09 September 2018

Shanghai dopo 20 anni

Dopo vent'anni sono di ritorno a Shanghai, la città il cui nome significa "sul mare". All'arrivo in aeroporto mi sorprende una lunga fila di macchine che raccolgono le impronte digitali dei viaggiatori stranieri in arrivo. Poi al controllo passaporti me le riprendono comunque. Chiedo alla guardia sorridente il perché e mi dice che è per essere sicuri!

Il profilo della città è cambiato drammaticamente. Nel 1998 c'erano cantieri che lavoravano 24/7, tre turni al giorno, tutti i giorni dell'anno salvo forse il capodanno cinese. Adesso hanno finito il loro lavoro, vedo pochi lavori in corso per tirar su altri grattacieli. Forse un sintomo dell'eccesso di offerta di immobiliare di cui si legge soffrano alcune grandi città cinesi.

Ma anche senza cantieri edili l'attività è frenetica come e più di allora. Sul Bund, la "banchina", tradizionale lungomare cittadino, si scatena la vita dei giovani. Coppiette che si vengono a far fotografare il giorno delle nozze e musica per tutti la sera. Non pochi poliziotti passeggiano tranquilli avanti e indietro, ma non hanno molto da fare, la gente è educata.

Qualche negozietto sotto la banchina vende spuntini ai turisti, prezzi come a Londra e qualità mediocre, dopo un timido tentativo di ravioli al vapore lasciamo perdere, basta allontanarsi qualche decina di metri e si trovano ottimi ristorantini locali dove mangiare genuino, anche se Shanghai è sempre cara per gli standard cinesi cui sono abituato con la famiglia in Hunan.

Un panino ripieno di maiale e gamberi costa 50 Rmb, 5 euro circa, molto per la Cina ma è ottimo. Tofu di sangue di anatra con crostini e ortaggi misti è comunque il piatto del giorno, sapore dolce e amaro, a me è piaciuto molto.

L'altra cosa che non c'era nel 1998 era il motorino elettrico. Adesso ce ne sono milioni, anzi sono tutti elettrici, puliti e silenziosissimi, non abbiamo visto neanche un vecchio due tempi, ci hanno detto che sono stati vietati. Primo passo verso l'elettrificazione completa del trasporto cittadino. L'unico problema è che non li sento arrivare, e un paio di volte sono stato quasi investito! 

Tofu di sangue di anatra con verdura

Altra cosa ancora più buffa è che si ricominciano a vedere un po’ di biciclette! Quaranta anni fa naturalmente c'erano solo biciclette. Poi sono sparite per far spazio alle auto. Nel 1998 non se ne vedevano praticamente più. Adesso son tornate, vuoi per il traffico che le rende più veloci delle auto per i brevi percorsi, vuoi per la coscienza ambientalistica che si sta diffondendo.

Oggi ho accompagnato Lifang ad un centro di massaggi per sole donne. Al decimo piano di un anonimo palazzo, però la vista era molto ampia sui quartieri centrali della megalopoli. Cosa curiosa, il quartiere residenziale di Laoximen, dove ci troviamo, sempra essere diviso in tre: una parte di case tradizionali, a 2 o 3 piani, le vecchie case cinesi che spesso avevano (e molte ancora hanno) il negozio a piano terra e l'abitazione al primo e casomai al secondo piano. Sicuramente la parte più piacevole per me oggi per passeggiare, più umana.


Una seconda parte, tagliata di netto da qualche viale di asfalto, di palazzi sui setto o otto piani. Ed infine una terza parte di grattacieli, i "fiammiferi" li chiamava una interprete che avevo usato quando facevo la guida, che sembrano appunto piammiferi in una scatola, 25  piani e oltre. Tutto ordinato e ben pianificato, sarebbe difficile ogni abuso edilizio qui, si noterebbe subito. 

Una volta lasciata la moglie nelle abili mani delle massaggiatrici me ne vado a spasso. Avevo visto su Google Maps che c'è un tempio Tao qui vicino, ma ho fatto fatica a trovarlo. Per quanto ben preservato, è praticamente inghiottito dall'edilizia residenziale e commerciale moderna. Panta rei.

Arrivato al tempio ho trovato tutto chiuso. Anzi il cancello era socchiuso, ma non c'era nessuno. Erano le 4:45 del pomeriggio e i raggi del sole che cominciavano ad arrossarsi disegnavano sinuose curve con le ombre degli alberi del giardino del tempio. Dopo aver aperto il cancello sono entrato timidamente nel cortile antistante il tempio ed ho trovato la biglietteria, dove un impiegato era pronto a sprangare bottega e andare a casa. In qualche modo capisco che si chiude fra 10 minuti. 

Mi fa cenno di entrare, niente biglietto, visita gratis, ma devo sbrigarmi. Il tempio è piccolissimo, e non c'era nessuno. Mi sarebbe piaciuto fermarmi di più, magari a meditare solo soletto per un paio d'ore, ma oggi non si può.



Continuo a passeggiare nei viottoli "hutong" delle case a tre piani, e incontro tante signore che passano il pomeriggio a chiacchierare sedute, qualcuna fa il bucato. Una nonnina regge con le braccia allungate un pargoletto, all'inizio non capisco poi vedo che questo è il modo per non sporcarsi mentre il piccolo libera il proprio intestino sul marciapiede. Nessuno dei presenti fa notare un qualsiasi tipo di reazione alla cosa, tutto normale. Be’ almeno avrebbe potuto farla accanto ad uno dei tanti alberi delle strade, almeno sarebbe stato un buon concime. Shanghai cambia ma alcune vecchie abitudini restano.

Spuntino al ristorantino di Papa Chan, il cui motto, scritto in cinese e inglese a grandi caratteri sulla cucina a vista, dice:

"Piccoli Dim Sum ma grande sforzo, 
per una reputazione eterna, 
al di là di questa breve vita."

La dice lunga su come si muove la Cina oggi.

Un negozio di pianoforti Schimmel, tedeschi purosangue. La musica occidentale è molto seguita in Cina. Ho letto che si fabbricano più pianoforti qui che nel resto del mondo, e la qualità ha raggiunto livelli di eccellenza. Come il talento dei giovani pianisti cinesi. Penso a Lang Lang, che è diventato famoso in tutto il mondo e fa un po’ troppo la primadonna, ma anche a tanti altri che si avvicendano nelle sale da concerto di Londra. 


Mi viene in mente il libro (recensito in questo blog) "The Secret Piano" che racconta di quando avere un pianoforte era considerata una forma di corruzione culturale, se non un crimine da "borghese".

30 August 2018

An afternoon in Napan Yaur village in West Papua

Today, between dives, we visited the Napan Yaur village in Indonesian West Papua. As our outboard approached the beach for a wet landing, a couple of dozen children or so started to group on a wooden bench, under a tree. When we got close enough, our wet feet covered with sand, they started to sing some welcome songs for us. It was a highlight of the day, for them and for us.

Some young men were playing  volleyball a few meters away and they did not pay any attention to us.

There were many more children running around the village. Thanks to the translation help offered by Simone, our Brazilian dive guide who spoke some Indonesian, we learned from a local woman that the village's families, on average, have between eight and ten children ach.e

I roamed around a bit and ran into a school, where the blackboard indicated the pupils were learning English and French.

All around were tidy gardens full of pretty flowers. Most homes had chicken and dogs playing in the yard, though, when asked, they said they do not eat the dogs. No pigs, which I thought unusual as pork is a staple food here, but they told us they prefer to hunt wild boars in the surrounding mountains covered with thick rainforest.


24 August 2018

Flight to Indonesia

Morning packing and getting ready to fly to Indonesia for more diving.

Taxi to the airport just 17 Sgd, so cheap in the context of an expensive city. You can choose a normal taxi or a "deluxe" one, which is more expensive, but the normal one is deluxe enough for us: clean, spacious and the driver is professional and friendly.

The only problem with Singapore's taxis is that sometimes it is hard to find one. Now there is an app, called Grab, a sort of Uber for South East Asia, which I am told is super efficient and even cheaper than taxis. Next time I'll have to download it.

Changi Airport is amazing, so well organized and pleasant I am always sorry to leave it. I could spend days in here shopping, eating, getting massages, ... But I am not going to buy anything today, no point carrying stuff to Indonesia, I will load up on the way back. I know I want some TWG, the famed Singapore tea brand. They just opened a store in central London, but it is cheaper here. Still not cheap at all, but cheaper.

Our flight to Jakarta is delayed, we are using Batik Air. Hopefully, we'll make the connection to Papua. There are not so many flights to Manokwari, in fact, we only have one useful connection per day, and I didn't want to risk missing the departure of our cruise therefore I built a buffer day in our itinerary, if all goes ok we'll have a day to explore Manokwari.

23 August 2018

Singapore maiolicas and crabs

Sveglia tardi, forse ancora un po’ di jet lag. E poi siamo stati in piedi sempre fino a tardi in questi giorni, io a scrivere il mio libro sulla Polonia e Lifang a far post-produzione dei suoi video per il sito cinese. Coppia molto attiva.

Piscina e relax fino al primo pomeriggio, poi in visita al Thian Hock Keng Temple, uno dei più venerati a Singapore, dedicato alla dea del mare, Mazu. Simbolo della tradizione Hokkien tramandata qui dai tanti immigrati che sono venuti a cercare fortuna nel corso dei secoli.

Prima però un rapido pranzetto in un ristorante che ci era stato consigliato ieri dalla guida del museo delle music boxes, proprio davanti all'entrata del museo. Scegliamo una zuppa di pesce agrodolce e due enormi gamberoni leggermente piccanti. Le possibilità di ristorazione a Singapore si confermano infinite, si mangia quasi sempre benissimo e si spende quasi sempre poco.

Dopo la zuppa, mentre aspettiamo che siano pronti i gamberi, notiamo un piccolo museo della ceramica affianco al ristorante. Anzi, fa parte del ristorante, stessi proprietari. Strana combinazione, ma ci alziamo a dare un'occhiata. Ci sono maioliche antiche di molti paesi, specialmente giapponesi, belghe e inglesi. Stranamente mancano quelle italiane e olandesi.

Il proprietario dice che è il suo hobby, quando viaggia per il mondo compra maioliche e poi le rivende qui a Singapore dove sono una vera rarità. Ingegnoso.

Serata al MBS, vediamo lo spettacolo suoni e luci alle 8. C'è molta gente, peccato per un gruppo di russi maleducati che fanno chiasso, rovinano un po’ l'atmosfera. 

Cena per un tradizionalissimo "black crab" ad uno dei tanti ristoranti sul lungofiume a Clark Quay: 1,5 kg di crostaceo per 98 dollari. Un cartello avverte che non è educato chiedere il peso delle signore, ma è necessario chiedere il peso dei granchi quando si ordina, per evitare sorprese al momento del conto!

Buffo finale. È quasi mezzanotte, stanno per chiudere. Arriva una coppia asiatica, forse malese non sono sicuro, e chiedono di essere serviti nonostante l'ora tarda. Lui in T-shirt, quasi trasandato, lei con un grazioso vestitino rosso, chiaramente in ghingheri per la serata romantica, mentre lui quasi pare pronto per andare a giocare a pallone. La cameriera esita, hanno già cominciato a pulire i tavoli e ammucchiare le sedie. Poi parla con il capo e annuisce, gli porta due menù e gli lascia qualche minuto per decidere l'ordine. Quando torna il maschione della coppia (molto corpulento, mentre lei è una mingherlina quasi fragile) ordina due ciotole di riso. Ue ciotole di riso! E basta.

La cameriera è visibilmente delusa ma dopo un paio di minuti torna con le ciotole e le mette sul tavolo, e intanto allunga il conto all'imponente ragazzotto. Passano i minuti, noi abiamo finito il granchione nero e ce ne stiamo per andare, la cameriera torna per ricevere il pagamento dell'omone ma lui, con gran faccia tosta, chiede di poter restare ancora al tavolo! Ristorante chiuso, sei arrivato tardi, ordini una ciotola di riso in bianco e vuoi restare con la pupa a chiacchierare davanti alle luci si Singapore fino all'alba?!?