05 November 1991

7° g - 5 NOV: incontri con militari, statistici, giurista

La strada principale di Tirana collega la Piazza Skanderbeg all’università, uno dei tanti edifici italiani costruiti nei pochissimi anni che abbiamo occupato il paese alla vigilia della seconda guerra mondiale. A distanza di mezzo secolo ben poco altro è stato fatto. A parte file di grigi casermoni di stampo sovietico, il centro pulsante di Tirana è essenzialmente ancora oggi quello lasciato dall’Italia. Molti edifici, oggi ministeri, un albergo, l’università, richiamano lo stile dell’epoca, una specie di mini EUR in Albania.

Incontro con Qotip Alia, Vice-capo di Stato Maggiore della Difesa

Le riforme economiche toccano anche i militari. Le forze armate le hanno accettate "con dignità". Le FFAA sono state depoliticizzate, anche se il processo è ancora in corso. É stata ovviamente abolita la figura del commissario politico.
Il bilancio della difesa non era calcolato in modo realistico in passato, era ufficialmente il 14% del PIL ma in realtà non si sapeva quanto fosse. Il rapporto popolazione-forze armate è quantitativamente bilanciato già oggi, in futuro dovrebbe però essere enfatizzata la qualità rispetto alla quantità. (?)

Ora si cerca di seguire il principio generale di spendere il minimo necessario alla difesa, il che non è facile dati i ben noti problemi di sicurezza dei Balcani. Dovrebbe essere finita l'epoca delle guerre in Europa, ma rimangono i conflitti. Per quanto concerne la strategia, in passato l'Albania si preparava alla guerra difensiva (v. decine di migliaia di bunkers di cui è costellato il paese): ciò dovrebbe valere anche in futuro. Oggi le FFAA albanesi non supereranno i confini del paese in nessuna circostanza, ma in futuro...

La nuova strategia albanese sarà ispirata al criterio della difesa "decisiva", non sono solo i confini ad essere importanti. Per esempio, i Cossovari si difenderanno da soli, ma i fratelli che hanno bisogno vanno aiutati. I Cossovari stessi sono deboli militarmente ma meno che in passato, e credono che l'Europa li aiuterà. Sostiene che l'Albania non è più debole della Serbia, anche se le armi albanesi sono più deboli di quelle serbe.

Oggi i militari albanesi cercano per la prima volta di stabilire contatti diretti con in colleghi stranieri, soprattutto per imparare e migliorare la qualità delle FFAA albanesi. Priorità a contatti nientepopodimeno che con gli ex-occupanti Italia, Germania e Austria; anche con altri paesi della CSCE. Hanno bisogno di assistenza per addestramento ma soprattutto per la preparazione dei quadri ufficiali. Vorrebbero mandare giovani ufficiali presso accademie straniere, ma non hanno fondi. Buoni rapporti con i militari turchi, che potrebbero anche fornire armi; in ogni caso la decisione su quali alleanze sviluppare spetta alle autorità politiche del paese ed i militari vi si atterranno.

L'Albania non cerca garanzie tipo Malta, ha bisogno di più capacità autonome. La partecipazione futura alla NATO sarebbe benvenuta; non è praticabile nel breve termine, ma forse lo sarà in futuro. L'Albania avrebbe più titolo di altri paesi dell'Europa orientale perché non ha mai fatto parte di blocchi militari diretti contro la NATO. Si potrebbe anche discutere l'eventualità di ospitare forze armate alleate sul proprio territorio. C'è preoccupazione per possibili atti provocatori da parte della Grecia, ma non crede che Atene agirà in modo aggressivo perché sarà controllata dalla NATO. Anche la cooperazione militare europea in ambito CE/UEO sarà garanzia di stabilità nel continente. Riguardo all'ex-URSS, c'è forte preoccupazione per il supporto dato da Mosca a Belgrado: si rinnova una vecchia alleanza storica dell'era pre-comunista? Sarebbe un problema per l'Albania.

Carenze principali nelle forze aeree e anti-aeree, è qui che l'Italia potrebbe aiutare di più.

Incontro con Piro Dishnica, Economista del Central Statistic Directory

Nuove metodologie statistiche. Ora si può parlare di PNL e PNL pro-capite in termini assoluti, in passato ciò era un segreto di stato e si poteva solo pubblicare il cambiamento percentuale relativo, cioè rispetto all'anno precedente.

Li aiuta la Francia, il nuovo annuario statistico sarà stampato lì e regalato all'istituto. In futuro si metteranno in proprio, stanno per comprare computer con elaboratori di testi (Wordperfect) finora vietati! Stanno collaborando con demografi dell'ONU per l'elaborazione dei dati del censimento del 1989, ancora da studiare. Già dal 1987, nella preparazione del censimento, era stato utilizzato l'aiuto dell'ONU (fu il primo segnale di apertura internazionale del dopo-Hoxha) perciò i dati grezzi dovrebbero essere relativamente affidabili.

Il paese ha perso l'autosufficienza alimentare alla fine degli anni '60, poi un boom demografico (fino a punte di 7 figli per donna di media!) ha fatto precipitare le cose. Erano vietati i contraccettivi e l'aborto, ma il regime non ha previsto che il sistema agricolo collettivizzato, facendo precipitare la produzione come è accaduto in tutti i paesi comunisti, non avrebbe potuto mai sfamare tutti quei bambini.

Incontro con Arben Puto, giurista

Professore di diritto internazionale pubblico, si è occupato molto di storia diplomatica. Ora è presidente del Foro per i Diritti Umani. Dice che poteva fare un buon lavoro di storia diplomatica anche durante il regime, bastava assicurarsi di inserire qualche citazione di Hoxha perché un lavoro fosse pubblicato. Lui ha scritto la storia dell'Albania (pubblicato in inglese da Routledge & Keegan, Londra, 1981, ma non in albanese). Poi però aggiunge che ora bisognerebbe riscrivere la storia del paese dal 1945. Lui poteva anche viaggiare per consultare gli archivi del Quay d'Orsay, di Vienna e del Foreign Office inglese, ma non quelli della Farnesina.

I diritti umani sono oggi rispettati in Albania, ma c'è ancora da fare. Tutti i prigionieri politici sono fuori (da Maggio) per la prima volta nella storia albanese. Oggi si pone il problema della loro piena riabilitazione, non hanno casa né lavoro. Ci sono 500 famiglie che erano state deportate al confino che vorrebbero tornare a Tirana, a casa propria, ma non è facile. Ci sono anche tendenze estremistiche tra questi ex-esiliati, che potrebbero diventare violente. Altro problema è quello delle prigioni, che offrono ancora condizioni disumane ai carcerati.

Le cose dovrebbero migliorare con la nuova costituzione, che accenna alle convenzioni internazionali a cui il paese sta accedendo in questi mesi ma non si impegna con linguaggio chiaro ed inequivocabile a rispettarle. La pena di morte dovrebbe essere eliminata, ma non si può pensare che si possa realisticamente fare nel breve termine. Quest'anno sono stati giustiziati due che avevano ucciso una guardia di frontiera durante un tentativo di fuga verso il Montenegro.

L'accesso ai media locali per il Foro è adeguato, anche se non si riesce a sviluppare un vero e proprio dibattito politico nel paese: solo insulti e questioni personali. Il ministero degli Esteri norvegese darà $ 20.000 al Foro per aiutarli nelle varie iniziative.

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