05 July 2013

Recensione film: La Spiaggia (1954), di Alberto Lattuada, *****

Sinossi

Anna Maria, una giovane donna che vive in una "casa chiusa", si prende una vacanza per condurre al mare la propria bimba, Caterina. Le circostanze la obbligano a prendere alloggio in un albergo di lusso, frequentato dalla ricca borghesia: ella si spaccia per vedova e il suo contegno serio e dignitoso le concilia le generali simpatie. Tutto va bene fino al giorno in cui nell'albergo prende alloggio un tale che conosce Anna Maria e sa quale sia la sua vera condizione.

Egli tenta di abbordarla con galanti proposte: respinto, si vendica rivelando ad un amico il doloroso segreto che la donna ha finora potuto custodire. Un incidente fa si che la verità venga ben presto conosciuta da tutte le ospiti dell'albergo, le quali, benchè il loro contegno sia tutt'altro che irreprensibile, si mostrano indignate e reclamano l'espulsione della pecora nera.

La sera stessa però si produce un colpo di scena: un maturo miliardario, che è il più ricco proprietario del luogo e nutre per la donna un onesto interesse, le offre il suo braccio e le fa percorrere tutta la passeggiata tra i reverenti saluti dei villeggianti. Anna Maria può ritornare a fronte alta al suo albergo.


Recensione

Questo film inizialmente mi ha annoiato: la solita storia neorealista di una poveraccia disperata e della dura vita nell'Italia del dopoguerra. Invece mi ha gradualmente appassionato mano mano che emergeva il vero fine dell'opera: denunciare l'ipocrisia, il perbenismo, l'invidia di chi non è contento della propria vita e cerca di rifarsi rovinando quella degli altri. La denuncia non è contro i ricchi ma contro quelli che vorrebbero esserlo, non ci riescono e invece di accontentarsi e godersi una vita comunque agiata, ne soffrono.

Interessante comunque vedere, attraverso la vita di spiaggia, un'Italia che non c'è più, e meno male: formalista, puritana, bigotta. Lattuada lancia anche una denuncia dell'"Italietta" che invece, purtroppo, esiste ancora sessant'anni dopo la realizzazione del film: furba, arrangiona, arrivista e arrampicatrice sociale.

Due grandi verità vengono sciorinate dal riccone del film: primo, pecunia non olet, ed il "miliardo" attira riverenza comunque e dovunque. Secondo, la vita è ingiusta, e prima i bambini se ne rendono conto, meglio è. Inutile schermarli facendogli credere che la vita sia una favola.

Grande interpretazione di Martine Carol.

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