21 August 2008

Recensione: "L'Ombra di Mao", di Federico Rampini, ****

Sinossi
Mao Tse Tung è un leader che ha lasciato un'impronta indelebile sulla storia del secolo. Sotto Mao e per colpa sua il popolo cinese ha subito tragedie e sofferenze atroci. Oggi il bilancio degli storici è pressoché unanime nel considerarlo responsabile di un numero immane di vittime, probabilmente fino a 70 milioni di morti. Ma nonostante questo dato, nella Cina contemporanea il mito del Grande Timoniere resiste.
Il libro ripercorre i luoghi in cui si è svolta la vicenda storica del Grande Timoniere: dalla regione natale dell'Hunan, fino al Tibet che si vide invaso dalle sue truppe nel 1950; dalla Pechino della rivoluzione culturale, raccontata attraverso la testimonianza di chi è sopravvissuto, fino alla Corea del Nord, che del maoismo è un tragico epigono, per raccontare in che modo un solo uomo ha dato forma a un paese e quale è stata la sua pesante eredità.

Recensione
Il libro è ben scritto ed è una buona introduzione al personaggio, uno dei grandi leader del XX secolo, e forse il peggior dittatore della storia. Per sua mano, infatti, sono morti più innocenti che sotto Hitler e Stalin messi assieme. Tuttavia fu un colosso politico di cui la Cina non si è ancora scrollata di dosso il peso della memoria. Un leader spietato ed assetato di potere, ma geniale nel coalizzare attorno a sé la forza per sconfiggere i Nazionalisti di Chiang Kai-shek, meglio armati ed organizzati. Ai successi della guerra seguirono i fallimenti dell'economia e della politica estera, ma Mao restò al potere fino alla morte, riuscendo sempre ad illudere i cinesi che le catastrofi prodotte dai suoi errori fossero colpa di altri.

Mao affascinò anche milioni di stranieri, come dice bene Rampini a p.90 perché era "una leggenda basata su un castello di crimini e di menzogne". La Cina oggi è diventata una superpotenza non grazie a quello che fece Mao, ma nonostante quello che fece. Deng, dal 1979, e poi gli altri successori al vertice, hanno fatto l'esatto contrario, almeno sul piano economico.

Un paio di errori del libro: Rampini sostiene che fu Mao a designare Deng come suo successore (p.107), ma in realtà Deng prese le redini del paese solo vari anni dopo la morte di Mao e dopo aver disarcionato la Banda dei Quattro. Inoltre la frase "non importa se il gatto sia bianco o nero, basta che prenda il topo" era appunto di Deng, e non di Mao (per il quale il gatto doveva essere comunque "rosso", anche se non prendeva topi).

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