ho fatto una vita anomala per molti versi. Dopo il dottorato al MIT, (credo che da lì ti scrissi le ultime lettere prima di questa, con carta e penna!) decisi di tornare in Italia. Anche se avevo opportunità lavorative migliori in America, tu non stavi bene e volevo starti vicino. Fu una scelta saggia perché poco dopo te ne andasti per sempre, troppo presto.  

Quindi ripartii, stavolta per il Belgio, e per tanti anni lavorai alla NATO ma alla fine mi ero stufato della monotonia burocratica e mi misi a fare il consulente indipendente per un paio di grosse imprese. Guadagnavo bene, ma non era la mia strada. Infine, dato che ero da solo e senza pensieri, mi dedicai a condurre gruppi di viaggi avventurosi, anche un po’ spericolati, in giro  per il  mondo: Africa, medio oriente, India, Indocina, i mari del sud, e la Cina. Ricordo benissimo che a te piaceva tanto viaggiare, con papà siete andati un po’ dappertutto, e non pochi viaggi li abbiamo fatti insieme. 

Questi viaggi mi hanno aperto la mente e piano piano mi sono concentrato sull'Asia perché penso che lì si giochi il futuro del XXI secolo. Quanto mi sarebbe piaciuto fare qualcuno di questi viaggi in oriente con te... Comunque devi stare tranquilla, ho avuto una vita appagante, la buona salute mi assiste ancora, e non ho né rimpianti né rimorsi. Non importanti almeno. Penso che avresti approvato queste mie scelte, anche se non era sempre facile farti esprimere un'opinione, anche quando te la chiedevo. Non volevi interferire.

Qualche anno fa mi sono sposato. Sì lo so, "finalmente!" starai pensando, ma è andata così, meglio tardi che mai? Ed è andata bene. Lifang è una donna cinese che per molti aspetti ti assomiglia, sono sicuro ti piacerebbe. Anche lei viene dalla provincia, anzi da un piccolo villaggio di contadini dove le case erano costruite con i mattoni di fango e l'acqua si andava a prendere al pozzo, a mano. Corrente elettrica ogni tanto, la scuola più vicina a mezz'ora di cammino sulle strade impolverate. Anche lei sin da piccola volle studiare, ma non medicina: voleva diventare maestra. In Cina la figura del maestro è ancora riverita. Faceva i compiti a lume di candela, ma prima doveva dare una mano in campagna, dar da mangiare ai maiali, stendere le foglie di tabacco ad asciugare. I suoi genitori la sostenevano negli studi, la esortavano a "volare più in alto" di loro. E lei spiccò un lungo volo, riuscì ad entrare al liceo della città più vicina (unica ragazza del villaggio) e quindi fu ammessa alla prestigiosa Università di Pechino. Ne uscì maestra, anzi professoressa di lingue, e per 12 anni fece carriera nella capitale della Cina che cresceva a ritmi vertiginosi. Anche i suoi genitori, come i nonni Pasquale e Carmela, speravano che un giorno sarebbe tornata a casa. Ancora lo sperano. Invece ha incontrato me e adesso viviamo a Londra, anche se andiamo in Cina a trovarli appena possibile.

La vuoi sapere una cosa divertente? Con Lifang ci siamo sposati 4 volte, in giro per il mondo: in Cina con i parenti di Lifang; in Bhutan in un monastero buddista perché ci consideriamo buddisti, come filosofia, non come religione; quindi a Londra dove viviamo; e poi in Canada, dove abbiamo scelto la data del 25 giugno. Il motivo è che volevamo fare piccole cerimonie, ogni volta con pochi amici e parenti. Veramente poi in Bhutan si è aggregato tutto il villaggio, più di mille persone, ma è stato bellissimo. Poi c'è stata una brutta pandemia e abbiamo dovuto rimandare il matrimonio in Italia, e dopo la pandemia siamo stati presi da... leggi sotto. Ma credo che presto ci sposeremo anche in Italia, ed in Belgio, dove pure abbiamo tanti amicizie.  Di solito ad ogni matrimonio faccio un discorsetto e ti confesso che quando parlo di te (ma anche di papà e zio Gigi) mi viene sempre un po' da piangere. Come adesso mentre scrivo questa lettera. 

Lifang ti assomiglia anche per altri motivi. Intanto avete una corporatura abbastanza simile, e sarai contenta di sapere che le ho regalato alcuni dei tuoi vestiti più belli che avevo conservato senza un vero motivo e che ora, con minime modifiche, le stanno benissimo e indossa quando abbiamo occasioni adatte. E ne abbiamo tante, come te e papà anche noi amiamo andare spesso a teatro, ai concerti, all'opera e ci piace mangiare bene in qualche buon ristorante. Anche bere bene. Mi ricordo la cantina di bottiglie che curavi a casa, Baroli anno 1958 e 1964, Brunelli, Chianti classici, che io al  tempo non apprezzavo abbastanza. E poi abbiamo scoperto le crociere, ti ricordi le crociere che facemmo insieme nel Mediterraneo? Spagna, Malta, Tunisia, Grecia. Pensa che mi hanno invitato come conferenziere su alcune grandi navi, sarà divertente, parlare di NATO e di vino, e dei miei viaggi. Lifang porta anche con orgoglio i tuoi gioielli. Quando ci siamo sposati ho fatto modificare la fede di papà e adesso la porta lei, mentre io porto la tua che mi sta perfettamente al dito. Abbiamo lasciato la data del vostro matrimonio che era incisa all'interno, ma abbiamo aggiunto i nostri nomi. A Lifang stanno bene le tue cose, è una donna di calibro, con personalità forte, di buon gusto. Riesce persino a far vestire bene anche me. Non so se qualche psicanalista abbia teorizzato che un uomo vuol ritrovare la mamma quando si sposa, ma forse in parte è così.

E poi, e qui mi sa che ti sorprendo veramente, sono arrivati Arturo e Luigi, i nostri figli, i tuoi nipotini. Anche Lifang è diventata mamma sulla soglia dei 40 anni, come te. Solo che per far presto, dato che il tempo stringeva, ha deciso di regalarmi due gemelli. (Scherzo, non era assolutamente programmato o previsto di avere gemelli.) Anche lei, come te, due maschi, solo che io e Fabio siamo stati sempre diversi, dentro e fuori, invece loro sono identici in tutto, almeno per ora! Persino i denti gli spuntano fuori esattamente in contemporanea. In  cinese "gemelli" si dice "shuang bao tai", che letteralmente vuol dire "un paio di pupi in un colpo solo", l'ho imparato quando lo sentivo dire da tanti cinesi che incrociavo passeggiando quando siamo andati a trovare i nonni materni. Mi diverte il concetto! 

Alla prima ecografia, quando ci dissero che vedevano due cuoricini battere velocissimi, non capii subito. Come sarebbe a dire due cuori? Poi sprofondai nella sedia da cui guardavo il monitor in diretta. (Lifang era già sprofondata nel lettino.) Ma ne fummo contentissimi e continuiamo ad essere entusiasti di questa fortuna, lo capirai. Hanno i nonni materni che li adorano, ma gli mancheranno i nonni paterni. Anche se gli parleremo molto di te e papà appena saranno in grado di capire. Veramente ho già cominciato. E poi, nella tradizione cinese, gli abbiamo trovato degli ottimi "Gan", simili ai nostri "padrini": una coppia romana e una di Bruxelles, un padrino e una madrina per ciascuno, ci aiuteranno a farli crescere bene. Io gli parlo in italiano, Lifang in cinese, e al nido imparano l'inglese. Ci siamo informati e abbiamo anche seguito un corso, se saremo perseveranti e metodici cresceranno con tre lingue materne, sarà una grande ricchezza culturale e sicuramente gli aprirà molte porte nel mondo del lavoro.

I nomi li abbiamo scelti sul tema musicale. Arturo come Toscanini, artista infinito e pensatore libero, e come Schnabel, il primo pianista ad incidere tutte le sonate di Beethoven, Rubinstein e Benedetti Michelangeli, sommi pianisti. Un nome non comune, un po’ speciale. Luigi come Beethoven (Ludwig in tedesco è Luigi o Ludovico in italiano), il mio compositore preferito, colui che, come disse il suo maestro Haydn, avrebbe cambiato la musica per sempre. Come Luigi Boccherini, esponente apicale della musica da camera. E soprattutto come zio Gigi, violinista e violista di estrema virtuosità, che come sai fu un grande maestro di vita per me. Lifang ed io sogniamo che diventino musicisti, sai che duetto, Arturo al piano e Luigi al violino. Ho un violino tirolese antico di altissima qualità che mi lasciò zio Gigi, spero presto tornerà a suonare. Decideranno ovviamente loro, noi ci riproponiamo solo di educarli a scegliere. Come faceste tu e papà con me e Fabio: ci diceste di fare quello che volevamo della nostra vita, ma di prendere una strada che ci appassionava e poi pensare a far bene. Tanti giovani oggi non scelgono nulla, non si appassionano di nulla, e questo mi preoccupa.

Adesso hanno poco più di un anno, sono bellissimi. Lo so, lo dicono tutti i genitori, ma loro lo sono veramente, sarà grazie all'incrocio etnico italo-cinese, o per gli occhi a mandorla. Infatti quando andiamo per strada con il mega passeggino doppio, che adesso manovro con destrezza ma all'inizio mi sembrava un panzer, non hai idea di quante persone si fermano a farci i complimenti, a fare fotografie, qualcuno li vuole accarezzare. Se passano 10 minuti senza un commento di un passante comincio a preoccuparmi! Quello che forse non puoi capire è quanto stiamo faticando. Anche riconoscerli è difficile, tanto son perfettamente identici! "Un paio in un colpo solo" richiedono uno sforzo fisico e mentale immane. Non abbiamo una "ia" con noi, la nostra seconda mamma istriana che ci allevò quando tu eri a studio a curare i denti insieme a papà. I tempi sono cambiati. A proposito, tanto per dire di cifre con lo zero finale, ia ha vissuto per 100 anni esatti su questa terra, lucida e presente fino all'ultimo, era sempre un piacere passare tempo con lei. Era anche informatissima: a 100 anni compiuti mi faceva domande puntuali di politica internazionale e si diceva preoccupata per il futuro!

Certo ci sarebbero tante altre cose da dire, ma non si possono condensare 30 anni di lontananza in una lettera. Veramente non mi sembrano 30 anni, certo perché ti ho sempre presente, ti ricordo per un motivo o per un altro quasi tutti i giorni. Proverò a scriverti prima che ne passino altri 30, senza aspettare un compleanno con tanti zeri.

Un abbraccio da tuo figlio Marco, da tua nuora Lifang e dai piccoli Arturo e Luigi

02 June 2023

Making zonzi in Hunan, China

Zongzi are a special type of sticky glutinous rice dumplings filled with pork meat or other proteins and are traditionally prepared for the "dragon boat festival" but families in China make them year round on special occasions.


 

10 May 2023

Recensione libro: Debora 2009 (2013) di Debora Gatelli, ****

 


Sinossi

Tre biciclette attraversano il nord del Senegal alla ricerca di emozioni forti e alla scoperta di nuovi orizzonti. Un viaggio spontaneo, senza troppi programmi, guidato dagli eventi e dagli incontri che ogni nuovo giorno e' pronto ad offrire.

L'autrice ha scritto queste pagine soprattutto per se stessa, per non lasciare che la memoria evaporasse, per rivivere il viaggio una seconda volta apprezzando nuovamente ogni passaggio nel cercare le parole per descriverlo. 

Debora Gatelli spera comunque che questa sorta di diario di viaggio possa essere una lettura piacevole anche per chi, come lei, e' un amante dell'Africa, dei viaggi alternativi, dell'avventura, della vita.

Recensione

Un piccolo libro che ti prende per mano e ti porta in giro in bicicletta per il Senegal con tre ragazzi carichi di spirito di avventura e adattamento. Poche pagine che però bastano a stuzzicare la curiosità, per il paese, per il viaggio in bicicletta e per un modo originale per scoprire qualcosa dentro di noi che non sapevamo di essere.

Una piacevole e scorrevole lettura nello stile diario di viaggio. Forse sarebbe stato utile avere qualche approfondimento in più, ma sarebbe stato un altro tipo di libro.




08 April 2023

Back in Hong Kong

After four years of lockdown and flight cancellations, and my twins being born in between, we are back in Hong Kong. First day exploring the Tsim Sha Tsui waterfront, where the seemingly endless construction work of the last 10 years or so was finally over. The Avenue of the Stars was enjoyable as ever, and we could walk the whole length of it, and more, almost all the way to the old airport in the east.

By the restored Museum of Fine Arts there was a fair of traditional Chinese culture: clothes, food, and of course calligraphy. A little girl, perhaps seven years old, was dressed in a Tang dynasty costume and kept busy calling passersby to join one of the many stands offering insights into the Chinese past.

We stopped at a calligrapher's stand and he graciously painted my Chinese name and those of the kids. 
Later we walked along the water some more and found a stage where singers from the various parts of China were performing ancient music dressed in traditional costumes from all the major dynasties of China's long imperial history.


Calligraphers writes the twin tigers’ names

Calligrapher writes Marco's Chinese name: Qian Li Ma, the horse than ran a thousand miles.

15 September 2022

Il Passaporto / The Passport

ITALIANO IN FONDO

My sons Arturo and Luigi had both Italian and British citizenship at birth. (They could also be Chinese, but they would have to give up the other two.) So we decided to apply for both passports at the same time. Here is what happens during the two application processes.


British passport:

1. Take photo with phone, verify it's good enough on HM Passport Office's website and upload

2. Fill out ONE form

3. Ask a British citizen who is not related to us to certify online who we are

3. Go to Post Office and send the filled out form, a birth certificate and proof of my "settled status" (letter from Home Office received when I applied for settlement under the UK/EU brexit agreement)

4. Pay £ 49 by credit card online

5. Wait 5 weeks average (4 for Luigi and 6 for Arturo)

6. Passports arrived in the post by registered mail for free

7. Passports are valid for 5 years

8. All my documents I had sent to HMPO are returned by certified mail for free

9. Throughout the process HMPO sent me emails and SMS with updates on progress: application started, docs received, application approved, passport being printed, passport sent to you.

Total cost for 1 passport: £ 49 fee + 6 postage = £55, ie £ 11 per year of validity.

Italian passport:

1. go to professional photo studio to take images and print them (£ 16)

2. Fill out TWO forms

3. Get a professional person (in casu, our dentist) to sign another form to certify we are we and our sons are ours

4. Go to Post Office and pay £ 98 (exactly TWICE the UK passport fee) + £ 12 service charge = £ 110 IN CASH ONLY to get a paper "Postal Order"

5. Have original British birth certificate translated and legalized (£ 30) by Home Office

6. Go to Italian Consulate in person so my non-EU wife can sign a form in which she agrees to passports being issued to our sons (when she went there they told her the dentist's document was not necessary, they could have certified, but that was not clear on their website)

7. Send everything to Consulate by special delivery (£ 6). Mind you: when my wife went to the consulate she had a complete application file, photos, letters, forms etc, but they would not let her just drop the application there. It had to be sent by post "because it must be registered" (protocollata). Not clear why you can not protocollare a document that is handed over by an Italian citizen instead of a British postman. So I walked 400 meters to the nearest post office to post the envelope to the Consulate.

8. Wait 16 weeks.

9. Passport arrived in the post by registered mail in the pre-paid envelope we bought (£ 7.65)

10. Passport is valid for 3 years

11. Documents sent to Consulate (original birth certificate, etc) were NOT returned (one birth certificate costs us £ 11)

12. Throughout the application process I never received any update on progress.


Total cost for 1 passport: £ 16 + £ 110 + £30 + £6 + 7.65 + £11 = £ 172, ie £ 57 per year of validity


So an Italian passport for a child:

a) costs over three times as much as a British passport (five times more if you take into account the shorter period of validity)

b) requires three trips in person (to Consulate, photographer's shop and Post Office) vs one trip to Post Office for UK passport

c) takes more than twice as long to receive

d) is valid for a bit more than half as long as a British passport

 I never received any update on progress by the Italian consulate.

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ITALIANO

I miei figli Arturo e Luigi sono cittadini italiani e britannici dal momento della loro nascita. (Avrebbero potuto anche essere cittadini cinesi, ma avrebbero dovuto rinunciare alle altre due cittadinanze.) Così abbiamo deciso di richiedere entrambi i passaporti. Ecco cosa si deve fare.


Passaporto britannico:

1. Scatta una foto con il telefono, verifica che sia sufficientemente buona sul sito web di HM Passport Office e caricala sullo stesso sito

2. Compila UN modulo

3. Chiedi ad un cittadino britannico non parente di certificare online chi siamo noi genitori

3. Vai all'ufficio postale e invia il modulo compilato, un certificato di nascita e la prova del mio "settled status, cioè residente permanente" (lettera del Ministero degli Interni ricevuta quando ho richiesto la transazione ai sensi dell'accordo brexit Regno Unito/UE)

4. Paga £ 49 con carta di credito online

5. Aspetta in media 5 settimane (4 per Luigi e 6 per Arturo)

6. I passaporti arrivano ​​gratuitamente per posta a casa tramite raccomandata

7. I passaporti hanno una validità di 5 anni

8. Tutti i miei documenti che avevo inviato a Her Majesty's Passport Office mi sono stati restituiti gratuitamente tramite ulteriore raccomandata

Costo totale per 1 passaporto: £ 49 tassa + 6 spese di spedizione = £ 55, ovvero £ 11 per anno di validità.


Passaporto italiano:

1. andare in uno studio fotografico professionale per scattare immagini e stamparle (£ 16)

2. Compila DUE moduli

3. Chiedi a un professionista (in casu, il nostro dentista) di firmare un altro modulo cartaceo per certificare che noi siamo noi e i nostri figli sono nostri

4. Vai all'ufficio postale e paga £ 98 (esattamente il DOPPIO della tassa per il passaporto del Regno Unito) + £ 12 spese di servizio = £ 110 SOLO IN CONTANTI per ricevere un "Vaglia postale" cartaceo

5. Far tradurre e legalizzare il certificato di nascita britannico originale (£ 30) dal Ministero degli Interni

6. Andare di persona al Consolato italiano così che mia moglie extracomunitaria possa firmare un modulo in cui acconsente al rilascio dei passaporti ai nostri figli (quando è andata lì le hanno detto che il documento della dentista non era necessario, avrebbero potuto autenticarci loro in consolato, ma non era chiaro sul loro sito web)

7. Spedisci tutto al Consolato con consegna speciale (£ 6). Quando mia moglie è andata al consolato aveva tutte le carte pronte, ma non le hanno consentito di depositare la domanda. Bisognava inviarla per posta "perché deve essere protocollata". Non è chiaro perché non si possa protocollare un documento che viene consegnato da un cittadino italiano invece di un postino inglese.

8. Attendi 16 settimane

9. Il passaporto arriva per posta tramite raccomandata nella busta prepagata che abbiamo acquistato (£ 7,65)

10. Il passaporto ha una validità di 3 anni

11. I documenti inviati al Consolato (certificato di nascita originale, ecc.) NON vengono restituiti (un certificato di nascita costa £ 11)


Costo totale per 1 passaporto: £ 16 + £ 110 + £ 30 + £6 + 7,65 + £ 11 = £ 172, ovvero £ 57 per anno di validità


Durante tutto questa procedura HMPO ci ha sempre informati per sms e email dello stato di avanzamento della pratica: domanda ricevuta, documenti ricevuti, autentica del cittadino britannico OK, passaporto in produzione, passaporto spedito. Da parte italiana silenzio.



Quindi un passaporto italiano per un bambino:

a) costa oltre il triplo di un passaporto britannico (cinque volte di più se si tiene conto della minore durata del periodo di validità)

b) richiede quattro viaggi di persona (al Consolato, dal dentista, al negozio di foto e all'ufficio postale) rispetto a un viaggio all'ufficio postale per il passaporto del Regno Unito

c) impiega più del doppio del tempo per essere stampato e spedito

d) è valido per poco più della metà del tempo di un passaporto britannico

e) invece di essere informati dello stato della pratica bisogna solo aspettare fiduciosi

24 August 2022

Recensione libro: Vivo Altrove (2010) by Claudia Cucchiarato, ****


Sinossi

Gabriele, ingegnere navale a Oslo, Davide che fa l'autore teatrale a Berlino, Giulia che sta a Barcellona, canta in una band, e ha avuto un colpo di fortuna... Sono l'Italia fuori dall'Italia. Sono i giovani, sempre più numerosi, che hanno scelto di vivere lontani da casa, alla ricerca di un lavoro che qui non hanno trovato, o di una vita diversa. Questo libro racconta le loro storie, che sono piene di vitalità e venate di malinconia, scanzonate, tenere, in fondo preoccupanti. Sono il ritratto di un paese virtuale, e di un futuro, forse, mancato: perché il paese che questi ragazzi hanno deciso di abbandonare continua a non ascoltarli.



Recensione

Una serie di storie personali di intraprendenti giovani italiani costretti ad emigrare per poter essere professionalmente apprezzati. Ci sono passato anche io, e molti miei amici. Una volta emigravano i braccianti con la valigia di cartone, oggi oltre i due terzi degli italiani che emigrano sono laureati. Scritto nel 2010 ma sempre valido!


21 August 2022

Book Review: The Good German of Nanking (1998) by John Rabe, edited by Erwin Wickert, *****

Synopsis

The personal journals of German businessman John Rabe describe the infamous 1937 Japanese siege of Nanking and his efforts to protect the Chinese from the massacre that followed, an endeavor that may have saved more than 250,000 lives.


Review

An essential reading to understand the tragedy of the Nanking massacre but also how the soul of a man can be divided between allegiance to a murderous dictator and attachment to the values of a most sublime humanity.







Schindler of Hollywood fame saved about 1,200 lives. Giorgio Perlasca, an Italian fascist bureaucrat working in Hungary, saved over 5,000. Rabe saved a number that is two orders of magnitude bigger than Schindler's, up to 200,000 depending on estimates, but died poor and forgotten.


 

You can watch a documentary on John Rabe here on Youtube.

16 August 2022

Poesia di Pablo Neruda per chi viaggia, chi ama la musica e chi sceglie la propria strada

Lentamente muore 


Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
  giorno gli stessi percorsi,
  chi non cambia la marcia,
  chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
  chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
  chi preferisce il nero su bianco
  e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
  proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
  fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
  davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
  chi e' infelice sul lavoro,
  chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
  chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
  consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
  chi non legge,
  chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
  aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
  della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
  chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non
  risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere
  vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto
  di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
  splendida felicità.

24 May 2022

A strategic view on the war in Ukraine

The war is in full swing and looks set to last for a while. The outcome is uncertain, but Russia has certainly failed in its main goal: to deprive the invaded country of the ability to manage its own identity. Nonetheless, it may still be able to occupy slices of Ukrainian territory permanently, enough to be able to declare victory. Be that as it may, now the time has come, after overcoming the initial shock and the immediate response measures in terms of economic sanctions on Russia and aid to Ukraine, to think about the long term.

Three strategic issues are of primary importance in light of the ongoing tragedy: the consequences for the European Union, the repercussions on the role of nuclear weapons and the future of relations with Russia. On these issues a reflection is urgently needed for the long term, beyond current events, in order to be ready to act deliberately, and not emotionally, when the conflict ends. This reflection is lacking so far.

European Union

What are the strategic implications of the conflict for the EU? The first is that security in Europe can no longer be taken for granted, as too many thought after the end of the Cold War, and that we must return to focus our attention on it. One cannot think only of trade and cultural exchanges, because, sos did common wisdom suggest, the time of wars had passed.

In the first place, therefore, when the guns are silent we will not be able to go back to doing everything as before. For decades we have believed, I for one, that creating interdependence with potential adversaries would foster mutual interest in peace: my first research work after university, in 1982, was on the Urengoy pipeline that was being built to bring gas from the USSR to Western Europe, "piercing" the Iron Curtain. Europe built it against the opinion of the Reagan administration which instead claimed it was dangerous to create this dependence on Soviet supplies. (The Americans, however, were very ready to sell their raw materials to Moscow, starting with food.) Since then, the gas pipelines from the USSR / Russia to Europe have multiplied. I still believe that interdependence is the right, and perhaps obligatory, path for the future, but it seems obvious to me that it needs to be rethought through a greater diversification of energy sources and suppliers.

The second is that security costs money, which we have always known but which we have ignored in recent decades. In my opinion, Europe does not spend so little (the debate has been going on for decades, I will not get into it here) and in any case it can afford to do more. But it certainly spends unwisely because the economic effort is distributed in an inefficient way among 27 different armed forces, with obvious waste for fixed costs, imperfect standardization and interoperability, duplications, which could be eliminated if you had a European army, a European navy and a European aviation. Spending more without improving how you spend would not be an efficient use of resources. And I come to the third point.

The third strategic consequence of the Ukrainian conflict for Europe is that from a political, economic and military point of view the current conflict affects the Union as a whole. The pipelines all start from Russia but, apart from Nord Stream which goes straight to Germany, the others supply various member states. And in any case, gas is a fungible resource. If France is more protected by its nuclear power plants, while Italy and Germany remain more dependent on gas pipelines with Russia, all countries are suffering from the upheavals and inflationary effects of the current crisis on the energy market. There are no safe member states. More generally, if Poland and Romania are on the border of the armed confrontation, the repercussions clearly affect even more distant states such as Portugal and Ireland.

And therefore it is the Union as a whole that must take charge of the defense of the member states, always in coordination with the transatlantic allies in NATO but with autonomous capabilities. Two events of last year, the creation of the AUKUS and the withdrawal from Afghanistan, decided unilaterally by the USA, make this conclusion even more evident.

Brexit has removed one of the main obstacles to the creation of a common European defense, as the British were always opposed to any initiative that could create even the impression of a European defense capability independent of the USA. Besides, for the United Kingdom and the United States the link among the Five Eyes (USA, United Kingdom, Canada, Australia and New Zealand) has always been more important than that with NATO allies.

The war in Ukraine should remind us of the urgency of proceeding with the institutionalization of European security. It's obvious, at least it is to me, that the European link with the US in NATO should remain, but on a more balanced if not exactly equal level. A bit like today's relationship between the euro and the dollar, the the European Central Bank vis-à-vis the Federal Reserve.

The history of the euro gives us a useful trace: some countries start, others follow and those that do not follow remain outside, marginalized. Today the governments of Germany, France, Italy and Spain, which happen to be in political sync on the subject, could create the core of the common defense. Perhaps, after his re-election, Macron, free from constraints during his last term, will be more active.

This must also be true in the field of nuclear deterrence: Macron's France is pro-European, but it stops when we talk seriously about common defense and in particular about nuclear arms. In reality, there is no conceivable scenario in which France is threatened to the point that the national deterrent would become relevant without the other countries of the Union being threatened at the same time. It will be said that no country, and in particular France, an EU nuclear power and permanent member of the UN Security Council, would give up national sovereignty in the matter, to pool it into European sovereignty. But it was also accepted wisdom for years that Germany would never give up the Deutsche Mark. Germany did, and France should.

Nuclear weapons

Since the beginning of the Russian invasion, the Kremlin has launched not so veiled threats to use nuclear weapons, although statements have remained predictably vague as to how, against which targets and why. Assuming that this use does not occur, we should still rethink the role of nuclear weapons for the future. It could be argued that the rationale for owning a nuclear arsenal is strengthened: Western countries have gone to great pains since before the invasion to make it clear that they would not go to war with Russia over Ukraine. Biden almost shouted at the press conference: "We will not fight Russia over Ukraine." And this, it is not difficult to deduce, is because Russia, even if its armed forces are looking rather shambolic, is a nuclear superpower. And by the same reasoning it is likely that, if Russia had not had a nuclear arsenal in reserve, it would not have even attempted the Ukrainian adventure.

Perhaps someone in Ukraine regretted having renounced the nuclear weapons that the dissolving USSR had left on Ukrainian territory: if Kyiv had kept them perhaps today there would be no war in the country. It is a false question: those weapons were indeed on Ukrainian territory, but always under strict control of the Russians, and the KGB in particular. But the Ukrainians could have built their own, and they didn't. In return, they received empty promises of support for their independence and territorial integrity from Russia, the US and the UK.

What if Russia, humiliated on the ground by the Ukrainian army rearmed by the West, finally decides to launch some nuclear weapons against the Ukrainians? It would be a bizarre decision, given that Putin keeps saying on TV that Ukrainians are brothers who need to be freed from a ruling Nazi clique, but Putin has accustomed us to bizarre decisions. At that point what to do? A Western nuclear response, which could only be an American retaliation, would not be rational.

If the US responded with nuclear weapons, it would create a completely new situation: a NATO country that uses the extreme weapon not to protect its own survival, and not even that of an allied country, but of a third country, even if a friendly one. And what could these weapons be used against? Presumably not against Ukrainian territory, since the aim is to defend Ukraine, not destroy it. Maybe against Russian ships bombarding from the Black Sea? Perhaps, even if given the humiliating end of the Moskva it doesn't seem it would be necessary. Maybe then against targets on Russian territory? And if so, what would stop the Russians from responding against the Americans, perhaps first against US bases in Europe, as a foretaste and harbinger of an attack on US territory? Those who think they can control this type of escalation are deluding themselves, illustrious experts have tried for decades and never came up with a plausible scenario.

I am not in favor of NATO's nuclear disarmament, but in this Ukrainian crisis I see no conceivable scenarios that make a rationally useful use of these weapons conceivable. So we might as well say it right away, maybe it could help lower the tension. There is always time to change our mind, if the situation changes.

Another point is the impact of the ongoing war on nuclear proliferation (the spread of nuclear weapons to additional new countries): a potentially proliferating country right now sees that owning nuclear weapons pays off, so it has more incentives to get them. Instead, defeating Russia without using these weapons, even if Russia uses them, would be the best way to strengthen the non-proliferation regime.

Relations with Russia

At the cost of looking inappropriate, given the tragic nature of the moment, I think it is not premature to start thinking about how to set up relations between the West and Russia at the end of the war. All wars end and then one has to think about how to build peace. Better to think about it before and be ready when the time comes.

At the end of the war, Russia will still be there, even if I don't think Putin will stay at the helm for long. We are talking about 145 million people, the largest country in the world, full of raw materials of all kinds and an important market for our products. A nation of great culture that perhaps suffers from the fact it did not participate in either the Renaissance or the Protestant Reformation, two elements of great progress and emancipation in Central and Western Europe. Thinking of isolating Russia in the long run would certainly be counterproductive and probably impossible, especially for Europe.

On the economic side, giving up Russian raw materials would be very difficult. The Financial Times wonders if Europe can be weaned from Russian gas and concludes: "With the contents of the EU plans spanning from plausible to wildly unrealistic, many energy experts warn that painful last resorts - energy rationing and blackouts this winter - are a near inevitability if Europe is truly serious about kicking its Russian gas habit. "

And in any case, a literal cut of the Russian gas pipelines would only put Europe in the hands of other suppliers who are not necessarily more reliable. As we develop renewables and rethink nuclear power plants, caution would like us to be careful about cutting off with Russia altogether. Even Janet Yellen, Minister of the Treasury of Biden, told the Financial Times that "Medium term, Europe clearly needs to reduce its dependence on Russia with respect to energy, but we need to be careful when we think about a complete European ban on say, oil imports. "

Giving up the Russian market would also have a recessive economic effect, as Russia is a significant outlet for European products. And then we would risk alienating more than has already happened not so much the regime as the Russian people. In the past decades, western hostility towards Russia (partly real, partly amplified by the Moscow propaganda) has diminished the enthusiasm that the Russians had for the West immediately after the dissolution of the USSR. The consequences of this would hardly benefit the West, and in particular Europe, even after Putin. It would be a paradox if a more democratic Russia became more anti-European at the same time.

On the political side, if we look at the teaching of history, we should think of Germany, defeated in two world wars: after the first it was humiliated, mistreated, vilified, above all isolated, and the conditions were created for the rise of Nazism. After the second it was punished and even divided in two but immediately readmitted into the assembly of European and Western countries, suffice it to recall that West Germany was a founding member of the first European Community (Coal and Steel) in 1950, only 5 years after the defeat of Hitler, and after another 4 years she was admitted to NATO. East Germany, occupied by 22 divisions of the Red Army, was also included by the Soviets in the context of the Warsaw Pact and the Comecon. I think we need to think from today not so much whether, but how to integrate the future Russia in a context of European and international cooperation.

If we want to go a little further back in time, let's think of post-Napoleonic France: after Waterloo, once the aggressive dictator was sent to St. Helena and neutralized, France was immediately readmitted to the concert of nations and participated in the Congress of Vienna Congress in 1815, invited by Metternich and the other victors, and helped to create a new order in Europe which ensured, more or less, a century of peace. We can only hope that a new Talleyrand will emerge in Russia: first a priest, then a revolutionary, then Napoleon's right arm and finally minister of restoration. He was not a champion of consistency but he served the purpose of reintegrating France into Europe.

The global situation must also be taken into account. Bismarck used to say that when you have two adversaries, your relations with each of them must not be worse than those they have with each other. Simple political arithmetic. Today, China must be taken into account, and increasingly India. Nixon (skilfully led by Kissinger) understood this well, and went to Beijing to meet Mao and re-establish relations, despite the fact that the two were politically poles apart and Mao was guilty of horrendous crimes. And at the same time Nixon and Kissinger negotiated détente with the Soviets, over disarmament and trade, and the US and the USSR even sent the first astronauts together into space on a historic joint mission.

The US today does not apply Bismarck's teaching, nor does it follow Nixon's example. For thirty years, perhaps in an effort to remain the world's only superpower, as it actually was for a short time after the Cold War, it puts pressure on Russia and China simultaneously, with the result of pushing them into each other's arms. London will follow Washington, as it always does, but the European Union must be careful. As I said above, the fact of being divided weakens us, vis-à-vis the Russians and the Chinese but also in negotiating a common position with the Americans. Washington doesn't take Brussels seriously because, as Kissinger said decades ago, "if I want to talk to Europe, what telephone number should I call?" (The modest Borrel, who adorned with the pompous title of EU High Representative for Foreign Policy, has no influence, let alone power.)

It would be a colossal mistake to continue to help consolidate an axis between Moscow and Beijing. And to prevent this from happening, it will be necessary to make some compromises with both, while holding on to vital issues (Ukrainian sovereignty, Taiwan) and avoiding to embark on a counterproductive and futile campaign of isolation against both of them at the same time. Also, it will be necessary to diligently cultivate relations with India, a country in great economic and demographic growth, which is also democratic but which will certainly never be willing to slavishly follow the West.

13 May 2022

Il certificato di nascita

I miei figli, in quanto io cittadino italiano residente permanente a Londra, sono nati con due cittadinanze: italiana e britannica. (Avrebbero anche quella cinese dalla madre, vedremo.)

Per la registrazione all'anagrafe di Londra:

1. prenotare online un appuntamento in comune (avuto 2 settimane dopo la nascita, cioè oggi).

2. recarsi all'appuntamento, dichiarare la nascita (esibire il libretto sanitario emesso dall'ospedale al momento della nascita è facoltativo), pagare 11 sterline e ritirare il certificato caldo di stampante.

Fatto.

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Per la registrazione in Italia, la documentazione necessaria deve includere:

1. Modulo di richiesta compilato in tutte le sue parti;

2. Atto di nascita integrale e originale;

3. Legalizzazione dell’atto di nascita integrale e originale;

4. Traduzione in lingua italiana effettuata da un traduttore professionista;

5. Legalizzazione di tale traduzione (per atti non britannici);

6. Fotocopie dei documenti dei genitori;

7. Eventualmente, fotocopie di documenti di identità stranieri della persona a cui l’atto di nascita si riferisce.

Procedure diverse si applicano a seconda del Paese che ha prodotto l’atto di nascita e del tipo di atto presentato.

Il sito del Consolato Generale d'Italia riporta le seguenti PROCEDURE PIÙ COMUNI

Che iter devo seguire per far trascrivere in Italia un certificato di nascita prodotto nel Regno Unito?

· Richiedere al Registry Office una copia conforme all’originale dell’atto di nascita integrale (Full Birth Certificate)

· Inviare l’atto al Legalization Office per farvi apporre l’apostilla

· Fare eseguire da un traduttore professionista una traduzione in italiano dell’atto (elenco non esaustivo dei traduttori)

· Fare le fotocopie dei documenti di identità dei genitori ed eventualmente di documenti stranieri della persona a cui l’atto si riferisce

· Compilare il modulo di richiesta

· Spedire tutta la documentazione, tramite Tracked Mail, all’Ufficio di Stato Civile del Consolato Generale d’Italia a Londra.

19 April 2022

Una visione strategica sulla guerra in Ucraina

La guerra è in pieno sviluppo e sembra destinata a durare ancora per un po’. L'esito non è sicuro, ma la Russia ha sicuramente fallito nel suo obiettivo principale: privare il paese che ha invaso della capacità di gestire la propria identità. Ciononostante, potrebbe ancora riuscire ad occupare fette di territorio ucraino in permanenza, abbastanza per poter dichiarare vittoria. Adesso però è arrivato il momento, superato lo shock iniziale e le misure di immediata risposta in termini di sanzioni economiche alla Russia e aiuti all'Ucraina, di pensare al lungo periodo. 

Tre questioni strategiche sono di primaria importanza alla luce della tragedia in corso: le conseguenze per l'Unione Europea, i riflessi sul ruolo delle armi nucleari ed il futuro dei rapporti con la Russia. Su questi temi urge una riflessione per il lungo periodo, che guardi al di là degli eventi di attualità, in modo da essere pronti ad agire con consapevolezza, e non sulla scia di emozioni, quando il conflitto finirà. Questa riflessione finora manca.

Unione Europea

Quali sono le implicazioni strategiche del conflitto per la UE? La prima è che la sicurezza in Europa non può più essere data per scontata, come in troppi hanno colpevolmente pensato dopo la fine della guerra fredda, e che dobbiamo tornare a focalizzarci la nostra attenzione. Non si può pensare solo al commercio e agli scambi culturali, perché, si pensava, tanto il tempo delle guerre è passato. 

In primo luogo, quindi, non potremo tornare a fare tutto come prima quanto taceranno i cannoni. Per decenni abbiamo creduto, io per primo, che creare interdipendenza con potenziali avversari favorisse il reciproco interesse alla pace: il mio primo lavoro di ricerca dopo l'’università, nel 1982, fu sul gasdotto Urengoy che si stava costruendo per portare gas dall'URSS all'Europa occidentale, "bucando" la cortina di ferro. L'Europa lo costruì contro il parere dell'amministrazione Reagan che invece sosteneva fosse pericoloso creare questa dipendenza dalle forniture sovietiche. (Gli americani però erano prontissimi a vendere a Mosca le loro materie prime, a cominciare da quelle alimentari.) Da allora i gasdotti dall'URSS/Russia verso l'Europa si sono moltiplicati. Io credo ancora che l'interdipendenza sia la strada giusta, e forse obbligata, per il futuro, ma mi pare ovvio che vada ripensata attraverso una maggiore diversificazione di fonti energetiche e fornitori. Su questo dirò più in dettaglio di seguito.

La seconda è che la sicurezza costa, cosa che abbiamo sempre saputo ma che negli ultimi decenni abbiamo ignorato. L'Europa a mio avviso non spende poi tanto poco (il dibattito va avanti da decenni, non vi entro qui) e comunque si può permettere di fare di più. Ma certamente spende male perché lo sforzo economico è distribuito in modo inefficiente tra 27 forze armate diverse, con ovvi sprechi per costi fissi, imperfetta standardizzazione ed interoperabilità, duplicazioni, che si potrebbero eliminare se si avesse un esercito europeo, una marina europea ed un'aviazione europea. Spendere di più senza migliorare il come si spende non sarebbe un uso efficiente delle risorse. E vengo al terzo punto.

La terza conseguenza strategica del conflitto ucraino per l'Europa è che dal punto di vista politico, economico e militare dell'attuale conflitto tocca l'Unione nel suo insieme. I gasdotti partono tutti dalla Russia ma, a parte il Nord Stream che va dritto in Germania, gli altri riforniscono vari stati membri. E comunque il gas è una risorsa fungibile. Se la Francia è più protetta dalle sue centrali nucleari, mentre Italia e Germania restano più dipendenti dai gasdotti con la Russia, tutti i paesi soffrono degli sconvolgimenti e degli effetti inflattivi  dall'attuale crisi sul mercato dell'energia. Non ci sono stati membri che siano al riparo. Più in generale, se la Polonia e la Romania sono al confine dello scontro armato, le ripercussioni toccano palesemente anche stati più lontani come il Portogallo e l'Irlanda. 

E dunque è l'Unione nel suo insieme che si deve far carico della difesa degli stati membri, sempre in coordinamento con gli alleati transatlantici nella NATO ma con capacità autonome. Due fatti dell'anno scorso, la creazione dell' AUKUS e il ritiro dall'Afghanistan, deciso unilateralmente dagli USA, rendono ancora più evidente l'ineluttabilità di questa conclusione. 

La Brexit ha rimosso uno dei principali ostacoli alla creazione di una difesa comune europea, in quanto i britannici si opponevano sempre e comunque ad ogni iniziativa che potesse creare anche solo l'impressione di una capacità europea di difesa indipendente dagli USA. Si può aggiungere che comunque per il Regno Unito e gli Stati Uniti il legame tra i Five Eyes (USA, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda) è sempre stato più importante di quello con gli alleati della NATO.

La guerra in Ucraina ci dovrebbe ricordare l'urgenza di procedere con l'istituzionalizzazione della sicurezza europea.  È ovvio, almeno lo è per me, che il legame con gli USA nella NATO debba restare, ma su un piano più equilibrato se non proprio paritetico. Un po’ come è oggi il rapporto dell'euro con il dollaro, della Banca Centrale Europea vis-à-vis la Federal Reserve.

La storia dell'euro ci da una utile traccia: partono alcuni paesi, altri seguono e quelli che non seguono restano fuori, marginali. Oggi i governi di Germania, Francia, Italia e Spagna, abbastanza in sintonia politica sull'argomento, potrebbero creare il nucleo della difesa comune. Forse, dopo la rielezione, Macron, libero da vincoli durante l'ultimo mandato, sarà più attivo. 

Questo deve valere anche nel campo della deterrenza nucleare: la Francia di Macron è europeista, ma si ferma quando si parla sul serio di difesa comune ed in particolare di nucleare. In realtà non esiste nessuno scenario immaginabile nel quale la Francia sia minacciata al punto che il deterrente nazionale diventerebbe rilevante senza che al tempo stesso non siano minacciati anche gli altri paesi dell'Unione. Si dirà che nessun paese, ed in particolare la Francia, una potenza nucleare UE e membro permanente del consiglio di sicurezza ONU, rinuncerebbe alla sovranità nazionale in materia, ma si diceva anche che la Germania non avrebbe mai rinunciato al Deutsche Mark.

E veniamo alla seconda questione strategica di questo articolo, le armi nucleari appunto.

Armi nucleari

Sin dall'inizio dell'invasione russa il Cremlino ha lanciato non tanto velate minacce di far uso di armi nucleari, anche se le dichiarazioni sono rimaste prevedibilmente vaghe sul come, contro chi e perché. Partendo dal presupposto che questo uso non avvenga, rimane l'obbligo di ripensare il significato delle armi nucleari per il futuro. Si potrebbe argomentare che la ratio per possedere un arsenale nucleare ne esce rafforzata: i paesi occidentali si sono sbracciati da prima dell'invasione a chiarire che non avrebbero fatto guerra alla Russia per l'Ucraina. Biden ha quasi urlato in conferenza stampa: "We will not fight Russia over Ukraine." E questo, non è difficile dedurlo, perché la Russia, anche se le sue forze armate stanno facendo una figuraccia, è una superpotenza nucleare. Ed è ipotizzabile che, se la Russia non avesse avuto un arsenale nucleare in riserva, non avrebbe neanche tentato l'avventura ucraina. 

Forse qualcuno in Ucraina si è pentito di aver rinunciato alle armi nucleari che l'URSS in dissoluzione aveva sul territorio ucraino: se Kyiv le avesse tenute forse oggi non ci sarebbe una guerra nel paese. Ma è una falsa domanda: quelle armi erano sì sul territorio ucraino, ma sempre sotto stretto controllo dei russi, e del KGB in particolare. Gli ucraini avrebbero però potuto farsele, e non lo fecero. Ebbero in cambio vuote promesse di sostegno alla loro indipendenza e integrità territoriale da parte di Russia, USA e Regno Unito. Parole al vento.

E se la Russia, umiliata sul campo dall'esercito ucraino riarmato dall'occidente, decidesse alla fine di lanciare qualche arma nucleare contro gli ucraini? Sarebbe una decisione bizzarra, dato che Putin continua a dire in TV che gli ucraini sono fratelli che devono essere liberati da una cricca nazista al potere, ma Putin ci ha abituati a decisioni bizzarre. A quel punto che fare? Una risposta nucleare occidentale, che potrebbe essere solo americana, sarebbe poco razionale.

Se gli USA rispondessero con le loro armi nucleari, infatti, si creerebbe una situazione del tutto nuova: un paese NATO che usa l'arma estrema non per proteggere la propria sopravvivenza, e neanche quella di un paese alleato, ma di un paese terzo, per quanto amico. E contro cosa potrebbe essere usata questa arma? Presumibilmente non contro il territorio ucraino, dato che lo scopo è difendere l'Ucraina, non distruggerla. Forse contro navi russe che bombardano dal Mar Nero? Forse, anche se vista la fine umiliante della Moskva non sembra sarebbe necessario. E dunque contro obiettivi in territorio russo? E se così fosse, cosa fermerebbe i russi dal rispondere contro gli americani, magari prima contro basi USA in Europa, come assaggio e prodromo ad un attacco sul territorio USA? Chi pensa di poter controllare questo tipo di escalation si illude, ci hanno provato a ragionare illustri esperti per decenni senza mai arrivare ad un risultato credibile.

Io non sono favorevole al disarmo nucleare della NATO, ma in questa crisi ucraina non vedo scenari ipotizzabili che rendano concepibile un impiego razionalmente utile di queste armi. Dunque tanto vale dirlo subito, forse può contribuire ad abbassare la tensione. A cambiare idea, se cambia la situazione, c'è sempre tempo.

Altro punto è l'impatto della guerra in corso sulla proliferazione nucleare: un paese potenzialmente proliferatore in questo momento vede che possedere le armi nucleari paga, quindi è più incentivato a procurarsele. Invece, sconfiggere la Russia senza usare queste armi, anche se la Russia stessa ne facesse uso in Ucraina, sarebbe il modo migliore per rafforzare il regime di non-proliferazione.

Rapporti con la Russia

A costo di apparire inopportuno, data la tragicità del momento, penso non sia prematuro cominciare a pensare, già da oggi, a come impostare i rapporti tra occidente e Russia alla fine della guerra. Tutte le guerre finiscono e poi bisogna pensare a come costruire la pace. Anzi meglio pensarci prima ed essere pronti quando viene il momento.

Alla fine della guerra la Russia sarà ancora lì, anche se, vista la figuraccia, non credo che Putin resterà al timone per molto. Parliamo di 145 milioni di persone, il paese più esteso del mondo, pieno di materie prime di ogni genere ed importante mercato per i nostri prodotti. Una nazione di grande cultura che forse soffre di non aver partecipato né al Rinascimento né alla Riforma protestante, due elementi di grande progresso ed emancipazione in Europa centrale ed occidentale. Pensare di isolare la Russia nel lungo periodo sarebbe certamente controproducente e probabilmente impossibile, soprattutto per l'Europa. 

Dal lato economico, rinunciare alle materie prime russe sarebbe molto difficile. Il Financial Times si chiede se l'Europa si può svezzare dal gas russo e conclude: "With the contents of the EU plans spanning from plausible to wildly unrealistic, many energy experts warn that painful last resorts — energy rationing and blackouts this winter — are a near inevitability if Europe is truly serious about kicking its Russian gas habit." 

E comunque un taglio, letterale, dei gasdotti russi, non farebbe che mettere l'Europa nelle mani di altri fornitori non necessariamente più affidabili. Mentre sviluppiamo le fonti rinnovabili e ripensiamo alle centrali nucleari, cautela vorrebbe che facessimo attenzione a tagliare del tutto con la Russia. Persino Janet Yellen, ministra del Tesoro di Biden, ha dichiarato, sempre al Financial Times, che “Medium term, Europe clearly needs to reduce its dependence on Russia with respect to energy, but we need to be careful when we think about a complete European ban on say, oil imports.”

Rinunciare al mercato russo avrebbe anche un effetto economico recessivo, visto che la Russia è uno sbocco significativo per i prodotti europei. E poi rischieremmo di alienare più di quanto sia già avvenuto non tanto il regime, quanto il popolo russo.  Già nei decenni passati l'ostilità verso la Russia (in parte reale, in parte amplificata dal regime di Mosca) ha fatto scemare l'entusiasmo che i russi avevano per l'occidente subito dopo la dissoluzione dell'URSS. Le conseguenze di ciò difficilmente gioverebbero all'occidente, ed in particolare all'Europa, anche nel dopo-Putin. Sarebbe un paradosso se una Russia più democratica diventasse allo stesso tempo più anti-europea.

Dal lato politico, se guardiamo all'insegnamento della storia, pensiamo alla Germania, sconfitta in due guerre mondiali: dopo la prima fu umiliata, bistrattata, vilipesa, soprattutto isolata, e si crearono le condizioni per l'insorgere del nazismo. Dopo la seconda fu sì punita e addirittura divisa in due ma subito riammessa nel consesso dei paesi europei ed occidentali, basti ricordare che la Germania Ovest fu membro fondatore della prima Comunità Europea (Carbone e Acciaio) nel 1950, solo 5 anni dopo la sconfitta di Hitler, e dopo altri 4 anni fu ammessa nella NATO. Anche la Germania Est, occupata da 22 divisioni dell'Armata Rossa, fu inserita dai sovietici nel contesto del Patto di Varsavia e del Comecon. Credo bisogni pensare sin da oggi non tanto se, ma come integrare la futura Russia in un contesto di cooperazione europea ed internazionale.

Se vogliamo andare ancora un po’ più indietro nel tempo, pensiamo alla Francia post-napoleonica: dopo Waterloo, una volta neutralizzato l'aggressivo dittatore a Sant'Elena, la Francia fu subito riammessa nel concerto delle nazioni e partecipò al Congresso di Vienna del 1815, invitata da Metternich gli altri vincitori, e contribuì a creare un nuovo ordine in Europa che assicurò, più o meno, un secolo di pace. Speriamo che in Russia emerga un nuovo Talleyrand: prima sacerdote, poi rivoluzionario, poi braccio destro di Napoleone ed infine ministro della restaurazione. Non un campione di coerenza ma servì a reintegrare la Francia in Europa.

Bisogna poi tener conto della situazione globale. Bismarck diceva che, quando hai due avversari, le tue relazioni con ciascuno non devono essere peggiori di quelle che essi hanno tra di loro. Semplice aritmetica politica. Oggi bisogna tener conto della Cina, e sempre di più dell'India. Nixon (abilmente guidato da Kissinger) lo aveva capito bene, ed era andato da Mao a riallacciare rapporti, nonostante i due fossero politicamente agli antipodi e Mao si fosse macchiato di crimini orrendi. E allo stesso tempo Nixon e Kissinger negoziavano la distensione con i sovietici, sul disarmo e sul commercio, e mandarono persino i primi astronauti insieme nello spazio in una storica missione congiunta

L'America di oggi non applica l'insegnamento di Bismarck e neanche segue l'esempio di Nixon. Da trent'anni, forse nel tentativo di rimanere l'unica superpotenza del mondo, come lo è effettivamente stata per un breve periodo dopo la guerra fredda,  fa pressione contemporaneamente sulla Russia e Cina, con il risultato di spingerle l'una nella braccia dell'altra. Londra seguirà Washington, come sempre fa, ma l'Unione Europea deve fare attenzione. Come dicevo sopra, il fatto di essere divisi ci indebolisce, verso russi e cinesi ma anche nel negoziare una posizione comune con gli americani. Washington non prende sul serio Bruxelles perché, come disse Kissinger decenni fa, "se voglio parlare con l'Europa, quale numero di telefono devo chiamare?" (Il modesto Borrel, che adornato dal pomposo titolo di Alto Rappresentante della UE per la Politica  Estera, non ha alcuna influenza, per non parlare di potere.)

Sarebbe un errore colossale continuare ad aiutare il consolidamento di un asse tra Mosca e Pechino. E per evitare che questo accada bisognerà fare qualche compromesso con entrambi, pur mantenendo il punto sulle questioni vitali (sovranità ucraina, Taiwan)  ed evitare di intraprendere una controproducente quanto futile campagna di isolamento contro di essi. Ed allo stesso tempo bisognerà coltivare con assiduità le relazioni con l'India, un paese in grande crescita economica e demografica, che in più è anche democratico ma che certamente non sarà mai disposto a seguire pedissequamente l'occidente.