05 February 2001

Recensione: "La Via della Cina" di Renata Pisu, ****

Sinossi
In questo libro l'autrice racconta il suo rapporto con la Cina, iniziato nel 1957 quando, insieme con alcuni compagni, si trasferì a studiare a Pechino, all'università di Beida. Vi trascorse 4 anni e da allora non ha mai smesso di tornare periodicamente in quel Paese che l'ha contagiata di un male inguaribile, il "Mal di Cina", segnando in modo indelebile la sua vita. Quello che leggiamo nel libro non è solo un resoconto o un reportage di viaggio, piuttosto assomiglia a un percorso tra passato e presente che si accompagna a un itinerario esistenziale.

Recensione
Il libro è diviso in tre parti, di cui la più interessante è il diario dell'autrice quando era studentessa in Cina negli anni cinquanta, unica italiana e tra le pochissime straniere ammesse a frequentare l'università nel periodo più drammatico dell'estremismo maoista: il "grande balzo in avanti". Partita da comunista convinta, idealista, ingenua, le condizioni terribili del paese e le folli politiche del regime piano piano aprono gli occhi della scrittrice... La cosa che più sbalordisce è che quando cerca di spiegare ai dirigenti del PCI quello che ha visto questi non le credono! Questa testimonianza è tuttora di grande interesse perché praticamente unica nel suo genere.

La seconda parte del libro racconta episodi tra il 1971 ed il 1989, quindi dalla Rivoluzione Culturale alla tragedia di Tienanmen. Anche questa parte è interessante anche se su questo periodo si è scritto molto di più. L'ultima parte è dell'inizio degli anni novanta, quando ormai il comunismo è crollato in Europa ed il regime di Pechino sta trasformando la Cina in una superpotenza economica e... capitalista!

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