12 October 2009

Recensione film: La Besa di Luce (2007), di Nathalie Rossetti e Turi Finocchiaro, ****

Sinossi
Dopo la dittatura comunista di Enver Hoxha, la vendetta è diventata "una forma di giustizia". Luce invece accetta il dialogo con un mediatore di pace mandato dalla famiglia dell’assassino per chiedere la riconciliazione seguendo le regole dell’antico Kanun, codice consuetudinario albanese. Un lungo percorso durato otto anni dove Luce, nutrita dalla fede, convince prima suo marito, poi i suoi figli a non vendicarsi, fino a giungere nel 1999 al "rito di riconciliazione".

Da allora, una profonda relazione unisce Luce a colui che ha commesso il crimine, s’incontrano, si aiutano e celebrano insieme le loro rispettive feste, il Baïram nella famiglia del perdonato che è musulmana e la Pasqua a casa di Luce che è cattolica.

Oggi, Luce è spesso interpellata per aiutare altre famiglie che vivono questo dramma della vendetta e s’impegna con lo stesso spirito d’amore in quest’opera di mediatrice de pace.

Ulteriori informazioni disponibili sul sito dei registi.

Un trailer del documentario è visibile qui.


03 October 2009

Film review: Afghanistan, Messengers from a Dark Past (2007), by Hossein Sadre and Florence Gavage, *****

Synopsis
Having been ravaged by over twenty-five years of civil war and strife, Afghanistan has today lost nearly all that made up its rich cultural past, as well as the pride of its inhabitants, in the days when caravans trod across the Silk Route. Long before these dark years, the various Afghan clans had already seen internal conflicts caused by their geographic isolation and the resulting political and social weakness. The principle of “divide and rule” became very easy to apply to these peoples who had no thirst for conquest.

This documentary goes back to the very early periods in the history of Afghanistan and its most ancient inhabitants, some 2.000 years ago: The Hazaras.

Over the centuries, they were colonized and their identities gradually eroded. From Arab conquests to the rule of the British-backed Amir Abdul Rahman Khan in the 1870s, right up to the Taliban, who destroyed the Bamyian Buddhas with the help of Pakistan and Saudi Arabia, a century of persecution, torture and humiliation finally subdued the Hazara people who were left without even a strand of hope.

You can view this film on Youtube by kind concession of the authors:

You can view Part 1/2 here:


You can view Part 2/2 here:

22 September 2009

Book review: Maldives, Government and Politics (2002), by Verinder Grover, ****

Maldivian uninhabited island












This is the most complete book by a political scientist I could find anywhere. The authors of the various chapters cover domestic ppolitics, international relations and constitutional affairs.

The style is a bit dry as one would expect from an academic book.

A series of appendices provides useful reference material like the text of treaties, speeches, and historical correspondence.

Recommended for a thorough understanding of Maldivian politics.





18 September 2009

Recensione: Taqiyya, Alla Scoperta dell'Iran, di Alessandro Pellegatta, ****

Sinossi
Nella tradizione islamica taqiyya significa "paura, stare in guardia, circospezione, ambiguità o dissimulazione" e ha indicato storicamente la possibilità per gli sciiti di rinnegare esteriormente la fede per sfuggire alla persecuzione sunnita. E da qui che parte questo viaggio in Iran, un Paese sospeso tra passato e presente, crocevia di culture e luogo d'origine di imperi millenari, ritenuto un Paese poco sicuro e troppo integralista.

01 August 2009

Book Review: Monsieur Ibrahim and the Flowers of the Qu'ran, by Eric-Emmanuel Schmitt, ****

Synopsis
Internationally acclaimed play of cross-cultural friendship Paris in the 1960s. Thirteen-year-old Moses lives in the shadow of his less-than loving father. When he's caught stealing from wise old shopkeeper Monsieur Ibrahim, he discovers an unlikely friend and a whole new world. Together they embark on a journey that takes them from the streets of Paris to the whirling dervishes of the Golden Crescent. This delightful, moving play has already been a huge hit in Paris and New York. Performed in thirteen countries and published in twelve languages, it is also an award-winning film starring Omar Sharif.Monsieur Ibrahim and the Flowers of the Qur'an received its UK premiere at the Bush Theatre on 17 January 2006.

Recensione: Monsieur Ibrahim e i Fiori del Corano, du Eric-Emmanuel Schmitt, ****

Sinossi
Il breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino annovera vie che hanno il sapore delle favole: Rue Bleue, Rue de Paradis. Il quartiere dove abita l'adolescente Mose detto Momo, è pieno di vita e di luce, percorso da un'animazione popolare colorita e gaia, proprio l'opposto dell'appartamento in cui Momo vive con un padre, perennemente immerso nella penombra, eccettuato per il cono di luce serale che avvolge l'avvocato, senza affari e senza moglie, intento a leggere uno dei ponderosi volumi. Nonostante l'atmosfera pesante di una casa dalla quale l'amore sembra fuggito, Momo è un ragazzo dallo spirito aperto e curioso, ferito dalle accuse del padre e dalla sua indifferenza ma capace di reagire con una serie di spensierate trasgressioni.

14 May 2009

Film review: The Children of the Decree, by Florian Iepan and Razvan Georgescu (2004), *****

Synopsis

“Procreation is the social duty of all fertile women,” was the political thinking during the 1960s and 1970s in Romania. In 1966, Ceaucescu issued Decree 770, in which he forbade abortion for all women unless they were over forty or were already taking care of four children. All forms of contraception were totally banned. The New Romanian Man was born. By 1969, the country had a million babies more than the previous average. Thousands of kindergartens were built overnight. Children had to participate in sports and cultural activities.

Romanian society was rapidly changing. By using very interesting archival footage and excerpts from old fiction films and by interviewing famous personalities from that time – gynaecologists or mothers who were part of the new society – the director revives this period of tremendous oppression of personal freedom. Many deaths were caused by the mere fact that women, including wives of secret Romanian agents, famous TV presenters and actresses, had to undergo illegal abortions. Many women were jailed for having them. Some died by using awkward abortion methods, like injecting mustard or lemon juice into the uterus. Sex life was no fun anymore. But still, Romania had a demographic boom and hosted a world conference on population in 1974.

From 24th International Documentary Film Festival Amsterdam. This site streams the movie in English.


You can watch a trailer of the movie here, and the introduction here.

24 April 2009

Recensione: Guinea Bissau (2009), di M. Jammal, G. Villa e P. Candiani, *****

Sinossi

Guinea Bissau, un Paese per molti sconosciuto e per altri dimenticato, in cui il tempo sembra essersi fermato o addirittura non esistere. Un mondo raccontato attraverso le fotografie di Paolo Candiani e il racconto diretto di un gruppo di volontari italiani che da 25 anni condividono i sogni, le aspettative e le speranze di questo popolo. Un libro nato con l'intendimento di calare il lettore nella realtà, ai limiti del credibile, di questa terra, che è un'affascinante finestra su un mondo di desolante povertà, in cui spicca la sorprendente vitalità di un popolo gioioso.


26 March 2009

Lo squalo martello dell'atollo di Rashdoo alle Maldive

Lo squalo martello che ho fotografato a Rashdoo
Scendiamo nel silenzio assoluto e nel blu sempre più scuro, quasi non si vede più la superficie e se non fosse per le bolle d'aria che rilasciamo, e che inevitabilmente partono verso l'alto, si farebbe fatica a riconoscere l'alto dal basso, la superficie dell'acqua dall'abisso che qui sprofonda per centinaia di metri. Uniche presenze piccoli organismi fosforescenti che danzano disordinatamente a mezz'acqua. Arrivati sui trenta metri ci disponiamo per l'attesa, non troppo ravvicinati per non darci fastidio l'un l'altro ma neanche troppo dispersi per non spaventare gli squali con una presenza che potrebbero interpretare come aggressiva, una formazione d'attacco, e farli scappare.

Passano i minuti e restiamo così, appesi al nulla, perfettamente idrostatici, muti, ad aspettare, fermi. Poi, all'improvviso, arriva. Si comincia a distinguere una flebile ombra nel blu, una silhouette grigia che si muove sinuosamente, lentamente, verso di noi. A poco a poco comincia a definirsi la sua forma allungata, poi le pinne, infine l’inconfondibile muso, schiacciato con i due piccoli occhi attaccati all'estremità. Il signore di questo mare, lo squalo martello, ci viene incontro. Solitario, sui trentacinque metri di profondità, sarà lungo tre metri, gira intorno ai sub, ci scruta. Scendo un po' per portarmi alla sua stessa quota e fotografarlo davanti, ma devo stare attento, siamo al limite della profondità programmata. Due, tre scatti sui tre quarti, poi si gira e se ne va. Dopo pochi istanti torna da noi, un'altra perlustrazione, tranquilla, è chiaro che una mezza dozzina di esseri ricoperti di gomma che fanno un sacco di bolle d'aria non sono la sua preda abituale. Riesco a posizionarmi per fare ancora qualche scatto, senza flash per non spaventarlo. Profilo grigio su sfondo cobalto, poi lo squalo si gira e si inabissa, sparendo definitivamente nel blu. Sono contento come un bambino, è la prima volta che fotografo un martello! Ma non c'è più tempo per indugiare nella speranza che torni, sono passati già una trentina di minuti da quando siamo qui a oltre trenta metri sott'acqua, la lancetta del manometro mi avverte che ho consumato la metà dell'aria della mia bombola ed è tempo di cominciare la lenta risalita...

Questo post è un estratto del mio libro sulle Maldive. Per comprare il libro formato kindle su Amazon clicca qui.


22 March 2009

Le mante di Donkalo, atollo di Ari, Maldive

Questa mattina ci svegliamo prima dell'alba, siamo tutti subacquei e, per sfruttare al meglio i pochi giorni a disposizione, buttiamo giù il primo caffè all'alba e poi subito in acqua per la prima di quattro immersioni della giornata. Siamo su una delle pass di Ari, i canaloni sommersi dove, con le maree, l'acqua entra ed esce dall'atollo all'oceano, apportando ossigeno e nutrimento e asportando detriti e scorie. Le mante approfittano delle fortissime correnti che le maree generano nelle pass per attendere al varco i piccoli organismi che costituiscono il loro nutrimento.

L'entrata in acqua oggi si presenta complicata, dopo il tuffo la marea ci farebbe allontanare immediatamente dalla barca d'appoggio e quindi bisogna saltare con macchine fotografiche e torce in mano, non c'è possibilità di farsele porgere come al solito dall’equipaggio. Saltiamo giù dalla barca in rapida successione, con il giubbetto completamente sgonfio per minimizzare il galleggiamento. Ci buttiamo in acqua con Luca con un «passo del gigante», in pratica un ampio passo in avanti effettuato con le gambe tese, direttamente dalla murata della barca. Una tecnica di entrata in acqua che si usa quando non è possibile praticare la classica capovolta all’indietro dal bordo di una piccola barca o di un gommone. Imitiamo un po’ i lanci dei paracadutisti da un aereo, e via subito giù immersione rapida per guadagnare nel minor tempo possibile il fondo della pass, in una lunga fila indiana di silhouette nere nell'acqua che si fa rapidamente scura, fino a venticinque metri di profondità, senza farsi portar via dalla corrente. Ovviamente abbiamo aspettato la marea entrante, ricca di nutrimento, che attira le mante. Ed inoltre più sicura, infatti se si viene portati via comunque si finisce dentro l'atollo e non in oceano aperto, dove il recupero sarebbe molto più problematico.

Bisogna pinneggiare poderosamente per contrastare la corrente e raggiungere nel punto prestabilito il fondo di sabbia bianchissima, quindi trovare un macigno dove fermarsi ed attendere le mante, agganciandoci con lo speciale uncino che abbiamo legato al giubbetto idrostatico, per formare una specie di trapezio e restare sospesi come aquiloni, senza sforzo, nella corrente.

Oppure semplicemente incastrando le pinne tra un masso e l’altro. Passano i minuti e stiamo lì a guardare in avanti verso il blu, fermi. Solo le colonne di bolle d'aria movimentano la scena. Non c'è che da aspettare, con l’occhio che salta dal manometro delle bombole, con l'ago che comincia a scendere, al computer, con i limiti di permanenza che si avvicinano.

Fortunatamente, in questa situazione piuttosto precaria e faticosa, non dobbiamo aspettare molto. Dopo qualche minuto ecco le mante! A piccoli gruppi di una mezza dozzina di esemplari, arrivano controcorrente, scivolando immobili, senza il minimo sforzo apparente, a qualche metro di altezza dal fondo. Hanno la bocca aperta a dismisura per catturare i piccoli animaletti che nuotano in corrente, si vedono chiaramente la gola e i due grandi rastrelloni di branchie in fondo alla cavità orale. Sicurissime di sé, evidentemente non si sentono minacciate e si avvicinano fino a sfiorarmi la testa. Faccio fatica ad inquadrare con la macchina fotografica, anche con un grandangolare spinto le grandi ali escono dall'inquadratura. Non c'è niente di peggio di una foto di un animale con le estremità tagliate fuori dal fotogramma.

Cerco di spostarmi per mettermi in posizione migliore per fotografare ma è difficilissimo con questa corrente. Devo reggere con una mano sola la macchina fotografica, già appesantita dalla scafandratura, e resa ancora più goffa e ingombrante dal grande flash esterno appeso alle staffe, mentre l'altra mano cerca di restare aggrappata alla roccia sul fondo. Inquadrare questi simpatici animali in movimento e sistemare zoom, apertura del diaframma, velocità dell'otturatore ed angolazione e potenza del flash richiede ripetute acrobazie e non poche goffaggini, ma alla fine riesco a produrre qualche scatto azzeccato. Tutto in modalità manuale. Infatti anche nell'era digitale sott'acqua ci sono valutazioni che si fanno meglio ad occhio che con gli strumenti. I movimenti delle mante sono abbastanza imprevedibili, quindi meglio trovare un buon punto ed aspettare che si avvicinino loro, il che succede abbastanza facilmente, sono bestiole curiose e modelle collaborative, anche se non possono immaginare che finiranno in un album fotografico a far bella mostra di sé in qualche salotto o appese al muro in una cornice, o ancora sul mio sito in internet ed in questo libro. Una guida sub maldiviana ha scoperto che alle mante piace il solletico delle bolle d'aria sulla pancia. Quando una bestia gli passa sulla testa si toglie l'erogatore e le scarica addosso una colonna di bolle...


Questo post è un estratto del mio libro sulle Maldive. Per comprare il libro formato ebook kindle o cartaceo su Amazon clicca qui.