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19 June 1994

Dive 203: Unkai Maru

Military transport ship built in Newcastle in 1905 and sold to a Japanese shipping company in 1921. Requisitioned by Imperial Japanese Navy for the war.

U.S. newspaper aboard from time Japan and U.S. were still neutral

Gas mask


American newspaper from California!




See this video by Rod MacDonald on the Unkai Maru

11 November 1991

Incontro con V e B, due economisti russi

Le riforme necessarie sono ben descritte nel programma di Eltsin. C'è chi dice che quelle dichiarazioni sono troppo belle per essere realistiche, ma ciò non toglie che siano comunque veritiere. Eltsin ha legato il suo destino politico alla realizzazione delle riforme, ed il fatto che tre mesi dopo il colpo di stato non abbia ancora realizzato un gran ché, e neanche si sia preparata una vera a propria tabella di marcia, potrebbe significare l'inizio della sua fine. La sua popolarità è già in rapido calo. Certo non lo ha aiutato l'aver (incomprensibilmente) pre-annunciato il recente aumento dei prezzi, che ha causato accaparramenti e risentimento. Lo stesso errore era già stato fatto da Rizhkov, ma la lezione non è bastata.

Gli ottimisti dicono che c'è oggi bisogno di una certa dose di autoritarismo per spingere le riforme. Per i pessimisti già è troppo tardi, si è perso tempo e le riforme sono inattuabili, si arriverà al crollo e forse allo stato d'emergenza.
Gli aiuti umanitari saranno molto importanti, ma non subito. Adesso servirebbero solo a rendere possibile ulteriori temporaggiamenti. Devono essere "sincronizzati" con le riforme. Gli investimenti occidentali continuano sotto forma di società miste, ma il loro numero è in diminuzione; inoltre solo un terzo circa sono effettivamente funzionanti, le altre esistono solo su carta.

Per il 1992 potrebbe non esserci più petrolio e prodotti in quantità sufficiente per l'esportazione. L'infrastruttura petrolifera è stata tascurata e danneggiata.
L'Ocidente fa bene a porre condizioni per cooperare in un mondo interdipendente, ma solo se le condizioni sono rilevanti alla cooperazione stessa, (rifiuto di linkage)

Rapporti con Giappone: rimane valida la proposta di Jakovlev, di internazionalizzare le isole e sfrutterne il potenziale economico insieme ai giapponesi: è una questione di creatività, serve salvare la faccia a Mosca (sovietica o russa) per poi dare comunque le isole ai giapponesi.

06 May 1989

13° g - 6 MAG: incontri con colleghi dell'Accademia e giornalista italiano

Incontro con Vladimir Shustov, Direttore del Centro della Coordinazione delle Ricerche, Ministero degli Esteri dell'URSS

Gli parlo della Jugoslavia e di come noi stiamo cercando di capire cosa fare. Mi dice che loro sono intenzionati a seguire una politica "hands-off", se gli Jugoslavi avranno bisogno di aiuto lo chiederanno. Stesso per problema Magiaro-Romeno, se la vedano tra di loro.

Gli chiedo se nella prospettiva di una casa comune europea lui crede possibile che essa possa essere governata, con l'URSS al suo interno, da un sistema non socialista e lui dice di si, anche se per arrivare a ciò bisognerà che la "casa" diventi un qualcosa di sovranazionale e perciò ci vorrà ancora molto per porsi il problema. La risposta mi sembra però interessante perché non reitera l'irreversibilità del socialismo, non solo nei paesi dell'Est europa ma nella stessa URSS.

La dottrina Brezhnev è stata una giustificazione ex-post facto (stessa risposta di Bykov) di una certa politica seguita da Mosca verso gli "alleati" in quel periodo. Ora la politica è cambiata. Gli chiedo quindi come vedrebbe una Ungheria neutrale, magari con il partito comunista all'opposizione. Mi risponde un po' ambiguamente: dice che è possibile ma comunque i compagni ungheresi non vorrebbero mettere in pericolo i traguardi raggiunti da socialismo e l'URSS vorrebbe quindi mantenere con loro "rapporti speciali" per favorire il continuo sviluppo del socialismo.

È stato in questi giorni il Ministro degli Esteri giapponese Sosuke Uno. Gli chiedo se i sovietici sono disposti a fare concessioni sulla questione delle isole Curili, che per Tokyo sono l'unico ostacolo verso una completa normalizzazione dei rapporti, e lui mi dice assolutamente no. Del resto, l'interesse giapponese alle risorse siberiane è calato con i prezzi del petrolio e c'è meno urgenza. Mi dice (e mi dà un articolo) che è stato fatto un sondaggio nelle province orientali sulla questione delle isole e "la risposta del popolo sovietico, la cui opinione di questi tempi non si può ignorare" è stata nettamente per il non fare mai concessioni sulle isole, per nessun motivo, anche perché non sono tradizionalmente giapponesi ma sono state prese dopo la guerra del 1905. (Ciò non è esatto: nel 1905 i giapponesi hanno solo preso la metà meridionale di Sakhalin, che non rivendicano.)

Incontro con Emanuele Novazio, corrispondente de "La Stampa"

Molto gentile e disponibile, mi invita a pranzo al "Kropotkin", il ristorante cooperativo privato nato a Mosca un paio d'anni fa e tuttora tra i migliori. L'ambiente è raffinato, il servizio rapido, cortese ed efficace, il cibo buono (ottimi gli antipasti di pesce, il tutto comunque inaudito per gli standard dei ristoranti statali moscoviti).

Mi conferma la mia impressione, che già avevo riportato dopo la mia visita a Mosca un anno fa, che se la glasnost accelera, la perestrojka economica langue. Anzi, secondo lui la forbice si è sicuramente allargata negli ultimi mesi. C'è stata una certa "perestrojka politica", cioè un cambiamento sostanziale delle persone al vertice e dei metodi politici (al di là quindi della "glasnost" come libera espressione delle idee). Questo però non cambia il fatto che il successo del processo di rinnovamento nel suo insieme si misurerà sul piano del successo economico.

Situazione sanitaria in URSS: in generale un disastro. Centinaia i casi di AIDS confermati, chissà quanti non confermati. Usare gli aghi per più persone è normale, mi racconta che una volta lui era ricoverato e si è bevuto una flebo perché l'ago con cui gliela volevano iniettare era uno schifo. Mi racconta di un caso apparso sui giornali sovietici di 34 bambini che si sono presi il virus dell'AIDS perché a tutti è stata fatta un'iniezione con un ago che precedentemente era stato usato per una persona sieropositiva (senza sapere che lo fosse).

Fatti di Georgia. La cosa è nata dalla richiesta separatista degli Abkhazi, che abitano una regione autonoma nel nord della repubblica al confine con la Russia. Poi si è in qualche modo acceso il sentimento nazionale georgiano, contro gli Abkhazi e poi in generale. Le dimostrazioni erano chiaramente pacifiche. Un film fatto da operatori georgiani su iniziativa di alcuni deputati georgiani neo-eletti al Congresso dei Deputati del Popolo è stato mostrato a Mosca al "Dom Kino". Si vede la carica dei reparti speciali, che dipendono da Ministero degli Interni, misti a regolari dell'esercito. La polizia locale (che stava dalla parte dei dimostranti!) non poteva fare nulla, la folla è rimasta chiusa in una piccola piazza senza possibilità di scappare, si travolge da sé. É stato un chiaro atto provocatorio per precipitare un'escalation di crisi. Operazione quando Gorbaciov era rientrato da poche ore dal viaggio a Cuba, ma la decisione era stata presa quando era ancora a Londra. Accuse di uso di gas tossici e non solo lacrimogeni, prima smentite poi ammesse a metà dai capi delle truppe speciali.

Lotta per il potere del Congresso, ancora da definire. I neo-deputati non vogliono essere solo dei ratificatori come il vecchio Soviet Supremo, vogliono il potere legislativo effettivo. La partita è tutta da giocare sulla definizione dei poteri del Congresso e del Soviet Supremo che sarà eletto a Giugno. I neo-eletti si sentono investiti di potere del popolo per la prima volta e lo vogliono esercitare.

I nazionalismi, di solito di carattere politicamente e culturalmente conservatore, sono in crescita in tutta l'URSS. Hanno cominciato quelli periferici, nelle repubbliche baltiche, nel sud e, ancora per ora meno eclatante ma comunque fortissimo e potenzialmente il più pericoloso, in Ucraina. Poi hanno reagito i russi, soprattutto quelli residenti nelle repubbliche non-russe e non-slave, che si sono sentiti (a ragione) minacciati e hanno cominciato a fare quadrato. Il fatto che i guai se li siano andati a cercare i loro padri che hanno soggiogato altri popoli nell'impero russo è per loro di magra consolazione. La società Pamiat conta diverse migliaia di iscritti ufficiali, ma centinaia di migliaia di simpatizzanti e collaboratori russi.